martedì, febbraio 28, 2023

L'EGITTO E GLI SHARDANA: I FAMOSI GUERRIERI SARDI. LA CERTEZZA CHE FOSSERO I NOSTRI ANTENATI SCATURÌ DALLA RICERCA DEL FAMOSO EGITTOLOGO TEDESCO ADOLF ERMAN.


Oristano 28 febbraio 2023

Cari amici,

Termino i post di Febbraio parlando delle antiche origini del nostro popolo: il popolo sardo. Si, voglio parlare degli "SHARDANA", i grandi navigatori e costruttori delle megalitiche torri nuragiche. A scoprire che i famosi guerrieri “Shardana”, provenienti “dal grande mare del Nord” e arrivati alla corte del grande faraone “Ramesse II”, arrivarono dalla Sardegna, fu nel 1905 il più prestigioso egittologo tedesco: Adolf Erman, autore di vari trattati e studi (tra le sue opere ha un particolare valore il “Wörtebuch”, dizionario della lingua egizia) che gli valsero molte onorificenze. In un suo famoso libro sulla storia dell’antico Egitto, parlando di questi famosi guerrieri “Shardana”, ben rappresentati nelle sculture egizie armati di lancia, di pugnale, di scudo rotondo e di elmi ornati di una mezza luna, Erman afferma, con convinta certezza, che provenivano dalla Sardegna.

Nel libro, scritto nel 1905, che porta il titolo “Il mondo del Nilo: civiltà e religione dell'antico Egitto”, (in Italia il volume, edito da Laterza nel 1950, è stato tradotto da Gualtiero Frangini e si può acquistare online), Adolf Erman (1854-1937) riesce a dare una immagine complessiva della gloriosa civiltà egizia, conducendo il lettore attraverso 28 capitoli e 264 pagine, in un percorso che consente di prendere cognizione della complessa società egizia, sorta sulle rive del Nilo, e delle varie componenti che ne costituivano l'architettura. Ebbene, alcuni significativi passaggi nella lettura attenta di questo libro, mettono chiaramente a fuoco i guerrieri "SHARDANA", chiarendo chi erano esattamente e da dove provenivano. 

La prima citazione riguardante i guerrieri Shardana la si trova a pag. 192 del capitolo XXII, che tratta della vita di Ramesse II, dove viene detto: “Tuttavia la fama di Ramesse II non riposa soltanto su queste imprese pacifiche: egli fu anche grande generale, ed ancora oggi ce lo testimoniano i bassorilievi dei templi, i quali, insieme alle loro iscrizioni, ci forniscono anche dati preziosi sulla scienza bellica del Nuovo impero. Il grande esercito che Ramesse II usò nella campagna in Siria era composto di quattro “divisioni”, contrassegnate ciascuna dal nome di uno dei quattro Dei più importanti, Ammone, Rieh, Ptah e Sutekh. Come truppe ausiliarie figurano degli uomini il cui nome cananeo di “Nearuna” (=giovani) li indica con sicurezza come provenienti dalla Palestina.

Continuando la lettura si arriva, parlando di acconciature e di armamento, al gruppo degli “Shardana”; questi, armati di lancia, di pugnale, di scudo rotondo e di elmi ornati di una mezza luna, non erano uomini che provenivano dall'Egitto o dall'Asia, ma certamente dalla Sardegna; definiti “i guerrieri del grande mare del Nord”, Ramesse li aveva fatti prigionieri quando aveva fatto un’incursione con altre popolazioni piratesche sulle coste africane (arrivando di certo anche in Sardegna), obbligandoli, poi, a combattere col suo esercito.

Lo studioso tedesco, nella descrizione del guerriero Shardana parla di “elmo ornato di mezza luna”, definizione che appare a noi sardi strana, in quanto abituati ad una diversa e più realistica interpretazione dell'elmo con le corna, come si può rilevare dai numerosi bronzetti esposti nei vari musei dell’isola. Di certo Erman si è lasciato influenzare dalle immagini dei guerrieri sardi scolpite nei templi egizi, dove effettivamente si può cadere nell'equivoco e considerare le corna sull'elmo come mezza luna.

