mercoledì, settembre 30, 2020

CUCINA CASALINGA E IGIENE ALIMENTARE: OCCHIO ALLA POSSIBILE CONTAMINAZIONE DEI CIBI. LE 10 REGOLE PRINCIPALI DA OSSERVARE.


Oristano 30 settembre 2020

Cari amici,

Anche settembre oggi ci lascia. L'autunno sta preparando l'arrivo dell'inverno e dobbiamo predisporre anche il cambio del nostro guardaroba. Anche a livello culinario ci alimenteremo in modo diverso, mettendo in tavola cibi più calorici: il carburante per l'inverno dovrà essere infatti più sostanzioso ed energetico. Ebbene, amici, oggi con Voi voglio parlare di igiene alimentare, cosa che non dovrebbe mai mancare nella cucina domestica. Di recente il giornale francese “Le Figaro” ha pubblicato una statistica davvero interessante: ogni anno un terzo delle infezioni alimentari che si verificano in Francia avvengono in casa. Il problema, che non riguarda solo i nostri cugini francesi, è un fatto serio e non trascurabile, tanto che ha messo un po’ tutti in allarme.

Giustamente in tanti si sono chiesti "cosa fare" per evitare le pericolose complicanze che spesso portano in ospedale se non addirittura peggio. Gli esperti dell'Agenzia Nazionale della Sicurezza sanitaria dell'alimentazione (Anses), nel raccomandare in primo luogo maggiore attenzione nella manipolazione dei cibi nella cucina di casa, suggeriscono l’applicazione di una specie di “Decalogo”, 10 azioni semplici da mettere in atto, ma capaci di evitare o almeno limitare la diffusione dei germi responsabili della contaminazione. Ecco le dieci azioni da mettere in atto.

1. Lavarsi sempre le mani. In cucina si consiglia di lavarsi spesso le mani, in particolare dopo aver toccato cibi crudi (carni e verdure), ma anche dopo ogni azione che potrebbe lasciare dei batteri sulle mani: andare in bagno, cambiare un bambino, accarezzare un animale, toccare terra, ecc. Per essere efficace, il lavaggio deve essere fatto con acqua calda, con sapone o detersivo, per almeno 20 secondi.

2. Occhio al tempo di raffreddamento di un piatto, prima di metterlo in frigo. Dopo averlo cucinato, un piatto da conservare va messo in frigo non più tardi di 2 ore lasciato a temperatura ambiente. Anche dopo la cottura, alcuni piatti possono contenere spore batteriche (Bacilluscereus e Clostridium perfringens), che possono produrre tossine a temperatura ambiente.

3. Mai attendere troppo a lungo prima di consumare gli avanzi. Diversi i tempi di conservazione del cibo che avanza: le preparazioni a base di uova senza cottura (maionese, creme, mousse al cioccolato, pasticcini, ecc.) devono essere consumate entro 24 ore, le zuppe, purè e cibi cotti in acqua (pasta, riso, semola), è consigliabile metterli rapidamente in frigorifero e mangiarli entro 48 ore.

4. Gli alimenti da conservare in frigorifero vanno posizionati correttamente. Primo consiglio: proteggere con la pellicola i cibi parzialmente consumati o metterli in contenitori ermetici, per evitare la contaminazione. È inoltre consigliabile rimuovere gli imballaggi non necessari per evitare la contaminazione da parte di microrganismi che potrebbero essere presenti sul cartone e sulla plastica; infine, le uova non devono essere lavate prima di essere messe in frigo poiché questo provoca una modifica della superficie del guscio, che può favorire la penetrazione dei microrganismi all'interno dell'uovo, specialmente la salmonella.

5. Attenzione all'uso promiscuo del tagliere per diversi alimenti. Il tagliere è uno degli utensili da cucina più usati. Grande attenzione, però: è consigliabile usarne uno per carne cruda e pesce, e un altro per prodotti cotti e verdure pulite! Allo stesso modo, una volta cucinato il cibo, non bisogna riutilizzare i piatti e gli utensili che sono stati usati quando erano crudi. Questi devono essere accuratamente lavati prima di usarli per altri alimenti, così come vanno lavate bene le mani.

