Oristano
31 Dicembre 2015
Cari amici,
Il “2015”, dopo 365
lunghi giorni, sta per lasciarci: una anno vecchio e stanco si avvia al
tramonto, mentre un altro, ancora bambino, si affaccia all’orizzonte! E’ il
ritmo millenario del tempo che, inesorabile, scandisce il suo orologio di Principio
e di Fine, di Vita e di Morte: di Alfa (Α o α)) e di Omega (Ω o ω). La mia
riflessione di oggi, state tranquilli, non vuole angustiarvi riepilogando fatti
e avvenimenti di questo 2015 che ci lascia e che certo non è stato nè facile nè sereno. Il
mio pensiero oggi corre lieve, senza essere angustiato dalle mille quotidiane preoccupazioni; voglio infatti ripercorrere con Voi, in modo curioso come è mio solito, la storia
delle tradizioni che sono legate al “Capodanno”,
tra cui una delle più importanti, che rimane sempre in primo piano, è quella di avere
addosso, la notte del passaggio da un anno all’altro, almeno un indumento di
colore rosso.
Indossare indumenti (in
particolare intimi) di colore rosso durante la notte di Capodanno è considerato
da sempre di buon auspicio. Quest'usanza, infatti, si perde nel tempo e pare tragga origine da antiche culture. C’è chi dice che venga dalla lontana
Cina, altri sostengono che sia giunta a noi dall’Impero Romano, mentre altri ancora fanno risalire quest’usanza al Medioevo.
Secondo la tradizione
cinese, il rosso era il colore con cui si scacciava lo spirito maligno Niàn, specialmente all’arrivo di un
anno nuovo, quando augurarsi buona fortuna era quasi d’obbligo. Proprio durante
il Capodanno il maligno Niàn, una feroce bestia divoratrice di uomini,
riemergeva dagli abissi e gli uomini cinesi, per spaventare e rimandare il
demone da dove era venuto, usavano indossare indumenti del colore di cui la
bestia aveva paura: il rosso.
Gli antichi romani
invece, ai tempi di Ottaviano Augusto intorno agli anni 30-20 a.C., usavano
festeggiare l’arrivo di un nuovo anno proprio indossando un drappo rosso,
considerato che è da sempre il colore del potere, del cuore, della fertilità e dunque
della fortuna. Pare poi che questa usanza sia rimasta in auge anche durante il
buio Medioevo, anche se per motivi differenti: un drappo rosso all’inguine
infatti veniva indossato per scacciare le streghe e quindi i loro malefici.
Qualunque sia, comunque,
la reale provenienza dell’usanza, il fatto certo è che anche oggi mettersi addosso un indumento
rosso resta scaramanticamente valido: un segno di buon auspicio. E perché
proprio il rosso abbia rappresentato nell’immaginario collettivo di molte
culture e in epoche diverse la fortuna è presto spiegato: il rosso è un colore vivo,
richiama alla mente il sangue e la fertilità, essendo un colore caldo.
Col passare del tempo, poi, le regole per indossare nella fatidica notte degli indumenti di
colore rosso, si sono ulteriormente perfezionate.
Per un più corretto e
più efficace funzionamento della rossa “protezione scaramantica”, l’indumento da
indossare durante la notte del passaggio da un anno all’altro, non dovrebbe
essere acquistato dal soggetto che lo utilizza ma, invece, ricevuto in regalo!
Inoltre, regola che probabilmente molti non conoscono, è che questo indumento
(normalmente intimo), dopo essere stato indossato nella notte del cambio d'anno, dovrebbe
essere accantonato, messo via dal giorno dopo, per non essere mai più
utilizzato. Immaginatevi lo spreco…in tempi come quelli che stiamo
attraversando!
Passando, poi, alle
altre tradizioni che caratterizzano la notte di Capodanno, esse sono numerose,
e pure variabili da luogo a luogo, anche se alcune di base sono molto simili.
Eccole.
BOTTI.
I
botti sono da sempre una grande manifestazione di gioia collettiva (quest’anno anche in molti centro della
Sardegna i Sindaci ne hanno però vietato l’uso), un simbolo di allegria, un
modo di divertirsi in compagnia di chi ama condividere il Capodanno con gli altri. Anche
per i botti c’è da precisare che in passato essi avevano un preciso intento: quello di
scacciare gli spiriti maligni che si scatenavano proprio nel momento di
transizione tra il vecchio e il nuovo anno.
