Oristano 31 luglio 2021
Cari amici,
In un secolo, quello
corrente, in cui si tende con determinazione ad esplorare seriamente l’identità
di genere, anche le fiabe, quelle che per lungo tempo abbiamo raccontato ai
bambini e che, spesso, dovevamo ripetere in continuazione, fino a che il sonno
non li portava nelle braccia di Morfeo, “cambiano”, adattate ai nuovi usi e
costumi della società che viviamo e nella quale siamo immersi. Le fiabe sono i
libri ideali per aprire la mente dei bambini al mondo che li circonda, e
leggere oggi le vecchie fiabe, che rappresentano un mondo troppo diverso da
quello attuale, appare poco utile alla loro formazione.
Ed ecco allora la
necessità di un aggiornamento, di un “rovesciamento dei generi”, di un cambio
di passo e di mentalità. Le fiabe sono i libri ideali per adeguare la
formazione dei bambini al “nuovo che avanza”. Sono le prime storie che
incontriamo da bambini quelle che formano gli elementi costitutivi della
narrativa. Esse ci permettono di vivere avventure fantastiche, impersonare
ruoli e sconfiggere mostri. Inoltre, la cosa più importante è che ci insegnano
la differenza fra il bene e il male e fra i codici morali che governano la
nostra società.
Due autori inglesi, Karrie Fransman e Jonathan Plackett, moglie e marito, hanno provato a rivisitare le storie che tutti conosciamo,
trasformando, con un algoritmo, semplicemente “lui” in “lei” e viceversa. Il
loro ragionamento è stato questo: se possiamo immaginare un mondo in cui le
arpe cantano e i ratti si trasformano in cocchieri, perché non immaginare, un
mondo in cui i re vogliono avere dei bambini e le streghe non sono delle
vecchie ma dei vecchi? Il loro libro, “Fiabe d’altro genere”, ha inteso cambiare
il punto di vista precedente, per cambiare una storia. Quello uscito può essere
definito un libro gender-fluid, con
patrigni malvagi, lupe cattive, gatte con gli stivali e belli addormentati.
Quel che conta davvero, in realtà, è la storia.
Karrie Fransman e
Jonathan Plackett, sono coppia nella vita e nel lavoro; scrivendo insieme
“Fiabe d’altro genere” (il loro primo libro pubblicato in questi giorni anche
in Italia da Rizzoli nella traduzione di Lia Celi), hanno inteso, partendo
dalle favole della tradizione, ribaltare completamente la storia, immaginando
magari anche un finale diverso e inventando nuovi personaggi, ma spesso
scambiando completamente il genere. Jonathan è un creativo, esperto di
tecnologia, lei un’artista e autrice di fumetti; hanno una figlia che vogliono
che cresca – come scrivono nel libro – in un mondo in cui le bambine possono
essere forti e i bambini possono esprimere la loro vulnerabilità senza rabbia.
Le storie fantastiche da
loro raccontate sono praticamente a “ruoli invertiti”; sono nate con loro le
"Fiabe d’altro genere", che invitano il lettore a interrogarsi sui
preconcetti riguardanti il genere nella società, invertendo proprio le due
principali costruzioni che dominano ancora nella nostra società: il maschile e
il femminile. Con la creazione dell’algoritmo, hanno notato e faranno notare
anche a voi che le leggerete, che se alcuni cambiamenti erano prevedibili,
altri rivelavano in realtà collegamenti impercettibili, come il fatto che i
personaggi femminili venivano sempre messi davanti: “sorelle e fratelli”,
“Gretel e Hansel”, ribaltando così completamente i ruoli. Le donne, poi, si
trovano così ad avere ruoli più vari e determinanti, mentre ai maschi è
concesso di essere sensibili e bisognosi di protezione. In tanti hanno
riscritto fiabe che son vere e proprie icone, ma nessuno prima di loro aveva
mai scambiato i generi, una maniera per dare al lettore la libertà
nell’analizzare delle nuove storie.
La magia dei loro
racconti a “ruoli invertiti”, con la nascita di nuovi personaggi e stereotipi
messi a nudo, principesse in armature scintillanti che corrono a salvare
principi addormentati, un lupo cattivo che è femmina e Re che se ne stanno
comodamente seduti alla finestra a cucire sognando di avere un figlio, come
giovanotti che sono ricompensati per aver saputo guardare al di là dell’aspetto
bestiale di una principessa. Ci sono “Bello e la Bestia”, c’è “Cenerentolo, o
lo scarpino di cristallo”, “Il principe sul pisello” o “Il bello addormentato
nel bosco”, senza dimenticare “La gatta con gli stivali” e così via, un
piacevole pot pourri emozionale gender-fluid con tutto ciò che può riguardare
(e interessare) il mondo LGBTQI+.
Da secoli raccontiamo ai
nostri figli le fiabe della tradizione, e da sempre qualcuno ha provato a
riscriverle, perché i bambini potessero immaginare un mondo in cui gli eroi
fossero loro. Anche Karrie e Jonathan leggevano le fiabe alla loro bambina,
quando si sono trovati di fronte a un dilemma: mancava qualcosa di fondamentale
in quelle storie, e così hanno deciso di fare qualche cambiamento… Non le hanno
riscritte, non hanno immaginato un finale diverso o inventato nuovi personaggi.
Semplicemente hanno scambiato il genere. Resterete colpiti dal mondo che questo
semplice scambio riesce a creare, e affascinati dai nuovi personaggi che state
per incontrare. Leggendole, capirete che alla fine, quello che conta davvero è
la storia. Il resto è solo un dettaglio.
A domani.
Mario