Altro motivo di convincimento, oserei dire di certezza, che gli Shardana erano proprio i guerrieri sardi, la troviamo in altra parte del libro. Per garantirsi il successo nelle varie spedizioni militari, spesso chi governava l’Egitto si alleava con i diversi popoli pirateschi che infestavano le coste del Mediterraneo, popoli che, dai loro nomi di Arkaiwasha, Tursha, Shakalusha e Shardana, sono stati identificati con Achei, Tirreni, Siculi e Sardi. Lo studioso ha chiaramente messo in evidenza che il rapporto tra l'élite egizia e le milizie Shardana era molto stretto e duraturo. Tra l'altro appare particolarmente significativo il fatto che a considerare gli Shardana grandi guerrieri provenienti dalla Sardegna non è stato un sardo-centrico, ovvero un estimatore a tutti i costi della Sardegna, ma un archeologo tedesco, docente all'Università di Berlino, eminente studioso di storia egizia!

Cari amici, anche l’archeologo Giovanni Ugas, già ricercatore e docente dell’università di Cagliari, autore di importanti scavi e specialista dei rapporti tra la Sardegna e il Mediterraneo, nel suo interessante volume “Shardana e Sardegna. I Popoli del mare, gli alleati del Nordafrica e la fine dei grandi regni. (XV-XII secolo a.C.)”, arriva alla stessa conclusione dell’egittologo Adolf Erman: «Gli Shardana e le antiche popolazioni che costruirono i nuraghi sono lo stesso popolo». Aggiunge, poi: «Gli Shardana erano un popolo guerriero di grandi navigatori e le numerose navicelle, i bronzetti e le armi ritrovate in Sardegna descrivono un popolo specializzato nel combattimento ed esperto di navigazione».

Per me gli Shardana, cari lettori, sono i nostri straordinari antenati! A domani.

Mario

lunedì, febbraio 27, 2023

I PALLONI-SPIA INTERCETTATI IN USA: UN CAVALLO DI TROIA CINESE. DOPO IL CONFLITTO TRA LA RUSSIA E L’UCRAINA, RIPARTE LA GUERRA FREDDA TRA USA E CINA.


Oristano 27 febbraio 2023

Cari amici,

Lo straordinario sviluppo della tecnologia cinese inizia ad impensierire gran parte del mondo occidentale, che si sente accerchiato, controllato e spiato dalla straordinaria potenza tecnologica cinese, quella di un Paese indubbiamente poco democratico e pertanto considerato non immune da pericoli. Ad aumentare questa preoccupazione anche la evidente, comprovata vicinanza dimostrata dalla Cina nei confronti della Russia, che ormai da un anno ha invaso l’Ucraina, con mire che potrebbero varcare anche i confini di questo Stato.

Il costante avanzare dell’economia in Cina, con il conseguente aumento del commercio e dei rapporti economici con l’Occidente, in passato era ritenuto per l’opinione pubblica americana un elemento positivo, utile per facilitare l’avvicinamento della Cina alle democrazie occidentali; mentre ora questo pericoloso avanzare viene ritenuto alquanto pericoloso, in quanto capace di aiutare l’autoritarismo e l’autocrazia del Paese del Sol Levante.

Che il forte incremento del commercio cinese in Europa e Stati Uniti possa nascondere anche mire che nulla hanno a che fare con il normale interscambio commerciale, è iniziato a balenare in diversi Paesi sia europei che extra europei, USA compresa. Di recente Il governo australiano, per esempio, ha deciso di mettere al bando le videocamere di sorveglianza made in Cina dai suoi edifici. Lo ha comunicato il primo ministro della difesa australiano, Richard Marles, ai microfoni dell'emittente locale ABC Radio, affermando che i dispositivi in questione potrebbero rappresentare un potenziale rischio per la sicurezza nazionale.

