martedì, maggio 31, 2016

È TEMPO DI MARE: COMPRIAMO GIÀ GLI ABBRONZANTI? NO, MEGLIO PREPARARCI CON LA FRUTTA!



Oristano 31 Maggio 2016
Cari amici,
Il caldo di questi ultimi giorni ci ha già dato un anticipo dell’estate, ormai imminente. A sentire le previsioni sarà un’estate molto calda, e proprio per questo bisognerà prepararsi per tempo. Partendo dalla prova costume, dobbiamo già preparare la nostra pelle a prendere il sole nel modo più giusto, senza rischiare scottature e altri malanni anche di grande pericolosità. Una delle cose importanti a cui dobbiamo pensare è certamente l’abbronzatura. Tanti i prodotti in commercio che reclamizzano colorazioni veloci, quasi miracolose, ma mai prendere tutto per oro colato! Invece, se ci pensiamo in tempo, possiamo agevolare la nostra “tintarella” preparandola fin da ora. Come, direte Voi? Con l’utilizzo delle sostanze naturali contenute nei cibi, alcuni dei quali favoriscono in modo specifico il formarsi dell’abbronzatura. Vediamo insieme in che modo.
Iniziamo il nostro percorso partendo dalla frutta e dalla verdura: prodotti vegetali che, pensateci, meglio delle creme abbronzanti, facilitano la nostra colorazione estiva! Se siete degli sfegatati del color caramello e amate stare al sole come le lucertole, dovreste introdurre nell’alimentazione pre-estiva dei vegetali che facilitano l’abbronzatura. La melanina, quella cosina strepitosa che vi regala un bel color cioccolato dopo lunghe ore passate sotto il sole, può essere ben stimolata mangiando alcuni cibi ricchi di certe sostanze. A stimolare più di altri la melanina sono alcuni tipi di frutta e verdura di colore rosso e giallo, vegetali che contengono una buona quantità di vitamina A e di carotenoidi.
Sono tante le varietà sia di frutta che di verdura in possesso di queste sostanze: il Melone, per esempio, le pesche, le carote, ma anche albicocche, angurie, fragole e zucchine. Questi prodotti, inoltre, non risultano utili solo per migliorare e accelerare l’abbronzatura, ma introdotti nel nostro regime alimentare risultano utili anche nella protezione della vista, dell’intestino e combattono efficacemente anche i radicali liberi. Una cosa vorrei ribadire: per preparare la pelle all’abbronzatura questi cibi dovrebbero essere consumati durante tutto l’anno! Questo è possibile in particolare per le carote, mentre per quanto riguarda gli altri alimenti è preferibile consumarli a rotazione, durante la loro stagione, così che vengano consumati alla giusta maturazione, quando contengono tutte le loro proprietà organolettiche.
I periodi più proficui sono quelli di fine inverno e inizio primavera: si parte dagli agrumi (arance, mandarini e mandaranci), passando poi alle fragole, alle ciliegie e via via agli altri frutti, fino al culmine ad Agosto con angurie e meloni. La nostra pelle potrà quindi trarre giovamento al meglio, utilizzando i vari prodotti di stagione che ci accompagneranno per tutta l’estate e che, oltre a essere utili per prevenire le scottature, sono anche fonti preziose di acqua e sali minerali necessari all’idratazione dell’organismo. Tanti i modi in cui possiamo consumare queste preziose sostanze: dai frullati alla polpa centrifugata, dalle macedonie alle insalate. Il pomodoro, per esempio, carico di licopene, è un eccellente antiossidante e aiuterà la pelle a proteggersi meglio dai danni dei raggi solari.
Anche i Kiwi, i mirtilli e addirittura i peperoncini, con il loro eccezionale apporto di vitamina C, aiutano l’epidermide a difendersi naturalmente dai raggi UV durante le lunghe esposizioni. La pelle necessita anche della vitamina E, capace di dare quel colore ambrato alla pelle che piace tanto! Senza dimenticare, però, che la nostra pelle ha necessità di essere reidratata costantemente: a tavola, dunque consumiamo olio extra vergine d’oliva, banane, menta, pomodori, basilico e soia, tutti prodotti in grado di reidratarci. Anche l’assunzione di cibi contenenti gli Omega-3 risulta di buona efficacia per stimolare una bella abbronzatura. Gli acidi grassi Omega-3 li troviamo soprattutto nel pesce, loro fonte principale: salmone, sardine, tonno e crostacei hanno un alto contenuto di acidi grassi Omega-3, anche se si raccomanda di aumentare in generale il consumo di ogni tipo di pesce e di frutti di mare.
Cari amici, un ottimo consiglio per avere una pelle sana e ben abbronzata, è quello di non esporsi al sole nelle ore più calde, senza accelerare la voglia del ‘tutto e subito’. Per godersi al meglio le vacanze ed evitare sorprese (senza problemi di scottature, eritemi e secchezza della pelle, che facilita anche la formazione delle rughe), non dobbiamo mai avere fretta, perché potremmo solo rovinare il nostro periodo riposo. E se, nonostante tutto, ci scottiamo ugualmente? Anche in questo caso il cibo può venirci in aiuto in modo naturale. La vitamina PP, infatti, contribuisce a calmare le infiammazioni cutanee. La troviamo in abbondanza in arachidi, carne rossa, gamberetti, uova e pesce azzurro come acciughe, sarde e sgombro.
Allora prepariamoci senza timore: le vacanze ci aspettano, ma sta a noi prepararle con la giusta attenzione se vogliamo goderle al meglio!
Ciao, a domani.
Mario

