Cari amici,
uno dei retaggi storici dell’antica vita della nostra città sono i “Gremi”, quelle antiche corporazioni che in epoca medioevale, alla stregua dei moderni sindacati, organizzavano le strutture artigiane e produttive. Ad Oristano fino alla prima metà del XIX secolo, operavano ben sette Gremi: Muratori, Scarpari, Ferrari, Falegnami, Figoli, Sarti e Contadini. Ad oggi pochi di questi sono sopravvissuti: esistono ancora il Gremio dei Muratori di Santa Lucia, quello dei Falegnami di San Giuseppe ed il Gremio dei Contadini di San Giovanni Battista. Questi ultimi due, quello dei falegnami di S. Giuseppe e quello dei contadini di S. Giovanni Battista, mantengono tuttora il privilegio di organizzare il torneo della “Sartiglia”, competizione a cavallo con corsa alla stella, che si corre da oltre 500 anni.
Della splendida corsa alla stella della SARTIGLIA ho parlato più volte su questo blog, quindi non voglio ripetermi, vorrei solo ricordare a chi non la conosce la storia di uno di questi antichi Gremi, quello dei contadini, che esprimeva tutta la sua potenza quando l’agricoltura era la fonte economica principale. Circa la nascita e le origini del Gremio dei Contadini si sa ben poco. Alcuni documenti custoditi presso l’Archivio di Stato di Cagliari, documentano che questa corporazione era operativa già nel Seicento. Documenti in possesso di questo Gremio attestano la sua esistenza nel 1700: lo si rileva da libri e verbali riguardanti la nomina de Is Oberaius Majoris (Presidenti), le massime autorità del Gremio, i cui nomi compaiono a partire dalla seconda metà del 1800. Il Gremio orgogliosamente custodisce ancora l'antica Cassa a tre chiavi, arca a tre serrature, ciascuna delle quali con chiave diversa; chiavi affidate a tre differenti persone aventi importanti responsabilità all’interno del Gremio. Era questa la cassaforte dell’associazione, nella quale venivano custoditi valori e documenti importanti.
Il primo “Simbolo” del Gremio è la Bandiera costituita da un’asta in legno, a cui è appeso un drappo di broccato rosso. Chiamato anche stendardo, è un simbolo/trofeo, ricco di antichi significati. Il drappo, che ha incisa l’effigie del Santo Protettore (San Giovanni bambino), incorniciata da quattro mazzi di spighe, simboleggia non solo la devozione al Santo protettore ma anche l’appartenenza dei soci del “Gremio” ai campi, alla madre terra; il numero dei mazzi di spighe, 4 (quattro), simboleggia invece i quattro elementi di cui si compone la vita: acqua, terra, cielo e fuoco, portatori di
abbondanza ma anche di catastrofi. Fin dall’antichità, infatti, una delle motivazioni che davano vita alla cerimonie era il
ringraziamento agli Dei per l’abbondanza ricevuta, ma anche la richiesta di protezione per il futuro. Senza dimenticare che il numero 4 è anche il numero che nei secoli ha simboleggiato la regalità. All’asta, sormontata dalla croce di spighe, con al centro l’effigie del Santo Protettore, sono appesi numerosi nastri colorati recanti i nomi dei vari Presidenti del Gremio. Questo antico stendardo del Gremio, infatti, è arricchito di anno in anno di ulteriori nastri multicolori che vanno ad integrare i precedenti allacciati alla bandiera: essi
rappresentano la devozione al Gremio ed al Santo dei presidenti che si sono avvicendati; essi vengono
aggiunti da ogni Presidente e costituiscono una specie di “voto” fatto dai presidenti uscenti e dalle “priorisse”. In occasione delle uscite ufficiali, la Bandiera accompagna sempre il Gremio e lo rappresenta: sono la festa della Natività di San Giovanni Battista, la Processione di Corpus Domini, la festa di Sant’Isidoro patrono degli agricoltori, la Processione di Sant’Efisio Martire e l’organizzazione della Sartiglia, oltre che accompagnare nell’ultimo viaggio Is Oberaius (Presidenti) e Is Priorissas (mogli de is Oberaius) defunti. Per quest’ultima triste incombenza i molteplici nastri colorati sono sostituiti da un unico nastro nero.