Il Ministro della Cybersicurezza australiano, James Paterson ha dichiarato: «Non possiamo sapere con certezza se le informazioni, le immagini e l'audio sensibili registrati da questi dispositivi non vengano segretamente trasmessi in Cina contro gli interessi dei cittadini australiani», richiedendo alle autorità del Paese il sequestro delle videocamere per effettuare alcune verifiche. Le videocamere erano state fornite da due compagnie cinesi la Hikvision e la Dahua, entrambe partecipate dal governo di Pechino. La fornitura ha riguardato almeno 913 dispositivi tra telecamere, citofoni, sistemi di accesso elettronico e videoregistratori, installati in oltre 250 edifici governativi australiani.

Che la Cina non badi troppo ad usare metodi invasivi e pericolosi è cosa nota. Nel novembre dello scorso anno Stati Uniti e Regno Unito adottarono una serie provvedimenti simili, mettendo di fatto al bando l'installazione di sistemi di videosorveglianza cinesi dai siti considerati sensibili. Ora, improvvisamente, è scoppiato anche un altro serio problema: quello dei “Palloni-sonda-spia”, uno dei quali è stato abbattuto mentre sorvolava gli Stati Uniti, e che, secondo l'intelligence Usa «quella sonda fa parte di una più ampia operazione di spionaggio di Pechino».

Il pallone sonda cinese, abbattuto dalle Forze aeree degli Stati Uniti al largo del South Carolina, su ordine del Presidente degli Stati Uniti, come hanno affermato funzionari dell’intelligence statunitense intervistati dal quotidiano “Washington Post” e anche dalla CBS News, spiava il territorio americano.  L'attività di queste “spie volanti” rientrerebbe in un più ampio programma di sorveglianza. Gli Stati Uniti non sono a conoscenza delle dimensioni precise della flotta di palloni spia cinesi, ma ritengono che negli ultimi anni Pechino abbia effettuato almeno due dozzine di missioni nei cieli di almeno cinque continenti.

Nel frattempo, in un laboratorio governativo a Quantico, in Virginia, un team d'élite di ingegneri dell'FBI sta studiando attentamente i resti del pallone recuperato, cercando di sapere quante e quali informazioni gli 007 di Pechino possano aver acquisito, e anche di quali capacità tecniche disporrebbe il pallone spia. Gli Stati Uniti, utilizzando le grandi capacità in capo alla National security agency, oltre alle altre agenzie, hanno già raccolto alcune informazioni in tempo reale sui tipi di segnali emessi dal pallone mentre viaggiava, anche se non tutti gli esperti militari e di intelligence si sono detti in grado di esaminare l'hardware della macchina.

Amici, la “guerra fredda” tra USA e Cina sembra aver ripreso vigore. Durante il discorso sullo Stato dell’Unione tenuto al Congresso, il Presidente Joe Biden ha fatto riferimento all’incidente del pallone sonda cinese, affermando che se la Cina minaccerà la sovranità statunitense, le autorità di Washington prenderanno tutti i provvedimenti necessari per proteggere il proprio Paese. La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha invece dichiarato che i resti del pallone aerostatico cinese abbattuto nel fine settimana «non appartengono agli Stati Uniti» e vanno dunque riconsegnati a Pechino. «Il governo cinese continuerà con risolutezza a difendere i propri legittimi diritti e interessi», ha affermato Mao in risposta alle dichiarazioni del portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, secondo cui Washington non ha alcuna intenzione di restituire a Pechino i resti del pallone-spia.

Cari amici, il pericolo di una guerra, non solo economica, tra Oriente e Occidente sembra che abbia ripreso forza. La Cina a quanto pare sta usando palloni spia non solo sugli Stati Uniti ma anche su oltre 40 Paesi in cinque continenti. Anche da noi in Italia? Secondo quanto trapela da parte di fonti diplomatiche, c'è anche il nostro Paese tra la quarantina di Stati con cui gli Usa hanno condiviso le informazioni sulla tecnologia che spaventa ora il mondo intero. Insomma, la paura è che pericolosi venti di guerra sconvolgano la fragile pace di cui godiamo.

A domani.