lunedì, maggio 30, 2016

AMIANTO: SARÀ IL SIERO DEL LATTE A TRASFORMARLO DA PERICOLOSO RIFIUTO IN RISORSA UTILE!



Oristano 30 Maggio 2016
Cari amici,
L’amianto (ben più noto come Eternit dal nome della fabbrica industriale che per anni lo ha lavorato e commercializzato), da terribile rifiuto ad altissima pericolosità (che solo in Italia ha causato migliaia di morti e che è ancora presente in migliaia di discariche), potrebbe trasformarsi in una risorsa utile. Questo è quanto è emerso da una ricerca portata avanti dall’Università di Bologna, che è riuscita a rendere innocue le sottilissime e pericolosissime fibre di asbesto, miscelandole con un’altra sostanza. Ma cos’è successo esattamente, come si è arrivati a rendere inoffensivo l’amianto? Vediamo intanto di sapere qualcosa di più su questo minerale, naturalmente presente in natura.
L'amianto (o asbesto) è un minerale naturale a struttura microcristallina; di aspetto fibroso appartiene alla classe chimica dei silicati. Il prodotto commerciale si ottiene mediante attività estrattiva, e il suo nome antico, Asbesto, significa "Che non si spegne mai". La sua composizione chimica è abbastanza variabile ed è costituita da numerosissimi fasci di fibre molto fini, tanto che in un centimetro lineare si possono contare, fianco a fianco, fino a 335.000 fibrille. Per capire meglio pensate che in un centimetro posso starci circa 250 capelli: ben poca cosa rispetto alle 300 mila fibre dell’amianto, tanto più sottili!
La scoperta e la successiva valorizzazione dell’amianto risalgono alla fine dell’800. Nel 1907 a Casal Monferrato nasce l’ETERNIT, fabbrica fondata dall'ingegnere italiano Adolfo Mazza, che nei periodi di maggior produzione impiegò oltre 2.000 lavoratori. Restò in funzione fino al 1986, quando si scoprì la sua terribile pericolosità che mise fuori commercio un prodotto che, anche se utile, creava più danni che guadagni. Nei circa ottant'anni di produzione, l'ETERNIT divenne popolarissima: nel 1915 inizia la produzione delle fioriere, nel 1933 fanno la loro comparsa le lastre ondulate, usate spesso per tetti e capannoni e alla fine degli anni '70 i tubi in fibrocemento, che rappresentarono lo standard nella costruzione di acquedotti e fognature.
L’impiego dell’Eternit fu così generalizzato che venne impiegato dappertutto: in scuole, ospedali, palestre, cinema oltre che in tutti i settori industriali. Nella seconda metà degli anni '50, proprio in seguito ad un incendio di carrozze ferroviarie, allora isolate con sughero, la coibentazione fu sostituita con l’amianto e non solo nelle carrozze ferroviarie ma anche nelle navi e nei palazzi (anche pubblici). Oggi, pur consci della pericolosità che rappresenta, una immensità di case è ancora coperta di lastre di eternit, la gran parte degli acquedotti è realizzata con tubi sempre in Eternit e le coibentazioni precedentemente realizzate con questo pericoloso materiale ancora in uso.
Un pericolo mortale quello rappresentato da queste fibre, visto che l’asbesto, come tutti i materiali fibrosi, è molto friabile e, una volta respirato, tende ad accumularsi nei bronchi e negli alveoli polmonari provocando danni irreversibili ai tessuti, spesso di natura cancerogena. Tra le patologie e le forme tumorali accertate derivanti dall’inalazione di particelle di amianto, quelle più pericolose e diffuse sono l’asbestosi, il mesotelioma pleurico-peritoneale ed il cancro ai polmoni, oltre a varie forme di cancro del tratto gastro-intestinale e della laringe. Dal 1992 in Italia è entrata in vigore la legge 257, che ha provveduto a vietare ogni tipo di attività di estrazione, produzione e commercio di amianto e beni che lo contengano.
