giovedì, giugno 30, 2022

IL PERICOLOSO AUMENTO DELL'ANSIA E DELLA DEPRESSIONE, TRA COVID, GUERRA E VARIAZIONI CLIMATICHE CHE MINACCIANO LA SOPRAVVIVENZA DELL’UOMO.


Oristano 30 giugno 2022

Cari amici,

Chiudo i post di giugno parlando con Voi di un problema (meglio definirlo disturbo) che ai nostri giorni sta diventando sempre più drammatico: “L'ANSIA”. È questo un particolare stato mentale caratterizzato da diverse forme di paura che da sempre colpiscono l’uomo, fin dai primi tempi della sua comparsa sulla terra. Paure a volte normali (nate per la protezione e la difesa della vita), altre volte patologiche, irrazionali, che minano la vita stessa dell’individuo. L’ansia, in realtà, è una sensazione di costante inquietudine, nervosismo, preoccupazione, paura o panico per ciò che sta accadendo, o che potrebbe successivamente accadere, una sensazione che ci impedisce di vivere in modo normale la nostra vita e portare avanti i nostri impegni quotidiani.

L’ansia in realtà è uno stato emozionale, come la gioia o la tristezza; solitamente assume una funzione positiva, quando cerca di avvisarci di un pericolo incombente, aiutandoci a reagire per tempo e quindi riuscire a proteggerci. Una dose naturale di ansia, infatti, ci permette di essere sufficientemente motivati e attivi, pronti ad affrontare le sfide senza provare troppo disagio. Il problema sorge, invece, quando l’ansia anziché svolgere la sua vera funzione, quella di venirci in aiuto, ci assale in situazioni che non rappresentano realmente un pericolo, ma questo è solo millantato dalla nostra mente. In questi casi, se l’ansia ci permea per un lungo periodo, corriamo il rischio di esaurire le nostre risorse mentali e fisiche, con conseguenti problematiche anche molto serie.

In presenza di questa forma d’ansia, questa non solo non risulta d’aiuto, ma anzi è dannosa. Tuttavia, essa risulta molto frequente al giorno d’oggi a causa di diversi motivi: in primis per il ritmo di vita che conduciamo, a cui di recente si sono aggiunte delle eccezionali circostanze: prima la pandemia e poi la guerra in Ucraina. L’aggiunta di preoccupazioni importanti come il Covid e la guerra, non hanno fatto altro che stressare ulteriormente molti soggetti, sviluppando in loro nuove paure aggiuntive che stanno creando atteggiamenti carichi di pessimismo.

In particolare, secondo gli esperti del sito Guidapsicologi.it, il portale italiano interamente dedicato alla psicologia e al benessere, il recente scoppio del conflitto bellico, aggiunto allo stress presente in precedenza, ha fatto nascere ulteriori ansie negli italiani, quantificabili in 5 grandi branche, fortunatamente tutte affrontabili e gestibili con alcune strategie mirate. Ecco le paure più diffuse oggi e i rimedi per tenerle a bada. Stando agli esperti di Guidapsicologi.it, ecco le cinque paure più frequenti.

1-Paura della crisi economica. Si tratta del timore più diffuso, quello dell'aumento dei prezzi, che si sta registrando in questo periodo e che non aiuta certo a placare l'ansia, soprattutto considerato che stiamo ancora affrontando la crisi economica causata dalla pandemia di coronavirus. Questa paura è comune a tutti, sebbene sia più intensa in chi ha problemi lavorativi ed economici, e può scatenare livelli elevati di stress, ansia, panico e addirittura sintomi depressivi.

2-Paura di una possibile terza guerra mondiale. A ipotizzare il verificarsi di questo terribile scenario, in realtà, non sono tanto le persone comuni, quanto i diversi esperti. A temere concretamente lo scoppio di una terza guerra mondiale, però, sono soprattutto i soggetti pessimisti, sempre carichi di negativi pensieri anticipatori. In alcuni casi, questo timore può trasformarsi in una vera e propria ossessione, scatenando episodi di ansia e panico, che possono impattare sulla qualità della vita.

3-Paura di un futuro desolato e del mondo che lasceremo ai nostri figli. La delusione e l'apprensione per ciò che sta accadendo in campo sanitario e bellico e la paura per le pericolose variazioni climatiche, stanno scatenando in tanti un grande timore circa il futuro delle nuove generazioni. Il pensare di non avere le risorse e gli strumenti necessari per affrontare certi eventi futuri, dà origine a un profondo senso di disagio, impotenza e inadeguatezza.

