giovedì, gennaio 17, 2008

IL MIO PRIMO...MARE !







16 gennaio 2008

IL MIO PRIMO MARE.

Il recente incontro-dibattito “ Sguardi sul mare da vicino e da lontano. A confronto esperienze e opinioni di tre Sindaci”, predisposto, con noi studenti della Specialistica in Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo, dalla docente del Corso avanzato di Sociologia Urbana, prof. Antonietta Mazzette è stato molto interessante.
La tavola rotonda era la seconda, delle tre fasi previste, di analisi della attuale realtà sarda, alla luce del vivace ed interessante dibattito, innescato dalla recente approvazione del PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE. Il dibattito prevedeva un confronto tra gli studenti e tre rappresentanti delle Istituzioni, i Sindaci di Mamoiada, Orosei e Seulo.
Durante l’incontro ho apprezzato molto la disponibilità al dialogo ed al confronto dei rappresentanti di tre zone della Sardegna molto diverse tra loro: una sul mare, Orosei, angosciata da non comuni problemi di crescita e consumo del suo territorio, le altre due Mamoiada e Seulo, ubicate entrambe nell’interno dell’Isola ma con problematiche diverse per popolazione in calo, distanza dal capoluogo e difficile rilancio delle tradizioni. Diversi i problemi sul tappeto: Orosei cresce, ha una disoccupazione praticamente inesistente, ha nel suo territorio immigrati sardi ed extracomunitari, Mamoiada e Seulo, invece, toccano con mano il lento ed inesorabile spopolamento, derivante dalla mancanza di attività destinate ai giovani che, pur acculturati e preparati, lasciano definitivamente i piccoli centri dell’interno, costringendoli ad un’impari lotta per frenare l’emorragia e garantire la sopravvivenza dei loro antichi centri.
Ognuno di loro ha portato la sua esperienza, la sua visione e le sue ricette per governare e conservare, al meglio, la sua terra. In tutti, comunque, ho visto l’angoscia, la preoccupazione, non solo di costruire un futuro, soprattutto ai giovani, ma anche di creare le condizioni per uno sviluppo capace di salvaguardare e tramandare alle generazioni future il patrimonio non solo tangibile, fisico, quello delle nostre bellezze naturali, ma anche quello culturale, e sociale di cui ognuno è portatore.
Diverso, anche, per tutti e tre il rapporto con il mare.
Ho seguito con vivo interesse tutto il dibattito, anche se un Sindaco, ha, in particolare, catturato la mia attenzione: il Sindaco di Mamoiada, Graziano Deiana. Il suo modo pacato, ma allo stesso tempo fiero, di esporre le sue opinioni mi ha più coinvolto. La sua fierezza di sardo traspariva dal modo lento con cui parlava: si esprimeva, senza toni forti, senza gesticolare, senza alterare il tono della voce. Le sue affermazioni fatte di un’alternanza di buon italiano con espressioni in lingua sarda risultavano, agli ascoltatori, chiare ed efficaci. Nella sua esposizione, pur pacata, non vi era rassegnazione ma determinazione: la consapevolezza sia delle difficoltà che aveva già incontrato che di quelle che avrebbe ancora continuato ad incontrare. Consapevolezza, la sua, che aveva al suo interno una forte certezza: da combattente (13 anni in prima linea, prima da V.Sindaco e poi da Sindaco) avrebbe continuato la lotta per la sua gente.
Credo che Graziano Deiana sia un uomo della mia generazione, quella che ha raccolto i cocci della guerra e lavorato per ricostruire un Paese distrutto.
Parlando del suo primo rapporto con il mare, avvenuto all’età di circa sei anni, e delle sue prime bellissime esperienze di fronte ad un elemento, il mare, fino ad allora per lui sconosciuto, mi ha riportato indietro nel tempo. Le sue scorribande sul litorale, il suo giocattolo vivente, la tartaruga, e gli altri giochi, fatti di niente, hanno riaperto, nella mia memoria, la scatola (oggi diremo il file) dei ricordi. Anch’io ho visto il mare “da grande”. Avevo otto anni e, complice un inverno particolarmente umido che aveva più volte attentato alle mie tonsille, la mia salute cagionevole convinse i miei ad accogliere il consiglio del medico di far “cambiare aria” al bambino. La cosa non era, però, facile. Gli anni ’50 scontavano ancora le ferite della guerra e la vita, il