Oristano 18 luglio 2025
Cari amici,
A tanti di noi è
certamente successo, in più di una circostanza, di dover dire “SI” ad una
richiesta, seppure dentro di noi avremmo voluto dire “NO”. Si, succede spesso
che, per accontentare qualcuno, sacrifichiamo il nostro pensiero, la nostra
volontà, i nostri bisogni, per accontentare quelli degli altri. Questo
comportamento a volte può avere una giustificazione, ma quando dovesse
diventare prassi, ovvero utilizzato come norma, siamo già caduti nella
trappola del “PEOPLE PLEASING”. Certamente, dire sempre SI, accontentare sempre gli
altri, sacrificando il nostro pensiero, il nostro valore, significa diventare
succubi degli altri, svilendo così il nostro potenziale.
Alla base del comportamento del PEOPLE
PLEASING ci sono certamente diversi fattori, tra cui bassa autostima,
insicurezza e paura dell’abbandono (maturato in età infantile). Si, a questo
proposito, giocano un ruolo determinante i traumi subiti nell’adolescenza,
spesso vissuti in un contesto socio-culturale negativo. Nella maggior parte dei
casi, infatti, i PEOPLE-PLEASER si portano appresso le adolescenti paure
dell’abbandono, nate come conseguenza di traumi relazionali e di attaccamento
vissuti nell’infanzia; la negativa esperienza infantile ha creato in loro dei
limiti pericolosi, privati della facoltà di affermare ed esprimere i propri
bisogni, la propria individualità, in quanto ciò avrebbe necessariamente comportato
sentimenti di colpa o di vergogna, oltre a condizioni di giudizio o
separazione.
Se, nel corso della sua
infanzia, il bambino cresce in un’atmosfera familiare repressiva ed evitante,
da adulto è destinato a diventare un PEOPLE-PLEASER, che cercherà sempre di compiacere
gli altri, a costo di sacrificare la sua verità interiore. In altre parole,
potrà diventare una persona che vivrà nella sofferenza di dover mettere i
propri bisogni in secondo piano per sopravvivere, e a lottare in continuazione
per mantenere un equilibrio mentale. Questo anomalo comportamento, nel lungo
termine, crea “dipendenza” (“Se dico quello che penso, gli altri mi
rifiuteranno”), trasformando il People Pleaser in un individuo tarato, malato
di servilismo e adulazione.
Il people pleasing porta
con sé, inevitabilmente, delle conseguenze negative nel soggetto, che, una
volta resosi conto del meccanismo perverso che lo avviluppa, può e deve
modificare questo suo status di negatività. Lo può fare mettendo se stesso al
primo posto! Smettere di compiacere gli altri è possibile, anche se richiede
tempo, ma consente di ritrovare gradualmente un giusto equilibrio tra le
proprie esigenze e quelle altrui. Vediamo come è possibile riuscirci.
Per prima cosa bisogna
iniziare a comprendere se stessi, diventando consapevoli delle proprie
motivazioni; ciò significa lavorare sull’autostima, alimentando la fiducia nelle
proprie forze, senza il bisogno di aspettare le conferme esterne. Una volta che
il soggetto è arrivato ad essere conscio della propria immagine positiva, e non
più dipendente dagli altri, può tranquillamente arrivare a dire “no” agli altri
senza sudditanza o senso di colpa.
Amici, ovviamente deve
farlo agendo con intelligente fermezza, in modo tale da stabilire con
precisione i confini tra lui e gli altri, preservando il proprio spazio
personale. Infine, deve imparare a “Praticare l’assertività”. È questa la
chiave di una buona comunicazione, che significa esprimere i propri pensieri e
bisogni in un modo chiaro, che non sia né passivo né aggressivo. Essere
assertivi significa saper affermare sé stessi senza prevaricare gli altri.
Cari amici, se è pur vero che l’uomo è un animale
sociale, che la vita di relazione è fondamentale per una pacifica convivenza, dobbiamo
prendere atto, considerato che ognuno di noi è un mondo a sé, che, purtroppo risulta
impossibile piacere a tutti! Allora dobbiamo entrare nell’ordine di idee che non
è possibile accontentare tutti, come – allo stesso tempo . non è possibile essere
apprezzati da tutti. Allora, difendiamo sempre il nostro spazio personale,
pretendendo sempre il rispetto dagli altri, ridandolo, ovviamente, nella stessa,
identica misura.
A domani.
Mario