Oristano 1 luglio 2023
Cari amici,
Come ben scrive Ignazio
Dessì, giornalista professionista su Tiscali News, domani 2 luglio, su
Rai 3 andrà in onda un nuovo programma dedicato alla Sardegna: sarà come
spalancare una finestra sul mondo dell'arte e dell'archeologia, alla luce di
racconti, antichi e moderni, appuntamenti con la storia e analisi del presente,
ma anche una proiezione sul possibile futuro della nostra isola. Un programma a
cui è stato dato un nome significativo: Rastros e Visus (Segni e Sogni), che ha
già creato curiosità e interesse. Il programma è costituito da una serie di
documentari curati da Fabio Marceddu e Antonello Murgia e prodotti dal Teatro dall’armadio
per Rai Sardegna con il sostegno della Sardegna Film Commission.
La programmazione di
questo documentario, definito “UN COINVOLGENTE AFFRESCO SULLA NOSTRA ISOLA, SUL SUO PASSATO, PRESENTE E
FUTURO”, è prevista a partire dai primi di Luglio: la prima puntata andrà in
onda su RAI 3 domenica 2 luglio alle 9,30, e successivamente le domeniche del
9, 16 e 23 sempre alla stessa ora. Ma in cosa consiste questo lavoro?
Praticamente si tratta di un grande viaggio in itinere. Si parte dallo
spalancare una finestra sul mondo dell'arte e dell'archeologia, ma il viaggio è
riletto alla luce di racconti tramandati, di nuove acquisizioni scientifiche e
appuntamenti con la storia. Come spiega Fabio Marceddu, che ne è l’autore,
"Rastros e Visus hanno il compito di trasmettere interrogativi ancora
senza risposta. E, dove finiscono i Segni (Rastros) iniziano i Sogni
(Visus)".
Il progetto appare
alquanto interessante, in particolare ambizioso, nel senso che, “seppure
attraverso il linguaggio cinematografico, attraverso le immagini si cerca di
mettere a fuoco la straordinaria (e spesso irraggiungibile) bellezza di una
terra unica al mondo, sotto molteplici aspetti”, come afferma Antonello Murgia,
il regista. Il documentario è in lingua sarda campidanese - ma all'interno ci
sono varianti logudoresi e di limba e mesu (Lingua di mezzo, n.d.r.) e
comparirà poi su Ray Play, con i sottotitoli in inglese per conferirgli una
visibilità internazionale. In questo affascinante quadro anche la musica
risulta scritta pensando alle immagini. “Un sottile rimando a quella sarda, ai suoi
tempi dispari, al legame con una natura imperscrutabile. Segni sonori vicini al
cuore, alla pietra e all'istinto”, come afferma un ispirato Murgia.
A detta di chi lo ha
pensato e plasmato potrebbe essere definito un “programma ispirato idealmente
al percorso illustrato, qualche decennio fa, da Marcello Serra in Sardegna,
quasi un continente. Una trasposizione in immagini di testimonianze fra
miti e leggende, epicità e fonti storiche e d'archivio, nuove
acquisizioni". In definitiva un unicum. E non potrebbe essere
diversamente. Perché, come sostengono autore e regista, parafrasando Serra, la
Sardegna assomiglia solo a sé stessa. Custodisce una diversità evidenziata da
Murgia con sguardo attento e poetico, orchestrando (anche attraverso le sue
musiche originali) e miscelando elementi peculiari che fanno di quest’antica
isola una unicità nel campo di svariate arti e non solo.
Le quattro macroaree
storico/geografiche indagate nel documentario sono: Karalis, Arborea, Logudoro
e Gallura. Un percorso archeologico, storico e artistico, "dove ricercare
i denominatori comuni che si tramandano da generazioni, come l'arte povera. In
una Regione che ha sofferto per secoli le scelte dei dominatori centrali, ed è
stata terra di conquista da spogliare, senza che ciò le impedisse, tuttavia, di
diventare luogo di magnifiche stagioni d'arte e archeologia. Dove i suoi
innumerevoli tesori non finiscono di stupire e raccontarci nuovi aneddoti, e i
cui segni sono visibili a 360 gradi", come si legge nella nota stampa sull’iniziativa.
