venerdì, agosto 30, 2013

LIBERATA DI FRONTE AD UN NUMEROSO PUBBLICO LA PREZIOSA TARTARUGA “CARETA CARETA”, SPIAGGIATASI NEL MARZO SCORSO SUL LITORALE DI ARBOREA.



Oristano 30 agosto 2013

Pubblico delle grandi occasioni oggi a S. Giovanni di Sinis per la rimessa in mare della giovane tartaruga recuperata sulla spiaggia di Arborea il 17 Marzo scorso dal Corpo Forestale di Marrubiu.
L’animale, spiaggiatosi sul litorale di Arborea in seguito ad una forte mareggiata, era stato rinvenuto privo della pinna anteriore sinistra, persa probabilmente a causa di una lenza o di una rete di nylon in cui, forse era rimasta impigliata. L’esemplare recuperato dagli uomini della Forestale è stato portato presso la clinica veterinaria “Duemari”, convenzionata con il Centro di Recupero del Sinis (CReS), dove è stato sottoposto agli esami clinici necessari per accertare il suo stato di salute. Dopo essere stata mantenuta sotto osservazione dai veterinari per alcuni giorni, la tartaruga è stata trasportata al Centro di Recupero presso l’IAMC-CNR di Torregrande in cui è iniziata la fase di cura e riabilitazione. Verificato il rapido recupero (il peso adeguato, 5,3 kg, le capacità motorie, un adeguato assetto in acqua e con le apnee già rientrate nella norma), gli esperti hanno rilevato che la tartaruga poteva tornare  a vivere liberamente nel suo mondo: riacquisire, quindi, nuovamente la libertà.

Questa mattina di Venerdì 30 agosto, alle ore 9,00, a San Giovanni di Sinis (Cabras, OR), presso la spiaggia adiacente all'Osservatorio dell'Area Marina Protetta (casa in arenaria con la cupola), si è riunito un folto pubblico, curioso di vedere l’animale, ormai guarito, tornare nel suo mondo! Non mancavano Autorità e personaggi di spicco: da Paolo Briguglio a Monica Pais, della clinica veterinaria “Duemari”, ai comandanti della Forestale, dai rappresentanti del Comune di Cabras a quelli del CRes; tra il pubblico curioso anche il Prof. Paolo Savona, che da anni è un grande “affezionato” di S. Giovanni di Sinis, dove trascorre le sue vacanze.
Dopo una breve conferenza/presentazione, tenuta nell'Osservatorio dell'Area Marina Protetta, che ha illustrato le attività svolte per la conservazione delle specie marine da parte del Centro di Recupero, l'esemplare è stato rimesso in libertà. Grande l’entusiasmo e la commozione di tutti, quando l’esemplare è stato rimesso in acqua e, ritrovatosi nel suo ambiente, ha ripreso prima lentamente e poi con forza a riappropriarsi del suo habitat.

Il recupero dell’animale ha dimostrato inequivocabilmente quanto si possa fare per proteggere le specie in pericolo. Quello messo in atto è il risultato delle sinergie che si possono sviluppare quando, insieme, Enti pubblici diversi si uniscono in un “team” affiatato, dove ognuno svolge la sua parte. In questo caso, sotto il coordinamento dell’Assessorato Regionale per la Difesa dell’Ambiente e con il fondamentale aiuto dei corpi di vigilanza (come il Corpo Forestale dello Stato, la Capitaneria di Porto e la Polizia di Stato), e in particolare con il contributo determinante del CRes, dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del CNR di Oristano e dalla Clinica Veterinaria “Duemari” di Oristano, che opera nell’ambito della Rete Regionale per la Conservazione della Fauna Marina della Regione Sarda, la macchina operativa ha funzionato perfettamente, consentendo un recupero eccellente!

Il gran numero di interventi finora effettuati dal Centro di Recupero del Sinis e di tutta la Rete Regionale, se da un lato hanno dimostrato l’efficacia e l’efficienza dell’attività svolta, dall’altro hanno evidenziato anche la necessità di trovare rapide soluzioni per eliminare, o almeno diminuire considerevolmente, l’inquinamento dei nostri mari (sempre più aggrediti da plastica e altre sostanze nocive), che si ripercuote notevolmente sulla sopravvivenza di molte specie marine seriamente messe in pericolo.
E’ dovere di tutti fare ogni sforzo, anche quello apparentemente più banale, per tenere pulito il mondo!
Mario Virdis

sabato, agosto 17, 2013

UN AGOSTO CHE NON DIMENTICHERO’: LE FORTI EMOZIONI DI UN GIORNATA DI MEZZA ESTATE. LO SHOCK DELLA VIOLENZA GENERA SENTIMENTI NEMICI DELLA SOLIDARIETA’.