6. Tenere il frigorifero sempre pulito. Nel frigorifero ogni sporco può diventare un nido di batteri. Ogni volta che del cibo viene versato, le superfici sporche devono essere pulite immediatamente con un detergente. Questo in aggiunta ad una pulizia completa (da fare almeno una volta all'anno) con acqua e sapone. Consiglio: evitare l'applicazione diretta di candeggina concentrata sulle pareti. Ciò potrebbe causare crepe favorevoli all'impianto di microrganismi.

7. Cuocere sempre a sufficienza la carne. Molti batteri patogeni sono sensibili al calore, per cui nel cuocerli ci si libera, o almeno si riduce, la popolazione microbica. Nel caso della carne, i microbi sono in superficie, non nel cuore. Quindi, per esempio, quando la carne viene tritata il resto viene contaminato. La cottura incompleta, come quella "al sangue", non è sufficiente per eliminare tutti i batteri. Si raccomanda pertanto che i bambini piccoli, le donne incinte e le persone immuno-compromesse consumino carne sempre ben cotta.

8. Grande attenzione ai menù destinati ai componenti “a rischio”. I pasti preparati per un anziano, un familiare malato, un bambino piccolo o una donna incinta, vanno gestiti con particolari precauzioni. Evitare, ad esempio, di servire uova crude o poco cotte, così come carne cruda o pesce crudo (tartare, carpaccio) e prodotti caseari con latte crudo (vanno bene invece i formaggi a pasta cotta).

9. Mai rompere la catena del freddo. La crescita dei microrganismi viene facilitata dalle alte temperature. Una temperatura inferiore ai 4 gradi può rallentare significativamente la crescita dei microrganismi, come nel caso del batterio Listeria monocytogenes, ma anche arrestare la crescita della maggior parte dei batteri patogeni come la salmonella enterica. Per questo motivo, la temperatura ideale di conservazione degli alimenti è compresa tra zero e non più di + 4 °C. Rompere questa catena del freddo è come dare ai batteri la possibilità di crescere.

10. Servire sempre la frutta e la verdura accuratamente lavata. Che frutta e verdura siano biologiche o meno, vanno sempre lavate con abbondante acqua corrente: i batteri sono presenti ovunque. La frutta e la verdura, sia quella acquistata dal verduraio oppure al supermercato, possono avere delle contaminazioni rinvenienti dal terreno o da chi le ha manipolate: prima di portarla a tavola, pertanto, laviamola sempre con grande attenzione, evitando così fastidiosi problemi.

Cari amici, per mantenere una buona igiene degli alimenti dobbiamo partire in primo luogo dalla pulizia degli ambienti e delle attrezzature utilizzate, seguendo poi, con scrupolosa attenzione, i 10 articoli del “Decalogo” prima riportato. Cerchiamo, anche a tavola, di mettere sempre in primo piano la nostra salute!

A domani.

Mario


 

martedì, settembre 29, 2020

CASE E UFFICI CON TANTO VERDE? ARREDIAMO CON PIANTE E FIORI STABILIZZATI, CHE NON ABBISOGNANO DI NESSUNA CURA E MANUTENZIONE.


Oristano 29 settembre 2020

Cari amici,

Che piante e fiori contribuiscano ad arredare la nostra casa o il nostro ufficio in modo eccellente e rendano i nostri angoli preferiti o le postazioni di lavoro più belle, riposanti e appaganti, è una realtà bella e condivisa. Tuttavia, questo impegno costa tempo, fatica e sacrificio, considerate le cure che il verde posto all'interno delle nostre case (o uffici) richiede. Bisogna prendersene cura, dedicare loro attenzione, e spesso il tempo manca. Ed ecco allora che, per cercare di avere lo stesso effetto ma risparmiando tempo e fatica, si pensò di sostituire piante e fiori veri con dei surrogati: fiori finti, fatti, seppure in modo eccellente, in fibre di tela o plastica, ma certamente con un risultato modesto: questi fiori risultavano poco graditi e apprezzati.

Oggi, però, qualcosa di nuovo è arrivato sul mercato: un nuovo sistema, frutto di un’idea brillante (concepita quasi come un uovo di colombo), che consente di avere i nostri spazi arredati con “verde vero”, che non abbisogna di cure, tempo e quant'altro. Ma come? Il problema è stato risolto in modo tecnologico: “stabilizzando il verde” (quello da noi scelto e preferito) attraverso un particolare processo, con il quale si sostituisce la linfa con una sostanza a base di glicerina e acqua, cosa che consente così, a lungo, la conservazione della pianta. 