4-Paura di perdere quello che abbiamo. La guerra sta portando molte persone a riflettere su tutto quello che hanno sempre dato per scontato, come il privilegio di vivere in uno stato di pace, di essere libere e di abitare in un Paese democratico. La possibilità di perdere improvvisamente tutto quello a cui siamo abituati è terrificante. Infine, 5-La Paura di perdere i propri cari. Nei momenti di grande difficoltà e di impotenza personale, possono amplificarsi anche le preoccupazioni per la vita e la salute delle persone a noi care, alle quali siamo particolarmente legati.

Cari amici, quali, dunque, i consigli che gli esperti ci danno per dominare le paure e le ansie prima riportate? Quando la paura supera i livelli di guardia e l’ansia cresce fuori misura, è necessario intervenire con capacità, pazienza e saggezza. Per prima cosa convincere la persona in preda all'ansia a parlare, a relazionarsi, insomma a sfogarsi; consigliarle di evitare il sovraccarico di informazioni, facendo riferimento solo a siti affidabili e ufficiali, pensando molto più al presente e non all’ipotetico futuro; poi convincerla che, pur essendo importante sapere ciò che sta succedendo, non bisogna mai drammatizzarlo, evitando di andare nel panico; infine, il consiglio migliore è quello di suggerire di guardare sempre positivamente il bicchiere riempito a metà: vedendolo mezzo pieno e non mezzo vuoto! Ovvero ipotizzare che, alla fine, la situazione migliorerà! In sintesi, "rimanere con i piedi per terra", è sempre la cosa più giusta da fare!

A domani.

Mario

mercoledì, giugno 29, 2022

IL GHIACCIO: QUELL’ACQUA SOLIDA TANTO UTILE IN MILLE OCCASIONI! VEDIAMO GLI USI PIÙ RICORRENTI, ALCUNI ANCHE CURIOSI....


Oristano 29 giugno 2022

Cari amici,

Il Ghiaccio è il nome che viene dato all'acqua allo stato solido. La trasformazione dell’acqua da liquida in solida avviene quando, a causa del raffreddamento, la sua temperatura cala al di sotto dello zero (sotto lo 0 °C). Si presenta come un solido cristallino, abbastanza trasparente a pressione atmosferica standard (101 325 Pa). Il ghiaccio, dunque, è quella forma solida dell’acqua che, seppure, a volte, in pieno inverno ci tormenta in mille modi, creandoci problemi se dobbiamo viaggiare, uscire, o comunque muoverci con facilità, è anche capace di regalarci diversi benefici, che possiamo utilizzare in vario modo.

Si, sono davvero molteplici e spesso curiosi gli usi del ghiaccio, tanto che, per esempio, esso risulta molto utile in cucina, al bar, o anche per tamponare dei guai accaduti al nostro corpo. Proviamo a vedere insieme alcuni di questi usi, anche se, indubbiamente, l’uso più frequente del ghiaccio avviene di solito nella nostra cucina. È qui, infatti, che assolve al compito di rinfrescare le bevande, preparare i cocktail, oppure raffreddare alcune verdure rapidamente dopo la cottura, così da preservarne il colore vivace.

Negli Stati Uniti, l’uso del ghiaccio raggiunge addirittura livelli record! Gli Americani consumano regolarmente i cubetti di ghiaccio anche in pieno inverno. Infatti, nel bicchiere delle bevande o anche nella semplice acqua, il bicchiere viene riempito prima di ghiaccio e poi di liquido. Ecco perché’ quando gli Americani arrivano in Italia, rimangono stupefatti che la loro Cola è fredda da frigo ma senza ghiaccio! Per loro il ghiaccio è così importante che persino i motel hanno la macchina del ghiaccio posizionata vicino alle stanze, per la convenienza dei loro ospiti, che nella loro stanza trovano il mitico secchiello da riempire a piacere. Amici, a parte il curioso comportamento degli americani circa il culto da loro dedicato al ghiaccio, eccovi ora alcune “dritte” usate in casa nostra, che ci consentono di poter utilizzare questa sostanza gelida in varie occasioni, oltre a rinfrescare i nostri drink.