Oristano 17 Agosto 2013
Cari amici,
chi mi conosce da lungo tempo, cosi come chi ha, pur non conoscendomi a fondo, letto il mio libro “Marieddu” sa che non solo non sono ricco ma che ho avuto un’infanzia ancora più spartana.
Ho lottato a lungo per realizzarmi nella vita, affrontando sacrifici di non poco conto, e camminando nella mia strada sociale senza mai prevaricare nessuno: né nella vita familiare né in quella lavorativa e, in particolare, nella vita civile. Sono sempre stato parco in tutto: nel vestire, nell’alimentazione, nei divertimenti. Nel lavoro ho viaggiato molto, utilizzando una dozzina di autovetture (con le quali ho percorso oltre un milione e mezzo di chilometri) e subendo anche, nel mio itinerario di servizio, un terribile incidente stradale al quale sono miracolosamente sopravvissuto. Porto ancora i segni di questo incidente (mi è stata riconosciuta un’invalidità del 25%) che mi tormenta non poco, soprattutto nel periodo invernale.
In questo percorso di vita ho avuto la fortuna di avere a fianco una moglie eccezionale, Giovanna, con la quale ho affrontato tutte le problematiche che si sono presentate: non ultima quella di arricchire la nostra casa con l’adozione di un bambino, Santino, che accompagna la nostra vita da oltre 26 anni. Con non pochi sacrifici siamo riusciti a realizzare alcuni sogni, tra cui quello di una bella casa, rinunciando, spesso, a spese voluttuarie e vacanze. Il nostro ultra quarantennale percorso di vita comune è stato, di anno in anno, festeggiato con piccoli o grandi segni di stima reciproca: orecchini, anelli, spille, collane, bracciali, orologi e quant’altro significasse amore, stima e affetto reciproci. Il nostro piccolo tesoro (se cosi lo possiamo chiamare) era arricchito dai segni significativi del mio percorso lavorativo: medaglie d’oro del Banco di Sardegna, dell’Università, e dai “regali” ricevuti per le ricorrenze importanti, a partire dalle catenine e dai bracciali ricevuti per il battesimo o la cresima.
Questi importanti segni, riepilogativi di un “percorso di vita” spesso faticoso e anche doloroso, erano custoditi in una piccola ma robusta cassaforte, unitamente ai nostri documenti personali.
 












Mai e poi mai avrei pensato che una mano ingorda e rapace avrebbe osato strappare, con le sue unghie affilate, in un brutale intrusione notturna, questi segni importanti, significativi, di  una intera vita di lavoro! Ritrovarsi di colpo cosi violentati, spogliati non solo del valore venale ma in particolare di quello affettivo e sentimentale, è qualcosa che lascia senza fiato! Qualcosa che ti fa provare, toccare con mano, il dolore della violenza, della spoliazione, della sopraffazione. 
Non sono razzista: non lo sono mai stato. Ma l’idea, ventilata da molti, che l’aumento di questi atti di violenza sia da attribuire ai “nuovi arrivi”, agli extracomunitari, zingari o esponenti a vario titolo di popolazioni dell’Est, inizia a far covare in me una “repulsa” verso queste “migrazioni” che continuano e che non accennano a diminuire. Alimentare l’odio razziale, farsi dominare dagli stereotipi, chiudere le nostre porte all’accoglienza sta diventando sempre più un costante “luogo comune”. Leggere, poi, che sono in crescendo anche le aggressioni non solo ai beni ma anche alle persone, in particolare all’interno delle loro abitazioni, sta facendo montare ulteriormente il rifiuto all’accoglienza. In questo momento se si votasse per un referendum per rimandare a casa tutti gli extracomunitari presenti nel nostro Paese credo che forse voterei SI.

Non è facile assorbire un danno rilevante, soprattutto se questo incide fortemente sui tuoi sentimenti. Oggi quando entro in casa non la sento più come la “mia oasi protetta”: all’interno di essa, pur invisibile, è ancora presente la sporca mano della violazione, dell’intrusione nella mia privacy: sento un freddo soffio estraneo, che pur nella calura d’agosto, ha attraversato come un gelido soffio mortale tutto il mio Io, facendomi rabbrividire.
Non è facile accogliere l’invito dei tanti amici che mi abbracciano e mi ripetono in continuazione che , nonostante tutto, “…la vita continua!”.
Mario

mercoledì, agosto 07, 2013

LA SARDEGNA E LA SUA FLORA STRAORDINARIA: “SU BASAPEIS” (TRIBULUS TERRESTRIS) , IL VIAGRA DELLA CIVILTA’ NURAGICA”!