Si amici, una scoperta eccellente, in quanto il verde stabilizzato non prevede manutenzione! Non va infatti innaffiato in alcun modo, (per sopravvivere richiede un tasso di umidità superiore al 35% ed inferiore al 70%), e richiede soltanto di limitare l’esposizione alla luce diretta del sole in quanto i raggi Uv accelerano il processo di invecchiamento della pianta. Si, case e uffici con questo sistema possono essere arredate in modo moderno e tecnologico, e presto potremo dire “C’era una volta”, riferendoci alla precedente fatica di arredare case e uffici con il fresco verde costantemente rinnovato!

Il futuro del “green dell’arredo stabilizzato” è ormai una bella realtà facilmente reperibile, e oggi case,ville, hotel, boutique, studi medici, centri fitness, uffici, red carpet, spot di cosmetici e profumi, set fotografici e chi ne ha più ne metta, utilizzano appieno questo innovativo sistema di abbellimento e d’arredo. Famoso è, ad esempio, l’Élan Café di Londra che ha arredato un’intera parete con rose dalle tante, meravigliose sfumature.

Amici, in realtà non sono solo le rose a dare un tocco di classe a pareti belle e gradevolissime! Oltre le rose possiamo pensare, per esempio, alle ortensie, anch’esse fiori prediletti per la creazione delle pareti floreali. Ci sono poi le pareti vegetali realizzate, in onore dei colori dell’autunno, con foglie di quercia, magnolia e felce alpina o, ancora, con rose in stelo, grano, muschio, edera, pitosforo, edera e licheni. Tra le pareti vegetali spiccano per originalità quelle in stile mediterraneo con edera, felci ed eucalipto, oppure in stile tropicale con mensole in cedro e rovere con felce d’acqua a chioma, tavole in rovere e castagno, liane, tronchi naturali, muschi, felci del Madagascar, quercia, edera e pappagallini di piuma come elemento decorativo.

Ovviamente non solo pareti (che possiamo considerare veri e straordinari quadri d’autore), ma anche composizioni da tavolo; come originali bouquet con rosmarino, lavanda, salvia e timo; oppure centrotavola, segnaposto, portalettere, mensole, tavoli e tavolini, calendari, librerie, orologio da terra o da parete, mappamondi, tronchetti decorativi, sedute tavolino, pensili, fioriere, lampade da parete, vassoi, separé, vetrinette, specchi e cubi luminosi, etc. Tra le piante utilizzate si ricordano felci, bonsai, cipressi, ficus, eucalipti, alberi jumbo, palme, pinacee, sfere, topiarie, totem, anche con pianta di caffè.

Vivere in un ambiente così contornato di verde, con alle pareti quadri con vegetali stabilizzati che conferiscono un tocco di originalità all’ambiente, è qualcosa di straordinario, in quanto si ha la sensazione di vivere immersi senza sosta nella natura. Quanto alla loro durata, questa consente di ammortizzare bene i costi, perché quantificata in dieci anni circa. Certo, man mano che il tempo passa, nella composizione c’è qualche variazione di colore, ma la bellezza resta sempre grande. E non è ancora tutto.

Cari amici, l’arredo di questo tipo di verde non è solo bello da vedere, ma porta anche dei notevoli benefici. Le piante operano da filtro per l’aria, assorbendo l’inquinamento presente e stabilizzando il giusto tasso di umidità (fra il 45% e il 60%). Inoltre, il verde stabilizzato ostacola la proliferazione di batteri, funghi e acari, creando un ambiente ostile alla riproduzione degli insetti. Infine, le piante sono anche in grado di assorbire le radiazioni dei campi magnetici che si diffondono soprattutto in ufficio, portando così maggiore salute e benessere.

Che aspettiamo ad arredare così casa e ufficio?

A domani.

Mario


lunedì, settembre 28, 2020

L’ESTATE CI HA APPENA LASCIATO…ECCO UNA RICETTA SFIZIOSA PER I PRIMI FRESCHI D’AUTUNNO: RISOTTO CON RISO CARNISE FALCHI, FICHI DEL SINIS E PROSCIUTTO DI VILLAGRANDE.

