Oristano 11 maggio 2022
Cari amici,
Dopo l'acqua, la
sabbia e la ghiaia, sono la seconda risorsa più sfruttata del pianeta. Lo
sfruttamento delle risorse disponibili della nostra terra sta continuando senza
porre dei vincoli, dei limiti, ovvero senza tener conto del necessario tempo di
ripristino delle risorse che utilizziamo senza misura, se vogliamo che esse possano
essere poi nuovamente disponibili per le esigenze delle nuove generazioni.
Come ha evidenziato un
recente rapporto dell’ONU, le due risorse prima citate, la sabbia e la ghiaia,
risultano particolarmente importanti anche se apparentemente non sembra: la
domanda globale di queste due risorse è in continuo aumento e le risorse si
stanno depauperando. A seguito dell’accresciuta urbanizzazione, vengono
consumati ogni anno, tra i 40 e i 50 miliardi di tonnellate di sabbia e ghiaia; una quantità impressionante, precisa il documento dell’ONU, che, tra l’altro,
continua ad aumentare di anno in anno di oltre il 5 per cento.
Per far fronte alle continue
richieste si stanno depredando spiagge e fiumi, incuranti dei gravissimi danni
che si vanno a cagionare all’ambiente. Il rapporto ONU dal titolo “Sabbia e
sviluppo durevole. Nuove soluzioni per le risorse ambientali mondiali”,
mostra come i modelli di consumo sono totalmente insostenibili, tanto che hanno
triplicato la domanda di sabbia in pochi decenni. L'estrazione incontrollata della
sabbia dai fiumi ha ridotto l'apporto dei sedimenti fluviali a molte zone
costiere, con conseguente riduzione del deposito nei delta dei fiumi e la
conseguente accelerazione dell'erosione delle spiagge.
Ciò che manca, per
proteggere un bene così prezioso, è una uniforme regolamentazione della “estrazione”
di questi materiali. ''Noi spendiamo il nostro 'budget' di sabbia molto più
velocemente di quanto si possa ricreare - ha sottolineato la direttrice
esecutiva del programma ONU per l'ambiente, Joyce Msuya, commentando il
rapporto -. Migliorando la governance delle risorse mondiali di sabbia,
possiamo gestire meglio questa materia essenziale in modo sostenibile,
dimostrando che le infrastrutture e la natura possono convivere''.
Solo una regolamentazione
uniforme, ovvero un utilizzo delle stesse regole in tutte le parti del mondo,
potrebbe frenare gli attuali squilibri causati all’ambiente; ora l'estrazione
di sabbia viene infatti regolamentata solo a livello locale e in modo diverso nelle
varie parti del mondo. In alcuni Paesi sabbia e ghiaia, sono come il nuovo
petrolio, tanto che da anni, infatti, c’è una vera e propria corsa
all’accaparramento delle licenze di sfruttamento. Ogni anno vengono prelevati
dai fondali marini qualcosa come 40 miliardi di tonnellate di sabbia, il 9 per
cento più del petrolio estratto nel medesimo lasso di tempo! Oltre che nel
settore delle costruzioni la sabbia viene utilizzata nell’industria del vetro,
per la produzione dei pannelli solari e fotovoltaici, ma anche per i chip.
Il Paese primo
responsabile della dissennata estrazione di sabbia, causa importante del
disastro ambientale, è la Cina che da sola, negli ultimi anni, ha estratto e
usato il 60 per cento di tutta la sabbia consumata nel pianeta. Soltanto dal
lago di Poyang, la più grande miniera del pianeta, Pechino estrae
quotidianamente qualcosa come 980mila tonnellate di sabbia, e lo fa con un
ritmo costante, anno dopo anno. Il dato appare ancor più inquietante se si
pensa che una quantità simile è stata consumata dagli Stati Uniti dal 1901 al
2000.
Poi ci sono gli altri Paesi.
A Dubai, per esempio, di sabbia se ne consuma tanta, in quanto viene utilizzata
per la costruzione delle sue isole artificiali; come tanta se ne consuma a Singapore, che a seguito
della crescita esponenziale della popolazione si ha la necessità di espandere i
propri territori, e tanti altri Paesi che in maniera spesso non controllata
attingono ai mercati di questi inerti, spesso provenienti da scavi clandestini. Sono le mafie della
sabbia, che speculano e incassano milioni di euro.
Le tristi speculazioni in
questo “mercato” causano. però, gravi danni ambientali, spesso irreparabili. Continuando
di questo passo fondali e spiagge marine saranno presto prive di granelli.
Un danno grave, non solo dal punto di vista turistico ma anche alimentare. La perdita
della barriera naturale creata dalla sabbia, infatti, causerà l’impoverimento dei
terreni, che saranno facilmente raggiunti dall’acqua salmastra, oltre, infine, al depauperamento
del mercato ittico, in quanto molte specie marine saranno inevitabilmente
condannate a morte.
Cari amici, è necessario
trovare quanto prima valide alternative per la salvezza del nostro pianeta.
Alternative che partono in questo caso dal riciclo degli inerti. Bisognerebbe incrementare l’utilizzo
di calcestruzzo o vetro riciclato, oltre ad espandere anche quello dell’argilla e
della terra battuta. Senza opportuni rimedi, continuando con i ritmi attuali,
già entro il 2100, le spiagge saranno soltanto uno sfumato ricordo, da
tramandare alle future generazioni tramite nostalgiche foto o video. Il
rapporto ONU sottolinea che per rispondere alle esigenze di sabbia e ghiaia di
un mondo con 10 miliardi di abitanti, senza nuocere all'ambiente,
servirà una politica nuova, altrimenti l’uomo si troverà a vivere in un mondo
spettrale.
A domani.
Mario
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