Oristano 25 luglio 2023
Cari amici,
L’Ogliastra, terra
antica ed aspra, rimasta per secoli in uno splendido isolamento, è rimasto, più di altri
luoghi, in uno stato di “grazia naturale” che oggi possiamo definire “uno
scrigno di biodiversità”; un contenitore con una varietas di antiche specie, che fanno di
questo territorio un luogo unico, con un fascino che profuma d’antico. Nel suo
variegato territorio, infatti, sono presenti endemismi, sia animali che
vegetali, che costituiscono un grande patrimonio da custodire gelosamente per la sua grande importanza sia a livello scientifico che naturalistico.
Tra questi tesori unici e
straordinari, di recente è apparso agli studiosi uno straordinario esemplare
millenario di “Vitis Silvestris”, rinvenuto nel territorio di Urzulei,
precisamente nella località “Bacu de Biladestu”. Uno stupendo esemplare di vite
originaria, che ha resistito per molti secoli agli attacchi dei parassiti, e
che grazie alla sua resilienza ha consentito al paese ogliastrino di entrare a
pieno titolo nell’associazione “Città del vino”. Titolo importante e dovuto, in
quanto questo antico esemplare di vite selvatica è considerato primigenio,
ovvero facente parte di quegli esemplari che sono da considerare “la madre di
quasi tutte le viti del mondo”.
Qualche tempo fa, il professor
Mario Fregoni ordinario di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza
ed ex presidente dell’Organisation Internazionale de la Vigne et du Vin –
attualmente è presidente onorario -, uno dei più importanti luminari del settore,
ha affermato che la vite rinvenuta nella località “Bacu de Biladestu”
(familiarmente chiamata su “sarmentu”) di Urzulei, andrebbe protetta con
l’iscrizione della pianta alla lista dei patrimoni culturali dell’Unesco.
Amici, questo monumento
naturale, rinvenuto nel 2011 dagli operai del cantiere forestale di “Silana”,
risulta davvero straordinario: il suo ceppo basale ha una circonferenza di ben
135 centimetri, e le ramificazioni dei tralci raggiungono decine di
metri di altezza, aggrovigliate tra i rami degli alberi secolari che sono
presenti nella zona. La vite, che cresce a poche centinaia di metri dell’hotel
Silana, è unica nel suo genere grazie alla sua longevità. La sua maestosa presenza
in un sito dove crescono ontani, corbezzoli e querce, alberi anch’essi
secolari, è stata al centro di un interessante convegno organizzato dalla
delegazione ogliastrina dell'ONAV, tenutosi lo scorso anno ad Urzulei e che ha
dato il via all'iter per l'adesione alle "Città del vino".
L'assessore alla Cultura
di Urzulei, Franca Mesina, ha avuto occasione di affermare: «Crediamo che questa
vite debba essere considerata un patrimonio di grande valore ambientale e
naturalistico per l’equilibrio biologico e per la biodiversità della nostra
zona. Un valore aggiunto non solo per Urzulei, che può giustamente rivendicare
questo primato, ma anche più in generale per l’Ogliastra». L’assessore Mesina ritiene che l'ingresso nel sodalizio "Città
del vino" sia un’importante occasione di promozione e valorizzazione del
territorio comunale e delle biodiversità che lo caratterizzano.
L'Ogliastra si
conferma quindi terra di vino e viti e non solo perché, con i suoi 2000 ettari
di vitigni rappresenta il 10% della superficie viticola totale della Sardegna,
ma anche perché, in un angolo sperduto del Supramonte di Urzulei sopravvive la
testimonianza di un passato che ha pochi rivali al mondo. L'imponente
"Vitis", studiata adeguatamente, potrebbe contribuire alla conoscenza
del percorso che, partendo dalle forme di vite selvatica, porta sino
all'affermazione dei vitigni dei nostri giorni. Secondo gli esperti, il 99 per
cento circa dei vitigni coltivati nel mondo deriva da quel particolare ceppo di
vite.
Amici, questo grande
ceppo maschio di Vitis silvestris millenaria, che dopo tanti secoli ancora
vive senza trattamenti, senza uso di antiparassitari e pesticidi, senza
fillossera e senza malattie, con un valore genetico immenso e che, vendemmiato
nel 2020, ha prodotto 10 litri di vino rosso, e, con la sua forte fibra millenaria
potrebbe, grazie a studi genetici, rinvigorire la superficie dei vigneti
Italiani, passati nell'ultimo decennio da 3,8 milioni a 650 mila ettari.
Contrazioni causate da diversi fattori ma soprattutto dalla presenza di
parassiti e malattie, che non hanno trovato una resistenza genetica nel
patrimonio genetico dei vitigni italiani.
Il prof. Fregoni ha
evidenziato che oltre alla vite millenaria, la Sardegna è la capitale
italiana, e probabilmente europea, dei vitigni a piede franco
(ovvero di una vite cresciuta e allevata senza l'innesto su una
"radice" americana); infatti su 18.500 ettari di vigneti, 430 ettari
sono vitigni secolari, mentre i restanti sono vigneti innestati, per combattere
la filossera, con la Barbatella americana e che durano in media tra i 20-25
anni. Un'estensione importante, ma soprattutto un giacimento di valore di cui
forse non si coglie appieno la portata.
Cari amici, la Sardegna è
davvero un’antica isola, unica e naturalmente felice! È certamente la prima regione
italiana per il maggior numero di piante selvatiche presenti nei boschi. Un
patrimonio che costituisce un vero laboratorio naturale, utile anche per
potenziare e proteggere le barriere di immunità nelle diverse specie della
natura!
A domani.
Mario
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