1-Raffreddare il vino bianco in maniera veloce. Sicuramente a tutti capita che l’arrivo improvviso di ospiti ci trovi senza del vino bianco in frigo. Nessun problema! Basta tenere in freezer il vassoio del ghiaccio, porvi al centro il nostro vino bianco o anche vino frizzante, e questi ghiaccioli a contatto con la bottiglia di vino, andranno subito a raffreddare il contenuto, senza diluirlo, e noi potremo brindare col nostro fresco calice di vino. 2-Un altro uso interessante del ghiaccio è quello di poter Sgrassare velocemente il brodo ancora caldo. Come sappiamo il grasso della carne di pollo o manzo dona molto sapore al brodo. Un trucco facile e veloce per togliere l’eccesso di grasso è quello di riempire un mestolo di metallo con del ghiaccio e passarlo sopra alla superfice del brodo stesso. Il ghiaccio contenuto dentro al mestolo, raffredderà immediatamente il brodo facendo sì che il grasso si attacchi al fondo del mestolo, facilitando così la rimozione.

3-Riso avanzato riscaldato nel microonde. Per ottenere un riso soffice e caldo, come fosse appena fatto, basta porre un cubetto di ghiaccio sopra al riso e scaldare come di consueto nel forno a microonde: il ghiaccio sciogliendosi, andrà ad irrorare il riso mantenendolo morbido ed alquanto più appetibile. 4-Giardinaggio. Se poniamo uno o due cubetti di ghiaccio dentro ai vasi pensili, così difficili da innaffiare, questi saranno sufficienti a garantire una giusta quantità d’acqua e mantenere così le nostre piante in perfetta forma. 5-Come togliere lo Chewing Gum. Se capita che distrattamente ci siamo seduti su una panchina dove c’era della gomma da masticare e ci rimane attaccata, niente paura! Basta passare un cubetto di ghiaccio sopra la gomma appiccicata sui jeans, ed aspettare che la gomma si raffreddi fino a tal punto da restringersi ed indurirsi; a quel punto pasta rimuovere con una punta di coltello arrotondata la gomma secca. E non è certo tutto!

Cari amici, il ghiaccio è anche il primo rimedio utilizzato in caso di contusioni e altri incidenti, utile per evitare il gonfiore che dalla contusione deriva! Ma questa acqua solida risulta utile in tanti altri casi; esistono, infatti, degli usi meno noti, come ad esempio in campo estetico. Pensate a quando ci ritroviamo con gli occhi gonfi: grazie all’azione del freddo, riusciremo a ridurre il gonfiore; basta avvolgere un cubetto di ghiaccio in un panno morbido, passandolo poi delicatamente sopra gli occhi per qualche minuto. Anche il nostro viso provato e stanco migliorerà se passiamo sulla pelle dei cubetti di ghiaccio che stimoleranno in questo modo la circolazione sanguigna. Il ghiaccio risulta utile anche per tenere sotto controllo l’infiammazione creataci dai brufoli. Pensate, anche raffreddare con del ghiaccio la pelle prima della depilazione risulta un’ottima idea! Il freddo, infatti, ha un benefico effetto “anestetizzante”.

Amici, il ghiaccio, insomma, è quella benefica "acqua solida" che può darci una mano in mille occasioni!

A domani.

Mario

martedì, giugno 28, 2022

RICICLAGGIO DELLA PLASTICA: LA NATURA, CON L'AIUTO DEL BRUCO KAIMANO CHE MANGIA I RIFIUTI PLASTICI, PROVA A DARCI UNA MANO.


Oristano 28 giugno 2022

Cari amici,

La natura ha delle capacità straordinarie: seppure violentata, violata, apparentemente messa al tappeto, ci riserva sempre positive sorprese, capaci di darci una mano per trovare soluzioni ai seri problemi che noi, specie umana, continuiamo a creare nel pianeta che ci ospita. Si, l’uomo distruttore ha da tempo intrapreso la strada sbagliata, creando alla natura situazioni difficili da tamponare, tanto che i danni fatti potrebbero diventare addirittura irreversibili. Una di queste drammatiche situazioni è stata certamente l'invenzione della “Plastica”, quel terribile prodotto creato dall’uomo, a ragione definito la “Peste del Terzo Millennio”.