lavoro, erano di grande precarietà. Il mare distava dal mio paese, Bauladu (in provincia di Oristano), poco più di 20 chilometri, ma non vi erano mezzi di trasporto, né locali dove soggiornare. Inoltre, il reddito della mia famiglia non poteva certo consentire il noleggio di una carrozza o l’affitto di uno dei pochi appartamenti che si affacciavano sul mare a Torregrande, allora piccola frazione di Oristano. Una soluzione, però, doveva assolutamente essere trovata. L’unico mezzo, prezioso, di locomozione era allora la bicicletta. Mio padre, una sera, parlando con un amico, padre di un bambino della mia età, anche lui bisognoso di un soggiorno al mare, mise in piedi, con lui, un progetto: trasferimento al mare, a Torregrande, con viaggio in bicicletta e soggiorno in “tenda”, costruita con un’impalcatura di canne e chiusa con lenzuola e coperte. L’arredamento della “casa al mare” sarebbe stato spartano: una “stuoia” a testa, cucina all’aperto e…vacanze tutto mare!
L’idea sembrava pazzesca, ma non vi erano alternative. Dopo alcuni giorni di preparazione logistica iniziò il grande viaggio. La mia famiglia, composta di quattro persone (oltre i miei genitori e me, mio fratello un po’ più grande), si trasferì al mare viaggiando, in quattro, sull’unica bicicletta: mio padre alla guida, mia madre sul telaio, io sul portabagagli anteriore e mio fratello sul portabagagli posteriore.
Lentamente, le due biciclette (l’altra era quella del padre del mio amico) presero la via del mare. Le strade allora erano molto diverse: lo stretto nastro d’asfalto fino alle porte di Oristano (era la vecchia SS. 131) era pieno di buche, il resto, fino al mare, era strada in terra battuta. Il viaggio, iniziato alle prime luci del giorno, si concluse in alcune ore. L’arrivo al mare, in pieno sole, fu una cosa scioccante e meravigliosa. Una lunga distesa di sabbia, piena di conchiglie, di alghe e di palline, di tutte le dimensioni, che il mare preparava dopo aver a lungo arrotolato le alghe secche, separava la terraferma dalla grande distesa liquida, il mare. Rimasi a lungo a guardare il movimento delle onde con un misto di meraviglia e timore insieme.
Il resto della prima giornata fu dedicato alla preparazione della “tenda”. Mio padre e l’amico a tagliare le canne nel vicino canneto, e noi tutti a pulirle e mondarle dal fogliame. Dopo ore di preparazione l’intelaiatura era pronta. Le due tende affiancate, una per noi ed una per l’altra famiglia, furono completate a sera inoltrata. All’interno, come nei racconti, una candela di cera era l’intero impianto elettrico. Era tutto bello e selvaggio allo steso tempo.
Questo soggiorno marino durò una decina di giorni. Furono giorni bellissimi: il bagno, i giochi al sole anche con altri bambini, la raccolta delle piccole arselle sul bagnasciuga (ottimo ingrediente per la pasta alle telline), i giocattoli fatti con le canne prese nel vicino canneto.
L’effetto benefico del mare fu positivo anche per la mia salute. Gli anni successivi ci furono altre vacanze al mare che trascorsi, però, a Giorgino, in colonia con altre decine di bambini di tutta la Sardegna.
Come il primo amore, si sa, la prima vacanza non si scorda mai. Anche per me i ricordi del “mio primo mare” sono unici ed irripetibili. Sono stampati nella mia mente in maniera indelebile, come i paesaggi di allora, la lunga spiaggia quasi deserta, il canneto, fabbrica dei miei giochi, i pesci che ci giravano intorno, quasi a chiederci una carezza. Grazie caro amico, Sindaco di Mamoiada; grazie, caro Graziano, per aver riaperto uno dei miei più bei “file” della mia fanciullezza! Grazie anche per l’impegno e la determinazione che ho letto nel Tuo volto e nelle Tue parole: credo che non riuscirò a dimenticare mai una frase che, hai sapientemente miscelato nel tuo saggio discorso di pubblico amministratore, quella di avere timore di usare nel Tuo parlare “ Sas paraulas de pazza”, le parole “leggere”, vuote, senza peso. Continua la Tua lotta civile, il Tuo impegno e le Tue parole “di peso” per far sì che anche le generazioni future possano ancora godere di quel patrimonio che noi abbiamo conosciuto.
Grazie per la Tua bella lezione di impegno civile.




