giovedì, marzo 31, 2016

FUMARE O NON FUMARE, QUESTO È IL PROBLEMA! NON BASTA SOSTITUIRE LA SIGARETTA DI TABACCO CON QUELLA ELETTRONICA.



Oristano 31 Marzo 2016
Cari amici, 
chiudo le riflessioni di questo mese di Marzo parlandovi di fumo e di come bisognerebbe evitarlo, per non incorrere in serissimi guai per la salute. Inutile negarlo, il tabagismo rappresenta nel mondo la seconda causa di morte, con circa 6 milioni di morti ogni anno, tra malattie cardiovascolari, tumori polmonari, asma, enfisema e bronchite cronica. Silenziosamente ma inesorabilmente il fumo risulta responsabile di un numero di decessi superiore a quello per incidenti, per abuso di alcol e per obesità. Eppure, nonostante il costante bombardamento mediatico, la proibizione della vendita di sigarette ai minori, e il divieto di fumo nei locali pubblici, i fumatori nel mondo sono ancora oltre un miliardo, dei quali circa 13 milioni in Italia.
Fumo, dunque, droga difficile da abbandonare, nonostante siano stati messi in atto non pochi sistemi disincentivanti. Abbandonare definitivamente il tabacco, pipa, sigaro o sigaretta che sia, richiede, come per le altre droghe, una forte motivazione, che pochi posseggono. Le statistiche, sempre impietose, dicono che in Italia meno di 20 mila persone si rivolgono ai centri antifumo (afferenti al SSN e alla LILT, la Lega Italiana per la lotta contro i tumori), e che solo il 5% di quelli che provano a smettere resiste e riesce a disintossicarsi.  Cura certamente difficile quella disintossicante che, oltre alla terapia farmacologia (gomme da masticare a base di nicotina e cerotti a lento rilascio di questa sostanza, con il bupropione cloridrato e la vareniclina, e altre simili diavolerie), necessita di una ferrea forza di volontà e, spesso, anche di psicoterapia.
Negli anni scorsi fecero sensazione i numerosi comunicati dei media, che strombazzavano con grande clamore, in tutto il mondo, la scoperta della sigaretta elettronica, definita “rimedio eccezionale” per smettere di fumare senza rischi e senza danni, quasi fosse una panacea, efficace e priva di qualsiasi effetto collaterale. Ma quanto affermato in un primo tempo, siamo sicuri che corrisponde a verità, o era solo una pia illusione, quella di passare da un sistema ad un altro? Proviamo a vedere cosa si dice oggi, dopo i primi anni sperimentali, di questa nuova sigaretta.
Al momento della sua uscita sul mercato, il mondo scientifico si aspettava non poco da questo nuovo sistema che, evitando di far respirare al fumatore con la combustione una miriade i sostanze dannose, creasse le condizioni per un possibile abbandono del tabacco, in particolare quello delle sigarette. In poco tempo, però, iniziarono a sorgere i primi dubbi sulla sicurezza del nuovo metodo di fumo “elettronico”. Alcuni studi, in particolare uno di marca italiana effettuato lo scorso anno, affermano che l’assunzione di nicotina e la dipendenza creata dalle sigarette elettroniche sono praticamente analoghe a quelle da fumo di una normale sigaretta di tabacco! Questo, ovviamente, non significava che i vantaggi non ci siano: il fatto di passare dalla sigaretta normale a quella elettronica riduce sensibilmente il danno respiratorio e, secondo gli esperti, se il 50% dei fumatori italiani passasse alla sigaretta elettronica si potrebbero addirittura salvare oltre 40 mila vite umane ogni anno e risparmiare almeno 3 miliardi di costi sanitari.