 


Oristano 28 settembre 2020

Cari amici,

La ricetta di oggi, praticamente tutta sarda, vuole coniugare dolcezza e sapidità, che il nostro riso (quello prodotto in Sardegna e in particolare nelle fertili pianure di Oristano, è certamente fra i migliori) è in grado di valorizzare in modo eccellente. Il riso, come ho scritto diverse volte su questo blog, riportando ricette di ottimo livello, è un alimento altamente benefico (chi è curioso può andare a leggero ciò che scrissi nel 2017 cliccando sul link http://amicomario.blogspot.com/2017/12/il-riso-e-le-sue-straordinarie.html, oppure ciò che scrissi nel 2018 cliccando su questo link https://amicomario.blogspot.com/2018/08/il-riso-e-proprio-un-alimento.html).

Il riso, nelle sue diverse varietà, si presta ad essere cucinato in mille varianti ed in altrettanti abbinamenti, con carni, pesci e verdure, ma anche con della frutta molto sapida come i fichi. Si, amici, oggi voglio proporvi una ricetta particolare, che riesce a coniugare bontà e sapidità: la dolcezza dei fichi e la sapidità del prosciutto, in particolare quello sardo, prodotto in Ogliastra, a Villagrande. La ricetta che propongo è realizzata con prodotti d’eccellenza tutti sardi, e utilizza il riso dell’Azienda Falchi di Oristano (varietà Carnise), i fichi neri del Sinis e il prosciutto di Villagrande, il formaggio Gran Campidano di Arborea e del brodo vegetale ricavato dalle verdure del nostro campidano.

Un piatto sardo verace, sano e saporito, che possiamo preparare dagli inizi della primavera fino all’autunno inoltrato, periodo durante il quale i fichi sono disponibili, esistendo varietà che permettono tre raccolti diversi durante l’anno, l’ultimo dei quali proprio in autunno. Il risotto con i fichi è un piatto davvero originale, che unisce la dolcezza dei fichi del Sinis al sapore forte e profumato del prosciutto sardo, un gustoso contrasto capace di ammaliare al primo assaggio. Ecco la ricetta che voglio proporvi, che è passibile anche di varianti, a gusto e piacere di chi cucina questo piatto.

RISOTTO CON RISO CARNISE FALCHI, FICHI DEL SINIS E PROSCIUTTO DI VILLAGRANDE.

Ingredienti per 4 persone: 400 grammi di riso Carnise, 2/3 mestoli di brodo vegetale, ¼ di vernaccia di Oristano, una dozzina di fichi del Sinis (oltre a 4 fichi scelti tra i più grandi da utilizzare alla fine), 200 grammi di prosciutto di Villagrande (in un’unica fetta alta e spessa), 200 grammi di formaggio Gran Campidano di Arborea (grattugiato), una cipolla bianca, olio extra vergine di oliva e sale q.b.

Preparazione. Dopo aver lessato delle verdure di stagione (carote, zucchine, sedano, finocchi, etc.,), mettete da parte il brodo lasciandolo raffreddare; prendete ora la grossa fetta di prosciutto e tagliatela con un coltello ben affilato in strisce sottili che poi trasformerete in piccoli cubetti. Rosolateli velocemente in una piccola teglia, poi spegnete il gas e coprite.

Preparate ora il soffritto. Dopo aver pulito la cipolla tritatela finemente e rosolatela nell’olio in una casseruola, lasciando imbiondire ma non dorare troppo. Aggiungete ora il riso e rimestando con un cucchiaio di legno fate tostare per alcuni minuti, aggiungendo la vernaccia e lasciando sfumare. Prendete ora mezza dozzina di fichi, tagliateli in 4 parti aggiungendoli al riso della padella. Mentre amalgamate il composto aggiungete, a piccole dosi, il brodo vegetale e a metà cottura aggiungete l’altra mezza dozzina di fichi (anch’essi tagliati in 4 parti) e i dadini di prosciutto. Dopo aver controllato la cottura dell’insieme, aggiungete ora tre quarti circa del formaggio grattugiato, che a caldo renderà il composto filante. Il resto lo metterete su una formaggiera a tavola.

