sabato, marzo 31, 2018

L’AGENDA 2030 DELL’ONU, SUGGERISCE GLI OBIETTIVI DA PERSEGUIRE PER RAGGIUNGERE UNA MIGLIORE VIVIBILITÀ NEL MONDO DEL FUTURO.


Oristano 31 Marzo 2018
Cari amici,
Termino le riflessioni di Marzo parlando di "Sviluppo sostenibile". Un serio programma di sviluppo sostenibile, dopo non poche, ripetute avvisaglie, l’ONU riuscì a vararlo solo nel 2015, sottoscritto nel mese di Settembre dai Governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Definito “Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”, era in realtà un protocollo di norme da attuare per arrivare ad avere il pianeta prospero ed in salute. Quest’Agenda, composta da 17 Obiettivi da raggiungere, altro non era che un programma per rendere la vita, in particolare nelle città del futuro, più vivibile e rispettosa dell'ambiente, finalmente priva dei tanti veleni che oggi la avvolgono. “Sustainable Development Goals”, (SDGs), come è ufficialmente noto questo grande programma d’azione, contiene al suo interno ben 169 ‘target’ o traguardi da raggiungere.
Ogni Stato aderente e sottoscrittore del programma, avrebbe dovuto iniziare a metterlo subito in atto, orientandosi con buona lena verso il raggiungimento degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile da raggiungere. Ufficialmente gli Stati hanno iniziato nel 2016 a varare i programmi migliorativi, che nell’arco dei prossimi 12 anni (dal 2015 sono già passati 3 anni), dovrebbero raggiungere il traguardo entro la scadenza del 2030. Ma vediamo insieme quali sono in dettaglio questi 17 obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 dell’ONU.
1.Porre fine alla povertà in tutte le sue forme. Ad oggi sono ancora molte le persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno; far raggiungere a tutti un minimo accettabile è il traguardo.
2.Azzerare la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile. Ognuno di noi ha diritto ad avere cibo sufficiente per tutto l’anno: un concetto elementare ma ancora trascurato. È possibile farlo con sistemi di coltivazione e produzione di cibo sostenibili e mantenendo intatto l’ecosistema e la diversità di semi e di piante da coltivare.
3.Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età. È necessario ridurre il tasso mondiale di mortalità materna e impedire la morte di neonati e di bambini sotto i 5 anni per cause prevenibili.  È necessario migliorare l’assistenza sanitaria.
4.Offrire un’educazione di qualità, inclusiva e paritaria e promuovere le opportunità di apprendimento durante la vita per tutti. L’istruzione può davvero garantire ai giovani un futuro migliore. Tutti devono saper leggere e scrivere, uomini e donne. La cultura rende liberi.
5.Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle donne. La parità di genere è un traguardo indispensabile, ancora oggi le discriminazioni verso il genere femminile non mancano: è necessario sradicare ogni forma di violenza nei confronti delle donne.
6.Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e condizioni igieniche per tutti. L’acqua fonte di vita deve essere accessibile a chiunque. Entro il 2030 dovrà essere garantito l’accesso universale all'acqua pulita e potabile, con adeguate condizioni igieniche, in particolare nei confronti delle persone più vulnerabili.
7.Assicurare l’accesso all'energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti. Ad oggi, i sistemi energetici sono elemento fondamentale per la vita quotidiana di tutti noi; per questo una tappa importante è quella di renderli accessibili a tutti.
