lunedì, luglio 31, 2023

NEL FUTURO DOVREMO DARE L'ADDIO AGLI ALLEVAMENTI, E LA CARNE DEGLI ANIMALI SARÀ SOSTITUITA DA CARNE PRODOTTA IN LABORATORIO.


Oristano 31 luglio 2023

Cari amici,

Voglio dedicare l'ultimo post del mese di luglio ad una riflessione con Voi sulla probabile alimentazione nel prossimo futuro. Ogni anno, nel mondo, noi esseri umani consumiamo circa 350 milioni di tonnellate di carne. Il dato, già di per sé impressionante, è da tempo in crescita senza interruzioni e gli scienziati stimano che, anche a seguito dell’incremento della popolazione mondiale, continuerà ad aumentare ulteriormente. Tutto ciò rappresenta un grosso problema per il pianeta, considerate le gigantesche emissioni di sostanze inquinanti – oltre al consumo d’acqua – prodotte dagli allevamenti. Già da oltre un decennio si cercano soluzioni alimentari diverse e sostenibili: dalle alternative vegetali fino alla produzione di carne direttamente in laboratorio.

Si, amici, in futuro la carne per nutrirci non uscirà più dagli allevamenti ma dai laboratori, che sforneranno succulente bistecche che acquisteremo al supermercato. Sarà un grande salto quello che separa l’oggi dal futuro. Quella ottenuta in laboratorio sarà un particolare tipo di carne, che si ottiene nutrendo con sieri di origine vegetale o animale alcune cellule animali, in genere quelle staminali, prelevate da animali vivi senza provocare loro dolore (e quindi in modo etico). Gli studi per perfezionare e ottimizzare il processo produttivo a livello industriale sono ancora in corso, ma alcuni ristoranti di Tel Aviv e di Singapore sono già stati autorizzati a inserire carne artificiale nel proprio menù.

Ecco come si svolge il processo. Dopo tre mesi di nutrimento all’interno di speciali bioreattori, che permettono la crescita di tessuto muscolare, si arriva a ottenere una potenziale “polpetta” da 150 grammi. Per ora non è ancora possibile mescolare fibre diverse, quindi è necessario coltivarle separatamente per poi fonderle in un secondo momento. I primi hamburger pionieristici di una decina di anni fa avevano costi di produzione molto elevati (parecchie migliaia di euro) e il problema della struttura tridimensionale della carne ottenuta è ancora oggi lontano dall’essere risolto. Se ne sta però occupando un’azienda israeliana, che si sta impegnando a fornire ai potenziali produttori di carne sintetica una piattaforma di coltivazione e crescita della carne in grado di determinare un costo al chilogrammo di circa 20 euro.

Indubbiamente le premesse appaiono incoraggianti, non solo dal punto di vista alimentare ma anche sanitario: per la preparazione del prodotto si ipotizza infatti l’eliminazione degli antibiotici usati negli allevamenti, oltre ai pesticidi usati nei campi per produrre i mangimi, e molte altre sostanze tossiche oggi impiegate nella filiera produttiva. La bioingegneria sta provando a fare la sua parte in questo ambizioso progetto, e probabilmente saranno i Paesi più industrializzati a utilizzare per primi questi metodi nutrizionali alternativi. Secondo alcuni studi delle università di Oxford e Amsterdam, le emissioni di gas serra causate dalla produzione di carne diminuirebbero di oltre il 90 per cento, come anche il consumo d’acqua. La produzione di carne in laboratorio, insomma, potrebbe essere un toccasana sia per il pianeta sia per l’equilibrio degli ecosistemi viventi.

Amici, ad oggi almeno 150 compagnie stanno testando la carne sintetica, con investimenti miliardari da parte anche delle multinazionali. L’industria della bistecca in laboratorio sta dunque crescendo esponenzialmente, anche per rispondere all’esigenza di abbattere l’impatto che gli allevamenti hanno sul clima, a causa delle emissioni del bestiame, del grande utilizzo di acqua e della deforestazione per creare terreni di pascolo e stabilimenti per la macellazione e la trasformazione della materia prima. Il nuovo cibo, prodotto grazie alla tecnologia, è salutato con positività dagli ambientalisti.