Ecco, a ricetta pronta, prima di servire a tavola prendete i 4 fichi messi da parte, li aprite a fiore e li posate sulla pietanza al centro di ogni piatto. Il resto del formaggio ognuno potrà aggiungerlo dalla formaggera a suo piacimento. State sicuri che se avete ospiti gradiranno la Vostra ricetta! Per completare la Vostra bella figura con gli ospiti accompagnate questo piatto (che può essere considerato anche come “piatto unico”), con un ottimo vino rosso e corposo, come un Nieddera o un Cannonau. Buon appetito!


A domani.

Mario

 

 

domenica, settembre 27, 2020

FORMAGGI E LATTICINI: CIBI MOLTO IMPORTANTI PER LA NOTRA SALUTE. CARATTERISTICHE, PREGI, DIFETTI E ALCUNE FALSE CREDENZE DA ELIMINARE.

 


Oristano 27 settembre 2020

Cari amici,

Il latte e tutti i suoi derivati, a partire dal formaggio, sono consumati dall'uomo fin da epoca preistorica. Il latte, il formaggio e i latticini in genere, apportano benefici molto importanti al nostro organismo, permettendogli di rimanere in salute. I formaggi in particolare sono alimenti altamente energetici, se pensiamo che mediamente 100 gr di prodotto apportano circa 300 kcal. In realtà di formaggi ne esiste una straordinaria varietà, considerato che il latte con cui sono prodotti viene ricavato da vari tipi di bestiame (mucche, bufale, pecore, capre e anche altri mammiferi), latte da cui si ricavano formaggi molto diversi, con differente apporto di kcal, in base alla stagionatura e alla quantità di grassi che contengono.

I formaggi oltre alla sostanza grassa sono anche molto ricchi di proteine ad alto valore biologico (in media ne contengono il 20% o il 30%); grazie all’idrolisi delle caseine e all’aumento della frazione solubile, i formaggi offrono proteine molto digeribili. Per via dello scarso contenuto di lattosio dei formaggi, essi risultano digeribili anche per chi è intollerante al lattosio. Il contenuto di grassi dipende invece dal tipo di lavorazione e dal tipo di latte che viene utilizzato per realizzare il formaggio. Ecco la loro classificazione. Sono considerati “Magri” i formaggi che contengono dall’8% al 20% di grassi, “Semigrassi”, quelli che contengono dal 20% al 42% di grassi, “Grassi”, quelli con oltre il 42% di grassi.

I latticini, inoltre, contengono anche vitamina A, vitamina B e vitamina D, nonché sali minerali, come ad esempio il calcio, tanto che sono considerati fonte primaria di calcio e fosforo. Proprio grazie all’elevata quantità di calcio, il formaggio risulta essere ottimo per la salute di denti e ossa. Il suo consumo è fondamentale soprattutto nel periodo della crescita e dello sviluppo, perché in questo periodo si forma la struttura ossea. Anche in età adulta il calcio contenuto permette di rafforzare le ossa e di prevenire l’osteoporosi. Il calcio, c’è da sapere, risulta utile anche per favorire la coagulazione del sangue, la pressione sanguigna e la contrazione muscolare.

Ovviamente, come avviene per tanti altri prodotti, anche i latticini possono avere delle controindicazioni, in soggetti affetti da determinate patologie. Chi soffre di ipercolesterolemia, per esempio dovrebbe evitare i formaggi, in particolare quelli stagionati e ricchi di grassi. Il formaggio è anche controindicato per chi soffre di ipertensione, in quanto la tiramina presente rischia di peggiorare lo stato di salute. Questa ammina infatti è in grado di causare vasocostrizione e aumentare la frequenza cardiaca. In particolare, sono i formaggi stagionati e fermentati a essere ricchi di tiramina.

Più tranquilli invece, secondo le più recenti ricerche, i soggetti affetti da malattie cardiovascolari; mentre prima si riteneva (fino a pochi anni fa) che i formaggi fossero controindicati, oggi al contrario sembra invece che questo alimento sia in grado di proteggere il cuore, abbassando il colesterolo cattivo e i trigliceridi. Ci sono poi altri diversi miti da sfatare, come ad esempio quelli relativi ai soggetti intolleranti del lattosio.