Tuttavia l’Italia (e non solo la nostra nazione) è ancora “coperta” in modo massiccio da queste pericolose “onduline” e lo smaltimento (che avviene con particolari accorgimenti) risulta sempre più difficile e costoso. Proprio per questo la recente scoperta sulla sterilizzazione di queste fibre risulta certamente di grande interesse e potrebbe costituire un ‘via nuova’ per porre rimedio a questo serissimo problema che ancora crea patologie che portano anche alla morte. Lo studio recente è stato portato avanti a Bologna dall’equipe universitaria del Professor Norberto Roveri, del Dipartimento di Chimica dell’Ateneo. Ma vediamo di cosa si tratta esattamente.
Il processo tecnologico sperimentale messo a punto dall’equipe del professore, altro non è che il risultato di una reazione chimica, che è riuscita a 'legare', rendendole innocue, le fibre di amianto amalgamandole con alcune sostanze contenute negli scarti industriali del latte (rifiuto zootecnico) provenienti dai caseifici. Dalla reazione delle due materie (entrambe pericoloso rifiuto), si potrebbero invece ricavare dei prodotti utili e commerciabili: dai fertilizzanti all’idropittura. Incredibile ma vero!
Il primo impianto industriale sperimentale, in grado di "riciclare" l'amianto, sorgerà a Sedegliano, piccolo comune in provincia di Udine. Qui i duel pericolosi scarti verranno resi inerti e trasformati: grazie all'innovativo processo chimico che, utilizzando il siero del latte, renderà inoffensive le pericolose fibrille di asbesto. Studiato dal Chemical Center, spin off del dipartimento di chimica dell'Università di Bologna, questo procedimento industriale è strutturato in due fasi, come ha spiegato Giovanni Viola, amministratore unico di Chemical Center, al Corriere della Sera.
La prima fase avviene in un reattore in vetroresina, dove a temperatura ambiente l’eternit (cemento e amianto) interagisce con il siero di latte esausto (rifiuto zootecnico); dalla reazione dei composti si libera anidride carbonica e vengono prodotti acqua, ioni calcio e fibre di amianto. Nella seconda fase, invece, le fibre di amianto ed il siero, intorno ad una temperatura di 150-180°C, producono una soluzione di ioni metallici recuperabili per via elettrochimica e fosfati, silicati e batteri morti utilizzabili come fertilizzanti. Con questo processo chimico innovativo non solo vengono "eliminati " il siero di latte e l'amianto senza produrre alcun tipo di scarto, ma generando invece materie prime riutilizzabili nel ciclo produttivo, con conseguenti vantaggi ambientali ed economici. Purtroppo la soluzione del professor Roveri non è ancora attuabile al di fuori dei confini dei laboratori universitari. Il metodo messo a punto dal docente bolognese deve infatti essere ancora approvato dal Ministero dell’Ambiente. Se approvato, ogni Regione potrebbe dotarsi di un impianto di smaltimento, velocizzando la bonifica del territorio dall’eternit.
Cari amici, l’Eternit e i rifiuti elettronici (RAEE) costituiscono oggi gli scarti più pericolosi e inquinanti, ma con la giusta attenzione, da rifiuti possono diventare risorsa. Soluzioni come quelle dell’eternit trattato con siero di latte possono portare non soltanto alla riduzione di un grande pericolo ma anche a risparmi netti sui costi di smaltimento: studi recenti dicono fino a 604 miliardi di euro in tutta l’Unione Europea, pari il 3,5 % del PIL europeo annuo. Non è cosa da poco, se pensiamo in particolare anche alla salute derivante dall’eliminazione degli inquinanti.
Speriamo di essere davvero sulla buona strada!
A domani.
Mario


