Oristano
30 Novembre 2016
Cari amici,
L’Italia pochi giorni
fa (astenendosi) non ha votato a favore per l’approvazione del Bilancio dell’Unione Europea.
L’astensione, non espressa direttamente dal Premier Matteo Renzi ma dal
Sottosegretario Gozi a suo nome, per la prima volta in assoluto “non ha votato
SI” alla revisione del bilancio dell’UE a Bruxelles, considerato che, in precedenza,
l’Italia si era sempre espressa favorevolmente. La mossa strategica posta in essere
da Renzi è stata da molti vista e valutata sotto diverse sfaccettature. Vediamo quali.
"Nella giornata di
oggi, come avevamo annunciato, abbiamo messo il primo veto nella discussione
sul bilancio a Bruxelles - ha detto il Premier durante la cerimonia di inaugurazione della 'Torre Biologica Ferdinando
Latteri' all'Università di Catania - Lo ha fatto Gozi a mio nome”. Ha poi aggiunto: "Nell'ambito di questa nuova
stabilità di Governo, l'Italia ha smesso di essere un problema per l'Europa.
Riempiamo di soldi i Paesi europei che creano muri. E noi oggi abbiamo posto il
veto in Europa". La risposta europea, come del resto previsto, non
si è fatta attendere.
Dopo lo scontro
politico tra il Governo italiano e Bruxelles sulla nostra manovra economica in
atto, ritenuta dalla Commissione europea non conforme alle regole dell'Unione,
l'Italia ha deciso di alzare la voce e di porre per la prima volta il veto
sulla revisione del bilancio pluriennale dell'Unione europea. La presidenza
slovacca di turno, dopo l’astensione italiana, ha tuttavia commentato che la votazione "aveva raggiunto un ampio
consenso" sulla revisione del bilancio pluriennale della UE, e dunque, pur "rispettando la riserva espressa
dall'Italia, che ha bisogno di più tempo per unirsi al consenso", e "l'astensione del Regno Unito",
l’accordo sarebbe stato comunque presentato al Parlamento europeo.
La domanda che molti di
noi si pongono, su questo cambio di passo di Renzi, è questa: quali le motivazioni che, per la prima volta, vedono l'Italia in disenso nei confronti dell'Europa? Insomma cosa ha realmente spinto l’Italia di Renzi a porre il veto? La motivazione ufficiale data dal Governo
italiano è che nel testo mancavano le garanzie per l'aumento di risorse su
questioni che l'Italia considera prioritarie: immigrazione, sicurezza,
disoccupazione giovanile e programmi per la ricerca. Per il premier Matteo
Renzi Bruxelles deve intervenire con maggiore forza sulla questione
dell'immigrazione e non può finanziare i Paesi dell'Est Europeo che non solo
non accettano di ricevere le quote di migranti stabilite con un accordo Ue, ma
che, al contrario, intendono innalzare muri divisori.
"Non siamo né
nazionalisti né populisti - ha
detto il sottosegretario Gozi, annunciando la decisione a nome di Renzi -
Siamo molto stanchi delle ambiguità e delle contraddizioni europee". Le risposte date, però, convincono poco.
A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, dice il proverbio. A pesare non poco sull'opposizione italiana c’è sicuramente dell’altro:
ben altre le questioni che covano nel parterre politico
nostrano, viste le roventi fibrillazioni da tempo in corso. L'avvicinarsi del
referendum sulla riforma costituzionale del 4 Dicembre (che dai sondaggi vede
il NO un passo avanti al SI) e il crescente aumento del sentimento
anti-europeista nel nostro Paese, hanno influenzato non poco la presa di
posizione assunta dal Governo nei confronti di Bruxelles. La mossa di Renzi,
sotto un certo profilo, ha spiazzato l’Europa. Certo, per ora c’è solo
l’astensione, e il voto definitivo, necessario per ottenere l’approvazione
della revisione di bilancio, deve contenere anche il SI italiano, per cui le
trattative sono state febbrilmente messe in atto.
Personalmente (ma penso
di non essere il solo) credo che la «mossa strategica» di Renzi nasconda sotto il tappeto ben altro. In realtà l’astensione espressa, ovvero la «riserva» non il
definitivo «veto», più che un “NO” ad un’Europa di cui poco effettivamente si
condivide, sia uno strategico “Cavallo di Troia”, per accattivarsi le simpatie
dei nostri euro-scettici, quindi uno stratagemma utile a recuperare i tanti SI mancanti alla campagna referendaria
in corso, che per il Premier si sta presentando ben più difficile del previsto.
Renzi, a mio avviso, col voto di astensione ha
cercato solo di allungare il brodo, di illudere gli indecisi a votare SI, e
quindi di passare indenne le forche caudine del referendum, poi si vedrà. Per
il voto definitivo sulla revisione del bilancio europeo c’è ancora tempo: non
solo Dicembre-Gennaio, come stabilito dalla riunione del Consiglio d’Europa, ma
i tempi potrebbero allungarsi ancora e slittare in avanti, come l’anno scorso
che arrivarono alla primavera.
Mossa tattica, dunque, quella
di Renzi nello scacchiere politico nazionale ed europeo? Certamente sì, proprio
perché, a parte i vantaggi che ne potrebbe ricavare relativamente al referendum
del 4 Dicembre, l’astensione espressa porterebbe vantaggi anche a livello
europeo. Il Commissario all'Economia Moscovici, parlando dello sforamento della
nostra legge di bilancio rispetto alle severe norme europee (Patto di
stabilità), non ha criticato sfrontatamente (come in precedenza)
le buone ragioni espresse dall'Italia. Un’apertura la Sua che appare come una
condivisa consapevolezza del fatto che una parte della nostra spesa fuori misura risulta
legata all'arrivo di rifugiati e al terremoto. Disponibilità dunque verso l’Italia a concedere «una ulteriore temporanea deviazione dagli obiettivi».
Cari amici, gli scenari
che si presentano al nostro Paese, prossimi
e ‘prossimi futuri’, appaiono per il momento delicatissimi (ma anche per l’Europa
non sono rose e fiori, visto che dovrà affrontare la nuova politica di Trump),
talmente nebulosi che anche i mercati sono andati in fibrillazione e questa insicurezza ha già fatto risalire lo spread. E' difficile capire che cosa succederà. Le prime nebbie cadranno a partire dal 5
Dicembre…
Grazie, amici miei, della Vostra attenzione. A
domani.
Mario