Oristano
9 Marzo 2016
Cari amici,
Organizzato dal Centro
Diocesano di Teologia di Oristano si è svolto Lunedì 7 Marzo alle ore 18,30,
nell'aula magna dell'ex Istituto di Scienze religiose in Via Cagliari, 179,
l’incontro-conferenza del Prof. Paolo Savona, economista, già docente di politica
economica in diversi atenei italiani e Ministro dell'Industria del Commercio e
dell’Artigianato nel Governo Ciampi. Tema centrale della relazione del
professore la crisi economica attuale e le scelte politico-economiche fatte dal
nostro Paese, in particolare dopo la crisi del 2008.
Con la Sua consaputa
eloquenza, per rendere ancora meglio il su pensiero, l'ex Ministro ha esordito dicendo che “per
evitare di dare i numeri, bisogna prima conoscere bene i numeri”! Poi ha proseguito con la sua riflessione che ha ripercorso il tortuoso cammino dell’Italia
all’interno dell'Unione Europea, esaminandone le diverse criticità: l’introduzione
dell’euro prima dell'unione politica, moneta quindi senza appartenenza ad uno Stato, la perdita lenta e inesorabile delle sovranità
nazionali, l'acquisizione del potere economico e finanziario da parte dei potentati economici
sovranazionali.
Il Prof. Savona ha esposto lucidamente il suo pensiero ai numerosi partecipanti che seguivano con grande attenzione, evidenziando anche la sua "ricetta" per affrontare la
crisi in atto nel nostro Paese. Lo ha fatto riportando quanto esposto nei suoi
ultimi libri, in particolare quello che ha per titolo "J'accuse: il dramma italiano di una ennesima occasione perduta.
Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi"; lo ha fatto tracciando un quadro a volte anche impietoso degli urgenti problemi che l'Italia deve
affrontare sia nel contesto nazionale che in quello europeo. Il suo J'accuse, spesso forte, era rivolto in particolare ai Governi che si sono succeduti
dal 2008, data di inizio della crisi finanziaria mondiale. Anello debole della
catena, ha detto, il fatto di aver condannato l’importante motore della crescita italiana, il settore delle costruzioni, oltre a non aver fatto nulla per diminuire la spaccatura
economica e politica tra il Nord e il Sud del Paese.
Inoltre, l’enorme debito
pubblico accumulato dall’Italia è una pesante palla al piede, che presta fortemente il fianco alla speculazione
internazionale e, purtroppo, non può essere diminuito o sanato con emissione di moneta
propria, avendo perso questa facoltà con l’accettazione dell'ingresso nel sistema euro, da altri amministrato. Forse
l’Europa non si disintegrerà, né l’euro scomparirà dalla scena europea e
mondiale, ha detto il Professore, ma se non verranno rimossi i gravi difetti
strutturali su cui si regge l’intera organizzazione comunitaria, le conseguenze
si rifletteranno pesantemente nell’arretramento di alcune aree territoriali, come il nostro
Mezzogiorno, di cui la nostra Sardegna è parte. Ormai il capitale finanziario
ha sostituito il capitale reale, e il costo viene pagato dalla popolazione in
termini di disoccupazione e di diminuito benessere, complice anche
la forte innovazione tecnologica in atto. In questo modo i pochi ricchi diventano sempre più
ricchi e i poveri sempre più poveri.
Secondo Savona, i mali
dell’Europa scaturiscono da questa sovrastante dittatura del capitale (alimentata dalla Globalizzazione), dove l’apparente
democrazia del popolo conta ben poco: è solo nominale. L'attuale organizzazione economica,
politica e sociale risulta inadatta a risolvere i problemi interni
di quegli Stati membri che, come l’Italia, stentano ad uscire dalla stagnazione
economica, che da anni ne sta bloccando la crescita: sarà necessario trovare nuovi equilibri. Basti pensare che un debito pubblico come il
nostro, pari al 132% del PIL, soggetto ai venti della speculazione, assorbe solo in interessi l’ammontare delle nostre erogazioni pensionistiche, per capire le enormi difficoltà di crescita! A questo
proposito, dice il professore, certamente il sistema dovrà cambiare: tutti
dovranno, finché avranno le forze, apportare il loro contributo, non cullarsi beatamente sulla rendita pensionistica.
Infine il problema Euro. Questa moneta sovranazionale senza una nazione vera di riferimento, ha ricordato il
professor Savona, è un virtuale mezzo di scambio che “non può sopravvivere così come è stato costruito”; l'euro, per via delle sue malformazioni genetiche invece di essere il motore trascinante dell’unificazione politica, la sta allontanando, rischiando di
mettere in crisi tutto ciò che sinora è stato realizzato. In passato, ha ammesso il
professore, di aver a lungo suggerito l’uscita dell’Italia dal sistema euro, ma ora non è più possibile: è troppo tardi, ha detto, in quanto ci sarebbe un prezzo troppo alto da pagare.
Focalizzando poi la sua attenzione sulla Sardegna ha detto che è certamente
inutile insistere sulla salvaguardia a caro prezzo dei posti di lavoro
nell’industria: sono soldi sprecati, ha commentato, per il semplice fatto che l’Isola è come
un distributore di benzina costruito troppo lontano dall’autostrada: è difficile
che possa vendere e guadagnare, in quanto è fuori dal circuito commerciale e qui non si ferma
nessuno!
La Sardegna, ha concluso, ha ben
altro potenziale da sfruttare: in primis l'agricoltura (ci sono decine di migliaia di
ettari incolti in zone che potrebbero dare molto), poi le bellezze
naturalistiche, il mare, le spiagge, e molto altro: sono tutti gioielli da coltivare. Chi predica
diversamente, ha detto, continua a travisare la realtà! Quelle che si continuano a raccontare sono solo
eresie: inutile esorcizzare la crisi se non si affrontano con sapienza e
competenza i problemi. Dopo un lungo applauso, un interessante dibattito ha chiuso l’interessante
serata, facendo riflettere tutti non poco.
A domani.
Mario
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