Mario Virdis

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giovedì, gennaio 10, 2008

UNA SCOMMESSA DA VINCERE !







LA FAME NEL MONDO NON E’ UNA FATALITA’

UN PROGETTO PROVOCATORIO: “5 EURO PER LA VITA”

IL ROTARY CLUB DI ORISTANO CHIAMA A RACCOLTA TUTTI I ROTARIANI DEL DISTRETTO.

Il più recente rapporto annuale della FAO ha messo in luce un tremendo scandalo: aumenta la fame nel mondo nonostante le possibilità tecnologiche di poterla eliminare per intero. Si stimano ogni giorno 854 milioni di persone denutrite, mentre altre 100.000, invece, muoiono di fame o di cause ad essa legate. Si stima altresì che ogni 5 secondi un bambino con meno di dieci anni da qualche parte nel mondo muoia di fame.
Questo avviene in un pianeta abbondante di risorse dato che la FAO stessa sostiene che il nostro pianeta potrebbe facilmente soddisfare le esigenze alimentari del doppio della popolazione attuale che è di circa 6 miliardi. Conclusione: la fame nel mondo non è una fatalità, ma un danno causato.
Questa situazione non può più passare inosservata. Il mondo occidentale, soprattutto, può e deve trovare soluzioni che prima mitighino e poi risolvano una tragedia che ha tanti colpevoli e nessun colpevole!
Il nostro club, che quest’anno festeggia il suo quarantesimo anno di servizio, grazie all’idea-progetto di un socio (l’Arch. Giuseppe Margaritella), ha studiato un piano d’azione che pur apparentemente modesto, se limitato al nostro club, può diventare un vero uovo di Colombo se visto in scala.
Il progetto non è complesso ma di una semplicità estrema. Parte dal presupposto che il Rotary è un’associazione non-profit di professionisti, quindi appartenenti ad una categoria sociale medio-alta ed in grado di sacrificare una modestissima parte del loro reddito per un fine umanitario.
La nostra operazione, denominata “ CINQUE EURO PER LA VITA”, è un’adozione a distanza che, con un impegno, per ogni socio, di cinque euro mensili ( impegno già deliberato a valenza pluriennale) consente di adottare e quindi togliere dalla strada e da fame e morte certa n. 11 bambini di un villaggio del Brasile, consentendo loro il sostentamento nell’immediato e l’acquisizione degli strumenti per una dignitosa vita futura.
A molti questo può far sorridere: cosa sono 11 bambini di fronte agli 11 milioni di bambini che ogni anno muoiono per malnutrizione e mancanza d’acqua potabile? Una goccia in un mare, anzi in un Oceano! Noi crediamo che non sia cosi. Il Rotary conta nel mondo poco meno di 1 milione e cinquecentomila soci, con uno sforzo straordinario è riuscito a debellare la poliomielite dal mondo, perchè, se i rotariani volessero, non potrebbe, invece, riunendo forze cosi notevoli, salvare da morte certa centinaia di migliaia di bambini e, perché no, milioni? Basta volerlo!
Nell’attuale mondo globalizzato, ormai è noto a tutti, quello che funziona veramente, quello che consente di arrivare, presto e bene, allo scopo è il gioco di squadra, non l’impegno del singolo, per quanto capace.
Se l’iniziativa del nostro club (che ha già in cassa, pronto per l’invio, il contributo di partenza), con il semplice sacrificio di 5 euro al mese (credo da tutti accettabile), consente di “adottare” subito ben 11 (undici) bambini, possiamo immaginare come si moltiplicherebbe il risultato se fosse replicato da tutti i club sardi; se, poi, il progetto fosse condiviso e partecipato da tutti i club del Distretto il numero dei bambini raggiungerebbe livelli molto importanti. Ma sognare non è vietato: perché non pensare che anche gli altri Distretti italiani adottino entusiasticamente questa idea, questo sogno? Sarebbe davvero una cosa straordinaria!
Non pensiamo di aver trovato la pietra filosofale, ma semplicemente crediamo di aver trovato una via, forse tra le tante, per alleviare la sofferenza e prestare a chi è stato meno fortunato di noi quel “servizio agli altri”, non dimentichiamolo, principale motivo per cui siamo entrati nel Rotary! Ogni club potrebbe dedicarsi ad una zona disagiata di suo particolare interesse. L’importante è fare! A nostro avviso il Distretto in questa operazione può e deve svolgere un ruolo essenziale: quello di coordinamento.
Quest’anno il motto del nostro Presidente Internazionale Wilkinson è “ Il Rotary è condivisione”. Il nostro Governatore Franco Arzano nella Sua relazione programmatica ci ha ben chiarito cosa significhi, per un rotariano, la condivisione: “…Ciò che accomuna i rotariani di tutto il mondo è, infatti, la volontà di condividere: condividere il loro tempo, le loro capacità, la loro esperienza e le loro risorse finanziarie: il tutto per realizzare progetti che, affrontando un ampio spettro di problematiche sociali ed umanitarie, mettono a fattore comune la loro comprensione, il loro entusiasmo e la loro dedizione per assistere i bisognosi e fare del mondo un posto migliore…”.
La presentazione del nostro progetto al Governatore ha avuto un’entusiastica condivisione e la conseguente promessa di tutta la Sua autorevole collaborazione.
Sta ora a tutti Voi, cari Presidenti, di tutti gli altri club fare Vostra l’idea, l’iniziativa.
Io ho grande fiducia nel Rotary e nei rotariani: sono fermamente convinto che tutti i Presidenti e tutti i soci dei club del mondo possono sacrificare, senza timore, 5 euro al mese: sarebbe un modo meraviglioso di salvare tante vite umane, dando concreta applicazione al nostro motto: IL ROTARY E’ CONDIVISIONE.

