martedì, ottobre 31, 2017

ANDREA VIGILANTE: LA CASA EDITRICE E.P.D.O. GLI HA ATTRIBUITO L’ATTESTATO “PER MERITI CULTURALI”, RECENTEMENTE ISTITUITO DALL’EDITRICE ORISTANESE.



Oristano 31 Ottobre 2017
Cari amici,
La casa editrice E.P.D.O. (acronimo di Edizioni il Pittore d’Oro), vera “Bottega del libro”, inventata da oltre un decennio dall’editore-artista Roberto Cau, ha di recente istituito (per intuito del suo vulcanico editore) un premio per onorare quanti si siano distinti, come scrittori, poeti, o autori di studi o ricerche, per reali “meriti culturali” nella nostra Provincia. Le premiazioni hanno già avuto inizio: tra i primi il nostro illustre "centenario" Dr. Antonio Cadoni, autore di diversi libri, che ha recentemente superato brillantemente la soglia dei 105 anni.
Nei giorni scorsi (precisamente Mercoledì 25 Ottobre) l’attestato di merito è stato assegnato al prof. Andrea Vigilante, un veterano del mondo della Scuola, una figura storica non solo per Oristano. L'illustre docente, dopo aver insegnato con impegno e successo, è diventato poi Dirigente scolastico e, infine, Ispettore tecnico. Nella sua lunga carriera il professor Vigilante, ha pubblicato un bel ventaglio di libri, in gran parte dedicati al mondo della scuola e dell’istruzione. Nei suoi libri ha ripercorso tutta l’evoluzione del nostro sistema scolastico, dalla scuola media unica all’istituzione della figura del Dirigente scolastico.
La sua alta preparazione e competenza ne hanno fatto un punto di riferimento importante del complesso mondo della Scuola, venendo spesso chiamato ad illustrare, nelle diverse sedi istituzionali lo stato di salute dell'istruzione nel nostro Paese, con particolare riferimento a quella sarda, focalizzando l'attenzione sullo stato degli abbandoni e sull’evasione dell’obbligo scolastico, che, se può essere considerato modesto nel campo della scuola dell’obbligo, risulta invece pesante nei gradi dell'istruzione superiore, quella di secondo livello.
Nativo di San Severo (FG), il professor Andrea Vigilante, classe 1938, vive da molti anni in Sardegna (dal 1958), divenendo, quindi, un sardo d’adozione. Appassionato da sempre del mondo dell'istruzione, che ha sempre vissuto con grande impegno, ha dedicato alla scuola molte delle sue riflessioni, tra cui: DALLA LOGICA DELL’” IO " ALLA LOGICA DEL "NOI", DISPERSIONE SCOLASTICA IN SARDEGNA, PER LA SCUOLA ORISTANESE (1° quaderno), ATTIVITA' CULTURALE (2° quaderno), L'ISPETTORE TECNICO, IL DIRIGENTE SCOLASTICO OGGI, UNA BATTAGLIA DI CIVILTA', IL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO, NELLE FUNZIONI DI CONSULENTE, LA QUESTIONE INFANTILE NELL'ITALIA PRE E POST UNITARIA, I CORSI DI ISTRUZIONE FORMAZ. TECNICA SUPERIORE, COMPETENZE E SUCCESSO FORMATIVO, DALLA SCUOLA D'ÉLITE ALLA SCUOLA PER TUTTI, TEMPO PROLUNGATO IN SARDEGNA, solo per citare le sue riflessioni più note, libri in gran parte editi proprio dalla casa editrice EPDO.
Cari amici, è con vero, grande, piacere che dedico la mia pagina di oggi ad un uomo che non è solo un grande amico da lungo tempo, ma un grande personaggio, che per circa mezzo secolo ha calcato magistralmente le scene del mondo della scuola, lasciando ai posteri una traccia indelebile.
