Oristano
10 Marzo 2016
Cari amici,
per anni l’essere
dipendenti di un Ente pubblico è stato considerato un grande privilegio, per tutta
una serie di ragioni. La prima era per il fatto di avere il classico ‘posto
fisso’, senza alcuna paura di essere licenziati, la seconda perché non c’era un
padrone sempre attento a morderti se
battevi fiacca, la terza perché godevi di tutta una serie di privilegi rispetto
ai comuni mortali, che oggi solo a pensarci sembrano favole. I tempi però
cambiano e anche per la gran parte delle amministrazioni pubbliche è arrivato
il tempo della spending review, anche se per molti è difficile accettare un
‘cambio di passo’ che, a dir poco, è ritenuto offensivo!
Un esempio classico di
tutto questo lo si è potuto toccare con
mano proprio in questi giorni: la forte protesta sindacale dei dipendenti del
Ministero dei Beni Culturali, dislocati presso la Reggia di Caserta. Lo scandalo, se così lo possiamo chiamare,
questa volta non ha avuto bisogno di telecamere nascoste o di timbrature di
cartellini fatte in mutande, o di compiacenti colleghi, ma ha avuto un chiaro e
rinomato “mittente”, con tanto di carta intestata! La scandalosa lettera è
stata inoltrata al Ministero dai sindacati dei lavoratori operanti nella splendida Reggia di
Caserta, struttura museale e architettonica di altissimo livello che, a pieno
titolo, può essere considerata la Versailles italiana. Per meglio chiarire a coloro
che non conoscono questo gioiello, ecco qualche importante dettaglio.
La Reggia di Caserta fu
fatta costruire nel 1750 dal re di Napoli, Carlo Di Borbone, chiamando a corte
l’artista-architetto Luigi Vanvitelli, personaggio allora molto noto, nato a
Napoli da una famiglia di artisti di origini olandesi (il suo cognome d’origine
era infatti Van Wittel). Il risultato fu eccezionale: la costruzione,
curatissima nei dettagli, articolata su quattro monumentali cortili, risulta
allocata su un meraviglioso parco che sfrutta scenograficamente la pendenza
naturale del terreno, articolandosi poi in una gigantesca cascata artificiale,
scandita da una serie di fontane con statue marmoree. Bella in tutte le sue
parti, questa splendida dimora (gli ambienti più maestosi sono l’insieme
dell’atrio con il monumentale scalone d’onore e la cappella), presenta anche un
pregevole teatro di corte, con una gradevolissima e armoniosa struttura a
palchetti.
Ebbene, in questa
struttura museale il Ministero, di recente, ha operato il “cambio di direzione”: a governare la Reggia è stato chiamato Mauro
Felicori, uomo di grande esperienza, al quale il Governo ha affidato l’incarico
di rivitalizzare una struttura che appariva poco valorizzata, con l’incarico di
rilanciarla. Felicori, preso a cuore l’incarico ricevuto, si rimbocca subito
le maniche. Si stabilisce a Caserta (senza viaggiare avanti e indietro come i
suoi predecessori), rimanendovi anche nei fine settimana. Questo suo attivismo,
però, presto diventa per lui una colpa: l’uomo, a sentire i sindacati, lavora
troppo! Egli si trattiene in ufficio ben oltre l’orario di lavoro, creando
ansia e preoccupazione in molti lavoratori. Ecco allora che i sindacati
sotterrano l’ascia di guerra contro il Direttore stakanovista, visto come un
cerbero che non dà tregua a nessuno.
La lettera d’accusa
viene inviata dai sindacati direttamente al Ministro dei Beni Culturali Dario
Franceschini, come ha riportato con dovizia di particolari, Il quotidiano Il Mattino.
«Il
Direttore - si legge - permane nella struttura fino a tarda ora,
senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale
permanenza». Un comportamento, continuano i sindacati, «che
mette a rischio l’intera struttura». Capite, amici miei? La lettera
accusa qualcuno non di lavorare poco ma addirittura di lavorare troppo! Insomma,
gli stakanovisti per i sindacati sono roba da reprimere con forza, anzi, possibilmente
da mandare al rogo!
