venerdì, dicembre 13, 2024

IL NUOVO CODICE DELLA STRADA: DOPO LUNGHE POLEMICHE, L’ITER PER LE SPERATE MODIFICHE È ARRIVATO IN PORTO E ORA È LEGGE. ECCO LE PRINCIPALI NOVITÀ


Oristano 13 dicembre 2024

Cari amici,

Domani 14 dicembre entra ufficialmente in vigore il NUOVO CODICE DELLA STRADA. Dopo una lunga serie di polemiche, anche forti, ora “Il nuovo Codice della strada”, che contiene sostanziali cambiamenti, è stato definitivamente approvato dal Senato ed è diventato legge. Il Senato ha dato il via libera al testo del disegno di legge con 83 sì, 47 no e un astenuto. La legge, entra ufficialmente in vigore 1l 14 di dicembre, per cui è già obbligatoria per tutti (lo diventa il quindicesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Il provvedimento, da molti tanto atteso, prevede, in particolare, una ulteriore stretta per chi si mette alla guida dopo aver usato alcol e droga, con il ritiro della patente e il divieto di guidare che arriva fino a tre anni. Stop anche ai monopattini selvaggi, con l’introduzione dell’obbligo della targa, del casco e dell’assicurazione. E non è tutto: il nuovo codice stabilisce anche, in senso preventivo, anche una maggiore sicurezza per i neo patentati, oltre ad una reale trasparenza sugli autovelox. Ma vediamo insieme i dettagli delle nuove misure di prevenzione stabilite dal nuovo codice della strada.

Per “abuso di Alcol”. Se il tasso alcolemico è compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro, scatta la multa da 573 a 2.170 euro e la sospensione della patente da 3 a 6 mesi. Tra 0,8 e 1,5 grammi per litro, doppia sanzione, detentiva e pecuniaria (arresto fino a 6 mesi e ammenda da 800 a 3.200 euro), e patente sospesa da 6 mesi a un anno. Se il tasso alcolemico è superiore a 1,5 grammi per litro, la contravvenzione è punita con sanzione detentiva e pecuniaria (arresto da 6 mesi e un anno e ammenda da 1.500 a 6.000 euro), e la sospensione della patente da uno a due anni. Sospensione raddoppiata se si usa l’auto di un altro; se poi si commette lo stesso fatto entro i due anni successivi all’accertamento (recidiva infra-biennale) la patente è revocata. Inoltre, a meno che il veicolo non appartenga ad altri, la condanna o il patteggiamento per questa fattispecie comportano la confisca del mezzo. Tutte le ipotesi di guida in stato di ebbrezza – nonché il rifiuto di sottoporsi a controllo – sono motivo di decurtazione di 10 punti dalla patente.

Per “uso di stupefacenti”. Una volta accertato il fatto, per l’automobilista scatta la revoca della patente, che può essere sospesa fino a tre anni; basterà che emerga la presenza dai test. Prevista anche l’entrata in vigore dell’alcolock, un dispositivo che impedisce l’avviamento del motore, laddove sia riscontrato al guidatore un tasso alcolemico superiore a zero. Neopatentati e autovelox. Per i primi tre anni di guida con la patente B si possono condurre le auto fino a 75 kW/t, limite che sale a 105 kW per elettriche e ibride.

Quanto agli autovelox, non sono più cumulabili le sanzioni se si incappa in più autovelox entro la stessa ora e sullo stesso tratto di strada di competenza di un solo Ente, ma viene applicata solo la sanzione amministrativa più grave aumentata di un terzo. Non sarà invece possibile mettere autovelox nelle aree con limite sotto i 50 chilometri orari. Salgono le multe per eccesso di velocità, con il massimo fino a 1.084 euro, e con sospensione della patente tra due settimane e un mese in caso di recidiva.

Uso di Cellulari alla guida. Prevista la sospensione di una settimana della patente se si viene sorpresi col telefono al volante e con decurtazione fino a 10 punti. La sanzione per chi guida con lo smartphone andrà da un minimo di 250 euro a un massimo di 1.000. Se i punti sono più bassi, la sospensione è di 15 giorni. In caso di recidiva la multa lievita fino a 1.400 euro e la sospensione della patente può arrivare a tre mesi. È consentito l'uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare, purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie che non richiedono per il loro funzionamento l'uso delle mani“.