Tanti i tentativi fatti per cercare di tamponare l’inquinamento derivante dalla enorme quantità di rifiuti plastici che ogni giorno invadono il pianeta, il cui corretto smaltimento appare ancora di difficile realizzazione. Ebbene, uno di questi tentativi, fatti per cercare di smaltire la plastica, è quello portato avanti dall’Università del Queensland, che ha scoperto che i bruchi di Kaimano (è il coleottero Zophobas morio appartenente alla grande famiglia dei tenebrionidi), possono mangiare il polistirene, grazie a un enzima batterico presente nel loro intestino. Ma vediamo meglio come si è arrivati a questa scoperta, partendo dalla conoscenza di questo coleottero.

Il Kaimano è un coleottero che, prima di diventare adulto, attraversa un periodo larvale, nel quale si presenta simile alle tarme della farina. Questo bruco, pensate, è considerato un ottimo alimento, in quanto ha grandi valori nutrizionali per il quantitativo di proteine e grassi posseduto; per questo motivo risulta molto apprezzato come cibo vivo per rettili di medie/grandi dimensioni quali gechi, pogone e lucertole, come cibo vivo per anfibi, invertebrati tra cui le tarantole, oltre ad alcuni pesci, tra cui la trota di lago, e gli uccelli insettivori. Dai pescatori è ritenuto un’ottima esca viva.

Tornando alla ricerca prima accennata, effettuata dall’Australian Centre for Ecogenomics, School of Chemistry and Molecular Biosciences dell’Università del Queensland, pubblicata da Jiarui Sun con il titolo “Insights into plastic biodegradation: community composition and functional capabilities of the superworm (Zophobas morio) microbiome in styrofoam feeding trials”, si è scoperto che i bruchi di Kaimano possono mangiare il polistirene, grazie a un enzima batterico presente nel loro intestino. I ricercatori Apoorva Prabhu, Samuel Aroney e Christian Rinke, responsabili del team, per 3 settimane hanno nutrito i superworm Kaimano con diete diverse: somministrando ad alcuni bruchi schiuma di polistirene, ad altri crusca, mentre altri sono rimasti a digiuno.

Il ricercatore Christian Rinke ha così spiegato: «Abbiamo scoperto che i superworm alimentati con una dieta a base di solo polistirene non solo sono sopravvissuti, ma hanno anche avuto un aumento marginale di peso. Questo ci ha suggerito che i bruchi possono ricavare energia dal polistirene, molto probabilmente con l’aiuto dei loro microbi intestinali». Il gruppo di ricerca australiano prima menzionato ha utilizzato la metagenomica per trovare diversi enzimi codificati con la capacità di degradare il polistirene e lo stirene, e ha sottolineato che «L’obiettivo a lungo termine è progettare enzimi per degradare i rifiuti di plastica negli impianti di riciclaggio attraverso la triturazione meccanica, seguita dalla biodegradazione enzimatica». Rinke ha spiegato ancora: «I superworm sono come mini-impianti di riciclaggio, che distruggono il polistirene con la bocca e poi ci alimentano i batteri nel loro intestino. I prodotti di degradazione di questa reazione possono quindi essere utilizzati da altri microbi per creare composti di alto valore come le bioplastiche».

Amici, all’Università del Queensland sperano che questo riciclo biologico effettuato dal bruco Kaimano incentivi il riciclaggio dei rifiuti di plastica e riduca le discariche. Jiarui Sun ha aggiunto: «Puntiamo a far crescere i batteri intestinali in laboratorio e testare ulteriormente la loro capacità di degradare il polistirene. Possiamo quindi esaminare come possiamo aumentare questo processo a un livello richiesto per un intero impianto di riciclaggio». Rinke ha poi concluso: «Ci sono molte opportunità per la biodegradazione dei rifiuti di plastica. Il nostro team è molto entusiasta di spingere la scienza a realizzarla».

Cari amici, speriamo di aver imboccato, finalmente, la strada giusta per smaltire questa peste chiamata plastica!

A domani.

Mario

 

lunedì, giugno 27, 2022

ANDARE IN BICICLETTA FA BENE AL FISICO E ANCHE ALL’AMBIENTE, MA LA PIGRIZIA CI FRENA! FACILE PARLARNE, IL DIFFICILE È PEDALARE…


Oristano 27 giugno 2022

Cari amici,

Un proverbio da sempre sostiene che le strade della vita sono lastricate di buone intenzioni, che però, restano nella mente, senza essere realizzate. Anche l’intenzione di andare in bicicletta, in particolare nella bella stagione, è di certo un’ottima idea, ma per tanti resta solo un pio desiderio, in quanto se è pur vero che ci piace vedere gli altri pedalare, noi continuiamo a muoverci in auto anche per compiere tragitti brevi che potrebbero essere percorsi, senza troppa fatica, usando la bicicletta.

