domenica, giugno 05, 2022

DAGLI OGM AGLI NGT: LA CRISI ALIMENTARE CI COSTRINGERÀ A “CONVIVERE” CON GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI.


Oristano 5 giugno 2022

Cari amici,

L’uomo, come ben sappiamo, ha sempre dovuto fare di necessità virtù. Nonostante il possibile pericolo alimentare costituito dall’introduzione nella nostra alimentazione di “Organismi Geneticamente Modificati”, di fronte alle problematiche derivanti dalle crisi alimentari, dal caro prezzi, dalle variazioni climatiche e ora anche dalla guerra, appare chiaro che ci dovremo rassegnare a convivere con gli alimenti OGM, sperando di ricavarne il “danno minore”. Si, la realtà è che, proprio seguendo questo ragionamento, l'Unione Europea ha deciso di aprire la porta a dei nuovi OGM (più noti come NGT), nonostante le immediate, numerose proteste subito arrivate.

L’Unione Europea, dopo la sentenza della Corte di giustizia del 2018 (che bloccava praticamente l’utilizzo nell’alimentazione degli OGM), ora apre ad un cambio della normativa sulle nuove tecniche genomiche. Partendo dal presupposto che è necessario seguire l’evoluzione dei progressi tecnologici, aggiornando le normative precedenti (anche alla luce del Green Deal), la Commissione Europea ha pubblicato uno studio sulle nuove tecniche di modificazione del genoma, il cosiddetto Genome editing, argomento al centro anche dell’ultimo Nobel per la Chimica.

La Commissaria UE alla Salute, Stella Kyriakides ha così commentato: «Lo studio ha messo in luce che le nuove tecniche genomiche possono promuovere la sostenibilità della produzione agricola, in linea con gli obiettivi della nostra strategia Farm to Fork». Ora la Commissione avvierà un dibattito che sfocerà in un nuovo quadro giuridico per le biotecnologie, sia quelle agrarie che quelle per uso medico. Intervenire sul patrimonio genetico di una pianta, senza però introdurre geni esterni, semplicemente spegnendo uno o più geni già presenti, è oggi una delle tecniche più promettenti per rendere una determinata specie più resistente ai patogeni e, di conseguenza, abbassare o addirittura eliminare il ricorso ai pesticidi.

Amici, quella portata avanti dall’UE, è un'apertura che però spaventa chi vorrebbe una maggiore biodiversità e un ritorno a quelle tecniche più vicine alla natura e alla tutela del suolo. Il problema è che sul tema OGM esiste parecchia disinformazione e restano non poche criticità, anche se in realtà molti dei prodotti che compriamo e consumiamo sono già il frutto di modifiche genetiche. Tuttavia quello che si prospetta ora appare come un ulteriore, grande passo in avanti nella modificazione genetica, tanto che l'UE ha deciso di affidarsi ai nuovi NGT. Allora vediamo meglio che cosa sono.

NGT è l'acronimo di New Genomic Techniques e rappresenta un deciso passo avanti nella selezione e trasformazione genetica degli alimenti e delle materie prime che li compongono. La Commissione Europea ha fatto sapere di "aver preso atto dello studio sullo stato delle nuove tecniche genomiche volte a mantenere un elevato livello di protezione della salute umana e animale e dell’ambiente, traendo nel contempo potenziali benefici dalla scienza e dall’innovazione, in particolare per contribuire alla sostenibilità e agli obiettivi di sostenibilità di Green Deal europeo e strategia Farm to Fork".

In parole semplici tutto ciò significa che per aumentare le rese, combattere le malattie delle colture, cercare di ridurre surriscaldamento e inquinamento, così come il consumo intensivo di suolo, si deve necessariamente puntare sempre più decisamente sulle nuove tecniche di modificazione dei geni delle piante, per renderle naturalmente più resistenti. Tutto bene allora? Un passo avanti? Nemmeno per sogno, perché le critiche sono arrivate puntuali e anche i segnali d'allarme. La domanda che in tanti si pongono è questa: “Il cibo che mangeremo, frutto delle nuove tecniche di produzione con l’utilizzo degli NGT, da cosa differisce da quello derivato dagli OGM?

La risposta data dagli scienziati è che la nuova tecnica usata sul DNA delle piante è alquanto diversa; mentre con gli OGM il genoma viene stravolto in modo totale, ibridandolo con quello di altre specie, con gli NGT si interviene in modo meno invasivo sul genoma, correggendo una singola stringa (come, ad esempio, per trasformare una pianta da selvatica a domestica e renderla meno soggetta alle infezioni o all’attacco dei parassiti). Ovviamente, mentre Coldiretti apre positivamente agli NGT, gli ambientalisti, al contrario, protestano alla grande!

I seguaci di Greenpeace levano già grandi proteste: "L’Ue ha la responsabilità di proteggere l’ambiente e la biodiversità dai potenziali danni causati dai nuovi Organismi geneticamente modificati", dicono con forza. Le reazioni forti che gli ambientalisti stanno cercando di mettere in atto cercano di evitare che le regole stringenti ora in atto in ambito comunitario sull'uso degli OGM vengano allentate. In verità sul settore gravano anche altri problemi. Giovanni Dinelli, professore ordinario al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari all’Università di Bologna, si è così espresso: "Mi pare che l’obiettivo sia quello di tornare alla linea pura, che non funziona più in una condizione di cambiamento climatico; lo stiamo già osservando con le linee di mais che da noi non sono geneticamente modificate, ma sono degli ibridi: di fronte al cambiamento climatico non dimostrano resilienza. Se c’è acqua riescono a produrre anche 12 tonnellate, se è un anno senza acqua producono zero".

Ed ecco le conclusioni del professor Dinelli sull’argomento: "No alla liberalizzazione selvaggia, sull'onda di emergenze come quella che si è prodotta a causa della guerra in Ucraina. Una volta gli eventi estremi erano molto rari, così come lo erano le piogge da 80 mm in una giornata; oggi può succedere anche una decina di volte all’anno e si tratta di fenomeni che coinvolgono territori estesi. Quindi è necessario spingere verso le diversità; selezionare tipi nuovi pensando che possano resistere ad un ambiente modificato è inutile, perché il clima sta diventando sempre più imprevedibile. Quindi bisogna introdurre la variabilità della risposta. Gli antichi Romani nei loro campi destinavano sempre un terzo del terreno a farro e miglio, perché qualunque cosa succedesse, producevano sempre".

Cari amici, quella appena ricordata era l'antica tecnica della rotazione delle colture, oggi schiacciata dai milioni di ettari di terra utilizzati a monocoltura intensiva, per produrre quantità enormi di un unico cereale o ortaggio o mangime. Gli NGT avanzano, ma è necessaria grande attenzione: c'è il rischio che la pezza diventi peggiore del buco. Staremo a vedere come andrà a finire.

A domani.

Mario

1 commento:

Giovanni ha detto...

Che se li mangi Bill Gates e la sua combriccola del WEF! Non è che le derrate alimentari non manchino semmai ci speculano! Guardatevi questo articolo ( https://comedonchisciotte.org/il-grano-non-manca-ci-speculano-e-mentono-le-quattro-sorelle-del-cibo/ ) e traetene le conclusioni!