martedì, marzo 01, 2016

CASE CANTONIERE: UN BENE DIMENTICATO CHE PUÒ RISORGERE. UN GIUSTO RECUPERO NON SOLO STORICO MA DI BUONA UTILITÀ.

Oristano 1 Marzo 2016
Cari amici,
L’argomento con cui inizio le mie riflessioni di Marzo credo di conoscerlo abbastanza bene: le Case Cantoniere. Mi riferisco al recente accordo tra il Ministero delle Infrastrutture (MIT), il Ministero dei Beni Culturale (MIBACT), l’ANAS e il DEMANIO, per la riqualificazione e il riuso, oltre che la valorizzazione, delle ormai dismesse Case Cantoniere, a scopo turistico-culturale.
Molti di Voi non sanno che per anni ho abitato proprio in alcune di queste dimore, essendo stato mio padre dipendente dell’ANAS; ecco perché ho accennato in premessa che queste abitazioni le conosco bene… non solo dall’esterno! Le cantoniere in passato erano degli importanti punti di presidio per chi percorreva le strade dove erano ubicate, e costituivano per l’utenza dei veri e propri luoghi di appoggio e assistenza per ogni necessità: dalla richiesta di un bicchiere d’acqua all’utilizzo del bagno. Ora, l’ipotesi di un loro riuso a fini turistico-culturali, credo che non solo non sia fuori luogo, ma possa anzi essere considerata un'idea eccellente e utile!
L’accordo per il loro recupero, di cui accennavo prima, è stato sottoscritto il 16 Dicembre 2015, ed è solo la prima tappa di un ‘progetto pilota’ (a breve verranno individuate in tutto il territorio nazionale le prime 30 case cantoniere da ristrutturare) che sarà progressivamente integrato, tempo per tempo, con ulteriori aggiunte, in relazione alle dislocazioni nei punti ritenuti di maggior interesse. A ben pensare sono tutti immobili di particolare interesse, spesso ubicati in prossimità di specifiche reti e circuiti culturali, turistici e di mobilità. Tra le prime “cantoniere” prese in esame, quelle presenti sulla via Francigena ed il tracciato dell’Appia antica, quelle nelle vicinanze del Cammino di Francesco (La Verna-Assisi), sul Cammino di San Domenico, sul Circuito del Barocco in Sicilia, la Ciclovia del Sole (Verona-Firenze) e la Ciclovia Ven.To (Venezia Torino). Il progetto pilota sarà pronto entro il 30 giugno 2016 e subito dopo partiranno i relativi bandi.
“L’operazione rientra in una politica di cura dei beni pubblici e di attenzione al territorio – ha dichiarato il Ministro Graziano Del Rio – che si esprime in altre azioni del Governo, volta alla valorizzazione di edifici e infrastrutture esistenti, per favorirne la fruizione da parte dei cittadini in tutto il Paese. Oltre a garantire servizi e infrastrutture di trasporto efficaci, veloci e intelligenti, vogliamo in questo modo evidenziare anche un altro modo di viaggiare, più lento e sostenibile, più attento al paesaggio, alla sosta, alle emergenze storiche e culturali. Con la firma di questo protocollo, le Case Cantoniere di Anas ritorneranno ad essere simbolo positivo di un’identità italiana diffusa di accoglienza e di relazione tra le persone”.
Anche Dario Franceschini, Ministro del MIBACT ha così commentato: “Le Case Cantoniere distribuite lungo tutto il territorio nazionale e contraddistinte dall’inconfondibile colore rosso pompeiano, costituiscono un brand formidabile per promuovere quel turismo sostenibile necessario allo sviluppo sociale, economico e culturale dei tanti territori ricchi di arte, tradizioni enogastronomiche e bellezze paesaggistiche che rendono l’Italia un Paese unico al mondo. Grazie alla voglia di fare di chi saprà cogliere questa opportunità, luoghi oggi abbandonati diverranno ostelli, ciclo-officine, punti di ristoro per tutti quei viaggiatori che vogliono scoprire l’Italia al giusto ritmo”.
L’idea della regolare manutenzione delle arterie più importanti del regno, creando la figura del manutentore (cantoniere) risale al 13 aprile 1830: in quel giorno, con Regio Decreto del re di Sardegna Carlo Felice, nacque ufficialmente la figura del Cantoniere, al quale venne demandata la manutenzione e il controllo di un ‘cantone’ della strada (un tratto di circa 3-4 chilometri). Per svolgere al meglio il compito i cantonieri dovevano abitare in case appositamente costruite ai margini di ciascun cantone (ben evidenziate da quel colore rosso pompeiano che le ha rese celebri), che ricevevano in uso gratuito affinché fossero sempre presenti sul luogo dove svolgevano il loro lavoro. Il cantoniere era tenuto a mettere a disposizione la casa cantoniera per venire incontro alle esigenze dei viaggiatori, soccorrere quando necessario i feriti, dare assistenza agli agenti della forza pubblica e militari in servizio; insomma un vero e proprio “presidio”, una concreta presenza dello Stato sul territorio: del Regno prima e della Repubblica poi.
Quanto alla Sardegna vi sono poco meno di 50 case cantoniere, tra quelle ancora in piedi e funzionanti e quelle abbandonate o in stato di rudere. Ormai su queste case-presidio, perso lo smalto antico, oltre al colore sbiadito si fa fatica a leggere sulla facciata sia lo stemma dell’ANAS che la denominazione della strada ed il chilometro in cui la casa cantoniera era collocata, segni di identificazione prima ben evidenti. Come vecchie matrone cadute in disgrazia, le ampie e luminose sale dagli alti soffitti sono ora in totale abbandono. La maestosità e l’imponente bellezza di una volta, sono solo un antico ricordo, nonostante questi fabbricati siano una bella testimonianza architettonica di un recente passato che ha segnato fortemente la storia e l’economia anche della Sardegna.
Cari amici, in questi castelli di guardia, abitati dai cantonieri e dai capi cantonieri, importanti punti di riferimento e di conforto per i viaggiatori, in tempi in cui predominava la cronica carenza di vie di comunicazione, la vita non era facile. In abitazioni prive di luce elettrica, di rete idrica potabile (esisteva una cisterna ricaricata mensilmente) e di telefono, la vita del cantoniere e della sua famiglia era un “vita senza sconti”. Egli, oltre l’impegno della manutenzione del suo tratto di strada e l’obbligo di dimora, era praticamente in servizio 24 ore su 24. Chiunque bussasse alla porta della casa, doveva essere assistito, anche di notte, ovviamente coadiuvato dai suoi familiari. Posso garantirvelo, avendolo vissuto, seppur di riflesso, sulla mia pelle.
Amici miei, quando ho saputo del progetto di ‘recupero’ di queste strutture abitative, credetemi, la notizia mi ha fatto non poco piacere. Sono stato di recente a Bosa e, percorrendo la S.S. 129 Bis, dove in località “Bara” è dislocata la cantoniera dove ho abitato negli anni ’60 del secolo scorso, mi è venuto un grande magone: osservare quel “rudere”, con la porta e le finestre murate e tanta desolazione intorno, mi ha fatto male. La ricordavo lucida e in ordine, con degli alberi intorno, il cortile con il forno, il pollaio, la conigliera, l’orto ben curato da mio padre e mia madre…insomma un luogo ameno!
Ecco perché oggi plaudo ad un recupero che mi auguro interessi molte di queste strutture, perché le Cantoniere sono un patrimonio storico che non può e non deve andare disperso. Sono un pezzo importante della nostra storia.
A domani.

Mario
La cantoniera dei miei ricordi...

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