Il ruolo del Gremio nella città di Oristano era originariamente quello di raggruppare, in una associazione che anticamente era definita Corporazione, gli addetti all’attività agricola, stabilendone le norme, con diritti ed i doveri degli associati; in sintesi un antico sindacato che regolava e teneva nella giusta considerazione le esigenze della categoria, mettendole in relazione con le altre attività economiche e sociali della città di Oristano. Il Gremio fin da data remota aveva l’obbligo di custodire e tenere in efficienza la Chiesa de Santu Giuanni de Froris (San Giovanni dei Fiori), organizzandone le feste in onore di San Giovanni, del patrono della categoria degli agricoltori Sant’Isidoro, oltre l’importante incarico di organizzare la Sartiglia dell’ultima domenica di Carnevale (quella del Martedì successivo era in carico, invece, al Gremio dei Falegnami di San Giuseppe). Questa antica Chiesa, ubicata a sud-ovest della Chiesa di San Martino, si trova a circa un chilometro dal centro della città e a duecento metri dal cimitero di San Pietro. La sua struttura, tipica delle chiese campestri, presenta una pianta quadrata ripartita da quattro pilastri racchiudenti una navata centrale, coperta con un tetto poggiante su capriate. Sui lati si collocano la sagrestia e un gruppo di stanze. L'attuale struttura architettonica si può riportare all'epoca spagnola, precisamente al XVI secolo. Ciò nonostante la chiesa ebbe probabilmente origini giudicali testimoniate da molteplici documenti, tra cui il testamento del 1335 del Giudice d'Arborea Ugone II de Bas-Serra che stabiliva un lascito per una Chiesa, di cui s'apprende la titolatura originaria: Sancti Iohannis de Venis, ovvero San Giovanni delle acque sorgive.
Per antica tradizione la chiesa è la cappella del Gremio, e viene aperta in occasione di tutte le feste dell’associazione. All'interno dell'edificio vi è l'altare maggiore dedicato a San Giovanni Battista, affiancato da due altari minori dedicati uno a Sant'Isidoro Agricoltore e l'altro allo stesso Santo precursore. Nella chiesa si conserva inoltre un interessante quadro, restaurato di recente, raffigurante il martirio di San Giovanni Battista, che riporta oltre al nome dell'autore i nomi de Is Oberajus Majoris, le massime autorità dell'associazione, e di altri soci che sul finire del 1700 commissionarono l'opera.
Il Gremio, come Corporazione, ha svolto per secoli anche l’attività di mutuo soccorso (ha continuato a svolgerla sino a pochi decenni fa), con i prestiti in denaro, semenze e attrezzature. Questi importanti valori di solidarietà e assistenza reciproca ne facevano un punto fermo della categoria e sono orgogliosamente arrivati fino a noi, nonostante il mutare dei tempi! Questa funzione ha permesso al Gremio di sopravvivere, attraversando indenne il tempo, custodendo orgogliosamente e tramandando, di generazione in generazione, i suoi valori, i suoi ideali e soprattutto mantenendo ferma la sua struttura organizzativa. Come nel passato i poteri all’interno del Gremio sono cosi distribuiti:
1) La Giunta, composta dai due massimi rappresentanti: Is “Oberaius Majoris” (di cui uno di cassa),
due “Probi Uomini Primi” e due “Probi Uomini Secondi”.
2) Il Consiglio, composto da 7 Componenti, di cui uno con funzioni di Segretario.
L’antica tradizione di queste Corporazioni stabiliva che tutti i Gremi onorassero, con la dovuta importanza, i Santi che, specificatamente, erano il loro riferimento spirituale. Nel Gremio di San Giovanni Is Oberaius Majoris erano (e sono ancora) tenuti a norma di Statuto alla celebrazione di tutte le feste religiose in onore di San Giovanni. Il 24 Giugno, in occasione della Festa della Natività di San Giovanni Battista, era stabilita la fine del mandato dei due Oberaius Majoris uscenti, con il contestuale inizio del mandato per quelli entranti. Probabilmente la ricorrenza del 24 Giugno non è casuale: i giorni a cavallo del 24 sono proprio quelli del solstizio, quando la luce raggiunge il suo apice e simboleggia l’abbondanza, ricordandoci che la luce è vita per l’uomo e ed il suo mondo, forza misteriosa che ci lascia godere e ci nutre con la forza benefica del sole. Inchinarsi alle grandi forze della natura è stato per l’uomo un rito perpetuato fin dalla notte dei tempi. Ricordiamo che i giorni del solstizio sono da sempre stati considerati magici. Nelle antiche religioni naturali il solstizio era chiamato Litha ed una delle erbe sacre era l’ iperico, pianta officinale del genere Hypericum , detta anche erba di San Giovanni o scacciadiavoli. Festeggiare il protettore della vita campestre nei giorni del solstizio, quando la luce raggiunge il suo apice, simboleggia un sacro ringraziamento per l’abbondanza ricevuta e una preghiera per il futuro, anch’esso da vivere possibilmente nell’abbondanza. Ricco di fascino anche oggi il Solstizio!