Il dubbio che però assale, circa l’uso di questa carne prodotta in laboratorio, è il potenziale rischio per la nostra salute. Rachel Mazac, ricercatrice dell’Università di Helsinki, non si esprime sui possibili rischi per la salute: “Non posso dirlo con certezza – ha spiegato - ma questi cibi devono passare per la Novel Food Regulation europea, data la relativa novità della tecnologia. È necessario confermare la loro sicurezza al pari delle altre opzioni attualmente disponibili per i consumatori europei. In questa fase penso che non siano né più né meno sicuri rispetto alla carne ottenuta in modo convenzionale”.

Cari amici, per quanto non sarà facile abituarsi a questa nuova alimentazione, indubbiamente l’impatto positivo sull’ambiente c’è e non è di poco conto. Produrre carne coltivata in laboratorio farebbe calare i consumi di energia elettrica del 45%, migliorerebbe l’utilizzo del suolo de 99%, il consumo idrico verrebbe ridotto dell’82-96 per cento, con una grande riduzione delle emissioni di gas serra. Credo che, davvero, non sia poco, anche se il compito più difficile sarà quello di convincere il consumatore!

A domani.

Mario

domenica, luglio 30, 2023

INSULARITÀ E ISOLAMENTO. “I SARDI NON SI SENTONO ISOLANI MA ISOLATI”, LO RIBADISCE IL PROF. PETRICIONE, ORDINARIO DI SOCIOLOGIA ALLA LUMSA.


Oristano 30 luglio 2023

Cari amici,

Poco più di un anno fa il Parlamento, dopo un lungo iter, ha approvato definitivamente (trasformandola in legge), la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, che intendeva modificare l’art. 119 della Costituzione, aggiungendo il seguente comma: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità». È certamente un principio fondamentale quello introdotto nella legge, teso a mitigare lo svantaggio competitivo delle isole della Repubblica (dovuto, tra le tante altre questioni, a trasporti, costo dell’energia, gap infrastrutturale, mercato interno ritratto, ecc.) svantaggi, in particolare quelli in capo agli abitanti della Sardegna, che sopportano un costo rilevantissimo (migliaia di euro pro capite), oltre che per le aziende e le imprese.

Sul problema “Insularità” il professor Francesco Nicola Maria Petricone, ordinario di Sociologia dei fenomeni politici e giuridici, titolare della cattedra di Studi Globali e Regionali presso la Facoltà di Scienze politiche e internazionali della Lumsa Università, di recente, parlando della ricerca sociologica da lui portata avanti dal titolo 'Isola Oggi - Sardegna', presentata a Roma un anno dopo l'approvazione della Legge Costituzionale sull'insularità, si è così espresso: "I sardi non si sentono isolani ma isolati, emarginati dal resto d'Italia, per l'assenza totale di trasporti interni ed esterni. La Sardegna ha grandi potenzialità, ma la carenza di infrastrutture per la mobilità regionale e con il resto d'Italia è considerata un fattore di depressione economica assoluta dal 94% dei sardi che hanno risposto al questionario”.

Il professor Petricone, che è tra l’altro il consigliere di Giorgia Meloni per le politiche sociali, ha così continuato: "Ci aspettiamo che a seguito di questa prima diffusione dei dati alla società civile e alle Istituzioni si possano individuare le linee direttrici anche per gli interventi normativi da adottare, grazie all'introduzione in Costituzione del principio dell'insularità. Anche perché le persone che hanno risposto alle nostre domande sono assolutamente certe: vivere in Sardegna oggi è assolutamente svantaggioso. Lo sostiene l'85,5 per cento di chi risponde".

E Petricone nella sua analisi non va molto per il sottile! Ecco alcune affermazioni. “Quello della Sardegna e dei sardi non è soltanto un isolamento economico, ma anche "una emarginazione culturale"; "Un disagio in tutta la propria quotidianità, "per andare a curarti e moltissime altre cose devi recarti nel continente e sono spese e sono sacrifici". "Non abbiamo sufficienti agevolazioni... non sembriamo italiani!"! Secondo Petricone, come ben scrive ITALIA OGGI, "potremmo dire che i sardi non viaggiano per divertimento ma per sopravvivere: oltre la metà di chi risponde al nostro questionario - esattamente il 52,9 per cento - dichiara che durante l'anno compie fino a cinque viaggi fuori dall'isola, con un costo di almeno 5000 euro a persona". "Da ottobre a maggio i sardi denunciano che i prezzi di navi, traghetti e aerei crescono fino a dieci volte, con un numero di corse che diminuisce invece ben oltre la metà". A farne le spese sono soprattutto imprenditori e artigiani. Per quasi tre persone su quattro tra quelle che rispondono - il 71,8 per cento - sono proprio queste, infatti, le categorie a subire il maggior danno dall'insularità.