Mario 

domenica, febbraio 26, 2023

“IKIGAI”: SCOPRIAMO LA FILOSOFIA DI VITA GIAPPONESE. COME TROVARE LA PROPRIA RAGION D’ESSERE E DARE UN SENSO ALLA PROPRIA VITA.


Oristano 26 febbraio 2023

Cari amici,

La filosofia orientale, come ben sappiamo, è molto diversa da quella nostra, quella occidentale. La filosofia giapponese, per esempio, radicata in tradizioni antichissime, ha un significato alto e valoriale. Una filosofia che viene espressa concretamente con un termine particolare: “IKIGAI”, formato dalle parole giapponesi iki (vita) e gai (scopo), e che sta ad indicare la ragione della nostra esistenza, il motivo per cui vale la pena di vivere, di operare, di relazionarsi con gli altri, dando un senso positivo alla nostra esistenza, ovvero "uno scopo".

Una filosofia di vita che, se applicata correttamente, consente di vivere sereni, soddisfatti e più a lungo, tanto è vero che i giapponesi sono il popolo più longevo al mondo, con un’aspettativa di vita di 87 anni per le donne e 81 per gli uomini (l’Italia è a quota 84 per le donne e 79 per gli uomini). Ancora più straordinario è il fatto che, quasi sempre, la loro vita scorre in perfetta salute: in media arrivano a 74 anni autosufficienti, senza bisogno di terapie invasive o ricoveri in ospedale.

Amici, sarà anche una questione di genetica, di fattori ambientali, unitamente ad uno stile di vita salutare e a un genuino senso di comunità, ma preponderante è di certo la filosofia di vita da loro praticata, quella dell’Ikigai, a farli vivere così bene e a lungo. Basti pensare agli abitanti dell’isola di Okinawa, una delle cosiddette “blue zones”, dove gli abitanti sono fra i più longevi al mondo. Sulle blue zones, ha scritto diversi post (uno anche di recente) su questo blog, considerato anche che la Sardegna è proprio una delle 5 blue zone del pianeta.

L’ikigai in realtà è uno dei nove princìpi fondamentali del metodo hanasaki (letteralmente, il metodo per “far fiorire la versione migliore del proprio io”), metodo che non ha un equivalente esatto nella cultura occidentale. Ma vediamo meglio in cosa consiste esattamente questo metodo. Secondo l’ikigai, la ricetta per “realizzare sé stessi e vivere felici” si trova al punto d’incontro fra quattro aree: passione, missione, professione e vocazione. Attenzione però: non esiste una strada che sia la stessa per tutti, perché ciascuno ha il “suo” ikigai.

Passione. Ciascuno di noi ha un lavoro, o è iscritto a un percorso formativo o universitario, oppure ha un hobby, un’attività a cui dedica tempo ed energie. Per scoprire la propria ragione di vita bisogna partire proprio da qui, per capire se ciò in cui si impiega la gran parte della propria giornata corrisponde anche alla propria passione.

Missione. La missione è ciò che si ama fare e che risponde a un effettivo bisogno del contesto sociale dove si opera. Per trovare una motivazione autentica nella propria vita, infatti, non è sufficiente essere bravi, ma bisogna anche sapere che le proprie azioni lasciano il segno nel mondo che ci circonda.

Professione. Finora abbiamo parlato indistintamente di professione o di hobby, ma la migliore delle prospettive è quella di essere impiegati, e ovviamente retribuiti, per fare esattamente ciò che più ci gratifica. Ed è un obiettivo a cui si può puntare, seguendo la filosofia dell’ikigai.

Vocazione. Ciascuno di noi ha una vocazione, cioè qualcosa che sa fare davvero bene, un po’ per predisposizione personale e un po’ per l’impegno che abbiamo speso nel provarci e riprovarci. Questa vocazione si può esplicare sia all’interno che all’esterno dell’ambito prettamente lavorativo.