Guida di motocicli in autostrada. I motocicli con cilindrata non inferiore a 120 cc potranno circolare in autostrade e strade extraurbane principali se condotti da un maggiorenne. Previste anche pene più severe per chi abbandona gli animali; nel caso si mettano in pericolo altri utenti, scattano le sanzioni previste per i reati di omicidio stradale e di lesioni personali stradali gravi o gravissime. L’inasprimento scatta anche senza aver causato incidenti. Guida contromano: se si provoca un incidente con morti o lesioni gravissime scatta anche la confisca del veicolo. Micromobilità: scade l’obbligo di mantenere un metro e mezzo di distanza nel sorpasso di una bicicletta.

Novità anche per le Auto storiche da collezione: entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della disposizioni andranno ad essere individuate le modalità di accesso alle aree Ztl dei veicoli di interesse storico e collezionistico. Come accennato prima, si è deciso di dare lo Stop ai monopattini selvaggi, pericolosissimi per la circolazione. Per andare in monopattino elettrico serviranno ora targa, casco e assicurazione; inoltre, stabilito il divieto di circolazione fuori città, nelle aree pedonali e sulle piste ciclabili.

Cari amici, credo proprio che ci fosse urgente bisogno di una seria stretta sulle modalità di circolazione, perchè, giorno dopo giorno, continuano a verificarsi troppi incidenti con morti e feriti. Le regole vanno sempre rispettate, e servono a salvaguardare la nostra vita e quella degli altri, sempre!

A domani cari lettori.

Mario

 

giovedì, dicembre 12, 2024

IL PANE, UN ALIMENTO DAVVERO STRAORDINARIO PER L’UOMO! L’ANTICHISSIMA STORIA DI QUESTO NUTRIMENTO, CHE, OGGI COME IERI, È ALLA BASE DELL’ALIMENTAZIONE.


Oristano 12 dicembre 2024

Cari amici,

Il PANE accompagna la storia dell'uomo da almeno diecimila anni. In origine, il pane era un alimento secondario della dieta umana (l’uomo si cibava dei prodotti vegetali e animali forniti da madre natura), ma quando l’uomo imparò a coltivare i campi (all’incirca 11.000 anni fa nell’area del Medio Oriente), iniziò la trasformazione della materia prima, e uno dei primi prodotti fu il pane. Di certo diverso da quello di oggi, il pane iniziò subito a diffondersi, diventando per molti popoli l’alimento per eccellenza. I primi pani erano costituiti da un impasto di farine di grani macinati con la pietra, la cui farina veniva poi impastata e trasformata in focacce non lievitate, che venivano cotte su delle pietre riscaldate al fuoco.

In quei lontani millenni la fabbricazione del pane diventò un intelligente modo per conservare il cibo per sfamarsi (le focacce duravano ed erano una buona riserva), e in questo modo il consumo di pane si diffuse praticamente in tutte le civiltà mediterranee. Intorno a 3.500 anni prima di Cristo in Egitto fu introdotta un’innovazione fondamentale: la lievitazione. Fu scoperta per caso, e, dato il gradimento, si diffuse presto su vasta scala. L’introduzione del lievito, infatti, aumentò i vari tipi di pane disponibili, con l’aggiunta anche di nuovi ingredienti e la realizzazione di forme diverse di pane. Anche i cereali usati per la panificazione si moltiplicarono, e, in questo modo, il pane divenne l’alimento base dell’alimentazione, in quanto capace di “accompagnare” in modo eccellente la gran parte degli altri cibi.

Tale fu il suo apprezzamento che il pane, con l’evoluzione delle diverse civiltà, assunse anche un enorme valore culturale; il pane diventò un "simbolo di vita", introdotto nella liturgia delle grandi religioni mediterranee. Nella religione ebraica, per esempio, il suo valore spirituale raggiunse la più alta importanza come dono del Signore; il pane più importante e venerato era quello non lievitato (il pane AZZIMO), in quanto secondo la Bibbia, quando gli Ebrei fuggirono dall’Egitto, essi non poterono aspettare che la lievitazione degli impasti terminasse, e, durante la traversata del deserto, essi furono costretti a mangiare pane azzimo. Per questo, ancora oggi in occasione della Pesach (la Pasqua ebraica, che commemora la fuga dall’Egitto), gli ebrei consumano, in segno di rispettoso ricordo, il pane azzimo.

