giovedì, gennaio 31, 2019

SOSTANZE CHIMICHE E SALUTE. IL PERICOLO INVISIBILE DEGLI INTERFERENTI ENDOCRINI.


Oristano 31 Gennaio 2019
Cari amici,
Che la civiltà umana si sia sviluppata in modo radicale attraverso le numerose scoperte che hanno trasformato in modo incredibile la vita dell’uomo è certamente vero; tuttavia il nuovo che avanza ha sempre un prezzo da pagare! L’enorme sviluppo della chimica per esempio, con le sue innovative scoperte, se da un lato ha trasformato in industriale la precedente società agro pastorale, dall’altro ha creato per l’uomo numerosi rischi e pericoli che prima non esistevano.
Fra i rischi principali per la salute umana, quelli derivanti dagli idrocarburi, prima fonte energetica del pianeta, e dagli ormai diversissimi prodotti di sintesi che da questi si ricavano. Idrocarburi aromatici, benzene, diossina ftalati, perfluorati, diversi tipi di fenoli, tra cui gli Interferenti endocrini; tutti ritenuti prodotti chimici molto pericolosi per la salute, in quanto in grado di provocare diversi tipi di tumore.
La Comunità scientifica ha di recente ulteriormente messo in guardia in particolare sulla pericolosità degli Interferenti endocrini, elementi che purtroppo sono presenti dappertutto e dai quali è difficile difendersi. Il loro assorbimento da parte dell’uomo, a lungo andare può aumentare seriamente il rischio di provocare dei tumori. Queste sostanze chimiche di diversa matrice, infatti, sono capaci di alterare l’equilibrio ormonale della gran parte degli organismi viventi, tra i quali uomo. Essi, infatti, mimano o modificano l’azione naturale degli ormoni, influenzando negativamente diverse funzioni vitali, quali lo sviluppo sessuale, la crescita, la riproduzione, il sonno e la fame, mettendo di conseguenza in serio pericolo la salute. 
Il sistema endocrino, per chiarezza, è l’insieme delle ghiandole e delle cellule che producono gli ormoni; questi ultimi attraverso la circolazione sanguigna raggiungono i tessuti e gli organi in ogni parte del corpo. Poiché molti tumori sono in stretta relazione con i sistemi ormonali, è molto probabile, sostengono gli esperti, che gli interferenti endocrini abbiano un ruolo importante sulla manifestazione di alcune patologie tumorali.
I costanti studi sugli effetti negativi (spesso nefasti) che le sostanze chimiche, in particolare quelle volatili, esplicano sulla salute umana in particolare, hanno convinto la Comunità scientifica a usare la massima attenzione nei confronti degli interferenti endocrini, in quanto il rischio è aumentato in questo ultimo decennio; sarà pertanto necessario puntare sulla prevenzione, informando costantemente sul pericolo dell’esposizione a queste sostanze, vietando anche l’utilizzo di alcune.
Cari amici, purtroppo la realtà è che non è per niente facile difendersi totalmente da questi interferenti endocrini! Essi sono presenti nel terreno, nell’acqua, nell’aria e anche in alcuni alimenti. Secondo la lista stilata dall’Unione Europea, le fonti principali sono:
- gli idrocarburi policiclici aromatici: presenti nei gas di scarico, nel fumo di sigaretta, nella carne alla griglia e nei cibi affumicati;
- il benzene: si può formare nei gas di scarico e nelle sigarette, negli incendi boschivi e nei residui agricoli;
- la diossina: si sviluppa nella combustione dei rifiuti, soprattutto plastici, e arriva sulle nostre tavole con alimenti contaminati, tra cui il burro, i pesci grassi, il latte e i latticini;
- gli ftalati: si trovano nel PVC, nei cartoni per cibo da asporto, negli smalti per unghie, negli adesivi e nelle vernici;
- il perfluorato: è presente nelle materie plastiche, nella carta, nelle fibre tessili e nei pellami, nelle schiume antincendio, nei cosmetici e negli articoli casalinghi;
- il bisfenolo A: si può trovare in giocattoli, bottiglie, attrezzature sportive, dispositivi medici e odontoiatrici, lenti per gli occhiali, supporti ottici, elettrodomestici, caschi di protezione, rivestimento di lattine per alimenti e bevande;
- l’octilfenolo e il nifenolo: ne sono state trovate tracce in alcuni tipi di pesce pescato nel Mar Tirreno; è presente nei detersivi, nei prodotti di pulizia eliminati con le acque di scarico, nei cosmetici;
- gli alchilfenoli: presenti in shampoo, cosmetici, spermicidi, detergenti, prodotti ortofrutticoli o confezionati in plastiche e pellicole;
- la tributiltina: si trova in pesticidi, conservanti per il legno e i tessuti, sistemi di condizionamento dell'aria;
- l'acido perfluoroctanico: presente in teflon, pentole e padelle anti-aderenti.