Amici, se non riusciamo ad applicare i principi dell’ikigai prima esposti, molti di noi si sentiranno scarsamente motivati. Alcuni pensano che questo può essere normale, altri, invece, si convincono di essere “sbagliati”, mediocri, non abbastanza bravi in nulla, ma ciò è sbagliato. La filosofia dell’ikigai, invece, insegna che tutti possiamo trovare la nostra ragione di vita. Trovare il proprio ikigai significa proprio riuscire a stabilire un’armonia tra i quattro pilastri appena descritti: passione, missione, professione e vocazione

Cari amici, realizzare sé stessi e vivere felici, secondo la filosofia giapponese, non è un auspicio astratto, ma un traguardo che tutti abbiamo il diritto di raggiungere. La filosofia dell’ikigai ci suggerisce proprio la strada giusta da seguire, per dare un senso positivo alla nostra vita, in modo da viverla proficuamente per noi stessi e per gli altri.

A domani, amici lettori.

Mario

sabato, febbraio 25, 2023

IL “GROUNDHOGGING”: QUANDO NELLA RICERCA DELLA PERSONA IDEALE CI INTESTARDIAMO A NON VOLER VOLTARE PAGINA...


Oristano 25 febbraio 2023

Cari amici,

L’uomo, come ben sappiamo, è una persona sociale, per cui non ama stare da solo ma vivere in compagnia di persone a lui congeniali, consone al suo modo di concepire la vita. Questo porta tutti noi ad andare alla ricerca della “Persona Ideale”, con la quale legarci e vivere possibilmente tutta la vita. Da sempre, da che mondo è mondo, questa è un’abitudine consolidata, che purtroppo, non sembra passare di moda. Trovare la persona che risponda in tutto e per tutto alle nostre aspettative e ai nostri gusti, nella maggior parte dei casi, è alquanto difficile, per cui ogni tanto sarebbe necessario voltare pagina.

Spesso, invece, ci si accanisce su una persona, seppure le indicazioni che arrivano dall’altra parte non siamo quelle attese. A cercare di fare chiarezza in questa logica ci ha pensato il mondo del “Dating online”, grazie al quale il fenomeno è salito alla ribalta con il termine molto concreto di “Groundhogging”. Per chiarire il “Dating” (termine tradotto in italiano come incontri) rappresenta l'attività di carattere sociale attraverso la quale due persone si danno la possibilità di valutare la loro idoneità come partner in una relazione sentimentale.

Amici, a quanti di noi non è mai capitato di sentirsi intrappolati in un legame (meglio dire un loop, che significa cappio) con una persona con la quale, nonostante i diversi tentativi, non si riesce ad andare in sintonia, nonostante i numerosi incontri? Insistere su questo fronte significa entrare in Groundhogging, ovvero restare intrappolati in un nostro “tipo ideale”, ovvero in un labirinto senza uscita. Significa voler caparbiamente restare all’interno di un meccanismo relazionale ben preciso, nel senso di cercare ripetutamente ad insistere con lo stesso partner, nonostante la grande insoddisfazione e frustrazione ricavata.

Il problema è che molti di noi, una volta che si convincono di avere molto chiare le caratteristiche estetiche e comportamentali che cercano nell’altra persona, poi hanno grande difficoltà nell’uscire da questo loro schema mentale! Uno studio molto interessante è quello portato avanti da “Inner Circle”, una app di dating di matrice olandese lanciata nel 2012 che ha intervistato i propri utenti su questo argomento. I risultati sono eloquenti e per certi versi sbalorditivi: circa il 70% degli intervistati ha dichiarato di avere un tipo ideale e, tra questi, l’80% ha ammesso che i propri appuntamenti con questo genere di persona idealizzata è stato un fallimento.

La ricerca ha cercato di capire perché questo fenomeno accade. Ebbene, i motivi che spingono le persone a uscire di continuo con una persona di loro gradimento (il 60% dei single presenti su Inner Circle ha dichiarato di avere standard piuttosto alti e che intende rispettarli in qualunque caso) è che cambiare obiettivo, significherebbe accontentarsi. Amici, può sembrare ovvio, ma rimanere ancorati allo stesso standard può risultare nocivo. Forse la soluzione per uscire da quel ciclo di insoddisfazione sentimentale che attanaglia molti di noi è cercare di fare un passo indietro e con attenzione guardarsi intorno e cambiare obiettivo.