domenica, maggio 29, 2016

IL RINNOVAMENTO NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: L'UTILIZZO DEI SOCIAL MEDIA NELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE.



Oristano 29 Maggio 2016
Cari amici,
Quando non molto tempo fa le Pubbliche Amministrazioni introdussero l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP), sembrò quasi di toccare il cielo con un dito: finalmente l’apparato burocratico, fatto di scarsa e cattiva comunicazione, calata dall’alto quasi come le tavole della legge, iniziava a democratizzarsi attraverso un primo dialogo con il cittadino. Ebbene, ora tutto questo sembra stia per diventare obsoleto, perché con l’informatizzazione sempre più avanzata anche nella P.A. il dialogo sta per diventare molto più semplice e pratico: adottando un sistema di comunicazione avanzato, in tempo reale, addirittura attraverso l'utilizzo dei Social Media.
Sì, incredibile ma vero: i Social Media all’interno della Pubblica Amministrazione! Finalmente potrà nascere un dialogo paritario cittadino-amministrazione pubblica, facendo sì che la comunicazione si avvii verso una nuova direzione, più semplice e democratica. Il dialogo in tempo reale attraverso i social media, infatti, presenta numerosi vantaggi, sia per i cittadini che per la pubblica amministrazione. Da un lato esso consente ai primi di ricevere un servizio migliore, dall’altro fa sì che la seconda possa aumentare qualitativamente, sia l’efficienza che l’efficacia del servizio erogato.
L’idea di completare il piano di informatizzazione degli uffici pubblici, arrivando all’istituzione del contatto diretto e costante con i social media, risale alla fine dello scorso anno, quando a Novembre a Palazzo Chigi si sono tenuti per la prima volta in Italia gli Stati Generali della nuova comunicazione pubblica, dedicati alla istituenda figura professionale del Social Media Manager. Un passaggio questo di notevole importanza, non solo simbolico ma pratico e concreto. La nuova comunicazione pubblica, dunque, si apre al dialogo sugli argomenti più vari: dal lavoro ai servizi, dall’innovazione alla trasparenza.
D’ora in poi Social network e chat saranno una vera e propria ‘rivoluzione’, sia culturale che strutturale, in grado di avviare un nuovo e più coinvolgente dialogo paritario col cittadino. È tempo che la comunicazione pubblica, ingessata per troppo tempo da una burocrazia napoleonica calata dall’alto, riacquisti credibilità agli occhi dei cittadini; l’obsoleto carrozzone della P.A. deve lasciare spazio alla comunicazione lineare, paritaria, adottando un atteggiamento più social, dialogante e votato all’interazione.
Se finora i burocrati avevano accettato con non poca difficoltà l’informatizzazione come strumento più pratico per rendere note alcune informazioni ai cittadini, adesso, volenti o nolenti, dovranno attrezzarsi per far diventare la P.A. addirittura “Social”, mettendo in atto un dialogo più semplice e rapido, un canale di comunicazione con il cittadino, più paritario e democratico. Potrà sembrare un’operazione difficile (più facile a dirsi che a farsi), ma la speranza è che non sarà così; comunicare con la pubblica amministrazione attraverso i social dovrà diventare qualcosa di semplice e naturale, addirittura divertente e, soprattutto, pratico e proficuo.
Questa necessaria trasformazione, tuttavia, per partire col piede giusto dovrà “riqualificare” il processo comportamentale finora tenuto dal personale della P.A.; comunicare attraverso i social media nella pubblica amministrazione significa abbandonare il precedente approccio unilaterale col cittadino! Pertanto: ascoltare, presidiare e interagire, questi dovranno essere i nuovi obiettivi da raggiungere, questi i percorsi in cui muoversi e interagire. Proviamo a vedere come.