Il professor Petricone si è davvero convinto che per i sardi l’applicazione del principio di insularità potrebbe portare alla creazione di una migliore rete di servizi e che proprio con il PNRR, saggiamente applicato alla Sardegna secondo il principio riconosciuto di insularità, la vita di chi vive nell’Isola diventerebbe meno precaria e certamente più vicina al resto dell’Italia, diminuendo il grande gap che divide l’isola dal resto della nazione. "Il riconoscimento dell'insularità può portare benefici, a giudizio del 62,4 per cento di chi ha risposto al questionario- aggiunge il prof. Petricone - ma i sardi chiedono agevolazioni e detrazioni fiscali, che secondo quasi l'83 per cento di chi risponde - esattamente l'82,9 per cento - potrebbero essere utili a compensare i costi dell'insularità".

In conclusione, alla Sardagna fino ad oggi sono mancate specifiche misure atte a compensare il grande svantaggio che separa l’isola dal resto d’Italia; misure di ampio respiro, a partire da quelle dei collegamenti aerei e per nave, tali da annullare i costi della lontananza dal resto d’Italia, idonee a compensare lo svantaggio competitivo nei confronti delle altre regioni. Le eventuali agevolazioni in ambito fiscale, generalmente previste per tutto il Sud, certamente non bastano, perché non tengono conto della particolare situazione insulare dell’isola.

Cari amici, riuscirà, finalmente questo Governo a dare ai sardi quella parità sempre mancata rispetto alle altre regioni d’Italia? Indubbiamente non sarà facile, ma i sardi combatteranno per averla!  

A domani.

Mario

 

sabato, luglio 29, 2023

LA CORRETTA GESTIONE DEL TEMPO. NELLA GIORNATA LAVORATIVA VA SEMPRE INCLUSA LA PAUSA, OVVERO UNO SPAZIO TEMPORALE IN CUI È INDISPENSABILE “NON FARE NULLA”.


Oristano 29 luglio 2023

Cari amici,

Dobbiamo davvero imparare a gestire il nostro tempo. Viviamo in una società che ha rovesciato il concetto di “Lavorare per vivere”, trasformandolo in “Vivere per lavorare”. Ed ecco che la giornata, tolte le pochissime ore notturne di riposo, risulta totalmente impegnata, vissuta con affanno e stress, che alla fine porta proprio al rovesciamento del concetto prima espresso: la perdita di quel necessario, salutare “spazio-tempo”, da dedicare a noi stessi. Si, dovremmo essere capaci di riuscire a governare per bene la gestione del tempo lavorativo, meglio detto “Time Management” (termine ben più usato visto che ormai “inglesizziamo” al massimo tutti i termini possibili), programmandolo senza mai escludere la necessaria pausa rigenerante.

In realtà viviamo una vita così caotica, compressa ed asfissiante, che non siamo più abituati a fare la necessaria “pausa”, ovvero a restare, anche se per poco, senza fare nulla! La chiara dimostrazione l’abbiamo sotto i nostri occhi: non solo in ufficio, ma anche quando rientriamo a casa. Infatti, dopo una doccia, ci mettiamo in poltrona con l’intento di rilassarci, ma la prima cosa che prendiamo in mano è lo smartphone, e come minimo chattiamo e navighiamo sui social, quasi che la nostra mente avesse disimparato a rilassarsi, senza pensare a nulla, ovvero a resettare i mille pensieri che ci assillano.

Si, amici, l’uomo del Terzo Millennio, ha completamente dimenticato la necessità “DELL’OTIUM DEI LATINI”, quel dolce far niente prima in auge, necessario per una sana e corretta esistenza. Oggi viviamo in un mondo malato di workaholism, ovvero di dipendenza dal lavoro, che è diventata di fatto una dipendenza comportamentale. Eppure la nostra generazione, quella di cui facciamo parte, cresciuta nell’epoca analogica, dovrebbe ben sapere che la pausa, lo stacco, non è fonte di noia ma di creatività; che rilassarsi, non significa “non fare nulla”, ma dare l’avvio, invece, alla fantasia creativa.