Si, amici, in realtà solo pochi concretizzano il desiderio di salire in sella alla bici e pedalare, ma la gran parte, poi, rinuncia, preferendo la comodità dello spostamento in auto. Lo afferma un recente sondaggio, fatto per accertare la possibile mobilità del futuro, che ha rilevato che, seppure l’86 per cento degli intervistati si è dichiarato favorevole all’uso della bici, solo una modesta percentuale (in Italia il 13% per i brevi spostamenti entro in 2 chilometri) usa la bicicletta, mentre gli altri preferiscono l’auto. Nel mondo, solo il 14% degli adulti usa la bicicletta per i brevi spostamenti, quelli entro i due chilometri. mentre Il 25% va in auto.

Per la Giornata mondiale della bici, che si celebra il 3 giugno, è stato scelto lo slogan "La bici ridisegna il futuro", e la FIAB, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, che raccoglie le associazioni ciclistiche, lo ha scelto per sottolineare come l’andare in bicicletta deve diventare la mobilità del futuro: andare in bivi non inquina, non produce gas serra, fa bene alla salute e libera le città dal traffico. Tuttavia, amici, questo futuro non è proprio a portata di mano, in quanto c'è ancora tanta strada da fare per raggiungerlo.

Un recente sondaggio di IPSOS, condotto in 28 Paesi (fra i quali l'Italia) e diffuso in occasione della Giornata, della bici ha provato a lanciare messaggi di speranza, ma, senza timore, ha anche smontato i trionfalismi eccessivi. In Italia il pendolarismo in bici è ancora poco diffuso. Nel mondo solo il 12% degli adulti pedala per andare al lavoro o a studiare, in Italia, appena il 10%. L'86% dei 20.000 intervistati da Ipsos (fra 16 e 74 anni) pensa che la bici sia importante per ridurre le emissioni di carbonio; in Italia la percentuale sale all'88%. Però, il 52% ritiene troppo pericoloso pedalare nella sua zona, e nel nostro Paese è addirittura il 62%. Ovviamente, come è nella natura delle cose, tra i vari Paesi ci sono grandi differenze. La percentuale più alta sull’uso della bici c’è in Cina, dove la bici è considerata un mezzo di trasporto sicuro, così come in Giappone e Olanda. La bicicletta è il sistema di trasporto più frequente per brevi spostamenti in Olanda (45%) e Cina (33%), ed è anche ampiamente usata in Giappone (27%), India (21%), Germania (21%) e Belgio (20%). Per contrasto, vanno al lavoro o a scuola in bici solo il 4% in Canada e il 5% in Sudafrica, Stati Uniti e Regno Unito.

Il Presidente della FIAB, Alessandro Tursi, in occasione della Giornata mondiale della bici ha detto: «Il mondo sta cambiando, e la dipendenza dai combustibili fossili sta causando enormi danni al pianeta, al clima globale, così come alla nostra pace e alla nostra sicurezza; la bicicletta è una soluzione climatica, energetica, sociale e urbanistica fondamentale, e come tale deve diventare una priorità». Ovviamente per un corretto sviluppo dell’uso della bicicletta, sono necessari provvedimenti facilitativi; tra questi certamente la necessaria costruzione di ciclovie. Provvedimenti a lungo sollecitati da FIAB, che nel suo spazio web (è il portale Bicitalia.org) elenca anche i migliori itinerari esistenti, tra cui i 20 grandi itinerari, ciclovie di qualità, percorsi e tracciati presenti in Italia.

Allora pensiamoci seriamente: andare in bici fa bene alla salute! Secondo uno studio dell’Università della Georgia, andare in bicicletta a ritmo moderato per almeno 3 volte la settimana stimola la produzione di dopamina, che innalza i livelli di energia del 20% e riduce la sensazione di fatica del 65%. Pedalare rafforza gradualmente il cuore e la ventilazione polmonare, previene le malattie cardiovascolari e ne evita il peggioramento: la vita media si allunga di 4-5 anni per gli uomini e 2-3 anni per le donne. Andando in bici, il flusso di sangue nel cervello aumenta del 28% e fino al 70% in aree specifiche, aumentando attenzione e concentrazione: la bici, quindi, fa bene anche alla mente!