Rispetto a quella di tabacco la sigaretta elettronica presenta dunque i suoi lati positivi: non puzza, non dà fastidio a chi si trova vicino a noi, non obbliga a uscire dalla stanza per accenderla, ma da qui a considerarla “immacolata” ce ne corre! Della sigaretta elettronica, man mano che gli studi avanzano, emergono anche molti lati negativi o controversi, perché si è ormai convinti che anch’essa ha serie conseguenze sulla salute di chi la usa. In parole povere, considerarla l’invenzione che eviterà le morti da fumo (circa 80.000 l’anno in Italia), solo un sogno.
Con la sigaretta elettronica, è vero, i polmoni non respirano fumo, ovvero monossido di carbonio, idrocarburi policiclici aromatici, benzopirene, ma in alcuni tipi di sigarette elettroniche sono state comunque riscontrate sostanze dalle potenzialità cancerogene. Per quelle invece che non presentano questo genere di problema, rimane aperta la questione della nicotina, che attraverso una sigaretta elettronica potrebbe essere assunta in dosi maggiori, addirittura a livelli di avvelenamento. Se alcuni Paesi come Brasile e Canada le hanno proibite, e in Nuova Zelanda vengono distribuite solo dietro prescrizione medica, un motivo sicuramente c’è!
Stante tutto questo, anche l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha invitato a non pubblicizzare questo dispositivo come rimedio per curare la dipendenza dalle sigarette, perché mancano studi clinici e analisi che dimostrino la non tossicità. In Italia, il Ministero della Salute ha firmato un decreto che vieta la vendita di sigarette elettroniche ai giovani al di sotto dei 16 anni.
Cari amici, sicuramente come per molti altri “vizi”, anche il fumo è anche una questione di moda. La sigaretta elettronica, forse anche per questo, per ora attraversa un periodo di boom. Sono addirittura nati negozi che trattano esclusivamente i vari tipi di sigaretta elettronica. Forse il fumatore, che utilizza la sigaretta elettrica per cercare di smettere di fumare, con questo marchingegno riesce a non rinunciare alla gestualità ed alle abitudini legate alla sigaretta. Si, io credo che sia proprio così, perché a prescindere da tutto siamo e saremo sempre schiavi delle nostre abitudini.
Termino parlandovi di me, che sono stato un grande fumatore. Ho fumato per più di 20 anni, raggiungendo anche livelli di 30/40 sigarette al giorno. Decisi di smettere nel 1981, circa 35 anni fa, preoccupato per dei problemi respiratori che il fumo mi creava e che mi davano non poca paura. Quando decisi di smettere lo feci con lucida convinzione; non presi nessun tipo di medicina o coadiuvante: mantenni il pacchetto e l’accendino in tasca per circa 6 mesi, accarezzandolo con le mani e mai mettendone più una in bocca. Passai con difficoltà in vari stadi o fasi; da un primo stadio di insonnia da ansia (facevo i sogni horror con scene che mi vedevano angosciato mentre fumavo una sigaretta), a quello successivo di folle desiderio di una sigaretta (il semplice sentire un filo di fumo mi inebriava), fino ai successivi passaggi: all’indifferenza e infine al fastidio, che il fumo di una sigaretta mi dava.
Ora posso ringraziare il cielo di esserci riuscito senza farmaci, con la sola forza di volontà. Ecco perché da questo blog dico a tutti Voi: se volete, potete smettere di fumare!
A domani.
Mario

