Oristano 11 luglio 2023
Cari amici,
Dopo un lungo periodo di
riposo, di stasi dei tassi d’interesse (i tassi di remunerazione del denaro
negli anni scorsi erano arrivati anche a scendere sotto lo zero), la bestia
nera dell’INFLAZIONE, complici diversi fattori (tra cui certamente la
guerra in Ucraina e il forte aumento dei costi delle materie prime essenziali) è risalita, con poca intenzione di fermarsi, almeno a breve. Un problema davvero serio, che tormenta tante famiglie
italiane che vedono giorno dopo giorno diminuire il potere d'acquisto delle loro entrate,
in particolare quelle derivanti dagli stipendi; tra queste, le più penalizzate
sono quelle che hanno contratto, negli anni passati, un mutuo a tasso variabile, messe al
tappeto da rate di mutuo che continuano a crescere in maniera che mai avrebbero immaginato: diventate impossibili da onorare.
Indubbiamente un preoccupante problema, oneroso e difficile da risolvere, quello dei mutui a tasso variabile,
che, dopo i recenti aumenti dei tassi di interesse da parte della Banca
Centrale Europea, vedono i mutuatari sempre più in difficoltà. Per
chiarezza, i mutui a tasso variabile sono quella tipologia di mutui che hanno “le
rate variabili”, nel senso che variano in base alle oscillazioni economiche
dell’inflazione. Questi mutui, contratti in periodi di grande calma economica, apparentemente
più favorevoli dei mutui a tasso fisso, ora, con un’inflazione in crescendo, hanno
messo in difficoltà le famiglie, tanto da non riuscire a onorare le rate,
diventate oltremodo onerose.
La realtà è che oggi quasi un milione le
famiglie italiane è in arretrato con le scadenze relative a prestiti bancari, in
particolare con i muti a tasso variabile! L’aumento del costo del denaro,
l’incremento dei tassi e la corsa dell’inflazione, continuando a ridurre il valore del reddito disponibile, costringono le famiglie a gettare la spugna, nel senso di non riuscire ad onorare le scadenze dei mutui e dei prestiti bancari contratti. La “bomba
tassi sui prestiti”, caduta sulle famiglie italiane, non è di poco conto: al
momento contiene poco meno di 15 miliardi di euro di rate impagate, ovvero non
onorate alla scadenza!
Si, amici, il conto è
arrivato a quota 14,9 miliardi di euro. Si tratta dei crediti deteriorati
delle famiglie italiane, aggiornati allo scorso marzo. Dentro questa enorme
cifra, pari quasi a una manovra finanziaria, si contano 6,8 miliardi di mutui
non pagati, 3,7 miliardi di crediti al consumo non rimborsati e 4,3 miliardi
relativi ad altri prestiti personali non restituiti. Le stime sono della FABI,
la Federazione autonoma bancari italiani, la quale specifica che del totale dei 14,9
miliardi dovuti, 5,7 sono sofferenze, cioè credito che la clientela non rimborserà
più, altri 7,1 sono inadempienze probabili e circa 2 sono rate scadute.
Una situazione, amici, da
non prendere certo sottogamba, determinata da un lato dall'inflazione che si
mantiene tuttora a livelli elevati ed erode il potere di acquisto dei cittadini
e, dall'altro, da rialzi vertiginosi dei tassi d'interesse disposti dalla BCE, LA
Banca centrale europea, che in appena 11 mesi ha portato il costo del denaro
dallo 0 al 4 per cento, cosa che ha fatto ben lievitare le rate a tasso
variabile. Critiche alla BCE, l'istituto guidato da Christine Lagarde, sono
venute proprio dalla FABI, il cui segretario generale, Lando Maria Sileoni,
ha commentato: «È ormai evidente che l'azione della Banca centrale europea
per contrastare l'inflazione non sta generando i frutti sperati; i prezzi non
calano significativamente e l'aumento così veloce del costo del denaro sta
provocando un rialzo dei tassi di interesse su prestiti e mutui che mette in seria difficoltà sia le famiglie sia le imprese».
Da Francoforte, però, non
arrivano segnali di uno stop alla marcia dei tassi: per la riunione del 27
luglio, infatti, è già stato annunciato un nuovo rialzo (probabilmente dello
0,25%) che porterà il costo del denaro al 4,25 per cento. Il tutto mentre
l'industria e il PIL frenano in Europa e sempre più famiglie si trovano in
difficoltà con le rate sulla casa. Si studiano i possibili rimedi, facendo
ovviamente intervenire anche la politica. Tra i rimedi allo studio, che vedono
anche il governo in campo per trovare un sistema per congelare le rate dei
mutui a tasso variabile, si è parlato nei giorni scorsi della possibilità di
allungare la durata dei mutui per mantenere la rata a un livello sostenibile.
In Italia tempo addietro fu
istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze il “Fondo
Gasparrini”, uno strumento che permette ai titolari di un mutuo contratto
per l'acquisto della prima casa, con un tetto massimo di 250mila euro, in caso
di difficoltà economica, di presentare domanda per la sospensione delle rate
per un periodo massimo complessivo di 18 mesi. A questo punto le decisioni possibili
sono: appellarsi dove possibile al Fondo Gasparrini, in modo da mettere in
pausa le rate del proprio mutuo fino a 18 mesi, estendendo così la data ultima
per l’estinzione del mutuo. Un seconda opzione sarebbe poi la surroga, ovvero
il trasferimento del proprio mutuo da una banca ad un’altra, cambiando in modo
più favorevole gli obblighi esistenti nel vecchio mutuo.
Cari amici, personalmente credo che sia necessaria un’azione forte da parte del Governo, per conciliare, nel modo più consono possibile, gli interessi sia delle famiglie che delle banche, evitando in questo modo una catastrofe finanziaria per entrambi! La crisi finanziaria dei "Subprime", scoppiata alla fine del 2006 negli USA, dovrebbe insegnarci qualcosa...
A domani.
Mario
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