8.Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti. Garantire a tutti il lavoro è un traguardo importante, perché consente di vivere la nostra vita dignitosamente; sostenere la crescita economica e raggiungere alti livelli di produttività possono aiutare la nostra sopravvivenza.
9.Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione. Sia le infrastrutture che l’industria sono importanti per supportare l’intero sviluppo economico e il nostro benessere, divenendo sostenibili ed affidabili con lo sviluppo tecnologico e la ricerca.
10.Riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi. Tutti i Paesi dovrebbero avere le stesse opportunità e gli stessi diritti, sia a livello economico che globale. Per ottenere questo entro il 2030 le politiche fiscali, salariali e di protezione dovrebbero essere rese uniformi.
11.Rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili. L’ambiente che ci circonda può influire drasticamente sulle nostre abitudini e stili di vita. Per questo il miglioramento in ottica sostenibile dei nostri spazi vitali è un obiettivo imprescindibile entro il 2030.
12.Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili. Il nostro pianeta ha bisogno di essere rispettato e salvaguardato: in quest’ottica entro il 2030 è importante ridurre gli sprechi e le sostanze chimiche rilasciate soprattutto dalle grandi aziende multinazionali tramite politiche sostenibili e improntate sul riciclaggio dei prodotti.
13.Fare un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto. I cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno e balzano agli occhi di tutti: una situazione che non può più essere ignorata e che deve essere affrontata entro il 2030 con politiche e strategie globali sostenibili in modo da arginare i rischi ambientali e gli effettivi disastri naturali.
14.Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro sviluppo sostenibile. La conservazione delle acque marine e assolutamente indispensabile; anche il loro sfruttamento deve essere calmierato, garantendo un prelievo regolare delle risorse. La riduzione dell’inquinamento marino, il mantenimento di una gestione sostenibile dell’ecosistema e una maggiore protezione dell’ambiente subacqueo, sono obiettivi necessari per salvaguardare la nostra salute.
15.Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e rovesciare la degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità. Preservare il nostro pianeta è un compito affidato a tutti noi e per questo motivo è necessario che entro il 2030 si persegua un’azione congiunta per proteggere, ristabilire e promuovere l’impiego sostenibile dell’ecosistema terrestre.
16.Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli. Un futuro migliore per ognuno di noi è possibile, ma solo in caso di una riduzione drastica di violenza e mortalità: una visione che oggi sembra lontana, ma tuttavia fattibile con la realizzazione entro il 2030 di società pacifiche, l’accesso alla giustizia per tutti e l’esistenza di istituzioni responsabili.
17.Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile. L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura.
Cari amici, obiettivi certamente encomiabili, forse difficili da raggiungere, ma certamente tutti dovremmo cercare di convergere verso questa direzione. La lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni, sono ‘Obiettivi indispensabili da raggiungere’, e riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno dovrebbe rimanerne escluso, né lasciato indietro, lungo quel cammino sicuramente difficile ma necessario, per riportare il mondo sulla strada della sostenibilità e di conseguenza anche della tanto attesa pace nel mondo.
A domani.
Mario