Grazie Andrea del Tuo amore per la scuola e per la nostra isola, di cui sei, ormai a tutti gli effetti parte integrante e irrinunciabile. Un sincero grazie anche a Roberto Cau, che con le sua piccola ma efficiente Casa Editrice, ha dato a tanti uomini e donne della nostra Provincia (me compreso) la possibilità di esprimersi e lasciare “traccia” delle loro ricerche e del loro sapere, tramandando in questo modo il frutto dei loro studi e delle loro ricerche alle generazioni successive. Ad maiora, Andrea e Roberto!
Grazie, amici, a domani.
Mario



lunedì, ottobre 30, 2017

IL CACHI: UN FRUTTO DOLCE E SAPORITO CHE FA BENE ALLA SALUTE. ECCO LE SUE PRINCIPALI VIRTÙ



Oristano 30 Ottobre 2017
Cari amici,
Oggi parliamo di dolcezza; dolcezza di un frutto speciale: il Cachi. Il cachi è un frutto molto dolce, particolarmente ricco di benefici effetti per la nostra salute. Frutto consigliato in particolare anche dall’esperto di Ok Roberto Volpe, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Roma, specializzato in malattie del fegato e del metabolismo (Università di Roma) e dottore di ricerca in aterosclerosi (Università di Siena); Volpe è autore anche di oltre 200 pubblicazioni scientifiche. Ma vediamo di conoscere meglio, intanto, l’albero che produce questo magnifico frutto.
Il cachi o kaki, il cui nome scientifico è Diospyros kaki L.f., 1782, è un albero appartenente alla famiglia delle Ebenacee e al genere dei Diospyros. Originario dell'Asia orientale, è una delle più antiche piante da frutta coltivate dall'uomo, conosciuto in Cina da oltre 2.000 anni. Detto mela d'Oriente, fu definito dai cinesi l'albero delle sette virtù, per tutta una serie di motivi: vive a lungo, dà grande ombra, dà agli uccelli la possibilità di nidificare fra i suoi rami, non è attaccato da parassiti, le sue foglie giallo-rosse in autunno sono decorative fino ai geli, il legno dà un bel fuoco e la caduta dell'abbondante fogliame fornisce ricche sostanze concimanti. Il kaki è anche considerato "l'albero della pace", perché alcuni alberi sopravvissero al bombardamento atomico di Nagasaki nell'agosto 1945. Dalla Cina la coltivazione del cachi si è successivamente estesa nei paesi limitrofi, come la Corea e il Giappone.
Intorno alla metà dell'Ottocento si diffuse anche in America e Europa. In Italia fu introdotto nel 1871: il primo albero fu piantato nei giardini di Boboli. I kaki, come accennato, sono alberi molto longevi e possono diventare pluricentenari; nella loro lenta crescita possono raggiungere un’altezza fino a 15–18 metri, anche se di norma vengono ridotti, con opportune potature, a più modeste dimensioni. Quest’albero sopporta male i climi caldo-umidi, soprattutto se posto in un suolo mal drenato. La fruttificazione avviene per impollinazione esterna (gli alberi possono essere maschili e femminili). I frutti sono costituiti da una grossa bacca generalmente sferoidale, talora appiattita e appuntita di colore giallo-aranciato, che diventa commestibile solo dopo aver raggiunto la sovra maturazione. Esistono anche kaki che sono già pronti per il consumo fresco al momento della raccolta, apparentemente allo stato di frutto immaturo (duro). Sono i così detti kaki mela (denominati commercialmente "loti vaniglia").
Secondo l’esperto di Ok Roberto Volpe, prima citato, il cachi contiene molta acqua, l’82 per cento. Il frutto è ricco di carboidrati e soprattutto di zuccheri solubili, che rappresentano il 16% (come la melagrana, un po’ meno del mandarino), che ne fanno un frutto tra i più zuccherini, come ad esempio i fichi o la stessa mela senza buccia. Le calorie però sono contenute: circa 65 per etto. Come tanta altra frutta il cachi ha anche un buon contenuto di fibre: 2,5 grammi, pur non raggiungendo i valori “eccezionali”, ad esempio, del fico d’india e dei lamponi. La fibra ha un ruolo importante, perché oltre a combattere la stitichezza, può rallentare l’assorbimento del colesterolo e degli zuccheri. L’alto valore zuccherino incide sulla glicemia, perché tende ad aumentarla, ma non la porta a un valore così eccessivo come lo zucchero tradizionale.