L’intolleranza al lattosio, che spinge i tanti che ne soffrono a rinunciare ai latticini, va ridimensionata, in quanto diversi prodotti possono comunque essere consumati. “Nel caso in cui l’intolleranza al lattosio” – viene spiegato dagli esperti - “sia stata diagnosticata correttamente, mediante test attendibili prescrivibili dal medico di base, si possono comunque consumare quei prodotti naturalmente a minore contenuto di lattosio, come yogurt e latti fermentati, e i formaggi a lunga stagionatura; oltre a quelli fermentati, che hanno livelli di lattosio prossimi allo zero. Ci sono poi i prodotti delattosati. Si tratta di latte, yogurt, burro e formaggi nutrizionalmente identici alle versioni tradizionali, con un’unica eccezione: il lattosio è già stato scisso nei suoi due zuccheri semplici (il galattosio e il glucosio) e non provoca così alcun problema digestivo o intestinale”.

Cari amici, il latte ed i suoi derivati sono alimenti sani e preziosi, per cui eliminando dalla dieta latticini e formaggi, in assenza di motivi seri accertati dal medico, si rischia di privare l’organismo di elementi nutritivi essenziali, come il calcio e la vitamina D, senza trarne in cambio alcun vantaggio. Alimentiamoci allora sempre in modo corretto, senza perdere i numerosi benefici che gli alimenti (come i latticini) contengono. Una dieta corretta aiuta a vivere più a lungo!

A domani.

Mario


 

 

sabato, settembre 26, 2020

CRISTALLO DI ROCCA: UN MINERALE DALLE MILLE VIRTÙ. PIÙ NOTO COME “CRISTALLO IALINO”, È LA PIETRA REGINA DELLA LITOTERAPIA.