mercoledì, marzo 30, 2016

PARITÀ DI GENERE: UN TRAGUARDO ANCORA LONTANO! PER SAPERNE DI PIÙ HO INTERROGATO UNA “CONSIGLIERA DI PARITÀ”: STEFANIA CARLETTI, RESPONSABILE PER LA PROVINCIA DI ORISTANO.

Oristano 30 Marzo 2016
Cari amici,

il mio pensiero sull’uguaglianza uomo – donna lo conoscete già tutti: anzi sapete anche che sono sempre stato convinto che l’uomo, nel corso del tempo, abbia cercato di tenere sottomessa la donna (con la sua forza fisica) proprio perché essa poteva insidiare la sua autorità. Detto questo, se è pur vero che le donne hanno lottato e continuano a lottare per ottenere riconosciuta una parità ancora in gran parte negata, è anche vero che le resistenze maschili continuano a contrastare, spesso in modo subdolo, ogni possibile loro avanzamento.
Ho voluto fare questa premessa per parlarvi, oggi, di una struttura che fino a poco tempo fa non conoscevo: la “Consigliera di Parità”. La figura, presente a livello nazionale, è nata per “facilitare” l’uguaglianza di genere, ma, in che modo? Istituendo una qualificata ‘figura femminile', una per ogni Provincia, una per ogni Regione e una a livello nazionale, con l’incarico di svolgere il compito di verifica e di controllo sulle discriminazioni in atto. L’incarico di “Consigliera di Parità” viene assegnato con Decreto del Ministero del Lavoro, ha durata quadriennale e il mandato è rinnovabile una sola volta.
Consigliera di parità della Provincia di Oristano, a far data dal Maggio 2015, è stata nominata la Dott.ssa Stefania Carletti (Laureata in Giurisprudenza, con master in criminologia clinica e psicologia giuridica e con eccellente curriculum precedente), che opera negli uffici della Provincia di Oristano. La sede dell’ufficio della Consigliera si trova in via Carboni:
recapito telefonico: 0783.793222. E mail di contatto: consigliera.parita@provincia.or.it . In considerazione dell'amicizia che mi lega alla Dottoressa Carletti e, complice anche la mia innata curiosità, ho potuto dialogare a lungo con Lei e avere maggiori informazioni sui compiti ed i fini di questa nuova figura istituzionale. Ecco allora per Voi, in sintesi, “Chi è e di cosa si occupa”, una Consigliera di Parità.
Uno dei compiti principali è quello di rilevare le situazioni di squilibrio di genere, mettendo in atto funzioni di promozione e garanzia contro le discriminazioni tra donne e uomini nel lavoro, oltre che vigilare sull’attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità; per svolgere al meglio la sua funzione, Stefania è in contatto con uno staff di avvocati, che esaminano i vari casi di possibile discriminazione sul lavoro (come, ad esempio, donne che al rientro dalla maternità si trovano private dei diritti spettanti per legge a qualunque lavoratore).
