Oristano 29 febbraio 2024
Cari amici,
Oggi è l'ultimo giorno di febbraio di quest'anno bisestile, speriamo non proprio troppo...sfortunato, vista la scaramanzia che lo accompagna! Per chiudere questo mese voglio affrontare con Voi un problema che ritengo alquanto serio: la desertificazione di molte zone della terra. Il deserto
del SAHARA, per esempio, oggi il deserto caldo più grande del Pianeta (ha un'estensione
in lunghezza di oltre 5.000 chilometri e una superficie di 9 milioni di
chilometri quadrati), era, un tempo lontano, una terra fertile, ricca di vegetazione e foreste. Tra
gli 11 mila e i 5 mila anni fa, dopo la fine dell’ultima era glaciale, quello
che oggi è un immenso deserto era diventato, invece, un grande, verde paradiso. Oltre
alla vegetazione, che si sviluppava in un clima alquanto favorevole (quello dove
oggi vediamo le immense dune sabbiose), crescevano rigogliosi tanti alberi e folta vegetazione. Le precipitazioni
erano abbondanti e avevano creato fiumi e laghi. In questo luogo ameno
pascolavano animali come ippopotami, antilopi, elefanti e gli uri, i
progenitori dei bovini domestici.
Tutto questo avveniva pressappoco
tra il 7000 e il 3000 avanti Cristo, periodo in cui si sviluppavano diverse
civiltà, come quella mesopotamica, sumerica e quella dell'antico Egitto. Poi, col
passare dei secoli, lentamente ma inesorabilmente, iniziò a manifestarsi la desertificazione che
ha portato allo stato attuale. Indubbiamente un cambiamento catastrofico, se
pensiamo che il Sahel anche al tempo dei Romani era una florida savana! Da lì
provenivano le "fiere" utilizzate nei giochi dei gladiatori, così
come gli elefanti che per primo Annibale portò in guerra.
Amici, furono diverse le ragioni climatiche che portarono questi cambiamenti epocali e che distrussero quel
territorio, trasformandolo da positivo in negativo. Man mano che le piogge diminuivano,
i periodi di siccità aumentavano, e così cominciò la fine del Sahara che, da oasi
lussureggiante e verdeggiante, si trasformò in deserto. Pensate, allora, prima
dell’arrivo del deserto, il lago Ciad era più grande del mar Caspio! Ancora
cinquant'anni fa le acque del Ciad occupavano 26mila chilometri quadrati, oggi
ridotti a meno di 5000 e con le sponde affollate da una numerosa popolazione di
rifugiati climatici, considerata la più grande al mondo.
Gli studiosi continuano
ad interrogarsi per arrivare a scoprire le reali cause di questo immane
disastro, ovvero come si sia potuti passare dalla condizione pluviale a quella
arida; è questo un interrogativo che crea grande preoccupazione, perché i
cambiamenti climatici creano danno immensi agli abitanti del pianeta. Una delle
possibili cause, come accennato, è attribuita ad una variazione del movimento
orbitale della Terra, cosa che può aver causato l'indebolimento del monsone, e,
di conseguenza, si sia al contempo potenziato l'effetto dell'irradiazione
solare sulla regione, ma di certo anche altre cause hanno contribuito alla
catastrofe.
Il professor David
Wright, docente al dipartimento di studi paleo-archeologici dell'Università
di Seul, ha affermato che la ragione dell'inaridimento sarebbe stata causata,
oltre che dall'inclinazione dell’asse terrestre, anche dall’azione umana. Nel
suo studio pubblicato su Frontiers in Earth Science, il professor Wright
sostiene che certe variazioni importanti sono dovute anche all’intervento
umano, che, insieme ad altri ha contribuito al cambiamento. Fra gli esempi che ha
voluto citare c'è quello che ha interessato l'isola di Pasqua - Rapa Nui nella
lingua indigena - dove ricerche recenti hanno messo in luce l'impatto avvenuto
sull’isola con l’arrivo degli europei o, meglio, dei topi sbarcati dalle loro
navi, come fattore distruttivo dell'ecosistema e quindi delle risorse di
sostentamento per la biosfera locale.
Sempre secondo il
professor Wright, nel Neolitico in Africa si è verificata un'intensa pressione
delle popolazioni umane sulle risorse, dovuta sia alla crescita delle economie
pastorale ed agricola, oltre che delle costruzioni; come è avvenuto in Nuova
Zelanda dove, con l'arrivo degli europei, le foreste sono diventate pascoli per
pecore, o negli Stati Uniti dove la prateria che nutriva i bisonti è stata
trasformata in foraggio per mandrie d'allevamento, determinando alle latitudini
meridionali, come in Texas, l'erosione della savana in steppa semiarida.
Cari amici, indubbiamente
l’intervento apportato dall’uomo sull’equilibrio naturale ha causato e può ancora causare danni anche irreparabili, come è avvenuto nel Sahara: al posto delle antiche
querce, inizialmente sono sopravvissuti degli arbusti, ma il terreno, ormai privo della protezione delle chiome degli alberi, ha subito la forte irradiazione diretta solare, che ha bruciato gli arbusti, creando così il deserto! Purtroppo, dopo un certo arco di tempo, il deserto prende il sopravvento sui diversi biotopi prima
presenti. Ciò è dimostrato dagli studi recenti, che attribuiscono
all’uomo colpe importanti nelle pericolose variazioni climatiche che ci
tormentano. Il problema è alquanto serio! Stiamo perciò davvero attenti, perché le attuali temperature potrebbero
diventare ben più calde in futuro, con impatti sicuramente devastanti sulla vita del nostro pianeta!
A domani.
Mario