Amici, dedicare una parte anche piccola della nostra giornata a darci “una pausa” significa volerci bene, favorire la nostra salute, in primis quella mentale; vuol dire sedersi in relax, chiudendo fuori per un po’ tutti gli impegni. È come resettare corpo e mente, dare il tempo al materiale e all’immateriale che ci compongono di ricaricarci di energia fisica e psichica per poter poi ripartire meglio. In realtà, so bene che non è semplice resistere alla tentazione di fermarci dagli impegni, dedicando uno spicchio del nostro tempo a noi stessi!

Nella vita il tempo è la cosa più importante che abbiamo, ed è per questo che dobbiamo dividerlo nel modo migliore possibile pensando anche a noi stessi, non solo dedicandolo agli altri, “costretti” come siamo a farlo durante il lavoro. Bisognerebbe stabilire una reale e concreta suddivisione tra lavoro e vita privata, con dei confini chiari. Il principio fondamentale della gestione del tempo è aver sempre chiaro “cosa si sta facendo e quando lo si sta facendo”, in modo da ritagliare il giusto tempo anche per sé stessi, concedendoci la giusta pausa.

Una cosa fondamentale da ricordare è quella di essere realisti: attenti alla classica concezione del “Tempo = Denaro”! Una massima valida solo perché in effetti il tempo è una risorsa scarsa. Utilizziamo, quindi il tempo dividendolo senza lasciarci ingannare dal guadagno, perché chi troppo vuole, poi nulla stringe! Non diamo mai agli altri più tempo di quello che è necessario, perché poi manca a noi e sappiamo bene che il tempo è un bene limitato, che non è elastico!

Cari amici, riassumendo la riflessione di oggi, sono convinto che ottimizzare il tempo deve essere una priorità; nel lavoro dare il meglio è senz’altro una necessità, ma questo non deve mai sacrificare la persona e la sua vita privata. Dare retta a mille richieste extra è pericoloso: da accogliere ove possibile, altrimenti bisogna dire, con eleganza, di NO.  A volte questa regola del saper dire di no (con delicatezza) agli altri, riesce a salvaguardare sé stessi. È questa una regola valida sia nel lavoro che nella vita privata. Anche ad un amico, se non possiamo, dobbiamo dire di no: “Scusami ma ora non posso proprio, possiamo sentirci più tardi?”.

A domani, amici cari.

Mario

 

 

venerdì, luglio 28, 2023

PRESTO DAREMO L'ADDIO AI BANCOMAT. LE BANCHE E IL GOVERNO PREMONO, CHI PER RISPARMIARE E CHI PER COMBATTERE L'USO DEL CONTANTI.


Oristano 28 luglio 2023

Cari amici,

Le banche, con l’avallo del Governo, stanno portando avanti un’operazione che tende ad eliminare la gran parte dei BANCOMAT funzionanti sul territorio. In realtà c’è un interesse comune per entrambi. Le banche non li vogliono in quanto intendono risparmiare sui costi, e infatti da tempo stanno portando avanti una dura politica di chiusure delle filiali con operatore, ma anche una forte politica di chiusura dei bancomat. Il motivo è molto semplice e chiaro: tagliare i costi.

Mantenere attivo un bancomat, revisionarlo e rifornirlo sempre di danaro ha costi importanti e le banche vogliono eliminarli. Il risultato è che la chiusura dei bancomat procede spedita e sono già tanti quelli chiusi. Gli utenti più svantaggiati sono i clienti che vivono nei piccoli comuni italiani, dove non solo non vi è uno sportello bancario ma neanche uno sportello bancomat, penalizzando gli utenti che non possono prelevare, per le loro necessità i denari depositati.

Anche il Governo è felice di avallare questa “chiusura” degli sportelli Bancomat, perché così può portare avanti al meglio la sua lotta al contante. Infatti soltanto eliminando il bancomat, pensa il Governo, si potrà mettere fuori gioco il denaro contante, che è lo strumento preferito degli evasori fiscali e riciclatori di denaro sporco. Il Governo, dunque, facendo la guerra al contante, di conseguenza, fa la guerra anche al Bancomat! Già tanti sono stati eliminati. Non ha senso mettere soglie e tetti all’utilizzo del contante se non si rende anche scomodo procurarselo e quindi i bancomat devono sparire.

Si, il Governo che le banche premono perché, in questo modo, l’utenza sarà costretta a passare ai sistemi di pagamento digitali e tracciabili. Per il Governo significa che ogni singola transazione sarà monitorata e tassata. Diventerà impossibile così che il medico, per esempio (così come l’idraulico o il meccanico), propongano al cliente/ paziente un pagamento in nero. Per le banche il vantaggio sarà forte: saranno completamente azzerati tutti i costi di filiali e Bancomat. Ma il problema non è così semplice come potrebbe apparire.