Cari amici, a leggere con attenzione dove si trovano queste sostanze, viene davvero il freddo: praticamente sono dappertutto! Cosa fare dunque? Essendo impossibile non entrare in contatto con gli interferenti endocrini, è necessario almeno, adottando stili di vita consoni, limitarne l’esposizione. 
Il Ministero dell’Ambiente ha elaborato un decalogo per ridurre i rischi e quindi la vulnerabilità dell’organismo umano. Eccolo.
1 Non riutilizzare i contenitori monouso in plastica per gli alimenti.
2 Limitare l’uso di padelle e pentole antiaderenti se il rivestimento interno è deteriorato.
3 Utilizzare la carta oleata o la pellicola a contatto con gli alimenti seguendo solo le indicazioni riportate sull’etichetta della confezione.
4 Durante la cottura degli alimenti ventilare adeguatamente la cucina e accendere la cappa aspirante.
5 Limitare ogni forma di combustione negli ambienti chiusi, soprattutto di sigarette, sigari, pipa, candele e incenso e provvedere ade un adeguato ricambio dell’aria;
6 Sostituire gli involucri usurati degli oggetti imbottiti con schiuma (materassi, sedili di auto e così via).
7 Limitare l’utilizzo di capi di abbigliamento trattati con idrorepellenti e antimacchia.
8 Evitare di mangiare cibi con parti bruciate come spesso accade nella cottura alla brace della carne e del pesce e nelle pizze e ridurre il consumo degli alimenti affumicati a caldo.
9 Evitare prodotti fabbricati con PVC morbido nell’acquisto di oggetti per l’arredo della casa e dell’ufficio.
10 Evitare ambienti polverosi chiusi, e in casa effettuare un’adeguata e periodica pulizia.

Amici, credo che sia un DECALOGO da applicare quotidianamente…
A domani.
Mario

mercoledì, gennaio 30, 2019

LA SARDEGNA E LE SUE TRADIZIONI: PER SANT’ANTONI DE SU FOGU, FESTA CHE DA INIZIO AL CARNEVALE, RIVIVE IL MITO ANCESTRALE DEL FUOCO, CON TAVOLATE IMBANDITE, VINO NOVELLO E DOLCI TIPICI, COME SU PISTIDDU.


