Oristano 24 giugno 2023
Cari amici,
L’insicurezza è un
problema molto diffuso tra i giovani, in particolare tra gli adolescenti. Sono
certamente molteplici le cause che la creano, non certo una sola. Il problema
principale, però, deriva senz’altro dalla loro inesperienza, in quanto la
crescita è fatta di tante conoscenze, che si acquisiscono giorno dopo giorno, anche
sbaglio dopo sbaglio. Insicurezza che, nei giovani particolarmente fragili, alimenta
la sfiducia in sé stessi, e che, come conseguenza, porta ad avere paura di affrontare
la vita ed i suoi problemi, dai quali non si può certo scappare.
Amici, avere paura di
sbagliare non è sempre un male; tuttavia la grande insicurezza crea depressione,
in quanto la paura di deludere gli altri avvilisce, fa pensare di essere
incapaci di fronte agli altri, magari pensando: “Se oggi fallisco in questa
cosa, quale immagine darò di me agli altri?, oppure: “Cosa dirò, una
volta che ho fallito, agli altri?”. Sono queste le angosce quotidiane di
tanti adolescenti, terrorizzati dalla paura di sbagliare. Questo li porta alla
depressione, a cercare disperatamente un auto-controllo, per evitare che
qualcuno possa individuare le loro debolezze.
In questa difficile fase
della loro vita essi necessitano di un forte appoggio della famiglia, un bisogno
che però, spesso rimane inappagato. Sono proprio i genitori che sottovalutano o
addirittura ignorano questo loro bisogno, portando così i loro figli alla
solitudine e all’amarezza di sentirsi soli e abbandonati. Una fase che li porta
spesso a lasciarsi andare, come rinunciare agli studi, abbandonare la scuola e l’apprendimento,
addirittura, per delusione, anche a tentare il suicidio o a compiere atti
autolesionistici, come abusare di sostanze stupefacenti o di alcol, e quant’altro.
Si, amici, la fragilità e l’insicurezza degli adolescenti di oggi deriva,
purtroppo, almeno in buona parte, dal lassismo e dalla scarsa capacità dei
genitori a farsi carico della costruzione della personalità dei figli.
Questo tema,
difficilissimo da risolvere, è stato affrontato da Matteo Lancini,
psicologo e psicoterapeuta, Presidente del più grande centro privato (Il
Minotauro di Milano) che si occupa di disagio adolescenziale. Lancini, nell’interessante
libro “Sii te stesso a modo mio”, un saggio appassionatamente in difesa
dei ragazzi, denuncia l’incapacità dei genitori ad essere di supporto ai figli.
Genitori che si convincono erroneamente di non avere colpe, attribuendole, per
sdrammatizzare, alla moderna tecnologia: come Internet, social network, iPhone
e videogiochi.
In questo libro Matteo Lancini
cerca le giuste risposte alle difficili domande “Sul perché il disagio
giovanile sia sempre più diffuso”, affermando che vi è una necessità
estrema ad ascoltare gli adolescenti, cercando di far capire ai genitori l’importanza
di dare dignità alla loro fragilità. Fragilità che li porta spesso all’autolesionismo,
a tentativi di suicidio, a lasciare la scuola, e all’isolamento sociale. Loro,
lasciati soli, data la fragilità, sono portati a non chiedere aiuto, come
scrive Mancini nel suo libro: “Come potrebbero, del resto, se hanno paura di
deludere i grandi e si sentono in obbligo di sembrare felici per non turbare la
pace familiare?”.
La realtà, sentenzia Matteo
Lancini nel suo libro, è che ad essere davvero fragili, a mancare di
coraggio, sono proprio i genitori! Ecco come li descrive nel libro. «Accompagnano
i figli a scuola fino al liceo; cercano di sequestrare il loro corpo vietando
loro di uscire, e così facendo li spingono a socializzare in Rete per poi
accusarli di essere dipendenti dallo smartphone, introdotto proprio perché
l’adulto avesse meno paura durante gli spostamenti del figlio. Quando erano
piccoli li trattavano da adulti, ora da adolescenti cercano d’infantilizzarli.
Pretendono un dialogo e un rapporto basato sull’affetto e poi, alla prima
difficoltà, tornano autoritari, dettano regole. Non basta fare gli amministratori
delle chat di classe e accompagnarli a scuola o alle attività pomeridiane se,
poi, di fronte alle richieste di aiuto dei figli, quando sono in colloquio con
me, i genitori parlano solo delle proprie emozioni».
Cari amici, questo
interessantissimo libro si chiude con un forte invito, rivolto ai genitori, ad
avere quel coraggio che a molti di loro manca! Quello di Mancini è un invito ad
osare, ad uscire dalla paura di dire ai propri figli ciò che essi percepiscono ma
non dicono! «Il coraggio - dice Mancini - consiste nel fare le
domande che servono e che non troviamo la forza di fare. Hai mai pensato al
suicidio? Con quale frequenza? Che cosa pensi del tuo corpo? E di noi come
genitori? Oltre a vietare lo smartphone per la mezz’ora della cena, perché non
domandare: oggi, com’è andata in internet?». Se vogliamo davvero aiutare
i nostri figli adolescenti, dobbiamo assolutamente ricreare il dialogo: vero,
serio sincero.
A domani.
Mario
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