Pazienza se il nostro tipo ideale non esiste, oppure non corrisponde in toto alle caratteristiche che abbiamo ipotizzato nel nostro potenziale partner: decidersi ad ampliare i nostri orizzonti e uscire dagli schemi, anche quando si tratta di scegliere qualcuno con cui avere un appuntamento il venerdì sera, è senz’altro utile e certamente non può che riservare delle sorprese interessanti. Quantomeno, ci eviterà di ricadere sempre nel solito e dannoso loop.

Cari amici, la realtà è che il Groundhogging è un’abitudine difficile da sradicare, nonostante il comprovato insuccesso che purtroppo continua a perdurare. Meglio, dunque, uscire dagli schemi e tentare nuovi traguardi: coraggio, a volte il successo è proprio dietro l’angolo!

A domani.

Mario

 

venerdì, febbraio 24, 2023

È TEMPO DI ZUCCA: PROVALA NEL RISOTTO CON LA PROVOLA E IL GUANCIALE. INDUBBIAMENTE UN CONNUBIO FELICE E SAPORITO!


Oristano 24 febbraio 2023.

Cari amici,

La zucca ha proprio i colori dell’autunno! Quel suo marrone/arancione chiaro, ci ricorda che l’estate e finita e le foglie che cadono dalle piante che vanno in letargo assumono proprio quel classico colore, predispongono a vivere un periodo prima fresco e poi freddo. La zucca, pertanto può essere definita il vero ortaggio dell’autunno! Con essa riusciamo a preparare diversi, sapidi piatti della stagione invernale. La storia di questo ortaggio si perde nella notte dei tempi. Appartenente al genere cucurbita, proviene dall’America, dove veniva coltivata e consumata già centinaia d’anni prima dell’Era Precolombiana. Fu introdotta in Europa intorno al 1500, dopo la scoperta dell’America.

In Europa, comunque, vi erano già altri tipi di zucca, che venivano consumati da tempi lontanissimi, anche in Asia e Africa. Di zucche, infatti, ne esistono tantissime varietà, tutte, comunque sane e gustose. Ortaggio delicato e dolce, la zucca si presta alla preparazione di ricette molto diverse fra di loro: dai piatti dolci a quelli salati; può essere servita cotta, a vapore, al forno, fritta, in vellutata e in tanti altri modi. Seppur dolce al palato, in realtà la zucca è un ortaggio ipocalorico: ha pochissime calorie e tante proprietà salutari per l’organismo. Come detto prima, la zucca ha tante proprietà benefiche, addirittura con un apporto calorico molto basso (si stima circa 18 calorie per ogni 100 grammi di alimento fresco).

Tra le tante ricette che con la zucca si possono realizzare, oggi voglio proporvi una ricetta che a mio avviso è abbastanza sfiziosa e si sposa bene col clima fresco dell’inverno: un “Risotto che sposa la zucca con la provola e il guanciale”, un abbinamento che lega il dolce morbido della zucca con il sapido e croccante guanciale, legati da un buon riso come il Carnise. È un piatto eccezionale, saporito e soprattutto semplicissimo da realizzare. Se poi amate il gusto della provola (casizolu) nostrana (io consiglio quella del Montiferru), sappiate che, a mio avviso si sposa meravigliosamente bene! Ecco, amici, la semplice ricetta per preparare questo sapido risotto.

RICETTA DEL RISOTTO CON ZUCCA, PROVOLA (CASIZOLU) E GUANCIALE.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 350 gr. di riso Carnise (Azienda Falchi), 600 gr. di polpa di zucca, 200 gr. di guanciale, 200 gr. di Casizolu, un bicchiere di vernaccia, q.b. di brodo vegetale (cipolla, sedano, sale, carota, acqua), una cipolla, q.b. di olio extravergine d’oliva, q.b. di parmigiano Reggiano DOP (grattugiato), un cucchiaio di burro (freddo, ghiacciato). Se avete piacere un ciuffo di prezzemolo tritato e del pepe.

