Oristano 30 giugno 2023
Cari amici,
Voglio dedicare l'ultimo post del mese di Giugno alla nostra Sardegna, isola che ha da sempre avuto un enorme potenziale di sviluppo ma che, per mille ragioni, è rimasto latente o poco sfruttato, ma soprattutto da chi ci ha colonizzato. La Sardegna, cari lettori, è storicamente una delle terre più ricche d’Europa dal punto di vista minerario.
Nell’isola si trovano praticamente tutti i minerali, anche se alcuni in
quantità limitate. Parlando del carbone, il sito minerario di Monte Sinni in
località Nuraxi Figus, territorio di Gonnesa (Sulcis Iglesiente) fu
inaugurato negli anni '30 del XX secolo, era fascista, con il nome di Littoria
Prima, rimanendo attivo fino al 2019. Fu prima di proprietà della Carbosarda e
poi della Carbosulcis. Con la lenta ma inesorabile chiusura delle miniere di
carbone, a restare per ultima fu proprio la miniera di Nuraxi Figus che cessò
la sua attività, come detto, nel 2019.
Come per altre miniere
dell’isola, la chiusura creò situazioni terrificanti, dal punto di vista del
lavoro, con interventi che non riuscirono certo a rasserenare le numerose
famiglie coinvolte nel dramma della perdita dei posti di lavoro. Dopo la
massiccia iniezione di sostegni da parte pubblica, ora, però, il sito minerario
dismesso di Nuraxi Figus potrebbe trasformarsi, rinascere a nuova vita, cercando di sopravvivere a sé
stesso e all'epopea leggendaria che lo connotò per lungo tempo. Insomma, nel Sulcis
minerario, si riaffaccia ora un futuro possibile per l'ultima miniera.
Si, amici, è proprio di
questi giorni la notizia che, sul fronte della rigenerazione di aree
industriali dismesse, c’è un futuro anche per la miniera di Nuraxi Figus. In un
articolo apparso sul Sole 24 Ore del 3 giugno titolato “Carbosulcis
lancia 4 progetti per far rivivere le miniere nell’era del post carbone”, il
cronista Davide Madeddu ha illustrato i quattro progetti che l’azienda
Carbosulcis – concessionaria della miniera di Monte Sinni nel Sulcis (Iglesias)
– ha messo a punto per sostituire l’estrazione del carbone, ormai da tempo dismessa,
con attività del tutto diverse, legate alla ricerca scientifica e alla
innovazione tecnologica.
Quattro progetti capaci
di rilanciare la ex miniera di carbone nell’era del post carbone. Seppure l’attività
estrattiva sia terminata, restano disponibili le tante infrastrutture costruite
nel corso degli anni e ancora funzionanti. Alla luce di questa disponibilità, la
Carbosulcis, azienda controllata dall’Assessorato regionale dell’Industria e
titolare della concessione mineraria, intende portare avanti nel sito di Monte
Sinni nel Sulcis le nuove iniziative compatibili con i tempi attuali. I
programmi, tutti destinati a creare attività alternative all’estrazione del
carbone, si avvalgono, per la realizzazione, anche dell’utilizzo sia dei fondi
europei del “Just transition fund”, (che assegnano al Sulcis una dote di 367
milioni di euro), e/o quelli del PNRR.
Uno dei quattro progetti riguarda
l’utilizzo della verticale del grande pozzo minerario, che si spinge sino a 500
metri di profondità; è questo il “Progetto Aria”. Il progetto prevede l'installazione
di una torre pilota che, "infilata" in 400 metri di profondità, dovrà
consentire la separazione delle componenti fondamentali dell'aria. Il sistema
funziona attraverso una sorta di alambicco che dovrebbe servire a distillare
l’aria e ricavare quindi gli isotopi; come l'argon- 40, essenziale nella
ricerca della materia oscura portata avanti dall'Infn nei laboratori sotto il
Gran Sasso, o come l'ossigeno-18 e il carbonio-13 utilizzati nello screening
medico e nelle tecniche diagnostiche per la lotta al tumore.
Un altro studio interessante
è il progetto “Alga spirulina”, che punta a sfruttare l’acqua calda che
risale dal sottosuolo, alquanto utile per la coltivazione dell’alga Spirulina. In
questo caso, il progetto (finanziato dalla Regione) ha previsto la costruzione,
messa in marcia e sperimentazione di un fotobioreattore per la coltivazione di
alghe azzurre.
Non meno importante, e
strettamente collegato al programma di decarbonizzazione e al processo di
transizione energetica, è “Energy storage”, un progetto che intende
immagazzinare energia prodotta da varie fonti rinnovabili, per poi fornirla
alle utenze energivore. l’Energy Storage è un modello integrato che «cattura
l’energia discontinua delle Fonti Energetiche Rinnovabili, l’accumula in
maniera efficiente e la fornisce alle utenze energivore».
Quarto ed ultimo progetto
in corso è il progetto “Lisciviazione”, che utilizza gli enormi depositi
di carbone inutilizzato all’esterno della miniera per la produzione di
fertilizzanti per l’agronomia biologica. Quest’ultimo progetto riutilizzerebbe
ancora il carbone, seppure in minima parte. Si tratta di un processo, di cui è
stato depositato un brevetto internazionale, per la desolforazione di carbone
di medio e basso rango, un processo che permette di produrre fertilizzanti per
la bio-agronomia.
Come commenta Francesco
Lippi, amministratore unico della Carbosulcis, «Sicuramente la decisione di
riavviare il processo di riconversione di questa struttura mineraria lascia ben
sperare; progetti innovativi come quello della realizzazione della torre
criogenica voluta dall’Istituto Nazionale di fisica nucleare per la produzione
di isotopi stabili, oltre agli altri, possono indubbiamente essere considerati
un ottimo investimento per il futuro, oltre al felice recupero dell’area».
Cari amici, un'ulteriore dimostrazione che "nulla si
crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma"!
A domani.
Mario
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