Quello del 24 Giugno è un grande momento di aggregazione per gli esponenti del Gremio di S. Giovanni che si riuniscono per festeggiare il loro Santo protettore e, con la Sua assistenza, procedono al rinnovo delle cariche sociali. Assistere alla cerimonia di passaggio del testimone tra is Oberajus Majoris uscenti, e quelli entranti è curioso è stimolante. Il passaggio dei poteri tra il “primus inter pares” dei due Oberajus Majoris (quello che rappresenta ufficialmente il Gremio, l’altro e quello di “cassa”), cessante e subentrante, avviene con il “passaggio della bandana”. Simbolo importante la Bandana, perché non solo sostiene la fronte ma assorbe il sudore della fatica, nell’arduo lavoro dei campi. Apparentemente è un simbolo modesto ma ha antiche e nobili radici: ricorda è mima il passaggio di corona tra un re ed un altro.
La sera del 23, la vigilia della festa, si aprono i festeggiamenti con il trasporto della Bandiera dalla casa de S’Oberaiu Majore (a cui è affidata la custodia, nell’anno) alla Chiesa di San Giovanni. La Bandiera lascia la sala principale della casa dove ha troneggiato durante l’anno di presidenza, adornata da due nuovi nastri legati sotto la corona di spighe di grano che circonda l’immagine di San Giovanni bambino. Nei nastri spiccano i nomi de S’Oberaiu Majore e de Sa Priorissa e l’anno del mandato appena concluso. La Bandiera viene posta su un carro a buoi mentre i componenti del Gremio si sistemano sul decorato carrello di un trattore che segue il carro. Un corteo di trattori addobbati e di cavalieri a cavallo accompagna la Bandiera verso la Chiesa. Arrivati alla Chiesa si celebra la Messa della Vigilia, conclusa la quale, si cantano is Goccius in onore di San Giovanni (canti sacri popolari); segue il tradizionale invito di amaretti e vernaccia a tutti i presenti. Il 24, giorno della festa, la prima messa all’alba annuncia una giornata densa ma gioiosa, che trascorrerà scandita dalla celebrazione delle Messe e dai banchetti fino a tarda notte. Il 25, nella mattina, si tiene la Messa in suffragio dei soci defunti; nella serata i componenti del Gremio, durante una riunione a porte chiuse, che si tiene nei locali attigui alla Chiesa, nominano ufficialmente i nuovi Oberaius Majoris. Finita la riunione le porte della Chiesa si aprono e la Bandiera viene portata fuori e tra manciate di grano e fiori viene posta sul carro a buoi. I componenti del Gremio prendono posto sul carrello di trattore, e il corteo si dirige verso la casa del nuovo Presidente (a cui è affidata la custodia della Bandiera). E’ la Bandiera, intronizzata nella nuova casa, che darà inizio al nuovo mandato di presidenza mentre tutti i convenuti festeggeranno durante un fastoso banchetto offerto da s’Oberaju neo eletto che dà, così, inizio al suo mandato. È importante ricordare che fino alla prima metà di questo secolo il Gremio organizzava in occasione del 24 giugno il Palio di San Giovanni, una corsa a cavallo che partendo dal borgo contadino raggiungeva la Chiesa gotico-aragonese di San Martino e si concludeva davanti al sagrato della Chiesa di San Giovanni. Al vincitore veniva offerto in premio “Su Pannu”, panno di broccato che precedentemente veniva portato dai Contadini nella Processione di Corpus Domini. Il 29 agosto si celebra il Martirio di San Giovanni; la sobria festa, rispetto ai fasti di giugno, prevede la celebrazione della Messa, al termine della quale si tiene un rinfresco per i presenti. Altra festa consuetudinaria, era quella che si celebrava nella prima metà di maggio in onore di Sant’Isidoro Agricoltore, Patrono e protettore dei contadini. La festa, scomparsa per un lungo periodo, è stata ripristinata nel maggio del 1997 grazie all’interessamento della Commissione Cultura del Gremio.
Bella ed antica tradizione quella portata avanti nei secoli dal Gremio degli agricoltori di San Giovanni! Festa dell’agricoltura, matrice prima delle necessità alimentari dell’uomo. Festa per esorcizzare le grandi forze della natura spesso benevole ma anche catastrofiche, che incutevano ed incutono sempre una paura ancestrale. Sacro e profano insieme, fede e magia. L’uomo è sempre timoroso e la paura, a partire da quella del buio, mai lo abbandonerà.
Grazie, amici, per ora accontentatevi della storia del Gremio di San Giovanni…chissà se riuscirò a parlarvi anche degli altri due Gremi!
Ciao
Mario