PREPARAZIONE.

Dopo aver eliminato la buccia grossa della zucca, tagliate la polpa a dadini piccoli e mettete da parte; poi fate la stessa cosa con la provola, ricavando dei piccoli dadini che metterete anch’essi da parte. Ora passate al guanciale: dopo aver tolto la cotenna, tagliatelo prima a fette da mezzo cm. e poi fatelo a cubetti. Su una padella fate saltare il guanciale (senza aggiunta di grassi) fino a quando non sarà diventato croccante. Mettete da parte. In una casseruola fate tostare bene i chicchi di riso senza aggiungere nulla. Quindi solo riso; poi sfumate con il bicchiere di vernaccia facendo evaporare bene. Ora, in un pentolino, mettete a rosolare la cipolla con dell’olio extravergine d’oliva a fuoco bassissimo. Al termine, mettete anche questa da parte.

Ora bagnate il riso, 1-2 mestoli alla volta, con il brodo vegetale bollente. Il riso deve sempre sobbollire. Dopo 5 minuti di cottura aggiungete la zucca tagliata a dadini piccoli. Continuate la cottura del riso sempre aggiungendo il brodo. Quando manca 1 minuto a fine cottura, aggiungete al risotto il guanciale croccante e la cipolla che avete tenuto da parte. Siete arrivati quasi al termine: ora togliete il risotto dal fuoco ed aggiungete il burro freddo tolto dal frigorifero (meglio se dal congelatore), i dadini di casizolu e il parmigiano grattugiato; ora, se ci riuscite, muovete il recipiente “ad onda”, per far amalgamare il tutto per bene, altrimenti con delicatezza mischiate con un cucchiaio di legno il composto, portando, poi, bello caldo, in tavola.

Amici, per un tocco sfizioso, potete servire il risotto zucca, provola e guanciale aggiungendo un po’ di prezzemolo tritato, pepe e, se preferite, ancora un po’ di parmigiano. Il mio consiglio è di accompagnare questo sapido piatto con un Cannonau DOC, come un “Nepente di Oliena”, servito a temperatura ambiente. Farete un figurone con gli amici. Buon appetito!

A domani.

Mario

giovedì, febbraio 23, 2023

COME SCOPRIRE IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ DEI SARDI? ANALIZZANDO I BATTERI CHE SI TROVANO NELLA BOCCA. IL RECENTE STUDIO DELLE UNIVERSITÀ DI CAGLIARI E SASSARI.


Oristano 23 febbraio 2023

Cari amici,

Sulla longevità dei sardi ho avuto modo diverse volte di scrivere su questo blog, confrontando anche la nostra "lunga vita" con quella di altre “BLUE ZONE” del pianeta.  Chi è curioso e vuole documentarsi può andare a leggere quanto scrissi in data 11 luglio 2015 cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2015/07/sardegna-terra-di-centenari-lo-stile-di.html, oppure leggere il post del 16 gennaio del 2020 cliccando sul link: http://amicomario.blogspot.com/2020/01/sardegna-terra-di-centenari-e-lisola-la.html.

La nostra Isola, infatti, è considerata una Blue Zone, zona blu, termine che identifica le zone del Pianeta dove la vita è più longeva. Sono 5 le Blue Zone in tutto il mondo: Icaria, isola greca del Mar Egeo, Okinawa in Giappone, Loma Linda in California, Nicoya in Costarica e, naturalmente, la Sardegna. I sardi vantano l'invidiabile primato di avere la più alta percentuale di centenari, in rapporto alla popolazione, nel mondo.

Ebbene, gli studi per accertare le motivazioni reali della nostra longevità continuano, e di recente la Fondazione per la tutela dell'identità ogliastrina e della Barbagia di Seulo ha commissionato ai ricercatori del dipartimento di Scienze chirurgiche dell'Università di Cagliari, guidato dal prof. Germano Orrù, un progetto scientifico sull'impatto dello stile di vita sul microbiota orale. Il progetto intende studiare sia la popolazione antica che quella recente della Comunità ogliastrina, e, in particolare le loro abitudine alimentari. La ricerca parte dallo studio dei batteri della cavità orale, studio ritenuto la “Nuova frontiera” per scoprire il segreto della longevità della popolazione sarda dell'Ogliastra, una delle cinque Blu zone del mondo.