Restare senza contanti diventa un problema soprattutto nei piccoli comuni. Dopo i quasi 600 sportelli chiusi da inizio anno sulla spinta della tecnologia e del taglio dei costi, i comuni privi di presenza bancaria ammontano a oltre 3200, il 41% del totale e continuano a salire toccando non solo le aree interne, montane o i piccoli centri. Oltre 4,2 milioni di persone e 249mila imprese non hanno accesso ai servizi bancari nel comune di residenza, senza dimenticare che si dirada anche la rete delle filiali nelle grandi città.

Il tema, sollevato anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all'assemblea Federcasse è dettagliato dalla Fondazione Fiba del sindacato First Cisl. «Trovare uno sportello bancario sta diventando sempre più difficile - si legge nell'analisi del sindacato - Non solo nei piccoli centri o nelle aree montane, ma anche nelle grandi città. Il disimpegno delle banche dai territori non è però un fenomeno uniforme e riserva infatti alcune sorprese: a Barletta o a Grosseto è più facile imbattersi in una filiale che a Milano o a Roma».

Cari amici, il problema in Sardegna appare di grande rilevanza. L’Istituto di credito sardo continua con le chiusure delle “piccole filiali” e con la chiusura dei Bancomat darà un colpo mortale ai piccoli centri, in particolare quelli dell’interno, agevolando ulteriormente lo spopolamento. Inoltre, la chiusura di troppi Bancomat sta dando il via all’arrivo degli ATM, le nuove macchine raccogli ed eroga contanti di proprietà di grandi Gruppi internazionali, che caricano forti commissioni per i prelievi. Siamo sicuri che sia questa la strada giusta da seguire? Il credo proprio di no!

A domani.

Mario

giovedì, luglio 27, 2023

TI PIACCIONO LE CILIEGIE? SONO BUONISSIME E SALUTARI, MA NON BUTTARE I SOTTILI PEDUNCOLI, PERCHÉ CONTENGONO INCREDIBILI PROPRIETÀ PER LA NOSTRA SALUTE.


Oristano 27 luglio 2023

Cari amici,

Le CILIEGIE sono quei meravigliosi frutti rossi, molto deliziosi e dolci, che vengono consumati in grandi quantità proprio durante l’estate! La gran parte di noi, però, si limita a mangiare le buonissime ciliegie, scartando quei sottili fili che le tengono legate all’albero: i peduncoli. La ragione è che in pochi sanno che questi sottili fili, noti anche come code, contengono tanti benefici per il nostro corpo, utili quanto le gustose ciliegie! I gambi delle ciliegie (il termine giusto è peduncoli) contengono oli e sali di potassio che svolgono un’ottima azione diuretica e antinfiammatoria, rivelando anche incredibili proprietà disintossicanti. Per questa ragione non dovrebbero essere mai buttati via, ma conservati, dopo averli essiccati per utilizzarli alla bisogna.

I PEDUNCOLI DI CILIEGIO sono rinomati per le proprietà diuretiche, antinfiammatorie e sedative delle vie urinarie, indicati nelle insufficienze renali, nelle nefriti, nelle litiasi urinarie, nell’artritismo, negli edemi dei cardiopatici. Le proprietà dei peduncoli di ciliegio erano in parte già note da parte di Galeno (medico romano del 200 d.C.) la cui azione drenante era utilizzata contro l’infiammazione delle vie urinarie, in grado quindi di contrastare la ritenzione idrica, oltre a fluidificare i depositi di grasso, evitando la formazione di nuova cellulite, grazie alla loro funzione idrurica natriuretica.

Essi costituiscono un ingrediente davvero speciale per preparare una sorta di tè nutriente e salutare che offre innumerevoli benefici per l’organismo. Oltre alle richiamate proprietà diuretiche, i peduncoli di ciliegio hanno anche eccellenti proprietà lassative, per cui sono consigliati a chi soffre di stitichezza. Ci chiediamo: ma come vengono usati questi piccoli gambi delle ciliegie per godere del loro effetti salutare per il nostro organismo? Vediamo come.

