Oristano
12 Marzo 2016
Cari amici,
Mohandas K. Gandhi ebbe
sempre del mondo una visione a 360 gradi, e nelle sue innumerevoli
riflessioni, affrontò anche il tema dei rifiuti. Nel libro "Villaggio e autonomia. La nonviolenza come
potere del popolo”, così scrisse: “Ognuno deve essere lo spazzino di se stesso.
Evacuare è altrettanto necessario che mangiare, e la cosa migliore sarebbe che
ciascuno gestisse i propri rifiuti. Se questo è impossibile, ogni famiglia
dovrebbe occuparsi dei propri rifiuti. Per anni ho pensato che ci deve essere
qualcosa di radicalmente sbagliato là dove la gestione della spazzatura è stata
resa attività di una categoria specializzata della società. Non abbiamo nessuna
testimonianza storica sull’uomo che per primo assegnò il rango più basso a
questo essenziale servizio. Chiunque sia stato non ci ha certo fatto del bene.
Sin dalla nostra prima infanzia dovremmo avere impressa nelle nostre menti
l’idea che siamo tutti spazzini (…) Occuparsi della spazzatura in un modo
intelligente aiuterà ad apprezzare veramente l’uguaglianza umana”.
Questo suo concetto di “pulizia”,
fatto molti anni or sono, oggi risulta ancora più valido: ciascuno, oggi più di
ieri, dovrebbe essere lo spazzino di se stesso!
Solo in questo modo il futuro del mondo sarà meno a rischio. È tempo ormai che
l’uomo smetta di comportarsi come se le risorse fossero infinite e adotti
comportamenti virtuosi, volti alla salvaguardia sua e del pianeta; è questo un
comportamento necessario, per poter lasciare il mondo in cui viviamo fruibile
anche dalle generazioni future. Un cambiamento, quello richiesto, davvero
necessario, totale, a 360 gradi: applicato in tutto il mondo e da tutti, perchè nessuno può tirarsi
indietro.
In casa nostra il
problema, oltre che a livello nazionale, riguarda l’intera Unione Europea che, in
effetti, ha già cercato di regolamentare la materia. Alla fine dello scorso
2015 L’UE ha presentato un pacchetto di misure sull'economia circolare. La normativa in parola prevede di rottamare le vecchie discariche, mettere
fine allo spreco di cibo, obbligare una volta per tutte gli Stati membri alla
raccolta separata della frazione organica dagli altri rifiuti e, cosa molto importante, allungare la
vita ai numerosi prodotti “usa e getta”, introducendo obblighi di riciclabilità
e riparabilità per gli elettrodomestici, mettendo fine al triste fenomeno
dell'obsolescenza programmata.
L’iniziativa, che se
portata avanti con giudizio potrebbe iniziare a cambiare il modo in cui
produciamo e smaltiamo i nostri prodotti in Europa, diventerebbe la più
importante normativa ambientale varata dall'Unione negli ultimi anni: si calcola che la sua
applicazione farebbe risparmiare approssimativamente al settore produttivo
circa 600 miliardi di euro, oltre a tagliare le emissioni inquinanti di circa
il 2-4 %. Legambiente, però, afferma che questo è ancora troppo poco: “Al
momento appaiono solo intenzioni - commenta la direttrice
generale di Legambiente Rossella Muroni - perché il pacchetto di misure presentato
dalla Commissione Juncker è fortemente depotenziato rispetto al progetto
iniziale. E' evidente che il pacchetto di misure, così com'è congegnato, non va
nella giusta direzione, sia per la mancanza di misure cogenti che per tempistiche
strette…”.
Personalmente sono
convinto che è già un buon segno, ma che per poter davvero “cambiare verso” ad una società che ha fatto “dell’usa
e getta” una filosofia di vita, bisogna partire da lontano. Non è trovando
soluzioni per uno smaltimento migliorativo che possiamo vincere la sfida, ma cambiando filosofia di vita: abbandonando quella sconsiderata dell'usa e getta via e passando a quella “circolare”, del riciclo e riuso, in una
logica di risparmio che eviti al massimo lo spreco, che di conseguenza limita
la quantità di rifiuti da trattare. Cambiare mentalità non sarà facile, ma
tutti, nessuno escluso, sono tenuti a provare. La risultante di questo processo sarà il passaggio
dall’odierna economia lineare (basata sulla produzione di scarti) all'economia
circolare (incentrata sul riuso e il riciclo). Insomma, una rivoluzione epocale, un ripensamento
complessivo dell'attuale modello urbano, a cui da molti anni siamo abituati.
Per attuare questo doveroso “cambio di passo” è necessario però entrare in una logica molto diversa: quella
che lucidamente afferma che “prevenire è
meglio che curare”. È più semplice evitare che certe montagne di rifiuti si
formino, che trovare poi i sistemi per smaltirle. Il riciclo ed il riuso non
sono solo delle buone pratiche, ma fanno parte di quel nuovo “modello culturale”,
portatore di valori etici, educativi, economici ed estetici. Come suggeriva
Gandhi nelle sue riflessioni, è necessario “educare fin dall’inizio”
alle pratiche ecologiche, coinvolgendo non solo gli adulti ma anche i bambini,
fin dalla più tenera età.
L’ecologia, cari amici,
non è qualcosa di astratto, da leggere come un romanzo, ma molto di più: è qualcosa da mettere
giudiziosamente in pratica ogni giorno, con comportamenti consapevoli che coinvolgano
grandi e piccoli; solo se educheremo con l'esempio i nostri figli e nipoti fin dai primi anni di vita, riusciremo a creare dentro di loro quella necessaria consapevolezza sul valore delle risorse; solo così essi capiranno di essere
solo dei temporanei utilizzatori delle risorse del pianeta, non i padroni che
possono saccheggiarle a piacimento. Il compito non sarà facile, anzi risulterà abbastanza oneroso e difficile da comprendere, ma dobbiamo provarci.
Solo così il mondo si
salverà e potrà davvero essere tramandato integro alle generazioni future.
A domani.
Mario
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