Oristano 30 Gennaio 2019
Cari amici,
Nella nostra isola il Carnevale riceve tradizionalmente il battesimo in concomitanza con i festeggiamenti in onore di “Sant’Antoni de su fogu”, festeggiato il 16 gennaio con l’accensione di grandi falò; fuochi di varia foggia per composizione, forma e dimensione, e che, a seconda delle zone dell’Isola, vengono chiamati in modo differente: Is fogus, is fogaronis o fogadonis, sos focos, sos o’os, foghilloni, fogoni e s’ogulone e credo anche con altri nomi.  
È questo del fuoco, un rito antico e sempre gioioso, vissuto nella Comunità come una festa molto sentita, di stampo non solo religioso. I partecipanti, incantati dal rituale, dal calore e dal crepitio delle fiamme, mangiano e bevono in compagnia, inebriati dal vino novello che circola in abbondanza. Ho già avuto occasione di scrivere su questo blog di questo interessante rito, e...per i più curiosi, ecco il relativo link: http://amicomario.blogspot.com/2012/01/dallantico-rituale-pagano-del-fuoco.html .
Il rito del fuoco nasce nella Comunità umana in epoca primordiale come rito pagano, successivamente fu la Chiesa, che ha sempre evitato di cancellare i riti precedenti, a trasformare l’ancestrale rito del fuoco, venerato come un dio pagano, in rito cristiano, attraverso la venerazione di un Santo che aveva avuto a che fare con il fuoco. Il santo scelto fu Sant'Antonio Abate, che, secondo la leggenda, era stato capace di vincere il fuoco andando addirittura all’inferno a prenderlo. Questo Santo fu uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato in Egitto intorno al 250, scelse di vivere da eremita, conducendo una vita anacoretica per più di 80 anni. La leggenda, attribuì al Santo la visita all'inferno dove si recò per contendere al demonio le anime dei peccatori, portandosi via una scintilla di fuoco.
Amici, Carnevale come sappiamo è un periodo notoriamente di festa, e, proprio per questo, i festeggiamenti comunitari sono da sempre arricchiti con grandi mangiate, vino novello e dolci tipici, quelli che caratterizzano la vita sociale nelle Comunità di appartenenza. Mentre a Oristano il re di queste dolcezze è il mostacciolo accompagnato dalla vernaccia fresca e giovane, in Barbagia il 16 e 17 gennaio, in numerosi centri la festività di Sant'Antonio Abate è festeggiata con un particolare dolce chiamato "Su Pistiddu". È questo un dolce buonissimo, costituito da una sfoglia molto friabile di pasta che racchiude un morbido e gustoso ripieno a base di sapa, (oppure miele sardo), caramello, scorza di arancia e di limone.
Sulla pasta, preparata in forma arrotondata, si fanno dei bellissimi ritagli in rilievo dai quali si intravede il ripieno. Il termine Pistiddu deriva da pistiddare, che sta ad indicare una via di mezzo tra caramellare e fare una marmellata, ed è naturalmente riferito al buonissimo ripieno. Su Pistiddu è confezionato in vari centri della Barbagia, ognuno dei quali utilizza qualche particolarità nella ricetta, come a Orotelli, Dorgali, Orgosolo e Oliena, etc. Ecco allora, per i curiosi e gli appassionati, una delle ricette base.
La ricetta base de “Su Pistiddu”. Il dolce è costituito da una focaccia di pasta sfoglia o frolla ripiena di sapa (di mosto cotto o di fichi d’india o di corbezzolo) oppure miele, semola di grano duro, scorza grattugiata d’arancia o limone, zafferano o spezie (cannella e/o noce moscata). A seconda del paese varia ancora il ripieno, sostituendo, per esempio, il miele o la sapa con marmellata d’arance, confettura di corbezzoli, di mele cotogne, di fichi e mandorle.
I migliori “Pistiddi” sono ritenuti quelli di Dorgali, Orgosolo, Orotelli e Oliena; a Dorgali lo troviamo con un sapore più deciso, mentre quello di Orgosolo ha un gusto più delicato perché oltre al miele, è composto anche da acqua e zucchero. Su Pistiddu (o Pistiddi) è confezionato in forma rotonda, di circonferenza tra i 15 e i 20 centimetri. Ogni paese ha un suo “ricamo speciale”, quei tagli che lasciano intravedere il ripieno che connotano anche la provenienza. Passiamo allora alla preparazione.
Ingredienti della ricetta base.
Per la pasta violata: 500 gr semola di grano duro biologica, 100 gr zucchero, 100 gr. di strutto, acqua, un pizzico sale, un cucchiaino lievito di birra o 1 bustina di lievito per dolci.
Per il ripieno: 500 ml miele o sapa o marmellata, 100 gr semola di grano duro, una scorza di arancia (o limone) grattugiata, zafferano e/o spezie.
Istruzioni per la preparazione.
Iniziare con il ripieno. Mettete a riscaldare la sapa o il miele e la scorza d'arancia grattugiata. Quando sta per bollire, versare piano piano la semola (come se fosse una polenta) e mescolare bene fino a far diventare il composto come una marmellata. Lasciare intiepidire. Preparare la pasta, aggiungendo per ultimo lo strutto. Lasciare riposare per 30 minuti. Riprendere la pasta e fare delle sfoglie sottili di circonferenza di 15, 20 centimetri.
Mettere ora al centro del ritaglio tondo di pasta un po' di ripieno, abbassarlo e livellarlo con le mani, coprendo poi con un'altra sfoglia e premendo per bene la pasta sui lati. Passare ora la rotella tagliapasta, facendo dei disegni in superficie (sempre con la rotella). Finiti tutti i pistiddos, cuocerli a 150° per 30 minuti o a 180° per 20 minuti, fino a quando assumono un colore leggermente dorato. Una volta spento il forno lasciare raffreddare, in quanto è preferibile servire il dolce freddo, in un vassoio tagliato a spicchi. Accompagnato, per essere gustato al meglio, da un ottimo vino da dessert, come un buon moscato di Tempio o una malvasia di Bosa.
Cari amici, ormai siamo entrati nel Carnevale! Ovunque Voi siate, godetevi quello della tradizione a Voi più congeniale, dolci compresi: dai mostaccioli a su Pistiddu!
A domani.
Mario
SU PISTIDDU di Orotelli