Oristano 9 Giugno 2023
Cari amici,
Ormai, la dipendenza dai
social non è più considerata un possibile pericolo, ma una certezza: i social
media presentano "profondi rischi" per bambini e adolescenti, minando la
loro fase di sviluppo. Negli Stati Uniti a lanciare l'allarme è stato il responsabile
della salute pubblica, Vivek H. Murthy (in USA il Surgeon General), che in un
rapporto di 19 pagine ha reso noto che non ci sono prove sufficienti per
determinare se i social media siano abbastanza sicuri per i più giovani, ma al
contrario "ci sono ampi indicatori secondo cui possono presentare un
profondo rischio di danni alla salute mentale e al benessere di bambini e
adolescenti". Murthy ha invitato i responsabili politici, le
aziende tecnologiche, i ricercatori e i genitori ad "agire con
urgenza" per proteggerli dai potenziali pericoli.
In realtà era già noto
che l’utilizzo eccessivo di Pc, tablet e cellulari aveva come conseguenza un
aumento del rischio di depressione, ansia e disturbi del sonno, mentre l’abuso
di piattaforme social e di videogiochi appare correlato anche a problematiche
dell’autostima, dell’immagine di sé e al peggioramento delle relazioni
interpersonali. Ora l’allerta portata dall’alto funzionario americano mette a
nudo una realtà che sta diventando un’emergenza mondiale, purtroppo gravemente
sottovalutata. Un rischio che colpisce soprattutto i bambini sin dall’infanzia
perché i genitori sembrano per lo più ignorare gli effetti negativi a breve,
medio e lungo termine degli smartphone.
Oramai, si può osservare
in ogni dove che la socialità è diventata praticamente inesistente, a partire
dalla relazione familiare. A tavola, non si conversa più: il padre magari
guarda la partita, la madre segue le amiche su Facebook e i ragazzi chattano
con i loro compagni, stando a tavola proprio come degli estranei. La scena
prima descritta è sempre più frequente, sia in famiglia che tra amici, perché
nella società degli smartphone la relazione sociale personale è tramontata da
un pezzo! Viviamo in un contesto dove operiamo in solitudine, e – come diceva
Riesman nel suo famoso libro, siamo diventati “La folla solitaria” che si
incontra e non si vede, non si riconosce.
Credo che sia tempo di riflettere
sulle conseguenze che aride relazioni affettive, causate dall'abuso di app,
video, giochi, messaggistica e social-network stanno creando. Infatti, la
qualità di una relazione affettiva è legata all'alternanza e alla reciprocità
del contatto oculare e della prossimità fisica. Gli studi sull'attaccamento
hanno da tempo evidenziato che la scarsità della connessione visiva da madre e
bambino costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo psicologico del
figlio, quando non un indicatore di patologia.
Soprattutto per gli
adolescenti, l'abitudine allo smartphone e alle tecnologie correlate
costituisce un fattore di rischio gravissimo nello sviluppo delle capacità
empatiche e dell'intelligenza sociale, perché la funzione del contatto visivo è
quella di attivare quelle aree del cervello deputate alla decodifica delle
emozioni, proprie e altrui e, in particolare dei neuroni specchio fondamentali
nella regolazione dell'interazione sociale.
La tecnologia, amici, sta
alterando irrimediabilmente i processi comunicativi. Purtroppo, non è banale
affermare che la superficialità con cui permettiamo alla tecnologia di alterare
i processi comunicativi faccia a faccia sta riducendo e distorcendo a livello
globale la competenza umana su cui si basano una mente sana e una società sana:
l'empatia. Il responsabile della salute pubblica Usa, Vivek H. Murthy si è così
espresso in un'intervista al New York Times: “Gli adolescenti non sono
solo degli adulti più piccoli, sono invece in una fase di sviluppo diversa, e
in una fase critica dello sviluppo del cervello".
Il rapporto da lui
preparato ha rilevato che "l'uso frequente dei social media può essere
associato a cambiamenti nell'amigdala (la zona del cervello che gestisce le
emozioni) e nella corteccia prefrontale (importante per il controllo degli
impulsi, la moderazione del comportamento sociale), e potrebbe aumentare la
sensibilità alle ricompense e alle punizioni sociali". Inoltre, il dossier
ha citato una ricerca secondo cui fino al 95% degli adolescenti ha detto di
utilizzare almeno una piattaforma di social media, mentre più di un terzo ha
dichiarato di utilizzare i social media "quasi costantemente".
Inoltre, quasi il 40% dei bambini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni usa i
social, anche se l'età minima richiesta per la maggior parte dei siti è di 13
anni.
Cari amici, quelli
evidenziati sono dati che dovrebbero far riflettere non poco! Senza regole
precise, credo che stiamo per assistere ad una nuova generazione che alimenterà
sempre più quella “FOLLA SOLITARIA” prima citata.
A domani.
Mario
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