mercoledì, gennaio 30, 2019

LA SARDEGNA E LE SUE TRADIZIONI: PER SANT’ANTONI DE SU FOGU, FESTA CHE DA INIZIO AL CARNEVALE, RIVIVE IL MITO ANCESTRALE DEL FUOCO, CON TAVOLATE IMBANDITE, VINO NOVELLO E DOLCI TIPICI, COME SU PISTIDDU.


Oristano 30 Gennaio 2019
Cari amici,
Nella nostra isola il Carnevale riceve tradizionalmente il battesimo in concomitanza con i festeggiamenti in onore di “Sant’Antoni de su fogu”, festeggiato il 16 gennaio con l’accensione di grandi falò; fuochi di varia foggia per composizione, forma e dimensione, e che, a seconda delle zone dell’Isola, vengono chiamati in modo differente: Is fogus, is fogaronis o fogadonis, sos focos, sos o’os, foghilloni, fogoni e s’ogulone e credo anche con altri nomi.  
È questo del fuoco, un rito antico e sempre gioioso, vissuto nella Comunità come una festa molto sentita, di stampo non solo religioso. I partecipanti, incantati dal rituale, dal calore e dal crepitio delle fiamme, mangiano e bevono in compagnia, inebriati dal vino novello che circola in abbondanza. Ho già avuto occasione di scrivere su questo blog di questo interessante rito, e...per i più curiosi, ecco il relativo link: http://amicomario.blogspot.com/2012/01/dallantico-rituale-pagano-del-fuoco.html .
Il rito del fuoco nasce nella Comunità umana in epoca primordiale come rito pagano, successivamente fu la Chiesa, che ha sempre evitato di cancellare i riti precedenti, a trasformare l’ancestrale rito del fuoco, venerato come un dio pagano, in rito cristiano, attraverso la venerazione di un Santo che aveva avuto a che fare con il fuoco. Il santo scelto fu Sant'Antonio Abate, che, secondo la leggenda, era stato capace di vincere il fuoco andando addirittura all’inferno a prenderlo. Questo Santo fu uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato in Egitto intorno al 250, scelse di vivere da eremita, conducendo una vita anacoretica per più di 80 anni. La leggenda, attribuì al Santo la visita all'inferno dove si recò per contendere al demonio le anime dei peccatori, portandosi via una scintilla di fuoco.
Amici, Carnevale come sappiamo è un periodo notoriamente di festa, e, proprio per questo, i festeggiamenti comunitari sono da sempre arricchiti con grandi mangiate, vino novello e dolci tipici, quelli che caratterizzano la vita sociale nelle Comunità di appartenenza. Mentre a Oristano il re di queste dolcezze è il mostacciolo accompagnato dalla vernaccia fresca e giovane, in Barbagia il 16 e 17 gennaio, in numerosi centri la festività di Sant'Antonio Abate è festeggiata con un particolare dolce chiamato "Su Pistiddu". È questo un dolce buonissimo, costituito da una sfoglia molto friabile di pasta che racchiude un morbido e gustoso ripieno a base di sapa, (oppure miele sardo), caramello, scorza di arancia e di limone.
Sulla pasta, preparata in forma arrotondata, si fanno dei bellissimi ritagli in rilievo dai quali si intravede il ripieno. Il termine Pistiddu deriva da pistiddare, che sta ad indicare una via di mezzo tra caramellare e fare una marmellata, ed è naturalmente riferito al buonissimo ripieno. Su Pistiddu è confezionato in vari centri della Barbagia, ognuno dei quali utilizza qualche particolarità nella ricetta, come a Orotelli, Dorgali, Orgosolo e Oliena, etc. Ecco allora, per i curiosi e gli appassionati, una delle ricette base.
La ricetta base de “Su Pistiddu”. Il dolce è costituito da una focaccia di pasta sfoglia o frolla ripiena di sapa (di mosto cotto o di fichi d’india o di corbezzolo) oppure miele, semola di grano duro, scorza grattugiata d’arancia o limone, zafferano o spezie (cannella e/o noce moscata). A seconda del paese varia ancora il ripieno, sostituendo, per esempio, il miele o la sapa con marmellata d’arance, confettura di corbezzoli, di mele cotogne, di fichi e mandorle.
I migliori “Pistiddi” sono ritenuti quelli di Dorgali, Orgosolo, Orotelli e Oliena; a Dorgali lo troviamo con un sapore più deciso, mentre quello di Orgosolo ha un gusto più delicato perché oltre al miele, è composto anche da acqua e zucchero. Su Pistiddu (o Pistiddi) è confezionato in forma rotonda, di circonferenza tra i 15 e i 20 centimetri. Ogni paese ha un suo “ricamo speciale”, quei tagli che lasciano intravedere il ripieno che connotano anche la provenienza. Passiamo allora alla preparazione.
Ingredienti della ricetta base.
Per la pasta violata: 500 gr semola di grano duro biologica, 100 gr zucchero, 100 gr. di strutto, acqua, un pizzico sale, un cucchiaino lievito di birra o 1 bustina di lievito per dolci.
Per il ripieno: 500 ml miele o sapa o marmellata, 100 gr semola di grano duro, una scorza di arancia (o limone) grattugiata, zafferano e/o spezie.
Istruzioni per la preparazione.
Iniziare con il ripieno. Mettete a riscaldare la sapa o il miele e la scorza d'arancia grattugiata. Quando sta per bollire, versare piano piano la semola (come se fosse una polenta) e mescolare bene fino a far diventare il composto come una marmellata. Lasciare intiepidire. Preparare la pasta, aggiungendo per ultimo lo strutto. Lasciare riposare per 30 minuti. Riprendere la pasta e fare delle sfoglie sottili di circonferenza di 15, 20 centimetri.
Mettere ora al centro del ritaglio tondo di pasta un po' di ripieno, abbassarlo e livellarlo con le mani, coprendo poi con un'altra sfoglia e premendo per bene la pasta sui lati. Passare ora la rotella tagliapasta, facendo dei disegni in superficie (sempre con la rotella). Finiti tutti i pistiddos, cuocerli a 150° per 30 minuti o a 180° per 20 minuti, fino a quando assumono un colore leggermente dorato. Una volta spento il forno lasciare raffreddare, in quanto è preferibile servire il dolce freddo, in un vassoio tagliato a spicchi. Accompagnato, per essere gustato al meglio, da un ottimo vino da dessert, come un buon moscato di Tempio o una malvasia di Bosa.
Cari amici, ormai siamo entrati nel Carnevale! Ovunque Voi siate, godetevi quello della tradizione a Voi più congeniale, dolci compresi: dai mostaccioli a su Pistiddu!
A domani.
Mario
SU PISTIDDU di Orotelli


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