Iniziamo con il fai da te. Una volta che acquistiamo le ciliegie e le portiamo a tavola, mettiamo da parte i peduncoli in un piatto. Oltre che farli asciugare all’aria e al sole, possiamo anche far essiccare i piccioli delle ciliegie (al forno per 30 minuti a 50°). Una volta perfettamente asciutti, li conserveremo in barattoli chiusi, riposti in luoghi bui e privi di umidità. Per chi non ama il fai da te, la cosa migliore è quella di recarsi in erboristeria (un sacchetto da 100 gr di peduncoli costa circa 14 euro), oppure comprarli online, anche se il consiglio migliore è quello di avvalersi di siti specializzati nella vendita erboristica.

I peduncoli di ciliegio si possono impiegare: in decotto (si prepara con 50 grammi di peduncoli secchi di ciliegie in 1 litro di acqua; basta versare i peduncoli sminuzzati nell’acqua fredda, accendere il fuoco e portare a ebollizione. Far bollire finché l’acqua non assume un colore rosato. Spegnere il fuoco, coprire e lasciare in infusione per 10 minuti o fino a quando il decotto diventa di un colore più scuro. Bere 2 tazze al giorno in caso di cellulite, infezioni delle vie urinarie, ritenzione idrica. In infuso: per ottenerlo portare ad ebollizione un litro d’acqua, immergervi una manciata di peduncoli secchi di ciliegia, lasciando in infusione per circa 5 minuti. Un cucchiaio al mattino è sufficiente per perdere peso.

Amici, questi piccoli bastoncini che sull’albero reggono le ciliegie, hanno dunque tante proprietà, a partire da quelle antinfiammatorie. Tali sostanze naturali sono molto efficaci anche contro i radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento precoce e del deterioramento cellulare. Utili anche per combattere l’artrite: l’accumulo e la cristallizzazione dell’acido urico nelle articolazioni provoca alcune forme di artrite; i piccioli di ciliegio riescono a sciogliere questi cristalli, alleviando il senso di dolore.

Amici, che dire, poi per la salute del cuore? Sono alleati dell’apparato cardiocircolatorio, mantenendolo in buona salute; proteggono da possibili danni alle pareti arteriose e riducono il rischio di ictus e malattie cardiache. Inoltre, le tisane preparate con i peduncoli di ciliegie abbassano il livello di lipidi e trigliceridi nel sangue, garantiscono un sonno migliore, in quanto presentano un alto contenuto di melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia. Basta bere due volte al giorno dell’infuso a base di peduncoli di ciliegio 30 minuti dopo essersi svegliati al mattino e 30 minuti prima di andare a letto, conciliando in questo modo il sonno.

Cari amici, nella certezza di avervi fatto cosa gradita, Vi ricordo anche le (poche) controindicazioni all’uso dei peduncoli di ciliegio da parte di alcuni soggetti. Come appare ovvio, si dovranno astenere dal loro uso gli allergici o intolleranti alle ciliegie; ricordarsi anche di consultare il medico in caso di gravidanza o allattamento, oltre a fare attenzione alla contemporanea assunzione di farmaci drenanti, anticoagulanti e acido acetilsalicilico.

A domani.

Mario

 

mercoledì, luglio 26, 2023

UNA COMPAGNIA AEREA GIAPPONESE PROPONE AI PASSEGGERI DI VIAGGIARE LEGGERI: VIA LE PESANTI VALIGIE CARICHE DI ABITI: MEGLIO NOLEGGIARLI ALL’ARRIVO.


Oristano 26 luglio 2023

Cari amici,

Che la cultura orientale sia sempre stata molto intelligente e innovativa, lo dimostra il fatto che le civiltà nate in Oriente siano, da millenni, sempre state alquanto più avanti. Cultura e innovazione sempre in primo piano, mai calate di tono, oggi come ieri. Si amici, oggi voglio parlare con Voi di un’iniziativa presa da una compagnia aerea giapponese, la “JAL”, che, anche se appare shoccante, al latro pratico risulta davvero pratica e anche utile dal punto di vista del necessario riciclo e riutilizzo. Vediamo in cosa consiste esattamente questa curiosa, fantastica iniziativa giapponese, che consente di viaggiare in aereo senza la classica, pesante valigia, ma liberi e leggeri come uccelli nell'aria.