Anche il Cristianesimo nelle sue celebrazioni adottò e venerò il pane. Nella religione cristiana il pane assunse un valore rituale importante. Durante l’Ultima Cena, infatti, Gesù “spezzò il pane” come simbolo del suo sacrificio per il genere umano. Poiché il pane presente sulla tavola dove Gesù Cristo mangiò con gli Apostolo non era lievitato, il "Rito dell’eucarestia" prevede l’uso di pane azzimo in forma di ostia. Infine, il simbolo religioso del pane ha mantenuto un ruolo centrale anche nella religione Islamica: il pane è menzionato più volte nel Corano ed è considerato un dono offerto da Dio agli uomini.

Col passare dei secoli, anche nel Medioevo il pane non perse il suo ruolo di alimento centrale dell'uomo. A tavola, talvolta, il pane era usato anche come “piatto di portata”: una grossa pagnotta veniva aperta e scavata: si mettevano dentro verdure, carni e pesci; da questo "contenitore" i commensali potevano attingere (...con le mani) i loro bocconi. L’importanza del pane crebbe sempre di più, tanto che in molti Stati, sia la produzione che i prezzi del pane vennero regolati da apposite leggi. Anche la qualità del pane, già da allora, aveva la sua importanza: a seconda della classe sociale che lo consumava! Il pane bianco, prodotto con frumento di qualità, era appannaggio della popolazione ricca, mentre le classi povere si dovevano accontentare di pani dal colore scuro, preparati con le parti meno nobili o con cereali come il miglio e il sorgo.

Nell’Ottocento, seppure la tecnologia introdusse cibi nuovo ed una dieta più varia, il pane restò "elemento base" della dieta, ovvero un elemento insostituibile, sempre di grande importanza. Questa importanza fece sì che il prezzo del pane spesso aumentava, ed è la storia a dimostrarci che proprio il prezzo del pane fu in grado di scatenare importanti rivolte popolari. Prodotto per lunghissimo tempo in modo artigianale, alla fine dell'Ottocento le tecniche di produzione del pane iniziarono a cambiare, grazie alle innovazioni portate dalla rivoluzione industriale; furono, in particolare, le macine e le impastatrici meccaniche, che resero più agevole e veloce la preparazione del pane, tecniche meccanizzate che si affermarono definitivamente nel Novecento.

Tutto questo nel Continente europeo. Nel Nuovo Mondo, invece, prima dell’arrivo di Colombo il pane di grano era praticamente sconosciuto. Il cereale più diffuso era il mais, con il quale si producevano prodotti non lievitati, tra i quali le tortillas, ancora oggi molto polari in Messico. Passando, invece, all'Oriente, in ruolo primario svolto presso di noi dal pane era svolto dal riso. In queste regioni dell’Estremo Oriente, fin dal primo millennio a.C. il riso svolse un ruolo primario nell'alimentazione, sostituendo il miglio come alimento base della dieta. Solo nella Cina del Nord, rimase presente e anche molto diffusa una focaccia di grano cotta al vapore, il Mantou, talvolta chiamato pane cinese.

Cari amici, col passare dei secoli il consumo di pane si è diffuso in tutto il mondo. Nel Continente Europeo, però, nessun altro alimento ha la stessa importanza del pane! Il pane, nelle sue innumerevoli forme, è ritenuto, a tutti gli effetti, un elemento imprescindibile della nostra dieta e della nostra cultura! Cari lettori, oggi mi sono limitato a riportarvi la storia del pane, bella e antichissima, ma a giorni parlerò con Voi ancora di PANE. La mia sarà una riflessione  sulla versatilità di questo, straordinario, antico nutrimento, col quale, al giorno d’oggi, si possono realizzare tante eccellenti ricette!

A domani.