Cari amici, eliminiamo la pigrizia, pensiamo seriamente a spostarci a piedi o in bicicletta, e aiuteremo il nostro organismo a restare in forma! Pedalare rafforza la muscolatura, rende più tonici i muscoli, oltre a risultare di grande aiuto per l’ambiente. Un ciclista medio (70-80 kg), con 15 minuti di attività a velocità non sostenuta, può arrivare a bruciare più di 110 kcal. Quindi, se per percorrere il tragitto casa-lavoro sono necessari circa 20 minuti o più, potete arrivare a bruciare anche più di 300 kcal in una sola giornata: l’equivalente di un piatto di pasta al pomodoro! Allora che aspettiamo?

A domani.

Mario

domenica, giugno 26, 2022

REATI E PUNIZIONE IN CARCERE. LA MINISTRA CARTABIA ANNUNCIA: «LA GIUSTIZIA RIPARATIVA È UNA NUOVA CULTURA CHE DEVE PERMEARE IL SISTEMA GIURIDICO TRADIZIONALE».


Oristano 26 giugno 2022

Cari amici,

Che la giustizia sia stata e continui ad essere una “Giustizia punitiva” è una realtà certamente inconfutabile. Tanti sono stati i tentativi finora effettuati per cercare di inserire nel nostro ordinamento una giustizia diversa, che non servisse semplicemente a punire ma a rieducare chi aveva sbagliato. Eppure, nel nostro Ordinamento giuridico così come nelle normative europee la “Giustizia Riparativa” risulta esistente, in quanto necessaria per poter rieducare chi ha sbagliato e reinserirlo a pieno titolo nella società civile. Ebbene, finalmente, oltre a parlarne, qualcosa risulta bollire in pentola, tanto che di recente la Ministra della Giustizia Marta Maria Carla Cartabia, nei giorni scorsi presente in Sardegna, ha annunciato che «La giustizia riparativa è una nuova cultura che deve permeare il sistema giuridico tradizionale».

La Ministra della giustizia Marta Maria Carla Cartabia (nata a San Giorgio su Legnano il 14 maggio 1963), docente universitaria, giurista e accademica italiana che dal 13 febbraio 2021 ricopre il ruolo di Guardasigilli nel Governo presieduto da Mario Draghi, è da tempo che cerca di portare avanti diverse riforme inerenti alla giustizia, tra cui proprio l’inserimento a pieno titolo della giustizia riparativa. Nei giorni scorsi, partecipando in Sardegna (a Sassari) all’11° Forum europeo per la giustizia riparativa, ha dichiarato: “La giustizia riparativa è ancora poco utilizzata nella stragrande maggioranza dei Paesi. È necessario uno sforzo: c’è molta legislazione ‘formale’, ma non ancora abbastanza attuazione fattuale, che si traduce in una disparità di accesso alla giustizia riparativa anche negli Stati europei”.

Nel corso del suo intervento la Cartabia ha precisato che per l’applicazione dello strumento della giustizia riparativa, è necessario creare una struttura normativa che permetta di diffondere questo essenziale strumento per la risoluzione dei conflitti. “Stiamo approvando – ha detto - dei decreti legislativi che vanno in questa direzione; la giustizia riparativa comporta anche un cambio culturale perché aggiunge alla giustizia penale un passo in più, che è quello di ricucire, ripristinare i rapporti lesi dal conflitto”.

Al Forum erano presenti, oltre alla Ministra Cartabia, il Rettore dell'Università di Sassari, i sindaci di Sassari e di Tempio, la professoressa Patrizia Patrizi (che è stata la relatrice della mia tesi di laurea dopo citata) e i rappresentanti internazionali dell'European Forum for Restorative Justice. Quest'anno hanno partecipato 350 esperti provenienti da 40 Paesi. La Conferenza si è svolta attraverso seminari, testimonianze di vittime o autori di reato coinvolti nei processi di giustizia riparativa; laboratori; proiezione di lungometraggi; una performance artistica dal vivo; e visite sul campo. Dopo il suo intervento la Ministra ha visitato la Casa circondariale “Giovanni Bacchiddu” di Bancali.

