Oristano 30 Aprile 2015
Cari amici,
non avevo mai assistito ad una
celebrazione di “Professione perpetua”,
rito che sancisce per una suora di clausura l’abbandono per sempre del mondo
esterno al chiostro, per dedicarsi interamente a Dio: professione di voti perpetui, dunque, validi
per tutta la vita. Assistere da estraneo, senza sapere “chi” ha preso una
decisione così importante, è un avvenimento che comunque fa riflettere, ma assume
una valenza ben più forte se “sai chi è”, se conosci
la persona che ha deciso di abbandonare la vita mondana per rinchiudersi in
un convento, e li intraprendere una vita fatta tutta di preghiera e adorazione. Il
mistero della vocazione, cari amici, è
qualcosa che fa riflettere, che impaurisce ed affascina allo stesso tempo,
mettendo a nudo la grande fragilità e pochezza dell’essere umano.
Sono un cristiano praticante, in
passato anche sfiorato dall’idea del sacerdozio, percorso che però non ho
seguito proprio per la mancanza della ”vocazione”. Ecco il vero mistero: capire in
cosa consiste, realmente e concretamente, la VOCAZIONE. E' necessario riflettere su questa “chiamata” di
Nostro Signore, che, come fece Cristo con i Suoi apostoli, disse Loro di abbandonare
i beni del mondo, per seguirlo. Chi si interroga sa quanto sia difficile trovare una risposta scientifica, se non si
supera la barriera umana per entrare in quella superiore, quella divina. Il
mondo terreno, cari amici, affascina non poco e alla gran parte di noi viene difficile trovare quella forza
superiore capace di farci mettere in secondo piano i piaceri terreni: lussi,
ricchezze, onori e benessere, per estraniarci e dedicarci esclusivamente al
servizio di Dio, lodandolo e servendolo per tutta la vita!
Ho accennato, introducendo questa mia
riflessione, che conoscevo già Suor Maria Caterina, prima della Sua decisione,
di diventare suora di clausura. Persona solare, estroversa, gioiosamente comunicativa,
colta e già con una professione in mano, Maria Caterina poteva sicuramente
realizzarsi nella vita da buona cristiana, anche senza abbandonare il mondo per
una vita votata alla preghiera. Proprio per questo la Sua decisione ha sorpreso e fatto
riflettere i Suoi tanti amici, non solo me. Quando Venerdì 18 maggio 2012 Maria
Caterina, dinanzi alla Madre Abbadessa Suor Maria Nives, fece la Sua “Professione
Temporanea”, emettendo i voti di povertà, castità e obbedienza, nel rito
officiato dall’Arcivescovo, S.E. Mons. Ignazio Sanna, la Chiesa era ugualmente stracolma e
i presenti in preda ad emozioni intense e partecipate.
Avantieri, Martedì 28 aprile alle
ore 18,00, nella chiesa di Santa Chiara annessa al Monastero, l’Arcivescovo Mons. Ignazio Sanna, ha
presieduto il rito definitivo, quello della “Professione Perpetua”; durante la
Santa Messa Suor Maria Caterina ha ribadito con gioia la Sua definitiva
decisione di diventare monaca clarissa. Nell’antica Chiesa trecentesca,
strapiena all’inverosimile, attorniata dai familiari e dai tanti amici, una
radiosa Suor Maria Caterina attendeva con gli occhi lucidi la celebrazione del
Suo matrimonio eterno con Cristo. Sull’altare, adornato con una infinità di
gigli bianchi, compostamente sedute sui banchi dove giornalmente cantano le
lodi al Signore, le altre suore la osservavano con commozione, in attesa di poterla
abbracciare, quale nuova sorella. I suoi familiari, emozionati come non mai, sedevano
sul primo banco a destra (i genitori e la sorella Maria Rita).
Il lungo rito presieduto dall’Arcivescovo,
che ha concelebrato con numerosi sacerdoti, è iniziato con il rinnovo delle
promesse ed è proseguito con l’accensione del cero, la consegna da parte dell’Arcivescovo
dell’anello di novella sposa di Cristo, e la dichiarazione di fedeltà e
obbedienza all’Ordine delle clarisse ed alla sua superiora, conclusosi poi con l’abbraccio fraterno. Mons
Sanna nell’Omelia, ricordando che quello corrente è l’anno dedicato alla vita
consacrata, ha cercato anche di “aprire
una finestra”, ai tanti fedeli in ascolto, sul mondo delle religiose e dei religiosi, che testimoniano al
mondo la Loro consacrazione totale a Dio, e si è così espresso: “E’
molto bello poter gettare uno sguardo su questo mondo spirituale, abitato da
persone coraggiose che ci ricordano che la voce dello Spirito si ascolta nel
silenzio, la bellezza dell’amore si trova nel dono di sé, la vera libertà si
acquista con la dipendenza da Dio e non con l’autonomia da Lui”.
La lunga cerimonia, che ha creato in tutti i
presenti forti ed intime emozioni,
si è svolta in un clima carico pathos e di silenziosa riflessione,
mentre il coro della Cattedrale, diretto dal M° Graziano Orro cantava le lodi
al Signore e l’Armonium diffondeva nell’antica Chiesa che aveva ospitato i
Giudici d’Arborea, le sue melodiche
note verso il cielo.
Il sorriso radioso
di Suor Maria Caterina, quando l’ho abbracciata per salutarla, mi ha
ulteriormente commosso: i suoi occhi erano pieni di una grande luce, quella che traspare
solo quando l’animo è pieno di una felicità che non è solo terrena. Ho chiesto
a Lei, anche come cavaliere dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, di
pregare per tutti noi; Lei, che ormai ha
preso la definitiva decisione di votarsi ad una vita di continuo servizio
orante al Signore, è certamente una via privilegiata per chiedere grazie al Signore.
Rientrando a casa ho pensato che, davvero, le vie per arrivare alla santità
sono infinite. Anche nel Terzo Millennio che stiamo percorrendo, nel quale l’uomo
spesso utilizza Dio per i suoi meschini scopi di incremento del potere terreno,
che uccide in nome di Dio, il Signore non ci abbandonerà: Egli ci guarda sempre dal Cielo con misericordiosa compassione.
Per poterci salvare,
per cercare di ricordare a tutti noi la Sua potenza, Nostro Signore effettua le Sue “CHIAMATE”:
una di queste l’ha fatta a Suor Maria Caterina, che l’ha accettata con grande
amore e gioia.
L'ingresso in un monastero di
clausura con la professione dei voti religiosi, cari amici, costituisce anche oggi,
in un mondo tanto arido e squilibrato, un chiaro segnale della bontà e della potenza di Dio, che ci ama nonostante la nostra fragilità e la nostra pochezza umana.
A domani.
Mario