ASCOLTARE. È impensabile che una pubblica amministrazione ignori le opinioni dei cittadini. La P.A. quindi, deve saper ascoltare e monitorare tutto quello che avviene intorno ad essa; il livello di soddisfazione dei cittadini, la qualità percepita del proprio operato, sono tematiche e argomenti che stanno molto a cuore ai cittadini. Una volta questa operazione avrebbe richiesto studi, statistiche e ricerche articolate, lunghe e costose; adesso invece con i social è sufficiente analizzare giorno dopo giorno le conversazioni degli utenti/cittadini sui social per rendersene conto.
PRESIDIARE. Dopo aver ascoltato e monitorato quanto avviene attraverso i social network, è necessario utilizzare quanto appreso. Ci sono diversi modi per farlo, a partire dalla necessaria diffusione delle informazioni presenti nel sito web istituzionale. Ma la pubblica amministrazione non deve limitarsi solo a pubblicare le informazioni ritenute utili, ma anche assicurarsi che i cittadini si attivino per conoscerle queste informazioni. Insomma, non deve essere il cittadino a cercare la pubblica amministrazione, ma la pubblica amministrazione a farsi parte attiva con il cittadino! Questo il nuovo input.
INTERAGIRE. I social network sono strumenti pensati per il dialogo. Utilizzarli in maniera unidirezionale come una volta, calando il servizio dall’alto, sarebbe ancora più sbagliato di prima. La pubblica amministrazione che vuole trasformarsi in una PA social, allora, deve impegnarsi a interagire con i cittadini/utenti in maniera paritaria. È questo un impegno a cui bisognerà abituarsi, in quanto ci sono anche dei vantaggi nel metterlo in atto: per esempio, la possibilità di avviare un reale percorso di avvicinamento al cittadino, finalizzato davvero a migliorare il livello del servizio offerto. Per questo gli addetti ai social dovranno costantemente interagire con i colleghi dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico. Attraverso la costante interazione e il dialogo il cittadino potrà così comprendere meglio la realtà della pubblica amministrazione con cui si sta rapportando.
Che dire cari amici, chi come me, nato nella prima metà del secolo scorso, ha vissuto la comunicazione unidirezionale e autoritaria, sa davvero quale “rivoluzione epocale” sia questo processo in atto! Se la P.A. vuole davvero fare il grande salto di qualità, stare concretamente al passo coi tempi dando quel servizio di cui il cittadino ha bisogno, questa trasformazione è una via che non può essere ignorata, ed è assolutamente necessario percorrerla. Non vi sono alternative!
Sarà dura…ma credo che pur con sacrificio (e mille mugugni) la svolta avverrà.
Ciao, a domani.
Mario