Oristano 26 settembre 2020
Cari amici,
Oggi voglio parlarvi di un minerale straordinario: il quarzo ialino, detto anche “cristallo di rocca”. Una pietra bella, lucida e trasparente, utilizzata fin dall’antichità. Si dice che i Maya utilizzassero il cristallo di rocca per potenziare i loro rituali, mentre gli aborigeni australiani identificavano il quarzo ialino con ‘mabain’, ovvero la sostanza utilizzata dai saggi per ottenere e potenziare i loro poteri. In Grecia nell’Olimpo e nelle dimore dei potenti, l’Ambrosia pare fosse regalmente bevuta in bellissimi calici di cristallo di rocca.
Si, nella storia il quarzo ialino è stato sempre considerato uno dei minerali magici per eccellenza, che al suo interno racchiudeva innumerevoli virtù, in particolare ipnotiche e divinatorie, specie quando assumeva determinate forme, come la famosa “sfera di cristallo”, capace di indurre in trance la persona che la fissa, consentendo così alla sua mente di viaggiare tra i ricordi del passato, del presente e predisponendo anche al futuro.
Si racconta che le prime sfere di cristallo dei maghi fossero fatte artigianalmente a mano, ricavate da blocchi di cristallo di rocca.
Oggi il quarzo ialino, è ritenuto la pietra regina della litoterapia, in quanto risulta essere la più utilizzata tra centinaia di minerali. Il cristallo di rocca, infatti risulta dotato di un'energia pura e potente, scoperta e utilizzata dall’uomo da epoca remota, in quanto rimasto affascinato dalla sua bellezza. Pietra, dunque, non sole esteticamente affascinante, ma virtuosa e curativa, in grado di alleviare i dolori del corpo e della mente. Ma vediamo insieme le sue principali caratteristiche.
Il cristallo di rocca deve il suo nome al suo aspetto; fu chiamato, infatti, dai greci "krustallos", che significa "ghiaccio”, che deriva a sua volta dalla parola "Kryos" che significa "gelo". Come pietra risulta abbastanza comune nella crosta terrestre. È un quarzo presente in molte rocce magmatiche, metamorfiche o sedimentarie. È stata identificata per la prima volta in Grecia nel 1500 a.C., e all'epoca ciò che affascinò di più fu il suo aspetto: puro e trasparente. Oggi, si trovano giacimenti quasi ovunque, ma gli esemplari più belli sono stati estratti in Brasile, Arkansas e Herkimer (USA), Kullu (India), Svizzera, Cina e Russia. Tuttavia, si può trovare anche nel nostro paese: principalmente sulle Alpi e nell'Isola d’Elba.
Sebbene la sua precisa identificazione risalga al 1500 a.C., il suo utilizzo pare risalga addirittura al paleolitico, epoca in cui era utilizzato, allo stesso modo della selce, per accendere il fuoco più di 3 milioni di anni fa. In Grecia invece la sua funzione era perlopiù decorativa: una bellissima pietra, che impreziosiva gioielli e abiti, ma anche piccoli oggetti di arredamento e di uso comune. Anche, i Romani con questa bella pietra realizzavano diversi tipi di gioielli: bracciali, collane, anelli e ciondoli. In seguito, nel X secolo d.C., furono gli Egiziani a realizzare con questo minerale i primi vasi di cristallo.
Oggi il suo uso, oltre che ornamentale (è utilizzato anche nell'industria, per creare orologi e componentistica di computer e smartphone, viste le sue proprietà elettromagnetiche), risulta particolarmente terapeutico. Chi pratica la chiromanzia utilizza la forte energia del cristallo di rocca in quanto capace di amplificare i poteri di telepatia e medianità.
Secondo la litoterapia, è possibile alleviare il dolore grazie alla manipolazione dei minerali e delle pietre. In particolare, il quarzo ialino, quanto a livello fisico, è in grado di: Rafforzare il sistema nervoso, Alleviare il mal di schiena. Lenire il dolore, se combinato con l'ambra gialla, Agire sui disturbi agli occhi, Alleviare i problemi di udito, Rafforzare il sistema cardiovascolare, Alleviare i disturbi intestinali, Aiutare a perdere peso.
A livello mentale e spirituale risulta utile per: Aiutare ad avere vedute più ampie, Fornire una sensazione di invulnerabilità, Migliorare la concentrazione e la memoria, Aiutare a superare i blocchi emotivi ed energetici, Sviluppare l'intuito, Promuove la chiaroveggenza.
Cari amici, su questa pietra sono nate tante leggende, e tanti modi di dire; quando ad esempio una coppia festeggia i suoi 15 anni di matrimonio, si dice che festeggia le nozze di cristallo, mentre nell'antichità si credeva addirittura che il cristallo di rocca fosse ghiaccio eterno, proprio per il suo aspetto! Insomma, avere addosso un cristallo di rocca apporta sensibili benefici. Eccome alcuni.
Portare addosso un cristallo di rocca appeso ad una collana, per esempio, significa beneficiare della sua forza riequilibrante; agendo sulle emozioni, infatti, migliora lo stato d’animo della persona che lo indossa, donandole calma, pace e serenità, in particolare dopo una giornata di lavoro. Risulta efficace anche contro il mal di testa, per cui è consigliabile, dopo essersi mesi distesi, appoggiarne uno sulla fronte durante la crisi di emicrania.
Che dire, amici, questo purissimo quarzo, trasparente come l’acqua, pare sia in grado di amplificare qualsiasi tipo di energia. Esso risulta associato all’elemento fuoco e per tanto alla forza maschile, tipica dell’energia Yang (come il desiderio di conquista, la forza di volontà e il coraggio) ma ben associato (quindi controbilanciato) anche dall’elemento acqua, l’energia Yin, tipicamente femminile, (dunque legata alle emozioni, all’intuizione e all’amore).
E allora, amici credenti e miscredenti, perché non portare addosso un cristallo di rocca? Sono sicuro che qualche effetto benefico potremo averlo di sicuro…
A domani.
Mario

venerdì, settembre 25, 2020

LAVORO E SODDISFAZIONE. “QUANDO E QUANTO” IL LAVORO CI RENDE FELICI ED È FONTE DI VERO BENESSERE? SECONDO GLI ESPERTI…

Oristano 25 settembre 2020

Cari amici,

L’uomo per vivere ha necessità d lavorare. Dopo un primo, lontano periodo in cui si nutriva dei prodotti che trovava pronti intorno a lui, l’uomo ha iniziato a trasformare la natura, seminando e allevando bestiame. Lungi da me, oggi, l’idea di ripercorrere il lungo cammino fatto dalla specie umana, ma l’incipit usato mi serve per cercare di chiarire nel modo migliore un concetto che oggi voglio sviluppare con Voi: la soddisfazione o meno che possiamo trovare nel lavoro, ovvero il piacere, la felicità, o l’infelicità che il lavoro che facciamo ci regala ogni giorno.