Mario Virdis, presidente del club di Oristano.





Ha detto Madre Teresa di Calcutta "...Noi siamo meri strumenti di servizio, non conta quanto facciamo, ma quanto amore ci mettiamo. Dall'amore nasce il servizio, dal servizio la pace...".
Questa è l'essenza del Rotary.

Mario.







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venerdì, gennaio 04, 2008

LA SCALA CHE PORTA ALLA FELICITA'....


Scala ideale...scala onirica...ma passaggio obbligato per la ricerca della felicità!
La riflessione che segue (non è mia ) aiuta a capire quanto sia difficile raggiungerla.
Ciao a tutti. Buon Anno!

Non dimenticare mai, che esistono quattro cose nella vita
a cui non c’è rimedio :
- La pietra, dopo che è lanciata;

- La parola, dopo che è proferita;
- L’occasione, dopo che è persa;
- Il tempo, dopo che è passato.

Il Tantra della vita.

Uno.
Dai di più alle persone, di quello che esse si aspettano, e fallo con allegria.


Due.
- Sposati con qualcuno con cui ti piaccia conversare.
- Man mano che invecchierete, la capacità di comunicare, sarà sempre molto importante.


Tre.
- Non credere a tutto quello che ascolti;

- Non spendere tutto quello che possiedi;
- Non dormire tanto quanto potresti.


Quattro.
- Quando dici ' io ti amo', sii sincero.


Cinque.
- Quando dici “mi dispiace” guarda negli occhi la persona a cui lo dici.


Sei.
- Rimani fidanzato almeno sei mesi prima di sposarti.


Sette.
- Credi nell’amore a prima vista.


Otto.
- Non ridere mai dei sogni degli altri. Chi non ha sogni, non ha molto!


Nove.
- Ama profondamente e con passione.
- Può darsi che ti feriranno, ma è l’unico modo di vivere una vita completa.


Dieci.
- Quando discuti, gioca pulito.
- Non usare insulti.


Undici.
- Non giudicare nessuno per la sua famiglia.


Dodici.
- Parla lentamente, … ma pensa veloce.


Tredici.
- Quando ti fanno una domanda a cui non vuoi rispondere, sorridi e domanda: “Perchè vuoi saperlo?”


Quattordici.

Ricorda che grandi amori e grandi realizzazioni implicano grandi rischi.

Quindici.
- Di “salute” quando qualcuno starnutisce.

Sedici.
- Quando perdi, impara la lezione.


Diciassette.
- Ricorda le tre 'R':
- Rispetto per te stesso;

- Rispetto per gli altri;
- Responsabilità per le tue azioni.

Diciotto.
- Non lasciare che una piccola discussione ti faccia perdere una grande amicizia.


Diciannove.
- Quando ti accorgi di aver commesso un errore, prendi immediati provvedimenti per porvi rimedio.


Venti.
- Sorridi, quando rispondi al telefono: Chi ti chiama lo percepirà dal tono della tua voce.


Ventuno.
- Passa del tempo da solo e rifletti.




Ti mando questo Tantra proprio per...riflettere e mettere in atto i suoi preziosi consigli!

Questo Tantra riuscirà a procurarti buone vibrazioni, o buona fortuna come altri le chiamano. La sua forza, insieme all’energia che emana da ognuno di noi, quando siamo positivi e solidali Ti aiuterà a trascorrere uno splendido 2008!!

GattoMario.