La reazione di Felicori
ovviamente non si fa attendere. Una delle sue prime battute, in risposta alle accuse, è
stata: «Lavoro troppo? Un complimento». Entrando nei dettagli, se è
pur vero che gli orari di lavoro alla Reggia ci sono, non è il personale a non
rispettarli ma il suo Direttore. Felicori, a differenza di alcuni suoi
predecessori, che lasciavano la Reggia un po’ prima della chiusura (provocando
la fuga anticipata di molti dipendenti), continua a lavorare in ufficio fino a tardi, e
questo preoccupa non poco! Forse perché impedisce certe ‘fughe anticipate', e di
conseguenza quella libertà prima esistente con lui sembra proprio scomparsa.
Felicori, è vero, non rientra a Bologna (da dove è arrivato) neanche nei fine
settimana, preferisce visitare il territorio del Casertano, magari alla
scoperta di siti archeologici e celate o misconosciute meraviglie artistiche, che puntualmente documenta nel suo profilo Facebook.
Alla rabbiosa
lettera-accusa dei sindacati Felicori ha replicato pacatamente ma con grande
ironia; dopo aver precisato che per lui l’incarico ricevuto “rappresenta
un’enorme responsabilità”, ha anche sottolineato che nessun aggravio
deriva alla struttura dal suo stare alla Reggia fuori orario, in quanto il
complesso è comunque vigilato 24 ore su 24. Inoltre ha anche voluto
sottolineare che da questa presa di posizione sindacale, purtroppo, ne è
sicuramente derivato un danno d’immagine ai molti lavoratori della struttura,
che stanno cercando, con fatica e passione, di rilanciare culturalmente le
bellezze della Reggia.
Le reazioni a questa forma particolare di “protesta” sindacale non sono mancate: da Renzi a Franceschini, agli stessi
responsabili nazionali del sindacato. In tanti hanno commentato negativamente
un comportamento che è stato definito un vero e proprio autogoal. La stessa
Susanna Camusso, leader segretario della Cgil, su Twitter ha sottolineato
l’importanza di riconoscere i propri sbagli. "Qui il sindacato
sbaglia", ha detto, aggiungendo "Sì, si può sbagliare ma
quando si sbaglia bisogna riconoscerlo. E quei sindacati hanno sbagliato".
Renzi dal canto suo, sempre attraverso i social, ha mostrato il suo
apprezzamento a Felicori scrivendo: “Tutti siamo con lui, senza paura. Il vento
è cambiato. Viva la cultura, viva l’Italia che si impegna”.
Felicori sta
dimostrando di essere uno che gli impegni presi intende mantenerli. Ha ricevuto
l’incarico di rivitalizzare quella struttura e ha deciso di farlo con impegno,
senza mezze misure. Purtroppo nell’italica mentalità del pubblico impiego l’attivismo
(definito stakanovismo) non va certo di moda! Eppure, mentre i sindacati
protestano, i numeri cominciano a dare ragione al direttore: nell’ultimo mese
gli ingressi alla Reggia di Caserta sono cresciuti del 70% rispetto all’anno
precedente. Nessuna campagna promozionale, nessun evento particolare, solo la
sua presenza, che garantisce costantemente il buon funzionamento di tutti i
servizi legati al palazzo.
Cari amici, forse
Felicori è una mosca bianca, in una struttura pubblica che ne conta ben poche.
Però, la sua azione controcorrente ha lanciato a tutti una grande sfida: sarà
utilissima per far capire che chi lavora nel pubblico settore che “il vento è cambiato”, che chi è
retribuito con i soldi di tutti gli italiani è a loro che deve rispetto; il suo
esempio intende far capire che le risorse pubbliche sono un bene prezioso, un patrimonio
di tutti, non un bene di “nessuno”, da saccheggiare a piacimento!
Mi
auguro che la sua iniziativa diventi per tutti un grande insegnamento:
un’azione coraggiosa da imitare, non da combattere!
A domani.
Mario
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