Altro importante compito assegnato è quello di promuovere progetti favorevoli all’integrazione, mediante la messa in atto di “azioni positive”, anche intercettando i finanziamenti necessari. Cosa s’intende per ‘azioni positive? Ad esempio, in un Ente pubblico, all’interno dell’organizzazione del lavoro, favorire quelle azioni che cercano di equilibrare le responsabilità familiari e quelle professionali, con interventi mirati. Attuando, ad esempio, un orario flessibile (che va incontro alle esigenze delle lavoratrici madri), avviando un aggiornamento professionale per le donne che rientrano dopo un assenza prolungata dovuta a maternità o malattia, creare nidi aziendali dove è possibile, e così via.
La funzione della Consigliera di parità è assimilata a quella di un Pubblico Ufficiale, per cui essa ha l’obbligo di segnalare all’autorità giudiziaria i reati di cui viene a conoscenza per ragioni del suo ufficio, come ad esempio segnalare una discriminazione subita da una donna sul posto di lavoro (trattata diversamente dai colleghi uomini), oppure nel caso che una donna abbia subito molestie (art 612 CP), minacce (art 660 c.p.),  oppure stalking, il nuovo reato di atti persecutori, previsto dall’articolo 612 bis del CP.
Stefania, che ha preso in carico con grande interesse e professionalità il Suo lavoro, mi ha anche detto che, per svolgere al meglio quella che Lei considera una vera e propria “missione”, è entrata a far parte di una rete di Operatori formati dalla ASL (Pronto soccorso) e Questura, in particolare sulle procedure standardizzate per l’accoglienza della vittime di violenza. L’attivismo di Stefania l’ha portata a muoversi con grinta e determinazione, perché ha ritenuto necessario dimostrare che, volendo, questa parità si può raggiungere! Ecco alcune delle iniziative da Lei messe in atto.
In occasione della Sartiglia ha partecipato all’iniziativa Baby pit stop, e, invitata da Radio Eja, alla diretta streaming in lingua inglese per parlare del ruolo della donna nella Sartiglia e della Carta de Logu di Eleonora d’Arborea, sul tema della violenza sulle donne. Tra il 2015 e il 2016 ha promosso il concorso “Sulle vie della Parità”, messo in atto in tutto il territorio provinciale, coinvolgendo gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado; nel Novembre 2015 ha partecipato, come relatrice, al Convegno svoltosi presso il Liceo classico, promosso contro la violenza sulle donne, dal titolo “Un posto occupato”; l’11 Gennaio 2016, infine, ha partecipato al Convegno “Non stiamo in Silenzio”, presso l’Hospitalis Sancti antoni.
Cari amici, un lavoro certamente di grande impegno quello di Stefania, che darà certamente i suoi frutti!  La sua attività quotidiana è instancabile: si relaziona costantemente con i diversi rappresentanti Istituzionali, dalla prefettura ai Sindacati, dai Dirigenti scolastici ai sindaci del territorio; è anche entrata a far parte di una rete chiamata Eurogender, che si occupa a livello comunitario di contrastare la violenza alle donne e promuovere le pari opportunità.
Altri progetti sono già in cantiere: Stefania me ne ha accennato e, tra non molto, tornerò volentieri sull’argomento, perché apprezzo molto quello che fa, e sono certo che donne come Lei contribuiranno a far raggiungere quanto prima quella parità di genere che oggi, per molte donne, è ancora solo un sogno!
A domani.