Lavorare con piena soddisfazione credo sia il sogno di tutti. Vorrei sfatare, però, un luogo comune, ovvero che la vera soddisfazione, sia costituita dalla retribuzione, dagli emolumenti che vengono percepiti. La soddisfazione in realtà è ben altro, essendo costituita da tutta un serie altre condizioni che, sommate insieme, risultano ben più importanti del semplice guadagno economico.

Misurare la soddisfazione del lavoratore è da tempo un argomento sempre più in auge, e i responsabili delle grandi aziende fanno a gara a studiare e scoprire come rendere i propri dipendenti più appagati, soddisfatti, in quanto questa soddisfazione risulta positiva anche per l’azienda: un lavoratore soddisfatto, felice, rende molto di più di un lavoratore infelice e insoddisfatto.

Marco Vulpiani, Life Sciences Sector Leader della Deloitte (la Deloitte offre servizi di Audit & Assurance, Consulting, Financial Advisory, Risk Advisory, Tax e Legal a clienti del mondo pubblico e privato), di recente nel comunicare all’esterno la nascita dell’Individual Well Being Index, l’indice di misurazione del benessere sul lavoro creato da Deloitte, si è così espresso: "abbiamo deciso di effettuare un’analisi quantitativa partendo dall’universo di tutte le possibili determinanti dello stato di soddisfazione della vita indicate nel rapporto BES di Istat; grazie a questo vasto ed eterogeno numero di indicatori - ambientali, sociali, economici - abbiamo sviluppato un modello in grado di misurare il livello di benessere delle persone in generale e nel loro luogo di lavoro, in funzione delle determinanti individuate”. Insomma, un sistema per istruire e convincere le aziende a trovare le giuste soluzioni per rendere soddisfatti i propri dipendenti, cercando di coniugare benessere del lavoratore e produttività.

Il lavoro portato avanti dalla Deloitte è stato recentemente pubblicato dalla rivista scientifica Journal of Governance and Regulation, e pone le basi teoriche per una misura quantitativa di quelle variabili intangibili, quale il benessere e la soddisfazione, con il preciso scopo di individuare quali sono le leve su cui agire per migliorare lo stato di benessere dell’individuo. Sviluppato sulla base di un modello che evidenzia le principali determinanti del benessere, l’Individual Well Being Index è un nuovo strumento che integrerà i servizi di Deloitte già offerti nell’ambito delle risorse umane.

Marco Vulpiani, in chiusura della comunicazione esterna diramata, ha chiarito che “qualunque sia la realtà aziendale in cui viene applicato, i benefici dell’Individual Well Being Index sono riconducibili ad un miglioramento dello stato di benessere dei dipendenti. E se lo stato di benessere dei dipendenti aumenta, di conseguenza migliorerà l’incremento della produttività, la crescita del senso di appartenenza all’azienda, la riduzione del turnover. Tutti elementi che dovrebbero migliorare le performance aziendali".

Amici, migliorare il benessere del lavoratore diventa dunque sempre più importante. Produrre è certamente importante, ma altrettanto lo è la soddisfazione di chi produce. Robert Kennedy, il senatore americano fratello del compianto Presidente degli Stati Uniti John, nel 1968 (anno in cui morì assassinato) ebbe occasione di dire: "Il PIL (Prodotto Interno Lordo) in teoria misura tutto, tranne le cose per cui vale la pena di vivere". Si, amici, in realtà "le cose per cui vale la pena di vivere" sono tante, e non sempre (e solo) legate semplicemente al valore della retribuzione.

È ancora Vulpiani ad affermare che “è necessario allargare l’analisi delle determinanti del benessere lavorativo al di fuori di confini tradizionali e includere fattori intangibili finora considerati solo in parte, come la fruizione di cultura, il contatto con la natura, il senso di sicurezza e altri”.

Cari amici, Che la soddisfazione e la “felicità” del dipendente siano fondamentali non solo per il suo benessere ma anche per il successo di un’azienda è cosa ormai scontata, così come è chiaro che c’è ancora tanto da fare per arrivare all’optimum. Ora l’indice studiato dalla Deloitte fornirà alle aziende una misurazione oggettiva, che permetterà di ottimizzare le risorse disponibili, destinate a creare quel feeling, spesso mancante, tra lavoratore e azienda, favorendo il raggiungimento del comune obiettivo: la soddisfazione, che per il lavoratore si concretizza nel benessere personale e nell’azienda con una reale, maggiore produttività.

A domani.

Mario