venerdì, marzo 30, 2018

MIGRANTI: LA CORTE DEI CONTI HA SENTENZIATO: LA NOSTRA MACCHINA DELL’OSPITALITÀ È “UN SISTEMA COSTOSO, INEFFICIENTE E SOMMARIO”.


Oristano 30 Marzo 2018
Cari amici,
C’è poco da nascondere la testa sotto la sabbia! Quando un giudizio negativo così forte e deciso arriva da una fonte autorevole qual è la Corte dei Conti, non si può certo pensare di usare i soliti giri di parole per cercare di respingere l’accusa di spreco e di inefficienza con cervellotiche giustificazioni! 
Il recente documento tecnico, rilasciato dall’autorevole organismo fiscale della nostra nazione, porta scritto a chiare lettere che il costo giornaliero di ogni immigrato, non è di 35,00 Euro + IVA, come viene comunemente affermato, ma arriva a costare anche più: circa 167,00 euro al giorno. Cifra ben lontana, dunque, da quella da tempo nota.
Il documento accusatorio in parola è la Relazione della Corte dei Conti sulla gestione del fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Nelle sue 150 pagine, analizzando l’attuale gestione dell’emergenza, evidenzia come essa risulti essere costosa, inefficace e sommaria.  Al suo interno, le cifre esaminate (che si riferiscono al periodo che va dal 2013 al 2016) analizzano in particolare i costi della cosiddetta “prima accoglienza”, cioè quella che viene prestata a quanti sbarcano in Italia prima di essere indirizzati ai centri SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).
La precisa e puntigliosa analisi mette in luce gli scarsi servizi prestati, l’assenza di controlli fiscali adeguati e le tempistiche adottate, risultate esageratamente lunghe, a fronte di costi particolarmente alti. Nel solo anno 2016 il costo dell’accoglienza degli immigrati è stato di 1,7 miliardi di euro così composto: 1,29 miliardi per la “prima accoglienza”, 266 milioni per la seconda e 111,5 milioni per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Nello stesso anno dall’Europa sono arrivati solo 46,8 milioni: 8,1 milioni dall’agenzia Frontex e 38,7 dal Fondo asilo, migrazione e integrazione, una cifra pari ad appena il 2,7% dei soldi spesi!
Nella relazione contabile la Corte dei Conti ha ritenuto di bacchettare in primis il Viminale per gli sprechi e l’inefficienza di tale gestione, a fronte di costi esorbitanti. Costi che fanno presupporre che il sistema sia “viziato” all’origine, che le pratiche siano in qualche modo anche addomesticate, oltre che prive di controlli; inefficienze che vanno ad arricchire indebitamente le diverse strutture cooperative che si aggiudicano i bandi per i centri di accoglienza.
A cascata la bacchetta della Corte si è abbattuta sulle Prefetture, diverse delle quali non sono state in grado di fornire le cifre sui costi giornalieri del fenomeno migratorio. Alcune di esse, che sono state sanzionate, sono state ritenute responsabili di non aver vigilato sui conti: “Accertavano le spese avvalendosi di autocertificazioni a firma di Coop e Onlus che si occupavano del servizio di accoglienza”. Nel documento la Corte dei Conti ha parlato di “disordine contabile che certamente non salvaguarda i principi della buona amministrazione” e di conseguenza sono stati dati al Viminale sei mesi di tempo per fare chiarezza.
Nell’analisi della Corte si trovano anche i suggerimenti operativi da seguire. Per esempio, un modo per evitare il prolungarsi dei soggiorni illegittimi ci sarebbe, ma nessuno lo applica. “Si dovrebbe evitare di riconoscere un diritto di permanenza indistinto a tutti coloro che sbarcano”, sostengono i giudici contabili. Andando ad analizzare i costi per le suddette disamine dei documenti per la richiesta della cosiddetta protezione umanitaria viene fuori che “nel 2016 sono stati impegnati ben 13,4 milioni di euro mentre, dal 2000 a oggi 54,5 milioni. Vale a dire che in media per valutare l'ipotesi di protezione di ogni immigrato, tra il 2008 e il 2016, si sono spesi ben 203,95 euro pro capite”.
Nel documento sono evidenziate anche le operazioni di “radiografia” fatte nelle diverse Prefetture, circa la regolarità delle operazioni messe in atto. L’analisi ha evidenziato che in alcune Prefetture (le più virtuose) i costi giornalieri pro capite arrivavano a toccare i 50,39 euro al giorno + Iva (a fronte dei 35 + Iva previsti), mentre in altre (le più spendaccione) il costo quotidiano per ogni immigrato in carico è arrivato a costare anche oltre i 167,00 euro (167,81)!
Che dire, cari amici, le voci che continuamente circolano e si fanno sempre più insistenti non fanno altro che dimostrare che per certi gruppi di potere gli immigrati sono solo un grande business, non certo una bella e grande operazione umanitaria. 
Chissà se col nuovo Governo che sorgerà (se mai si riuscirà a vararlo) verranno messi in campo quei provvedimenti che, ormai, in tanti reclamano!
A domani.
Mario


giovedì, marzo 29, 2018

I RAGAZZI SARDI E LA SCUOLA. PERCHÉ IN TANTI RIFIUTANO DI STUDIARE? PERCHÉ LA SARDEGNA, QUANTO A DISPERSIONE SCOLASTICA, È PENULTIMA IN ITALIA?


