venerdì, giugno 02, 2023

L'INATTESA RIVOLUZIONE NEI CONSUMI: DOPO L’ESAGERATA MODA DELL’USA E GETTA, ARRIVA L’ALT AGLI SPRECHI, DATO DA UN RINNOVATO IMPULSO A COMPRARE POCO E NIENTE.


Oristano 2 GIUGNO 2023

Cari amici,

Oggi è 2 giugno, festa della Repubblica, anche se non c'è molto da festeggiare, vista la non facile situazione economica che si sta attraversando. I tempi cambiano: a volte in positivo, altre in negativo. La positiva trasformazione della società, da agro pastorale a commerciale-industriale, con il conseguente boom economico, è avvenuto in particolare a partire dagli anni settanta del secolo scorso, per poi fermarsi; forse fu anche in conseguenza di una "Globalizzazione selvaggia". Fu un cambiamento radicale, che portò ad un nuovo modo di vivere, caratterizzato dallo spreco, tanto da aver fatto definire la società attuale quella dello spreco, ovvero una “società dell’usa e getta”. Ora, dopo anni di sprechi, sembra ripartire, seppure in sordina, una maggiore consapevolezza tra i consumatori, con l'attuazione di comportamenti possiamo dire inaspettati.

Dopo l’ubriacatura dell’avere tutto e subito, dopo la foga dei viaggi in ogni parte del mondo, dell’acquisto di prodotti spesso inutili, dell’uso dell’auto anche per percorsi brevi, dell’ordinare su Internet anche i prodotto di prima necessità, il consumatore sembra aver ritrovato un primo briciolo di saggezza. Forse avrà contribuito anche l’inaspettato arrivo di pandemie come il Covid, ma sicuramente la voglia del "tutto e subito" sta lasciando il campo. Possiamo dire che è iniziata la diminuzione della voglia di sprecare, con una crescente, maggiore consapevolezza per le sorti del mondo. Meno uso dell'auto, più voglia di movimento con un rinnovato interesse verso quel mezzo passato in sordina come la bicicletta e un iniziale ritorno all'uso del mercato di quartiere, iniziando a lasciar perdere la mania dell'home-banking.

In questa rivoluzione culturale che porta, seppure in modo diverso, alle metodiche del passato, sono constatabili dei comportamenti addirittura imprevedibili nel settore del retail, che registrano una crescente tendenza che sotto certi aspetti sconcerta: quella di un drastico calo dei consumi, che arriva anche al desiderio di "non comprare più nulla", se non lo stretto indispensabile! Un particolare, questo, alquanto sconcertante, che se da un lato appare come un modo per cercare di semplificarsi la vita, ha un forte riflesso, quasi un boomerang, sugli effetti di rimbalzo generati sul commercio internazionale, quel “mercato globale” prima ricordato.

A ben vedere è una vera è propria "imprevista rivoluzione", un serio ripensamento sul modo in cui i consumi personali si riverberano sul resto del mondo. Il dubbio che ora fa più riflettere è: “Fino a quanto il consumatore si può spingere a non comprare praticamente più nulla, se non lo stretto indispensabile? Nessun dubbio sul fatto che fino ad oggi una quantità significativa di spese domestiche riguardavano beni non essenziali, ma per il resto? Certo, il forte desiderio di emulazione ha portato un po’ tutti ad acquisire la consapevolezza del “non necessario”, come ad esempio lasciar perdere gli abbonamenti per la palestra, oppure quelli delle TV a pagamento, spessissimo utilizzati in maniera minimale.

La corsa ai beni non essenziali, nel passato recente, era diventata una vera e propria ossessione, tanto che ogni famiglia spendeva più per ciò che non consumava che per quello realmente necessario. Un nuovo paio di jeans? Un aggiornamento del cellulare? Quelle scarpe tanto carine? Per alcune persone, erano proprio questi gli ingredienti che davano sapore alla vita. In realtà si trattava di consumi inutili, fatti per emulare gli altri, per sentirsi alla pari (e anche di più degli altri); consumi inutili, capaci, invece, di influire negativamente sul benessere del pianeta. La realtà è che circa il 60% delle emissioni di gas serra sono derivati proprio dall’eccesivo consumo dei beni domestici.

Amici, indubbiamente avevamo adottato comportamenti alquanto irresponsabili: in parole povere, nei Paesi più ricchi si acquistavano sempre di più beni che si desideravano per apparire, ma di cui non si aveva realmente bisogno, ed è il nostro martoriato pianeta a pagarne il prezzo più alto. Ed è proprio da questo errato comportamento che sono nati e poi entrati in gioco, da protagonisti, gli "Un-consumer". Questi neo-rivoluzionari possono essere considerati dei parenti lontani dei minimalisti, che vivono con un numero ridotto di beni accuratamente selezionati, anche se gli un-consumer si spingono addirittura ben oltre. Lo slogan degli un-consumer è "Non comprare niente", eccetto quanto strettamente necessario per sopravvivere.

Cari amici, riflettendo seriamente, come possiamo concretizzare l’idea rivoluzionaria di salvaguardare il pianeta consumando il meno possibile? per esempio, astenendoci dal comprare nuovi vestiti, evitando l'acquisto di arredamenti nuovi, zero dispositivi elettronici nuovi, zero beni di lusso; Tutto questo può costituire una salvezza certa per il pianeta? Per quanto possa sembrare semplice, così come per tutte le filosofie, l'approccio "Non comprare niente" può non avere degli effetti immediati. Purtroppo, non ci sono dei rimedi semplici e immediati che possano invertire i pericolosi cambiamenti climatici e proteggere di conseguenza il pianeta. Ci vuole ben altro per cambiare realmente le cose, partendo dal coinvolgimento dei popoli di tutto il mondo. Tuttavia, il non comprare nulla oltre il necessario, anche se solo per un certo periodo di tempo, è in realtà un serio e concreto contributo alla causa che tutti dovremo sposare per salvare il nostro malconcio pianeta.

A domani.

Mario

 

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