La Cartabia ha voluto incontrare anche la portavoce del Forum del Terzo Settore Vanessa Pallucchi, accompagnata da una delegazione del tavolo di lavoro sulle Persone private della libertà. «Un incontro molto positivo – l’ha definito Vanessa Pallucchi – nel quale abbiamo potuto condividere con la Ministra un tema molto caro al Terzo settore che è quello della giustizia riparativa e della diffusione di un ‘cultura riparativa’, dove la sicurezza è il risultato di relazioni fondate sul rispetto della dignità umana». Il Terzo settore, come sappiamo, è il soggetto in grado di attuare, insieme alle Istituzioni, quei percorsi sia di prevenzione che di reintegrazione di quei soggetti coinvolti in percorsi di devianza. «Da parte della Ministra –ha proseguito la Pallucchi – abbiamo riscontrato una grande attenzione e il riconoscimento, anche nel processo di rinnovamento del sistema giudiziario, del fondamentale e concreto ruolo che il Terzo settore svolge in questo ambito. Si tratta di un approccio fortemente innovativo per il nostro Paese e di un cambiamento di prospettiva davvero importante».

L'intellettuale e politico Luigi Manconi, era ed è un interlocutore importante, quando parliamo di emergenza carceraria. Promotore di importanti battaglie di civiltà, è da sempre uno strenuo difensore dei diritti dei detenuti. In un suo recente libro “Abolire il carcere”, ha indicato 10 proposte, già oggi attuabili, per far sì che il nostro Paese possa diventare un paese civile, lasciandoci alle spalle decenni di illegalità. Gustavo Zagrebelsky, autore della postfazione del libro ha scritto: "Non ci appare stupefacente che in tanti secoli l’umanità che ha fatto tanti progressi in tanti campi delle relazioni sociali non sia riuscita a immaginare nulla di diverso da gabbie, sbarre, celle dietro le quali rinchiudere i propri simili come animali feroci?". 

Cari amici, anche io nel mio piccolo ho affrontato il tema della “Mediazione Giudiziaria” nella mia 3^ tesi di laurea”, che porta il titolo: “Dalla giustizia retributiva alla giustizia riparativa”; nella tesi ho analizzato e confrontato le attuali norme con quelle dell’antico codice dei sardi, il “CODICE BARBARICINO”, codice orale, sapientemente messo in norme scritte dal grande Antonio Pigliaru. Credo che il popolo sardo, anche nei secoli di lontana memoria abbia sempre creduto nella Giustizia riparativa! È tempo che
la “Giustizia riparativa”, si faccia strada nel nostro Ordinamento giudiziario!

A domani.

Mario

sabato, giugno 25, 2022

LA SARDEGNA E LO SPETTRO DELLO SPOPOLAMENTO: PRIMA ALLENZA TRA I SINDACI DI ALCUNI PAESI A RISCHIO SCOMPARSA, PER CERCARE DI CONTRASTARLO.


Oristano 25 giugno 2022

Cari amici,

Del pericolo dello spopolamento in Sardegna ho parlato a lungo su questo blog. L’ultima volta è stata in questo mese di giugno, il 9 per l’esattezza; chi vuole può andare a leggere quanto scrissi cliccando sul seguente link. http://amicomario.blogspot.com/2022/06/la-sardegna-e-lincubo-spopolamento-nel.html. Come ho avuto modo di ribadire, la Sardegna è in balia dello spettro dello spopolamento. L’ISTAT, nella terza edizione del Censimento permanente della popolazione, aggiornato al 31 dicembre 2020, ha evidenziato che in Sardegna nel 2020, rispetto ai dati 2019, la popolazione è calata di ben 21 mila abitanti!

Si, inutile nascondersi dietro un dito, nella nostra isola alla fine del 2020 si contavano 1.590.044 residenti, con un calo sempre più netto rispetto al passato. Ora in Sardegna gli abitanti sono meno di 1,6 milioni, con un buon numero di paesi che rischiamo di estinguersi; inoltre, la lettura di questi numeri terribili evidenzia un dato ancora più preoccupante: l’inesorabile spopolamento che attanaglia l’isola ora sta colpendo anche i centri abitati vicini alle coste, non solo quelli dell’interno. La preoccupazione è grande e i sindaci, primi responsabili della vita di questi centri minori, cominciano a sentirsi tra di loro, cercando di ipotizzare soluzioni al triste fenomeno.