Come spiega il Presidente della Fondazione per la tutela dell'identità ogliastrina e della Barbagia di Seulo Flavio Cabitza, "Lo studio dell'equilibrio dei batteri della bocca, patogeni e non, permetterà di valutare lo stato di rischio in rapporto alle malattie nella popolazione attuale e di confrontarlo con quello degli antenati e di altre etnie. La ricerca si divide in tre fasi: nella prima scenderemo negli ossari dei cimiteri per recuperare teschi di ultranovantenni; nella seconda verranno invece prelevati i batteri della bocca di tutti gli ultra ottantenni viventi del territorio; l'ultima fase è quella che si svolgerà in laboratorio sulle cellule umane prelevate e servirà a capire quale è la dieta che ha tenuto in equilibrio i batteri della bocca, da cui spesso partono molte malattie, portando queste persone a un'età avanzata. Con questo studio stiamo cercando di dimostrare scientificamente la relazione tra la nostra dieta e la longevità".

Amici, all’interessante progetto collabora anche l'Università di Sassari, che ha predisposto i bandi di dottorato per dei giovani ricercatori che si vorranno cimentare nello studio dei centenari d'Ogliastra. Come auspica la professoressa Grazia Fenu del dipartimento di Scienze biomediche dell'ateneo sassarese, "Puntiamo a una grande partecipazione delle nuove generazioni. L'obiettivo è quello di predisporre una convenzione per la nascita di un polo scientifico nella base militare di Perdasdefogu in cui studiare, oltre alla genetica, la psicologia dei centenari e ricavare tutti gli elementi che hanno avuto a che fare con la longevità".

Il prof. Germano Orrù ha sempre sostenuto che mangiando più verdure e meno carne si possono prevenire tante malattie, a iniziare da alcune patologie croniche a carattere autoimmune o cardiovascolari. Una ricerca multidisciplinare, da lui coordinata, è stata di recente eseguita proprio attraverso lo studio dei batteri rilevati nella placca dentale degli avi dei sardi. In particolare, l'analisi dei batteri orali, legati alla dieta, ha svelato una differenza sostanziale tra sardi attuali e quelli di 150-200 anni fa. La correlazione tra ciò che mangiamo e le malattie che possiamo contrarre è forte: una scoperta importante fatta grazie ad una metodologia innovativa.

Come ha spiegato il dottor Orrù, «L'estrazione del Dna della placca dentale dei nostri antenati ci consente di studiare le informazioni che ricaviamo, senza distruggere i denti e le ossa. La comunità batterica che circonda il nostro corpo viene denominata microbiota, e nella bocca è costituita da più di 800 specie batteriche differenti».

Le abitudini alimentari dei sardi, come ha precisato il ricercatore dell'Azienda universitaria di Cagliari, «hanno subito un drastico cambiamento dagli anni Cinquanta in poi, determinando un'alterazione del microbiota del cavo orale. Un numero troppo elevato di batteri anaerobi fa sì che questi possono attraversare le barriere tessutali ed entrino in circolo sanguigno esponendoci a malattie come l'artrite reumatoide, o patologie come l'aterosclerosi». Varie ricerche hanno dimostrato che un'alimentazione ricca di carne incrementa il livello di questi microrganismi. Lo studio di Orrù e dei collaboratori ha rilevato che nelle placche dentali degli antenati la percentuale di batteri anaerobi risultava molto bassa rispetto ai sardi attuali (100 volte in meno).

Cari amici, indubbiamente uno studio che aiuterà a capire prima e a migliorare poi il nostro stile alimentare attuale. Insomma, l'elisir di lunga vita di noi sardi, potrebbe presto non essere più un segreto!

A domani.

Mario