Prepararsi per andare in vacanza è sempre stato un problema di non poco conto: portarsi appresso la pesante valigia con più di un cambio d’abito, oltre al problema creato dalle compagnie di voli low cost, che applicano ai bagagli tutta una serie di restrizioni. L’ideale sarebbe quello di viaggiare liberi, solo con la borsa a spalla e il borsello, ma purtroppo, poi, ci mancherebbero tante cose! Ed ecco, allora, arrivata l’innovativa iniziativa della compagnia giapponese che suggerisce di viaggiare con una valigia minimale, senza il solito, pesante carico di vestiti in valigia.

A proporre l'idea di viaggiare leggeri è stata, come detto, la “JAPAN AIRLINES”, che, come ha riportato il Financial Times, ha lanciato un esperimento che può rivoluzionare il concetto di valigia. L’iniziativa sperimentale, denominata “Any Wear, Anywhere" (ossia “senza vestiti ovunque”), consente ai viaggiatori di muoversi senza pesanti bagagli, potendo noleggiare all'arrivo l’abbigliamento necessario da usare nel periodo di soggiorno nel Paese, scegliendo taglia, stile e combinazione di colori. La scelta, fatta prima della partenza (si possono prenotare gli abiti con un mese di anticipo), può riguardare sia un viaggio breve fino a quello lungo di 2 settimane. Inoltre, se si precisa il motivo della visita (che sia di lavoro o di semplice vacanza) ci si può assicurare l’abbigliamento appropriato alle proprie esigenze.

L’abbigliamento che può essere noleggiato viene fornito in gran parte da un mix di scorte in eccesso messo a disposizione dai rivenditori, oltre che dagli abiti di seconda mano opportunamente trattati, applicando il moderno concetto di “economia circolare”. Il cliente può affittare tutto tranne la biancheria intima. Gli abiti che vengono prenotati vengono consegnati all'hotel o presso la sistemazione scelta dal viaggiatore prima dell’arrivo nella località scelta. Una volta terminato il soggiorno l’abbigliamento utilizzato sarà ritirato da un’azienda partner per essere lavati e riciclati.

Amici, un’iniziativa davvero innovativa, che consente al viaggiatore di viaggiare libero dai pesanti bagagli, consentendogli quel confort che oggi manca; un modo nuovo di muoversi, che invoglia e favorisce anche i lunghi viaggi vacanza, così come quelli per lavoro. Il progetto "Any Wear, Anywhere" ha il suo listino prezzi che appare anche abbastanza contenuto: ad esempio l’affitto di tre camicie e di due paia di pantaloni da uomo si aggira sui 26 euro, mentre costa 32 euro, invece, l’affitto di cinque top (maglie, camicie…) e tre pantaloni/gonne da donna.

Cari amici, personalmente vedo bene l’iniziativa, che non è solo una scelta di comodità, ma alquanto utile alla salvaguardia dell’ambiente. Viaggiare senza le pesanti valige in realtà è una “scelta green e sostenibile”, che di certo diminuisce le enormi emissioni inquinanti degli aerei, ogni giorno appesantiti dal peso dei grandi bagagli, oltre a favorire l’economia circolare a discapito dell’industria del fast shop. Insomma, anche per me è un interessante progetto che promuove una “mobilità sostenibile”. Ben venga, dunque, speriamo allargato anche ai nostri Paesi europei.

A domani.

Mario

 

martedì, luglio 25, 2023

L'OGLIASTRA E IL SUO GRANDE PATRIMONIO DI BIODIVERSITA'. SCOPERTO DI RECENTE ANCHE UN ESEMPLARE MILLENARIO DI “VITIS SILVESTRIS”.


Oristano 25 luglio 2023

Cari amici,

L’Ogliastra, terra antica ed aspra, rimasta per secoli in uno splendido isolamento, è rimasto, più di altri luoghi, in uno stato di “grazia naturale” che oggi possiamo definire “uno scrigno di biodiversità”; un contenitore con una varietas di antiche specie, che fanno di questo territorio un luogo unico, con un fascino che profuma d’antico. Nel suo variegato territorio, infatti, sono presenti endemismi, sia animali che vegetali, che costituiscono un grande patrimonio da custodire gelosamente per la sua grande importanza sia a livello scientifico che naturalistico.

Tra questi tesori unici e straordinari, di recente è apparso agli studiosi uno straordinario esemplare millenario di “Vitis Silvestris”, rinvenuto nel territorio di Urzulei, precisamente nella località “Bacu de Biladestu”. Uno stupendo esemplare di vite originaria, che ha resistito per molti secoli agli attacchi dei parassiti, e che grazie alla sua resilienza ha consentito al paese ogliastrino di entrare a pieno titolo nell’associazione “Città del vino”. Titolo importante e dovuto, in quanto questo antico esemplare di vite selvatica è considerato primigenio, ovvero facente parte di quegli esemplari che sono da considerare “la madre di quasi tutte le viti del mondo”.

