Oristano 19 aprile 2025
Cari amici,
C’è un antico detto che ci ha sempre invitato alla cautela: “NON È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA”, a
significare che ai visibili vantaggi immediati che ci attirano, ci sono,
spesso, dei nascosti, e spesso ignorati SVANTAGGI, poco visibili, ma che a
tempo debito saltano fuori con tutta la loro potenza deflagrante. Uso oggi questo
detto per riflettere con Voi su un problema che troviamo sempre più
spesso nelle cronache quotidiane: l'esodo di numerosi pensionati, che, vedendo la loro
pensione terribilmente falcidiata dalle tasse, decidono di trasferirsi all'estero, in un
Paese dove la tassazione non esiste o è modesta; lo fanno nella speranza di vivere gli
anni della pensione in luoghi ameni e senza l’incubo del caro vita, ma la
realtà, spesso, è ben diversa dal sogno!
Si, amici lettori, a fronte dell’indubbio vantaggio
dal punto di vista fiscale, i pensionati che si trasferiscono all’estero, tra l’altro
in un’età che più di quella giovanile, abbisognano di una confortevole
socializzazione, cosa difficile in un Paese dove non contano conoscenze e amicizie, e potrebbero trovarsi, quindi, a fare i conti proprio con la
SOLITUDINE, un’insidia sottile, che condiziona non poco la vita! Quando ci
si trova catapultati in un mondo apparentemente bello e gradevole, ma privo di
quello stare insieme agli affetti di una vita, ovvero lontani dai parenti,
dagli amici, dagli ascendenti e discendenti del proprio ceppo familiare, la vita cambia aspetto! Si, lasciare
in senilità la propria terra, crea una nuova “Solitudine”, non certo mitigata
dalla possibili nuove conoscenze, con le quali risulterà alquanto difficile costruire
nuove, solide amicizie e relazioni.
Indubbiamente è questo un
problema molto serio, che tocca diversi Paesi non solo dell’Europa, e che gli studiosi
stanno cercando di comprendere meglio. Su questo fronte, nei Paesi Bassi, un
team di ricerca guidato da Esma Betül Savaş del Netherlands
Interdisciplinary Demographics Institute Università di Groninga, ha
condotto uno studio che ha esaminato la differenza, nei livelli di solitudine,
tra i migranti in pensione e i pensionati rimasti nel loro Paese di origine; l’indagine
intendeva accertare quali sono i principali fattori che possono rendere i
pensionati trasferitisi per ragioni fiscali in altro Paese, più vulnerabili
alla solitudine.
La Dr.ssa Savaş,
coordinatrice dello studio, si è così espressa: “Anche se i migranti in
pensione solitamente dicono di essere felici, affrontano diverse difficoltà nel
ricostruire la loro vita in un nuovo Paese. Età e migrazione sono entrambi pericolosi
fattori di rischio per la solitudine nei pensionati all’estero”. Gli
importanti risultati ottenuti da questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Psychology and Aging. Ecco quanto è emerso dalla
minuziosa indagine. Lo studio ha messo in
luce, innanzitutto, che per il soggetto che decide di lasciare il proprio Paese
per trascorrere l’età della pensione trasferendosi all’estero, aumenta seriamente
il rischio di soffrire di solitudine. Eppure il fenomeno dei pensionati che
lasciano il proprio Paese, nel nostro caso l’Italia, per trasferirsi all’estero,
sta risultando sempre più popolare, e non solo in Europa. “Sui social, si
vedono tanti pensionati europei che prendono il sole in Spagna, ma anche
pensionati americani che si trasferiscono in Messico e pensionati giapponesi
che migrano in Malesia” – ha ben evidenziato la dott.ssa Savaş - che, per
comprendere meglio le esperienze dei migranti in pensione, insieme ai suoi
colleghi ha intervistato 4.995 pensionati olandesi residenti all’estero e un
gruppo di confronto di 1.338 pensionati olandesi rimasti invece nei Paesi
Bassi.
I ricercatori autori
dello studio hanno chiesto ai partecipanti di parlare dei loro sentimenti di
solitudine e dei loro rapporti con familiari, amici e vicini di casa vecchi e
nuovi. In particolare, gli studiosi hanno esaminato due tipi di solitudine: la
solitudine cosiddetta emotiva, che può derivare dalla mancanza di amici intimi
o di un partner, e la solitudine sociale, quale possibile conseguenza della
mancanza di una cerchia di conoscenze più ampia o di un senso di Comunità. Dalle
risposte ricevute è emerso che, i pensionati che emigrano si sentono
socialmente più soli dei loro colleghi rimasti in patria, nonostante godessero
di una disponibilità economica maggiore, quindi di uno status socioeconomico
più elevato. Insomma: più economicamente benestanti, ma angustiati dalla solitudine,
familiare e sociale.
Secondo gli studiosi, a
pesare di più è la solitudine sociale, in quanto quella familiare può
risultare, a volte, mitigata dal fatto di essersi trasferiti con il coniuge. Per
i pensionati trasferitisi all’estero, il pericolo maggiore è quello di trovarsi
ad affrontare i mali della Terza Età (sia di natura fisica che psicologica) senza
la presenza ed il conforto non solo dei familiari ma degli amici; ad una certa
età si diventa alquanto vulnerabili, e queste sono difficoltà che comportano seri rischi per la salute.
Cari amici, come dice la
Dr.ssa Savaş: “È importante che le persone che stanno prendendo in
considerazione di trasferirsi all’estero per la pensione pensino a come
mantenere i propri legami sociali nel Paese di origine e crearne di nuovi nel
Paese di destinazione”. Le sue sono "Parole sante", ma credo, però, che metterle in pratica sia un risultato alquanto difficile da raggiungere!
A domani.
Mario