Mario

mercoledì, dicembre 11, 2024

LA NOSTRA SICUREZZA IN AUTO: GLI PNEUMATICI E IL MISTERO DEI PUNTINI ROSSI E GIALLI. COSA SIGNIFICANO E L’IMPORTANZA DELLA LORO FUNZIONE.


Oristano 11 dicembre 2024

Cari amici, dopo tanti anni di lavoro e di viaggi, avendo cambiato finora, se non ricordo male, 8 macchine, posso dire di aver fatto il cambio di tanti pneumatici, considerati i numerosissimi chilometri percorsi; tuttavia, debbo dire che, andando dal gommista a fare il “cambio gomme”, mai mi sono posto la domanda a cosa potevano servire quei puntini rossi e a volte anche gialli, che si trovavano sulla fiancata delle gomme; insomma mai mi ha sfiorato la curiosità di chiedere al gommista cosa essi stessero ad indicare. Curiosità che mi è venuta ora, in età senile, pensando proprio agli anni dei lunghi viaggi in auto e dei numerosi cambi di gomme effettuati.

La curiosità, amici, credo che vada sempre appagata, ed ecco che finalmente, quasi per caso, sono venuto a sapere “cosa stanno a significare” quei puntini rossi e gialli posti ai lati degli pneumatici! Incuriosito, ho fatto delle ricerche, ed ho appreso che, scartando le leggende surreali che il bollino rosso starebbe ad indicare che quel pneumatico non è di eccelsa qualità, ovvero che si tratti di una gomma di seconda scelta, ho scoperto, finalmente, la vera natura di questi segni posti dalla casa costruttrice e indirizzati al gommista che avrebbe dovuto montare quel pneumatico.

Si, amici, il bollino applicato sulla spalla dello pneumatico, rosso o giallo che sia (sono i colori più frequenti), è uno strumento fornito al gommista per poter effettuare un montaggio “a regola d’arte”, facilitando così il suo lavoro. Il puntino rosso sugli pneumatici indica il punto in cui è presente una leggera eccentricità radiale, o il punto di massima altezza della gomma; ciò facilita l’equilibratura della gomma da parte del gommista che in questo modo trova il punto con la maggiore sporgenza del battistrada e che, a fine montaggio, dovrà coincidere, il più possibile, con il punto più basso del cerchio. Il punto più basso del cerchio è spesso contrassegnato da un piccolo segno, o semplicemente dal foro della valvola, che si considera generalmente il punto più pesante e più basso del cerchio.

Quanto al bollino giallo, che anch’esso si trova di frequente sulla fiancata della gomma, solitamente sta ad indicare il punto più leggero di questa, proprio dove far combaciare la valvola per il gonfiaggio, in modo da utilizzare un minor peso per la bilanciatura in fase di equilibratura della gomma sul cerchio. Può anche verificarsi anche il caso in cui siano presenti entrambi i bollini: allora quale prevale? In questo caso il gommista darà precedenza a quello rosso, la cui presenza è maggiormente rilevante ai fini di un corretto montaggio.

I due punti, sia rossi che gialli, sono in realtà un buon aiuto al gommista. Per esempio, posizionando il puntino rosso dello pneumatico in corrispondenza del foro della valvola, si riesce ad ottenere un migliore equilibrio della gomma, riducendo così le vibrazioni durante la guida e migliorando la durata dello pneumatico. Allineando, invece, il puntino giallo con il foro della valvola, che è il punto più pesante del cerchio, si riesce a ridurre la quantità di pesi di bilanciamento necessari per equilibrate correttamente lo pneumatico, ottimizzando in questo modo ulteriormente la guida. Amici, indubbiamente un aiuto eccellente per avere un montaggio davvero ben fatto, cosa che il gommista apprezza non poco, consentendogli da fare un lavoro eseguito al meglio e tale da garantire un miglior equilibrio degli pneumatici inseriti nel cerchio. L’equilibratura corretta degli pneumatici, non dimentichiamolo mai, risulta fondamentale per garantire a tutti noi una guida fluida e sicura.