Ottima la quantità di vitamina A contenuta: ben 237 microgrammi (ad esempio l’arancia ne contiene 23 microgrammi). La vitamina A è importante per il benessere di occhi e pelle. Il cachi contiene anche ferro, sodio e calcio, ma in basse quantità. Il potassio è invece presente nella misura di 170 milligrammi, quindi in media con altri frutti. Niente a che vedere con i kiwi che ne contengono oltre 400 milligrammi, ma comunque buona. Il potassio è utile se si pratica attività fisica, per mantenere i muscoli in buona salute e per tenere sotto controllo la pressione sanguigna. Il cachi contiene anche un buon quantitativo di vitamina B, e una discreta percentuale di vitamina C (23 milligrammi).
Le proprietà del cachi sono davvero molto interessanti. Se è vero che è un frutto altamente energetico, sconsigliato a chi soffre di diabete o di obesità, è però raccomandato in caso di inappetenza, stress psicofisico e a chi pratica sport. Gli effetti benefici più importanti sono: effetto vitaminizzante e remineralizzante, è un buon diuretico e depurativo, un ottimo rimedio naturale contro la stitichezza (proprietà lassative), è consigliato in caso di disturbi epatici (virtù epatoprotettrici), emorragie (virtù astringenti ed emostatiche dei frutti immaturi), cure antibiotiche (le fibre favoriscono il ripristino della flora microbica intestinale), è un rimedio naturale contro lo stress, raccomandato anche in caso di stanchezza ed astenia, e infine svolge un’azione protettiva nei confronti di milza, pancreas, stomaco ed intestino tenue.
Questo frutto va consumato maturo e fresco. Se conservato (meglio in frigorifero), bisogna fare attenzione che non si deteriori, con la conseguente presenza d’insetti o di funghi. Quanto al “quando” è  preferibile che venga consumato a fine o lontano dai pasti. Il frutto può essere mangiato fresco, magari con un cucchiaino, oppure essere utilizzato per confezionare centrifugati di frutta; costituisce anche la base per la preparazione di marmellate, oppure (in particolare la varietà cachi-mela) per realizzare delle ottime macedonie o insaporire lo yogurt. In Giappone il cachi è anche l'ingrediente principe per la preparazione di alcuni vini, e si presta anche alla realizzazione del sakè.
Cari amici, la frutta fa sempre bene in qualsiasi modo venga preparata; non c’è un momento della giornata in cui è preferibile consumarla, anche se, chi ha valori glicemici elevati o è affetto da diabete, deve stare attento a mangiarla a fine pasto. Questo perché se a un pranzo con pane e/o pasta, riso o patate, che già di loro aumentano la glicemia, aggiungendo anche un frutto come il cachi, può succedere che il picco si alzi ulteriormente. In questo caso consumando la frutta lontano dai pasti, si evita l’aumento eccessivo della curva glicemica, perché si ha più tempo per smaltire gli zuccheri.
Il cachi, dunque, è buono e fa bene, ma la domanda che possiamo farci è: quanto possiamo mangiarne? Chi soffre di iperglicemia deve stare attento a non eccedere con le quantità e limitarsi a uno-due cachi nel corso della giornata, non di più. Tutti gli altri, ovvero quelli non soggetti a particolari restrizioni, possono aumentare la quantità, usando sempre e comunque il buon senso, perché ogni eccesso, anche se l’alimento è salutare, può diventare dannoso per la salute.
Circa la produzione italiana del cachi, se volete saperlo, essa si aggira sulle 65.000 tonnellate annue, ricavata in particolare nelle regioni: Campania, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia.
Insomma, amici miei, il cachi è davvero un gran bel frutto: dolce e…salutare!
A domani.