Qualche tempo fa, il professor Mario Fregoni ordinario di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza ed ex presidente dell’Organisation Internazionale de la Vigne et du Vin – attualmente è presidente onorario -, uno dei più importanti luminari del settore, ha affermato che la vite rinvenuta nella località “Bacu de Biladestu” (familiarmente chiamata su “sarmentu”) di Urzulei, andrebbe protetta con l’iscrizione della pianta alla lista dei patrimoni culturali dell’Unesco.

Amici, questo monumento naturale, rinvenuto nel 2011 dagli operai del cantiere forestale di “Silana”, risulta davvero straordinario: il suo ceppo basale ha una circonferenza di ben 135 centimetri, e le ramificazioni dei tralci raggiungono decine di metri di altezza, aggrovigliate tra i rami degli alberi secolari che sono presenti nella zona. La vite, che cresce a poche centinaia di metri dell’hotel Silana, è unica nel suo genere grazie alla sua longevità. La sua maestosa presenza in un sito dove crescono ontani, corbezzoli e querce, alberi anch’essi secolari, è stata al centro di un interessante convegno organizzato dalla delegazione ogliastrina dell'ONAV, tenutosi lo scorso anno ad Urzulei e che ha dato il via all'iter per l'adesione alle "Città del vino".

L'assessore alla Cultura di Urzulei, Franca Mesina, ha avuto occasione di affermare: «Crediamo che questa vite debba essere considerata un patrimonio di grande valore ambientale e naturalistico per l’equilibrio biologico e per la biodiversità della nostra zona. Un valore aggiunto non solo per Urzulei, che può giustamente rivendicare questo primato, ma anche più in generale per l’Ogliastra». L’assessore Mesina ritiene che l'ingresso nel sodalizio "Città del vino" sia un’importante occasione di promozione e valorizzazione del territorio comunale e delle biodiversità che lo caratterizzano.

L'Ogliastra si conferma quindi terra di vino e viti e non solo perché, con i suoi 2000 ettari di vitigni rappresenta il 10% della superficie viticola totale della Sardegna, ma anche perché, in un angolo sperduto del Supramonte di Urzulei sopravvive la testimonianza di un passato che ha pochi rivali al mondo. L'imponente "Vitis", studiata adeguatamente, potrebbe contribuire alla conoscenza del percorso che, partendo dalle forme di vite selvatica, porta sino all'affermazione dei vitigni dei nostri giorni. Secondo gli esperti, il 99 per cento circa dei vitigni coltivati nel mondo deriva da quel particolare ceppo di vite.

Amici, questo grande ceppo maschio di Vitis silvestris millenaria, che dopo tanti secoli ancora vive senza trattamenti, senza uso di antiparassitari e pesticidi, senza fillossera e senza malattie, con un valore genetico immenso e che, vendemmiato nel 2020, ha prodotto 10 litri di vino rosso, e, con la sua forte fibra millenaria potrebbe, grazie a studi genetici, rinvigorire la superficie dei vigneti Italiani, passati nell'ultimo decennio da 3,8 milioni a 650 mila ettari. Contrazioni causate da diversi fattori ma soprattutto dalla presenza di parassiti e malattie, che non hanno trovato una resistenza genetica nel patrimonio genetico dei vitigni italiani.

Il prof. Fregoni ha evidenziato che oltre alla vite millenaria, la Sardegna è la capitale italiana, e probabilmente europea, dei vitigni a piede franco (ovvero di una vite cresciuta e allevata senza l'innesto su una "radice" americana); infatti su 18.500 ettari di vigneti, 430 ettari sono vitigni secolari, mentre i restanti sono vigneti innestati, per combattere la filossera, con la Barbatella americana e che durano in media tra i 20-25 anni. Un'estensione importante, ma soprattutto un giacimento di valore di cui forse non si coglie appieno la portata.

Cari amici, la Sardegna è davvero un’antica isola, unica e naturalmente felice! È certamente la prima regione italiana per il maggior numero di piante selvatiche presenti nei boschi. Un patrimonio che costituisce un vero laboratorio naturale, utile anche per potenziare e proteggere le barriere di immunità nelle diverse specie della natura!

A domani.

Mario