Cari amici, ora quando andiamo dal gommista e lo vediamo osservare i puntini rossi e gialli, pensiamo che questi, per lui, sono le tracce per servirci al meglio! Infatti, se gli pneumatici non sono montati e bilanciati correttamente, possono verificarsi vibrazioni che non solo rendono la guida scomoda ma possono anche causare un’usura irregolare e precoce degli pneumatici, riducendone la durata e aumentando il rischio di guasti. Cari lettori, credetemi, scoprire tutto questo alla mia età, mi fa pensare che le cose che ci sfuggono nella vita sono proprio tante!

A domani.

Mario

 

 

martedì, dicembre 10, 2024

L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE ALL'OPERA NELLE AUTOSTRADE DELLA CINA: ORA SONO I ROBOT A COSTRUIRLE E GESTIRLE.


Oristano 10 dicembre 2024

Cari amici,

Che con l’arrivo dall’Intelligenza Artificiale molto sarebbe cambiato, credo che siamo un po’ tutti d’accordo. Dai lavori pesanti a quelli di alta tecnologia, pare che proprio non ci siano campi in cui questa super intelligenza non possa essere applicata. Automatizzare sembra diventato un verbo da cui proprio non si può prescindere, e le applicazioni di questa nuova “Super intelligenza”, spaziano oramai senza confini. Ne è un esempio quello di cui oggi voglio parlare con Voi, cari lettori.

Sappiamo bene quanto sia fonte di pericolo effettuare lavori nelle superstrade e nelle autostrade, nelle quali  è sempre presente, giorno e notte, un intenso traffico; tutti lavori che, oltre che molto faticosi, sono di alta pericolosità, in particolare se svolti di notte, quando al buio la visibilità è ridotta; rischi severi per i lavoratori, con incidenti che, spesso, causano perdite di vite umane. Ebbene, in Cina, dove la tecnologia sta raggiungendo livelli particolarmente alti, questi pericoli saranno preso ridotti, se non del tutto annullati.

Nel settore delle strade a scorrimento veloce, in Cina, il Paese che a partire dal 2000 a oggi è passato dai 50.000 chilometri precedentemente esistenti agli odierni 183.000, si stanno applicando metodi davvero innovativi e tecnologici, capaci di renderle più efficienti e soprattutto più sicure. Sia nella costruzione che nella manutenzione, ad operare, effettuando pavimentazioni e quant’altro, sono ora dei mezzi a guida robotica, con una sicurezza che ha drasticamente diminuito il numero degli infortuni sul lavoro, praticamente azzerandoli, in quanto nessun operaio è presente in strada, salvo i rari casi di vera emergenza.

In queste strade cinesi operano da tempo delle macchine senza uomini a bordo, dotate di un «cervello digitale», capace di rilevare qualsiasi ostacolo, umano e non, che si frapponga sulla sua strada, una volta rilevato dal suo radar a meno di un metro di distanza; in caso di presenze estranee, la macchina provvede a bloccarsi immediatamente. La Cina ha fatto un grande passo avanti nell’uso della robotica, in particolare nel campo automobilistico; quello di cui parliamo ora è un progetto alquanto innovativo, realizzato dal produttore di macchinari per la costruzione di autostrade, la “Xuzhou Construction Machinery Group (XCMG).

Quest’azienda di recente ha utilizzato una flotta di veicoli autonomi per rifare la pavimentazione della Nanjing-Shanghai Expressway, l’autostrada più trafficata del Paese. Le unità impiegate nella ristrutturazione di parte di questa autostrada includevano 10 rulli tandem e due finitrici di grande larghezza, tutti mezzi controllati da una stazione di posizionamento satellitare Baidu. La risultante è che è stato raggiunto un livello di precisione ed efficienza senza precedenti. In tutta l’operazione effettuata dalle macchine-robot, l’unico apporto umano è stato quello di sorvegliare da remoto il regolare svolgimento dei lavori.

Il Vice Direttore generale della Jiangsu Xiandai Road & Bridge, Li Xin, ha elogiato il progetto, evidenziando come la costruzione stradale senza equipaggio ha portato al raggiungimento di una eccellente “manutenzione intelligente”. Indubbiamente, è stato dimostrato che l’uso dei mezzi computerizzati è stato eccellente, superando tutti i controlli e le ispezioni sui mezzi dotati di queste tecnologie, che superano di gran lunga il lavoro fatto con la costruzione manuale tradizionale. Le tecnologie senza pilota di XCMG hanno dimostrato "vera eccellenza". per efficienza costruttiva e precisione di controllo, con vantaggi notevoli per l’applicazione uniforme dell’asfalto, steso con una tolleranza di un millimetro. Questa innovazione si inserisce in un contesto di crescente automazione e digitalizzazione nell’industria cinese.

