Oristano
27 Marzo 2016
Cari amici,
oggi è il giorno di
Pasqua, per cui voglio innanzitutto rinnovare a tutti Voi che mi seguite gli
auguri più affettuosi! La mia caparbietà nel voler avere un dialogo quotidiano
con Voi mi impegna a fare anche oggi una riflessione, breve ma spero gradita.
Ieri sera, cercando l’argomento da trattare in una giornata particolare come
questa, ho immaginato che potevamo riflettere insieme su “come” è cambiato,
nell’era della globalizzazione e dei social network, lo stare insieme in una festività speciale come la Pasqua. Ecco la
domanda che mi sono posto: come vengono vissute, oggi, le festività pasquali,
da parte delle famiglie, nell’era definita dei Social Network?
Indubbiamente in modo
molto diverso, ho pensato, da come le ho vissute io, a cavallo tra la prima e la seconda metà
del secolo scorso! In quei tempi l’allora famiglia
patriarcale viveva tutte le occasioni di ‘festa’, in modo partecipato e 'in comune', ben diverso da quello di oggi. Noi, ragazzi di belle speranze, certo non uscivamo di casa
forniti di telefonino, o di altri ammennicoli elettronici (ci mancava pure
l’orologio, ma tanto a poco serviva: si rientrava a casa al calar della sera al suono dell’Ave
Maria, che le campane della Chiesa del villaggio diffondevano come un dolce richiamo;
così come correvamo a perdifiato per le stradine polverose, anziché radunarci in
ovattati e riscaldati salotti a giocare stancamente con le play station! Il nostro parco
giochi principale era la piazza del paese, dove, essendo privi di giocattoli,
bisognava inventare ogni giorno nuove forme di intrattenimento. Quanto
è cambiato il mondo di oggi!
Oggi sono tanti (anche
troppi) i nuovi strumenti che la tecnologia a messo a disposizione, ma, anziché
rafforzare la socialità stanno ottenendo l’effetto contrario: la stanno
disgregando. Ogni giorno che passa la vita sociale dei giovani continua a
spostarsi dal reale al virtuale. La socialità allora era vissuta nelle
piazze, magari polverose ma reali, a stretto contatto con gli altri, comprese
le liti, spesso non solo verbali ma anche fisiche; i ragazzi di oggi invece hanno dimenticato
praticamente questo modo vero di socializzare, diradando il rapporto fisico e instaurando un rapporto di vera
e propria simbiosi con degli artificiali luoghi d’incontro: i social network.
Con questa critica,
cari amici, non voglio certo dire che i nuovi strumenti non siano utili! Sono
certo preziosi, rapidi ed efficaci per chi li usa, ma a mio avviso non svolgono
il compito di aiutare la relazione sociale, in quanto, anziché agevolarla,
praticamente la sostituiscono. Si, è proprio così: la crescente diffusione di massa
di questi strumenti, di questi luoghi virtuali d’incontro, sta lentamente
uccidendo la socialità fisica, incrementando sempre più il virtuale a scapito
del reale.
Tornando agli
avvenimenti importanti, in particolare quello solenne della Pasqua (che ricordo con tanta nostalgia), questa ricorrenza in
passato era qualcosa di veramente atteso, che coinvolgeva tutti. Giovani e anziani, ognuno, piccolo o grande che fosse,
risultava impegnato a fare la sua parte. Chi procurava la legna per arrostire, chi
preparava i vari tipi di pasta fresca, chi l’impasto per il pane e chi lo
cuoceva: era quello un pane speciale: il pane della Pasqua. Altri si occupavano di procurare la
carne (d’agnello, simbolo della Pasqua) per l’allestimento di un grande
banchetto che vedeva riunita l’intera famiglia allargata, con le varie
generazioni insieme, a godere di una felice occasione per consolidare l’unione
e la fratellanza di tutto il parentado.
Oggi cosa ci rimane di
tutto questo? Poco e niente. Neanche i figli festeggiano insieme ai genitori: c’è chi va a
destra e chi a manca, genitori e figli sparpagliati nelle varie località di
vacanza, lontani fisicamente ma apparentemente uniti dal sottile e forte filo
della rete internet, che con il telefonino, il computer o il tablet consente
collegamenti audio e video. dando l’impressione di un “insieme” fittizio, di
una comunità non unita realmente ma dalle immagini, tenuta insieme da schermi ad alta
definizione che, però, trasmettono solo freddi sorrisi e voci di un mondo alieno, che
invia, come nei vecchi film di fantascienza, baci e abbracci, anch’essi
virtuali.
Questa cari amici è la
Pasqua del terzo millennio: certamente tecnologica, apparentemente frizzante e
spumeggiante, ma mancante dell’anima, di quel calore umano che riscalda, che riempie
il cuore! Credetemi, non ho mai rifiutato la tecnologia, ma sinceramente a
quella di oggi preferisco la Pasqua dei miei 16/18 anni, quando era una vera grande
festa, vissuta all’interno di quella grande famiglia patriarcale, che riuniva
intorno a se anche il “vicinato”, fatto di tanti amici che costituivano,
allora, quella incredibile comunità, unita e
funzionante, che altro non era che una grande famiglia allargata!
Il mondo però cambia, e
noi dobbiamo seguire (volenti o nolenti ma si spera sempre “cum judicio”) il
cambiamento! Perciò, cari amici, continuiamo la nostra strada e viviamo la
nostra Pasqua, con gioia e serenità anche in questo 2016. Per questo auguro a
tutti Voi una sincera e serena Buona Pasqua!
A domani.
Mario
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