Oristano 29 Marzo 2018
Cari amici,
Nell'analisi della "dispersione scolastica", la Sardegna figura penultima in classifica, appena un pelino prima della Sicilia, ben collocata all’ultimo posto. Certo, la dispersione scolastica risulta piuttosto allarmante in tutta l’Italia, ma nella nostra isola in realtà va certamente molto peggio che nelle altre regioni, considerato che il flusso degli abbandoni continua a crescere, collocando appunto la nostra Sardegna negli ultimi posti della classifica, facendone insomma un bel fanalino di coda. 
Per quale motivo, ci chiediamo in tanti, la situazione risulta, almeno in apparenza, senza via d'uscita? Sicuramente la motivazione non è una sola, ma vi concorrono cause e fattori diversi e variegati.
Partendo dalla situazione nazionale, che evidenzia una dispersione scolastica che vede ogni anno circa 135 mila studenti abbandonare la scuola, la stessa Ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli ha dovuto dichiarare che "Nel nostro Paese restano forti divari sociali e territoriali. Dove la dispersione è alta, vuol dire che non sono garantite a sufficienza pari opportunità alle ragazze e ai ragazzi". Le statistiche evidenziano anche che permane un significativo divario tra Nord e Sud del Paese: è qui, al Sud, che il fenomeno della dispersione scolastica continua ad essere più marcato.
Tornando ai dati della nostra Isola, a Cagliari il tasso di dispersione scolastica appare davvero allarmante, come del resto in tutta la Sardegna, che nella classifica nazionale per Regioni si colloca appunto al penultimo posto per abbandoni. Nonostante tutti i tentativi finora fatti, i miglioramenti appaiono appena percettibili, se pensiamo che nell'ultimo dato fornito dalla Regione la percentuale di abbandoni è passato dal 22,9 a 18,1 per cento, dato in miglioramento, ma che resta comunque ben superiore a quello della media nazionale che è del 13,8 per cento.
Analizzando ancora i dati si rileva che la vera e propria “emorragia” avviene nel biennio della superiori, al limite dell'età dell'obbligo scolastico, ma questo avviene anche nelle classi inferiori, come sostengono i servizi sociali del Comune, che si occupano anche di bambini con meno di 10 anni che non frequentano se non saltuariamente la scuola. Questi ultimi, in particolare, vengono da famiglie con gravissimi problemi sociali ed economici, che vivono situazioni a volte disperate. Il record negativo lo detiene Sant'Elia, il rione che ha la più bassa scolarizzazione della città: il 30 per cento della popolazione risulta essere con la sola licenza elementare (o addirittura analfabeta) e appena il 4 per cento possiede un diploma o una laurea.
Il Comune, attraverso l’Assessorato alle politiche sociali, ha cercato di mettere in campo diverse azioni di sostegno, agevolando, per esempio, il lavoro della Cooperativa Sociale "La Clessidra" e della "Fondazione Somaschi", Onlus che si occupano di aiutare oltre cento ragazzini a rischio dai 10 ai 15 anni. La vera emergenza, però, riguarda gli Istituti superiori. Nell'ultimo anno, su circa 15.000 ragazzi iscritti negli Istituti cagliaritani, oltre 2.500 hanno abbandonato la scuola o sono stati respinti. Negli Istituti professionali, dove la dispersione risulta maggiore, un ragazzo su tre lascia.
Per cercare di tamponare questa pericolosa emorragia, la regione sarda ha cercato di mettere in campo provvedimenti ad hoc, come il progetto Iscol@. Questo progetto, denominato “Tutti a Iscol@” è stato varato dall'Assessorato della Pubblica Istruzione, unitamente a quello dei Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, con l'obiettivo di migliorare la qualità dell'offerta formativa delle scuole sarde e di valorizzarne il ruolo sociale attraverso forme di apertura al territorio.
Per realizzarlo al meglio l'Assessorato ha chiesto e ottenuto la collaborazione di Sardegna Ricerche, che è stata chiamata a occuparsi della parte riguardante i Laboratori extracurriculari didattici tecnologici. Questa parte, nello specifico, mira ad ampliare l'offerta formativa attraverso azioni extracurricolari centrate sulla metodologia della didattica laboratoriale, che prevedano anche la realizzazione di prodotti digitali multimediali come siti web, blog e narrazioni digitali. Strumenti questi particolarmente interessanti per i ragazzi. In quest'attività Sardegna Ricerche si avvale anche del supporto tecnico da parte del CRS4.
Cari amici, nonostante tutto, quello fatto finora risulta ancora poco efficace, e la dispersione resta un problema serio, che necessita di ben altri interventi. Per contrastare davvero la dispersione scolastica e incentivare i ragazzi ad acculturarsi, a migliorare le competenze insite in ciascuno di loro, bisogna mettere in campo risorse ben più importanti. Quanto viene investito nel campo della scuola e dell’istruzione appare una goccia in un mare, gocce che evaporano in un soffio. Gli investimenti dovrebbero riguardare le zone interne, dove creare dei poli di istruzione dotati delle migliori tecnologie, tali da incentivare i ragazzi alla frequenza, non come oggi che anche per frequentare la scuola media sono costretti a raggiungere altri paesi vicini con mezzi a dir poco ottocenteschi.
Nelle città importanti, invece, sarebbe utile arrivare al “tempo pieno”, con attività parascolastiche anche di natura pratica, nei campi dell’arte, dello sport, e della ricreazione sociale. Senza interventi attrattivi, senza creare accattivanti strutture che facilitino la vita di gruppo in maniera costruttiva, credo che la dispersione scolastica non migliorerà, anzi penso che possa solo peggiorare.
A domani.
Mario

Evitare la dispersione scolastica è compito e dovere di tutti!