domenica, giugno 25, 2023

IN SARDEGNA, A SILIGO, C'È UNA ANTICA CHIESA BIZANTINA, EDIFICATA TRASFORMANDO UN PRECEDENTE EDIFICIO TERMALE ROMANO.


Oristano 25 giugno 2023

Cari amici,

Applicando, per meglio comprendere l'argomento di oggi, la famosa legge di Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, possiamo prendere atto che un precedente edificio termale romano è stato trasformato, incredibile ma vero, addirittura in una chiesa bizantina! Ma vediamo insieme la curiosa storia di questo edificio, ancora visibile e visitabile. La Sardegna è terra antica, che fu percorsa e dominata nei vari secoli e millenni da tante popolazioni. La dominazione romana, in particolare, durò a lungo nella nostra isola e tanti furono gli edifici, le strade, i ponti e in particolare gli edifici termali che furono costruiti (da Fordongianus a Tharros, nella nostra zona) da questi conquistatori. Tutte realizzazioni importanti, quelle effettuate dai romani, che esercitarono un importante influsso culturale, diffondendo in Sardegna la loro avanzata civiltà.

A comprova della capacità ingegneristica degli antichi romani, in Sardegna sono rimaste tracce di opere importanti, che hanno resistito bene al tempo e che fanno ancora bella mostra in tanti luoghi dell’Isola. Ebbene, tra queste, oggi voglio parlare con Voi di un’opera curiosa, che riguarda un particolare edificio termale, costruito nella regione del Meilogu, nei pressi dell’attuale comune di Siligo: le terme di “MESUMUNDU”. Edifici termali che, nei primi secoli del medioevo vennero addirittura trasformati in una chiesa bizantina.

Questo particolare edificio di culto, diventato noto come chiesa di “Nostra Signora di Mesumundu” (identificata anche come di Santa Maria di Bubalis), visto con l’occhio da costruttore, evidenzia a chiare lettere che è sorto su un manufatto alquanto precedente; esso presenta, infatti, un’architettura costruttiva particolare, tipica degli edifici termali romani. Col passare del tempo la struttura fu rimaneggiata in epoca romanica (XI secolo), poi, nel XIX secolo andò in rovina forse a causa del mancato utilizzo e, una volta andata in disuso si ridusse a un rudere, dopo il crollo di una parte dell’abside sud; questa parte fu poi ricostruita durante un intervento di restauro nel 1934.

Tornando ai nostri antichi dominatori Romani, questi, particolarmente amanti delle acque calde termali, percorrendo in lungo e in largo la Sardegna si resero conto che l'area intorno a SILIGO (comune posto nell'antica regione del Meilogu), precisamente nella zona nota come Mesumundu, era ricca di acque sia minerali che termali. In questo luogo ameno, in epoca tardoimperiale, essi costruirono delle belle terme alquanto frequentate. La zona anche successivamente rimase alquanto popolata; la presenza abitativa nel periodo bizantino è attestata dalle numerose sepolture che hanno restituito corredi funebri composti da monili in oro, argento e bronzo. Nell'XI-XII secolo questo luogo ospitò probabilmente un monastero benedettino cassinese.

Amici, la chiesa di Santa Maria di Mesumundu, sorta sulle ceneri delle antiche terme romane, è oggi uno dei monumenti più affascinanti dell'architettura medievale sarda, per via delle sue forme singolari e della tecnica costruttiva particolare, detta ad opus listatum, ovvero che alterna filari di rossi mattoni a corsi di piccole pietre basaltiche di colore scuro. Questa chiesa, identificata, come detto, anche come la chiesa di Santa Maria di Bubalis, fu donata nel 1065 dal giudice turritano Torcotorio Barisone I de Lacon-Gunale alla abbazia di Montecassino.

La chiesa, seppure sorta in età bizantina, come testimoniano non solo le sepolture all'intorno, ma anche le murature a filari alterni di mattone cotto e basalto, venne ampliata in età giudicale, come testimoniano le absidi in conci basaltici. Le forme architettoniche non rappresentano, comunque, l'unica particolarità di questa chiesa. L'uso di mattoni in cotto ha consentito di realizzare grandi aperture sia nel corpo centrale sia nell'abside S/O. Diversi caratteri si osservano nel lato opposto, relativo agli interventi dell'XI secolo, dove le murature sono in conci basaltici e pietra calcarea, messi in opera con tecnica cosiddetta "a sacco".

Questo particolare, splendido monumento, nella seconda metà del XX secolo divenne oggetto di interesse da parte di storici dell'arte e archeologi. Tra i primi Raffaello Delogu e Dionigi Scano, Renata Serra e Roberto Coroneo. Fra i contributi di taglio archeologico si segnalano quelli di Guglielmo Maetzke sulle preesistenze di età romana e di Roberto Caprara, che ha ascritto la chiesa all'età bizantina. Un riesame del monumento è stato proposto da Alessandro Teatini (1996).

Cari amici, la Sardegna, a saperla ben scoprire, è ricca di gioielli come questo che abbiamo radiografato oggi! Indubbiamente dovremmo essere noi sardi per primi ad essere i veri conoscitori del nostro immenso patrimonio, maturato in migliaia di anni sulla nostra terra (a partire dalla civiltà nuragica e pre-nuragica), per poi utilizzare questo grande, unico patrimonio, al fine di farlo conoscere al mondo, creando nella nostra isola ricchezza e lavoro!

A domani.

Mario

 

 

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