GETTARE
COSE VECCHIE E ROTTE DALLA FINESTRA. Quest’usanza rispecchia
il significato di “liberarsi” di qualcosa di poco soddisfacente, quasi ad
auspicare che con l’inizio del nuovo anno possa avvenire, in chi compie l’azione, un
cambiamento in meglio. Il lancio in particolare dei piatti e dei cocci dalla
finestra, simboleggia l’eliminazione del male accumulato durante l’anno gettandolo
via, lontano dal soggetto.
MELAGRANE.
Sono queste un frutto assolutamente immancabile nella tavola della notte di
Capodanno. Anche qui è il rosso a dominare: il trionfo dei chicchi rossi del
frutto è narrato da numerose leggende in tutto il mondo e in tutte le
letterature! Si pensi, ad esempio, al mito di Proserpina, che venne legata
indissolubilmente a sé dal dio dell’Ade Plutone, dopo aver addentato una
melagrana. Da allora, il frutto simboleggia la fedeltà coniugale e la
fecondità. Ecco perché le melagrane vanno mangiate l’ultima notte dell’anno con
le persone care.
LEGGERE
LA SORTE ATTRAVERSO LE PERSONE INCONTRATE PER STRADA.
Secondo un’antica tradizione è possibile leggere il nostro futuro mediante le
persone che incontreremo per prime fuori di casa all’inizio dell’anno: se si
incontra per strada un prete o un bimbo, questo non sarà di buon auspicio,
mentre incontrare un gobbo sarà segno di fortuna e se la prima persona che incontreremo
sarà un anziano o un’anziana, questo è un segno di lunga vita.
LENTICCHIE
SULLA TAVOLA DEL CENONE. Nel cenone di Capodanno non
dovranno mai mancare neanche le lenticchie: oltre ad avere il noto alto potere
nutritivo, esse sono in grado di sostenere al meglio il nostro sistema emotivo,
durante il passaggio del testimone dal vecchio al nuovo anno. Le lenticchie, oltre
che simbolo di sostentamento fisico e mentale, per via della loro forma
circolare, essendo piccole, numerose e difficilmente quantificabili, sono un
inevitabile richiamo ai soldi.
SPUMANTE
PER IL BRINDISI. Consuetudine vuole che il brindisi augurale
sia fatto con il classico “botto”, il tappo che salta dalla bottiglia col
classico bum. Anche qui la tradizione si sbizzarrisce: se il tappo colpisce una
persona celibe o nubile, questa si sposerà entro l’anno. Nella tavola imbandita
non deve neanche mancare l’uva, in quanto per via dei suoi acini, tale frutto è
simbolo di abbondanza e prosperità, oltre ad essere legato, nella religione
cristiana, all’Ultima Cena, per cui è anche simbolo di salvezza.
COTECHINO
O ZAMPONE. Altro cibo che non deve mai mancare nel cenone è il
cotechino, cibo portafortuna, che viene sempre inserito tra le portate: gli
italiani non rinunciano mai ad esso. Il cotechino o zampone, essendo carne
grassa e nutriente di maiale, rappresenta l’abbondanza, pertanto mangiarlo
nella notte tra il 31 dicembre e l’1 gennaio è auspicio di un nuovo anno molto
prosperoso. Da tener presente che in molte culture, da Nord a Sud, è
scaramanticamente utilizzato tutto ciò che ha una forma ad anello, che simboleggia il cerchio perfetto, quindi il
ciclo completo dell’anno.
Cari amici, tradizioni
a parte, siamo arrivati alla fine di questo anno 2015 e, se siamo ancora qui a
parlarne, significa che bene o male l’abbiamo praticamente attraversato indenni!
Con quest’ultimo post io colgo l’occasione per farvi i miei migliori auguri di
Buon Anno, nella speranza che sia sereno, che ci lasci in salute e che ci
porti, rispetto a questo anno che stiamo terminando, un filo in più di
speranza. Lo vogliamo non solo per noi, che buona parte di questa vita l’abbiamo
già vissuta, ma per i nostri figli, che pieni di preoccupazione, vedono un
futuro che non sembra proprio…pieno di luce!
Grazie amici, Buon
2016!
Mario