Ula Tirso

In quest’ottica. proprio nei giorni scorsi diversi sindaci, rappresentanti dei Comuni sardi in pericolo di estinzione, si sono riuniti in Assemblea a Ula Tirso, con all’ordine del giorno quel tema davvero spinoso: affrontare, insieme, il grave pericolo dello spopolamento che li colpisce ogni giorno di più. È stata questa la prima assemblea messa in atto da questi centri che rischiano di sparire. Sono 31 le Comunità sarde dal futuro alquanto incerto, futuro sul quale ha lanciato l’allarme anche uno studio effettuato dal Centro Regionale di Programmazione, intitolato appunto proprio “Comuni in estinzione”.

L’incontro a Ula Tirso tra i rappresentanti di questi centri minori è servito a stabilire che, per uscire dall’emergenza, è necessario “unire le deboli forze”, per chiedere alla Regione, tutti “uniti”, l’adozione di un serio piano contro lo spopolamento, oltre alla ripresa produttiva delle aree interne. Senza un progetto valido, capace di valorizzare luoghi meravigliosi, naturalmente intatti, con tradizioni, usi costumi, saperi e sapori unici, questi centri minori non potranno salvarsi. I sindaci hanno chiesto con forza “Un piano organico e mirato agli interessi generali della Sardegna, e non solo alle sue zone marginali e periferiche”, così colpite dall’emergenza spopolamento.

Con forza i Sindaci presenti a Ula Tirso hanno sostenuto che, “In analogia a quanto promosso dall’Unione Europea con il Quadro comunitario di sostegno alle Regioni in ritardo di sviluppo, la Regione deve dotarsi di un programma pluriennale, con strumenti legislativi e amministrativi idonei, oltre alle risorse finanziarie certe, tali da poter sostenere i suoi territori più poveri e in progressivo abbandono; in particolare applicando anche dei parametri precisi con cui individuare i soggetti beneficiari. Ciò deve costituire l’obiettivo numero uno della Sardegna”. Anche la scelta del luogo di riunione, Ula Tirso, non è stata casuale: questo centro davvero modesto del Barigadu è, infatti, uno tra i più colpiti dallo spopolamento.

L’assemblea ha denunciato con forza “la colpevole mancanza di una specifica ed organica programmazione di contrasto alla progressiva desertificazione”, che attanaglia i centri minori dell’isola. “Agli studi condotti da demografi, urbanisti, economisti ed esperti nelle varie discipline, certamente meritevoli di attenzione per l’importanza dei dati raccolti sinora, supportati da articolata analisi scientifica” - hanno poi lamentato i sindaci - “non ha fatto seguito una incisiva azione politico-amministrativa nazionale; mai, infatti, è stata adottata una pianificazione adeguata ad arginare la pericolosa tendenza in atto, ben messa in risalto dagli studi prima accennati”.

“Il ruolo della Regione – hanno continuato - si è limitato ad analizzare e-o fotografare acriticamente tale desolante contesto, cristallizzandolo, con minimi interventi privi di organicità, talvolta estemporanei. "Riteniamo sia necessario ben altro”, hanno concluso i sindaci! All’incontro erano presenti i sindaci o delegati di Ula Tirso, Mara, Martis, Simala, Cheremule, Ballao, Semestene, Baradili, Villa Sant’Antonio, Soddì, Bortigiadas, Monteleone Rocca Doria, Asuni e Ruinas.

Per ora l’Assemblea di Ula Tirso si è dotata di un coordinamento provvisorio, rappresentativo delle diverse aree geografiche e composto dai sindaci di Cheremule (Antonella Chessa), di Ula Tirso (Danilo Cossu), di Monteleone Rocca Doria (Giovannina Fresi), di Simala (Giorgio Scanu) e di Ballao (Chicco Frongia). Il coordinamento promuoverà incontri nelle varie regioni storiche della Sardegna, con i rappresentanti della politica e degli Enti locali, con gli imprenditori e i sindacati, la Chiesa e l’università, i media, gli intellettuali e gli artisti.

Cari amici, credo che quella adottata dai rappresentanti di questi piccoli comuni in pericolo di scomparsa sia la strada giusta; la speranza è che tutti i sardi e quelli che hanno a cuore le sorti della nostra terra siano tutti compatti nel portare avanti quest’iniziativa di lotta per la sopravvivenza di centri che, seppure piccoli, rappresentano un passato e una tradizione da non perdere. Un patrimonio che non può scomparire!

A domani.

Mario