Mario


domenica, ottobre 29, 2017

GUIDA AUTONOMA: VIAGGIARE CON L’AUTO CHE SI GUIDA DA SOLA! SIAMO SICURI DI SAPERE ESATTAMENTE COS’È? IN FUTURO SARÀ IL CALCOLATORE A GUIDARE PER NOI.



Oristano 29 Ottobre 2017
Cari amici,
Sino a pochi anni fa parlare di un’auto che si muoveva da sola, senza un uomo alla guida, era come leggere nei gialli di Urania l’invasione della terra da parte degli alieni. Questo però sino a ieri, dato che oggi, con l’immissione sul mercato delle prime vetture in grado di gestirsi autonomamente nel traffico, lasciando all’essere umano il mero compito di sorvegliare quanto accade (ed eventualmente intervenire in caso di bisogno), questo nuovo “modello di guida” seppure un po’ da “fantascienza” sembra avvicinarsi sempre di più.
Alla base di questa straordinaria possibilità c’è l’utilizzo di un grande strumento elettronico: un processore di nuova generazione in grado, per prestazioni di calcolo e per dimensioni, di eseguire programmi complessi in poco spazio, in grado di sovraintendere e svolgere (sostituendosi a noi) a tutta quella miriade di funzioni necessarie a consentire all’auto di muoversi senza pericolo anche nel traffico urbano più caotico.
Si, amici, l’obiettivo finale è quello di realizzare un'auto a guida totalmente autonoma, capace di sostituirsi in toto a noi, che potremo metterci in macchina ordinando a questa di portarci a destinazione. Sarà un particolare supercalcolatore raffreddato a liquido caldo, chiamato 'Aurora Hive', messo a punto da Eurotech, azienda italiana (in particolare friulana) quotata in borsa, con core business nella progettazione e commercializzazione di piattaforme IoT (Internet of things) e computer ad elevate prestazioni (Hpc), a gestire al nostro posto l’auto con cui ci muoveremo in futuro.
Questo supercalcolatore è già in sperimentazione da parte di diverse case automobilistiche impegnate nello sforzo di creare l’auto senza guidatore; sforzo importante che viene portato vanti con grande determinazione, obiettivo che si intende raggiungere nei prossimi 3-5 anni. Trai vari livelli di autonomia che sono stati attribuiti all’auto, oggi il livello raggiunto è definito di tipo 3. Cosa significa? Che il computer, che già fa parte della dotazione delle nuove auto, apporta un certo aiuto alla guida, ma “a guidare realmente” è ancora l'uomo, mentre il livello da raggiungere, per una totale autonomia, è il livello 5.
Roberto Siagri, Amministratore Delegato di Eurotech, in un’intervista così si esprime: "Siamo sempre più vicini, per tecnologia applicata, al risultato finale: un'auto che si guida da sola. Per raggiungere questo obiettivo, di cui sempre più frequentemente si parla, è necessario un supercalcolatore, in grado di generare la potenza di milioni di miliardi di operazioni al secondo. Inoltre, è necessario che lo strumento abbia dimensioni consone alle auto presenti sul mercato e costi sopportabili, come fosse un accessorio". Poi aggiunge: "Secondo la legge di Moore, il risultato sarà ottenibile intorno al 2025. Eurotech, con Aurora Hive è ancora più vicina al traguardo: è utilizzabile, infatti, sui prototipi".
Ma cosa sono in realtà questi livelli di guida? Secondo quanto stabilito dalla SAE International Automotive, Ente di normazione nel campo dell’industria aerospaziale, automobilistica e veicolistica con sede a Troy, nello stato del Michigan (USA), i livelli di autonomia spaziano da 0 a 5. Si parte ovviamente dal livello zero, quello base. Proviamo a vederne le differenze (dati ricavati dall'articolo “Guida autonoma: quanto ne sai?”, pubblicati da RED Live).