La Cina, amici, si sta espandendo alla grande nel settore automobilistico. Una delle ragioni, è l’impegno e il sostegno del governo, che promuove e incentiva l’adozione di veicoli elettrici e le possibili tecnologie intelligenti. Così viene stimolata l’innovazione e la competizione, con investimenti in ricerca e sviluppo per il futuro. La crescente diffusione di veicoli autonomi e l’automazione dei processi industriali, stanno rendendo la Cina un leader nel settore automotive, attirando l’attenzione globale del mondo intero, in quanto è diventata un punto di riferimento per l’innovazione nel campo della mobilità.

Cari amici, credo che sarà proprio la Cina la nazione Leader che “tirerà le fila” del prossimo sviluppo futuro, non solo in questo, ma anche in diversi altri campi!

A domani.

Mario

lunedì, dicembre 09, 2024

LA MILLENARIA STORIA DELL'OLIO D'OLIVA E DEI SUOI MOLTEPLICI UTILIZZI: DA QUELLO ALIMENTARE A QUELLO BENEFICO E CURATIVO.


Oristano 9 dicembre 2024

Cari amici,

L’ulivo è un albero millenario, non solo perché è uno degli alberi che dura in vita anche più di mille anni, ma anche perchè risulta presente sulla terra da oltre 6mila anni, in quanto la sua presenza è stata accertata sull'isola di Creta fin dal 4000 a.C. Anche le origini dell’utilizzo dell’olio d’oliva si perdono nella notte dei tempi. Le prime testimonianze risalgono anch’esse al 4000 a.C., in Armenia e Palestina, ma anche in India. Segni della antica coltivazione dell’olivo sono stati trovati anche in altre zone.

Gli alberi di ulivo furono tenuti in grande considerazione da molte popolazioni, tanto che nel 2500 a.C. il codice babilonese di Hammurabi regolò la produzione e il commercio dell’olio di oliva; nel Mediterraneo, invece, furono i Greci a diffondere la coltivazione dell’olivo. A seguire furono poi i Romani a divulgare la pianta in tutti i territori conquistati dall’Impero e ad imporre il pagamento dei tributi sotto forma di olio di oliva. Grazie a loro, il processo di coltivazione dell’olivo e di produzione dell’olio migliorò e la diffusione del prodotto arrivò fino ai territori del Nord Europa. Furono sempre i Romani a classificare l’olio in base alle diverse tipologie di spremitura.

Amici, nelle antiche civiltà greche e romane, l’olio d’oliva era molto più di un semplice condimento per i pasti. Era considerato un simbolo di prosperità, benessere e identità culturale. La produzione di olio d’oliva era una parte integrante dell’agricoltura di entrambe le civiltà, e gli oliveti erano coltivati con cura e grande rispetto. La raccolta delle olive avveniva principalmente tra settembre e novembre, ed era un evento fondamentale dell’anno agricolo. Il processo di estrazione dell’olio era laborioso. Dopo la raccolta delle olive, queste venivano trasportate nei frantoi, dove venivano pigiate o schiacciate per estrarre il prezioso succo. Questo processo, spesso eseguito utilizzando macine di pietra azionate da uomini o animali, richiedeva un certo sforzo fisico e grande dedizione. Il risultato, però, era un olio d’oliva di alta qualità, che svolgeva un ruolo centrale nella dieta di queste antiche civiltà.

Come accennato prima, però, l’olio d’oliva non era utilizzato solo in cucina. Quest’olio era considerato un vero “dono degli dei”, e la sua produzione e consumo erano spesso accompagnati da rituali religiosi. Nelle antiche credenze greche, le olive erano associate ad Atena, dea della saggezza, e la produzione dell’olio era vista come un atto di gratitudine verso gli dèi per il loro favore. L’importanza culturale dell’olio d’oliva si rifletteva anche nella sua presenza nelle cerimonie e nelle festività. Gli antichi Greci e Romani spesso univano il cibo all’ospitalità e alla celebrazione, e l’olio d’oliva era un elemento chiave in queste occasioni.