Mario

martedì, marzo 29, 2016

COME RIPULIRE IL MARE DAL PETROLIO? CON LA LANA DI PECORA SARDA! ECCO COME FUNZIONA “GEOLANA”.



Oristano 29 Marzo 2016
Cari amici,
che la salute del mare sia in pericolo lo sappiamo in tanti, così come sappiamo anche che essendo un mezzo straordinariamente importante per la navigazione la sua contaminazione, in particolare con gli idrocarburi, è non solo possibile ma diffusa, un fatto di tutti i giorni. Gli studi per ripulire il mare dalle sostanze inquinanti sono sempre esistiti, anzi, ogni giorno che passa, si tentano nuove strategie. Ebbene, di recente è stato concepito, proprio in Sardegna, uno strumento strategico per la depurazione delle acque marine dagli idrocarburi. È nato così Geolana, un mini-depuratore frutto della collaborazione della Edilana (azienda sarda di Daniela Ducato che opera a Guspini e che si occupa della lavorazione della lana di pecora sarda, utilizzata in particolare nell’edilizia) con l’Università di Cagliari. Di quest'azienda innovativa ho già avuto modo di parlare nel mio post dell'11 Dicembre 2013: per chi vuole ecco il link:



In quest’azienda è nato dunque un nuovo tipo di depuratore: Geolana, fatto di lana di pecora sarda, studiato per ridare la salute al mare. Questo marchingegno è stato realizzato dalla Edilana insieme ai ricercatori dell’Università di Cagliari (dipartimento di Ingegneria sanitaria e scienze tecnologiche e biomediche, sezioni di microbiologia dell'Ateneo cagliaritano). L'innovazione è stata presentata in anteprima mondiale nei giorni scorsi: il 22 Marzo al Molo Ichnusa di Cagliari, in occasione della Giornata Internazionale dell'Acqua.
"Geolana - ha spiegato Giampietro Tronci ingegnere ambientale responsabile di produzione Geolana - è un geo tessile intelligente, le sue microcelle sono capaci di catturare e trattenere gli idrocarburi petrolchimici. La sua ingegneria tessile è studiata per essere habitat ideale di microorganismi utili che, in questo contesto per loro ottimale, trovano il cibo di cui si nutrono: gli idrocarburi derivati dal petrolio e i composti azotati deleteri per le nostre acque".
L’apparecchiatura messa a punto funziona come un mini depuratore naturale: è in grado di assorbire gli idrocarburi, assolvendo all'inquinamento marittimo delle acque nei porti, porticcioli con annessi stabilimenti balneari, zone costiere, aree di pesca, siti industriali. Un dato su tutti: con un chilo del prodotto si riesce ad assorbire da 8 a 14 chili di idrocarburi e, dopo l’uso, può anche essere riutilizzato. Elena Tamburini, microbiologa coordinatrice del progetto ha così commentato: "I prodotti innovativi, tecnologia Edilana, sono stati realizzati con 100% pura lana vergine di pecora sarda autoctona utilizzata come mezzo per l'assorbimento e la biodegradazione di idrocarburi petroliferi. Il progetto è stato realizzato nell'ambito di Innova.Re - Innovazione in Rete finanziata dal Por Fesr 2007-2013".
Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha sviluppato nuovi metodi innovativi, anche decisamente creativi, per depurare le acque dei mari. Pensiamo all’utilizzo delle bucce degli agrumi per ripulire l’acqua dal mercurio, oppure al composto vegetale a base di soia, che riesce a ripulire i mari dall’inquinamento. L’importanza di questo nuovo depuratore è fuori dubbio: gli sversamenti di idrocarburi nei nostri mari causano il 25% dell’inquinamento marittimo totale.
Gli innovativi depuratori della Geolana, è utile chiarire, sono i primi al mondo a coniugare all’interno di un unico prodotto due azioni contemporanee: assorbimento degli inquinanti e biodegradazione degli stessi (senza additivi), mettendo in atto la duplice azione di rimozione disinquinamento-risanamento dell’acqua. Inoltre, la grande capacità di assorbimento (1 kg di Geolana, come detto, in base al peso specifico del composto, assorbe da 8 a 14 kilogrammi di derivato di petrolio o inquinante azotato) e il fatto che sia riutilizzabile fino a 5 volte, fanno di questo strumento un depuratore dalla capacità davvero eccezionali.
Per comprenderne meglio le sue qualità è utile sapere che Geolana salvamare ha messo a frutto i precedenti studi della Edilana; un suo predecessore, Geolana salvasuolo, un geotessile sempre in pura lana di pecora nato nel 2010, era stato concepito per il miglioramento dei terreni: ripristini, contenimenti, rigenerazione di terreni e bonifiche di suoli degradati a cui restituire fertilità. I principi di funzionamento risultano abbastanza simili: ‘Geolana salvamare’, a differenza del prodotto destinato ai suoli, ha però le micro-cellule più piccole, capaci di catturare e trattenere, sulle fibre e all’interno, gli inquinanti dispersi in acqua.
Sono proprio le fibre intelligenti di cui è composto che diventano culla ottimale per lo sviluppo dei microrganismi utili non patogeni, già presenti in mare. Geolana immagazzina gli inquinanti e allo stesso tempo offre casa sostenibile, con il miglior confort abitativo, ai microrganismi denitrificanti e mangiatori di petrolio, che…ringraziano! Nell’acqua lentamente ripulita, grazie al loro costante lavoro, questi batteri, in perfetta armonia con la flora autoctona, svolgono la loro azione nutrendosi con gusto degli idrocarburi petrolchimici e dei composti azotati, rilasciando alla fine l’acqua pulita.
Che dire, cari amici, le neglette pecore sarde, la cui lana sembrava costituisse solo un rifiuto speciale, grazie all’intelligenza ed alla lungimiranza di alcuni imprenditori come quelli della Edilana, hanno ritrovato il giusto valore. La Sardegna di materie prime di grande valore ne ha certamente molte altre: è la nostra capacità di utilizzarle nella giusta maniera, che spesso latita! Speriamo che i nostri giovani, se sapremo supportarli, sappiano metterle a frutto.
A domani.
Mario
 Geolana nel porto di Villasimius