Livello 0. Questo livello vede unico protagonista in conducente, con nessuna automazione di supporto. È la condizione tipica delle vetture del passato, al volante delle quali il conducente deve occuparsi di ogni aspetto della guida. Il guidatore è l’unico elemento in grado di gestire direzione e velocità all’automobile, così come di decidere di incrementare o rallentare l’andatura. Il livello zero si applica a tutte le automobili prodotte sino alla fine degli Anni ‘90 e a quelle low cost prive di supporti elettronici, a dire il vero sempre meno diffuse visto che oggi anche i modelli economici sono ben equipaggiati rispetto a un tempo.
Livello 1. Guida assistita. Il conducente prende ogni decisione in merito a frenata, accelerazione e direzione, ma è supportato a livello informativo da sistemi che possono indicare la presenza di pericoli o condizioni avverse. L’auto, pertanto, si limita ad analizzare le situazioni e rappresentarle sotto forma di allerte visive o acustiche. Il guidatore ha la totale responsabilità del veicolo.
Livello 2. Automazione parziale. L’automobile gestisce accelerazioni e frenate in determinate condizioni. Ad esempio grazie all’arresto d’emergenza in prossimità di una collisione imminente. Pur trattandosi di una prima integrazione tra intelligenza artificiale e pilota, l’essere umano resta l’esclusivo responsabile – e gestore – degli eventi.
Livello 3. Automazione condizionata. Può essere considerato il primo step di vera autonomia. L’auto è in grado di guidare da sola gestendo accelerazione, frenata e direzionalità. Il conducente ha un ruolo residuale, dato che interviene solamente in situazioni problematiche o qualora la guida autonoma non sia permessa/possibile. Pur essendo relegato al ruolo di spettatore, l’essere umano ha il compito di monitorare il traffico e restare pronto a intervenire. Per questo, molto spesso, è previsto che mantenga quantomeno una mano sul volante.
Livello 4. Alta automazione. Rispetto al Livello 3, anche il controllo del traffico è demandato alla vettura. L’auto deve pertanto essere in grado di prevedere e gestire le situazioni tipiche legate alla circolazione stradale, affrontando condizioni di viaggio tanto urbane quanto extraurbane. La vettura guida in completa autonomia, ma il conducente/passeggero può riprendere il controllo del veicolo in qualsiasi momento. La tecnologia di guida autonoma si basa sull’interazione delle informazioni raccolte da telecamere e laser Lidar.
Livello 5. Guida interamente autonoma: Bye bye pilota! La presenza del conducente non è prevista. L’auto guida in assoluta autonomia, gestendo tutti gli aspetti della circolazione inclusa l’individuazione del percorso e l’adeguamento al flusso veicolare. E in caso di situazioni straordinarie? Si presume che l’intelligenza artificiale cui è affidata la vettura sia in grado di affrontare qualsiasi frangente.
Cari amici, sarà perché non sono più giovane ma un uomo della “generazione precedente”, ma consentitemi di esprimere un certo timore misto a diffidenza. Tante le domande che ci potremmo porre! Per esempio, per consentire la circolazione di una grande fetta di veicoli che si muovono in totale autonomia senza conducente, bisognerà cambiare non poco gli attuali schemi giuridici, sociali, assicurativi e normativi. A chi, per esempio, attribuire la responsabilità in caso di incidente? Sarà necessaria per i proprietari di questi mezzi la patente? La potranno utilizzare anche i minori? Questo solo per citare le prime domande che mi vengono in mente.
Quando potremo vedere, quindi, le nostre strade invase da queste auto guidate dai computer e tutta una serie di mezzi pubblici che in autonomia, 24 ore su 24, percorrono in lungo e in largo le nostre città? Al momento è difficile dirlo, dato che, anche qualora la tecnologia raggiungesse uno step tale da rendere possibile la circolazione di veicoli totalmente privi di conducente, ciò si scontrerebbe, come dicevo prima, con l’assenza di norme che contemplino questa situazione anomala rispetto alla tradizione.
Però credo anche che fermare l’evoluzione non sia proprio possibile! L’auto del futuro, pertanto, ci sarà! Noi forse non la conosceremo, ma i nostri figli certamente sì.
A domani.
Mario