Si, amici, gli antichi greci e romani utilizzavano l’olio d’oliva anche per effettuare i massaggi sul corpo,  ritenendo che avesse proprietà benefiche per la pelle e i muscoli. La tradizione del bagno d’olio era diffusa, e i bagni con olio d’oliva erano un modo per rilassarsi e prendersi cura del corpo. Era utilizzato, inoltre, per illuminare le case, nonché come base per profumi e cosmetici. Le donne dell’antica Grecia e Roma utilizzavano l’olio d’oliva come idratante per la pelle e lo miscelavano con erbe aromatiche per creare fragranze personali. Questi profumi non solo aggiungevano un tocco di eleganza, ma erano anche considerati afrodisiaci.

L’olio d’oliva era alquanto utilizzato anche nel campo della medicina: costituiva la base per unguenti medicinali e rimedi tradizionali. Gli antichi greci e romani credevano nelle proprietà curative dell’olio d’oliva e lo impiegavano per trattare una varietà di disturbi fisici, tra cui dolori muscolari e reumatismi. Era anche impiegato per ungere i corpi degli atleti nelle Olimpiadi romane, sottolineando la sua importanza nella cultura dell'antica Roma. Quest’olio era utilizzato anche nei riti funebri, per ungere i corpi dei defunti prima della sepoltura. Questa pratica aveva un significato simbolico e religioso, oltre a contribuire alla conservazione del corpo.

Nell’economia dell’antica Roma, il commercio dell’olio d’oliva aveva una parte essenziale. L’olio veniva trasportato CON GRANDI ANFORE attraverso una vasta rete di strade, fiumi e mare, permettendo lo scambio tra diverse regioni dell’Impero. Questo contribuiva non solo alla diffusione dell’olio d’oliva, ma anche alla prosperità economica di molte aree. Col passare del tempo, quando avvenne il declino dell’Impero Romano, la produzione e l’uso dell’olio d’oliva subirono una battuta d’arresto. Le condizioni politiche ed economiche sfavorevoli portarono a una riduzione della produzione e del commercio. Ma l’olio d’oliva non scomparve mai del tutto e, in seguito, ebbe una rinascita in Europa durante il Rinascimento.

Cari amici, dal Rinascimento in poi quella dell'olio d'oliva è una storia che possiamo considerare recente, e non stiamo qui a ripeterla. Chiudo, questa riflessione con Voi, amici lettori, rimarcando che oggi, l’olio d’oliva è una parte irrinunciabile della “CUCINA MEDITERRANEA” e delle tavole di tutto il mondo. È un olio d’eccellenza, celebrato per il suo sapore ricco, i suoi benefici per la salute e il suo legame con le meravigliose tradizioni culinarie delle antiche civiltà, sia Greca che Romana.

A domani.

Mario

 

domenica, dicembre 08, 2024

IL MIRTO. IN SARDEGNA. QUESTA PIANTA AROMATICA È OGGI UNA DELLE PIÙ VENERATE, IN PARTICOLARE PER IL SUO STRAORDINARIO LIQUORE. LA SUA ANTICA STORIA.


Oristano 8 dicembre 2024

Cari amici,

Il MIRTO (Myrtus communis L., 1753) è una pianta aromatica appartenente alla famiglia Myrtaceae e al genere Myrtus. È un arbusto tipico della macchia mediterranea, che cresce spontaneo, spesso in associazione con lentisco, cisto, rosmarino e altre specie della macchia bassa; in Sardegna è molto noto e apprezzato, tanto che possiamo dire che è considerato rappresentativo della nostra Isola, in quanto ne caratterizza il paesaggio costiero e collinare, spingendosi in alcuni casi anche nella zona submontana fino ai 600-800 metri di altitudine. Il mirto è una pianta ad accrescimento lento, ma anche molto longeva, in quanto supera anche il secolo di vita.