Partendo dai periodo
pre-nuragico, nuragico e dei Popoli del mare (con le ultime acquisizioni
e scoperte nella penisola del Sinis, stanno riscrivendo la storia), passando
per i fenici e i punici e arrivando ai romani. Poi i Vandali, la dipendenza da Bisanzio,
e la nascita dei Giudicati indipendenti, veri e propri regni autonomi. E ancora
gli avamposti Pisani, l'arrivo degli Aragonesi/Catalani, la Sardegna Spagnola,
poi Sabauda, che porta dritti dentro la storia dell'Unità d' Italia senza
trascurare la continua paura dei Mori (Saraceni) che spinse le popolazioni a
rintanarsi all'interno per proteggersi da coloro che mai riuscirono comunque a
mettere radici nell'isola. In tutto quattro dense puntate, in compagnia dei
protagonisti del mondo dell'arte, della cultura ma anche della innovazione e
della finanza dell'Isola: quelli che, in qualche modo, hanno lasciato Rastros
(tracce indelebili) nel contemporaneo, o nel passato prossimo o remoto.
Nella prima puntata (2
luglio alle 9,30) c'è la città di Cagliari, raccontata a partire
dalla Laguna di Santa Gilla, da quel mare da cui tutti i popoli si sono
avvicendati nell'isola. Dal tempio di Astarte al Giudicato di Karalis, dal
porto Canale che si estende fino alla città del sale (le saline Contivecchi)
alla Cattedrale di Santa Maria di Castello, che ha in sé i segni di
molti passaggi di poteri (e di dominatori). L'intervento finale di Bruno
Tognolini svelerà poi un mondo fatto di rime che raccontano nuove magie.
Nella seconda (9 luglio
ore 9,30) si racconta delle vicende del Giudicato di Arborea,
partendo dall'antica città di Tharros. Quindi Santa Giusta, la città di
Oristano con la Torre di San Cristoforo e l’Antiquarium arborense, la chiesa
romanica di San Giovanni di Sinis, fino a Bonarcado con il suo meraviglioso
Santuario e la Basilica, i Condaghes e la carta linguistica della parola
pipistrello e le parti del corpo umano comparate con l'isola di Sardegna.
Seguendo anche le tracce di un potere che ha racchiuso nella figura di Eleonora
una donna simbolo mai ancora troppo raccontata.
Nella terza (16 luglio
ore 9,30) è protagonista è il Logudoro, con incursioni in quelle
subregioni che appartenevano nel basso Medioevo all'ampio giudicato d'Arborea.
La necropoli di San Andrea Priu, con i suoi affreschi che raccontano epoche
diverse. La più grande cattedrale romanica della Sardegna, San Gavino di
Porto Torres, fino ad arrivare ai racconti di Meana Sardo (nella Barbagia
di Belvì), e a quelli della peste che anche in Sardegna non risparmiò nessuno.
Racconti d'arte alta e popolare come quella dei motivi decorativi di Nule (uno
dei tre Paesi sardi che tesse su telaio verticale).
Nella quarta e ultima
puntata (23 luglio ore 9,30) ecco la Gallura, intesa come la
terra da dove partì la ri-creazione della Sardegna in un recentissimo passato.
Il Giudicato che deve il suo nome al fretum gallicum (bocche di Bonifacio)
raccontato con la unicità della Chiesa Romanica di San Simplicio di Olbia, e la
costa Paradiso, dove la Villa di Antonioni e Monica Vitti progettata dall'architetto
Bini ci portano in un futuro prossimo: il nostro; per questa ragione vengono
indagati poi, fra i protagonisti di Rastros del futuro, Renato Soru, e la
creazione di Tiscali, Nicky Grauso e la sua illuminante “ri-scoperta” di
internet, senza trascurare la stazione spaziale di San Basilio, da dove si
studia lo stesso cielo che vedevano i nostri antenati (protosardi).
Cari amici, come ci dice
alla fine del suo articolo Ignazio Dessì, il documentario di Fabio Marceddu
e Antonello Murgia è un grande affresco sul passato, il presente e il
futuro della Sardegna. Un appuntamento sicuramente da non perdere. Per i sardi
ma anche per coloro che amano quest'Isola antica, ancora misteriosa e dalle
mille anime. Prendete nota, allora, cari amici lettori, e non dimenticate date e orario.
A domani.
Mario
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