Sia dai rami che dalle foglie, dai fiori e dai frutti, il mirto emana un profumo particolare, buonissimo, poiché contiene un olio essenziale chiamato mirtolo, ricco di proprietà balsamiche e antisettiche, oltre ad acido citrico, acido malico e vitamina C. Le foglie verdissime sulla pagina superiore presentano ghiandole puntiformi translucide ricche di olio essenziale, che conferisce il tipico profumo. Fiorisce alla fine della primavera, e matura i suoi frutti in autunno, tra la fine di ottobre e novembre. I suoi fiori sono ricercati dalle api (che operano l’impollinazione), che ne prelevano solo il polline, in quanto non è pianta mellifera. I frutti sono delle bacche ovoidali, che presentano una scorza esterna cerosa, che, anche dopo la maturazione, restano sulla pianta anche fino alla fine dell’inverno. Rappresentano una prelibatezza per gli uccelli soprattutto per merli, tordi e storni, che mangiandole propagano i semi, diffondendo così la pianta nell’ambiente.

Il mirto è una pianta che l’uomo ha gradito e apprezzato fin dall’antichità, tenuta in grande considerazione per le sue proprietà officinali, balsamiche antinfiammatorie, astringenti, e antisettiche. Tutte le parti della pianta (foglie fiori e frutti) venivano utilizzate in svariati modi, ricavandone oli, pomate, decotti, estratti per curare ulcere e malattie dell’apparato respiratorio. Si narra che gli antichi Egizi adornassero le città con ghirlande e ramoscelli di mirto durante le festività, attribuendo a questa pianta addirittura un potere apotropaico, ovvero in grado di allontanare disgrazie, sfortune e malanni.

Nelle civiltà greche e romane, questa pianta era ugualmente molto apprezzata; i soldati dell’antica Roma erano soliti cingersi il capo con una corona di mirto quando dovevano partire per colonizzare nuovi territori, credendo che la pianta avrebbe donato loro più forza e vigore. Seguendo la medesima superstizione, durante le Olimpiadi gli allenatori greci donavamo agli atleti ramoscelli di mirto, per infondere loro potenza e fortuna. Il mirto era anche la pianta sacra ad Afrodite: il mito narra che la pianta abbia protetto le grazie di Afrodite sotto lo sguardo malintenzionato di un satiro. Per questo motivo venne considerata pianta dell’amore, della fecondità e dell’eros, usata appunto come rimedio afrodisiaco o per adornare i banchetti nuziali.

Amici, in Sardegna il mirto, oltre ad avere i più svariati usi in cucina, è utilizzato per la fabbricazione di un liquore straordinario: dalla macerazione delle sue bacche e delle foglie giovani, in Sardegna si produce il liquore di mirto (rosso: dalle bacche, bianco: dalle foglie o dalle bacche bianche). Usato prevalentemente come digestivo a fine pasto, ha un aroma inconfondibile: non troppo dolce, non troppo amaro, ricco di quei toni aromatici che ricordano i profumi che la pianta emana dove cresce.

Oggi in Sardegna sono diverse le aziende che producono dell’ottimo mirto (dal 1998 al liquore di mirto viene attribuita una denominazione specifica, ovvero “MIRTO DI SARDEGNA”, in quanto il Ministero delle Politiche Agricole lo ha riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Sardegna. Pertanto, viene prodotto seguendo dei protocolli e delle procedure specifici ed è tutelato da un Consorzio. Oggi, come detto, è alquanto diffuso il mirto prodotto industrialmente, anche se, lasciatemelo dire, il liquore di mirto fatto in casa lo preferisco in modo particolare e, come me, è considerato da tanti molto più genuino quello di produzione familiare. 

Amici lettori, personalmente sono uno che il liquore di mirto lo fa ancora in casa, aiutato dagli amici, e – pur bevendo al ristorante o al bar un buon “Mirto di Sardegna” – resto dell'opinione prima espressa: quello casalingo è da preferire! La ricetta, che su questo blog ho riportato altre volte, è di grande semplicità: richiede solo tre ingredienti: le bacche di mirto (io uso quelle del mio giardino), acqua, zucchero e alcool puro per liquori. Lo farò anche quest’anno, le bacche sono già pronte!

A domani.

Mario