Oristano, 7 Agosto 2013
Cari amici, che la Sardegna sia una enorme farmacia naturale credo che lo sappiano tutti. Il suo clima temperato, la sua posizione unica, il suo suolo incontaminato, dove albergano specie botaniche con proprietà assolutamente uniche, ne fanno, davvero una farmacia a cielo aperto: basta solo saperla utilizzare.
Sfogliando ieri l’Unione Sarda ho trovato un curioso articolo di Ignazio Pillosu che riporta una bella notizia: un certo Marcello Pitzalis di Ussana, imprenditore idraulico per professione e esperto di piante medicinali per passione, coltiva e colleziona una bella varietà di piante fitoterapiche (oltre 300 varietà). 
Il signor Pitzalis, intervistato dal giornalista Pillosu, ha dichiarato che la sua passione e conseguentemente il suo scopo è quello di “far riscoprire le potenzialità, anche economiche, delle nostre campagne al di fuori dell’agricoltura tradizionale e far conoscere le cure, antiche e semplici, dei nostri nonni”. Aggiunge anche che “Elicriso, Hypericum, tribulus comunis, sono solo alcune delle erbe endemiche del nostro territorio che hanno proprietà curative, riconosciute nella medicina tradizionale antica e nell’omeopatia moderna”.
Personalmente ero già a conoscenza delle straordinarie proprietà dell’elicriso (su questo blog ho già descritto le sue grandiose proprietà) e dell’iperico, ma mi sfuggivano le altrettante incredibili proprietà del “Tribulus terrestris”, pianta che conoscevo fin da ragazzo e che spesso e volentieri, calpestandola, mi aveva “dolorosamente baciato i piedi” che, da ragazzo, andavano in giro quasi sempre scalzi. Ora capisco perché in sardo uno dei suoi nomi è proprio “Basapeis”! L’affermazione, poi, che questa pianta era considerata “il Viagra dei Sardi Antichi”, per le sue eccellenti proprietà afrodisiache, mi ha stimolato a porre rimedio alla mia ignoranza mettendomi subito all’opera per documentarmi meglio. Ecco l’interessante risultato della mia ricerca.
Il Tribulus terrestris L. è una pianta appartenente alla famiglia delle Zygophyllaceae. Il tribolo comune (come comunemente è noto) è una pianta annua, presente in tutte le regioni d’Italia. Cresce in siti ruderali calpestati, su suoli sabbiosi o ghiaiosi molto aridi, dal livello del mare agli 800 m. circa. Forma biologica: terofita reptante. Periodo di fioritura: maggio-ottobre. Pianta tappezzante con portamento schiacciato al suolo con lunghi fusti snodati e foglie paripennate opposte. I fiori, in corrispondenza delle foglie sono formati da cinque petali gialli. Il tribolo è facilmente riconoscibile per le curiose bacche ricoperte da pungenti spine. Il nome di questa pianta, infatti, deriva dal greco “tribolos” = spino, nome attribuito ad una particolare armatura da combattimento dotata di tre-quattro grosse punte aguzze. La forma particolare delle sue bacche spinose, simili ad un tetraedro, ricorda infatti il tribolo usato dagli antichi romani, strumento bellico a forma di palla con aculei, usato in battaglia per fermare l’avanzata della cavalleria nemica. La similitudine del frutto di questa pianta con tale strumento ha contribuito a dare alla pianta il suo nome.
I suoi “Principi attivi”(contenuti soprattutto nei semi) sono: Saponine steroidiche (genidiogine, tigogenine), resine, olii essenziali, olio composto da acidi grassi polinsaturi, Sali minerali, , furanosidi, glicosidi del furostanolo, terrestrosine, dioscina, gracillina, kikubasaponina, protodioscina, neoecogenina glicoside, tribulosina,  alcaloidi (armina, armalina, armano, tetraidroarmina), potassio, frazione amminoacidica ( acido aspartico, acido glutammico), potassio, nitrati.
 
Il Tribulus, come pianta medicinale, era già ben conosciuta sia dai Greci e dai Romani per le sue importanti proprietà curative. Dioscoride sosteneva che il tribolo assunto in copiose quantità curava il morso delle vipere e che bevuto nel vino era un ottimo rimedio contro i veleni. In Oriente questa pianta viene da secoli ampiamente impiegata nella medicina tradizionale, sia cinese che indiana. Secondo le credenze locali questa pianta ha azione regolatrice e depurativa (agisce nelle disfunzioni di origine renale, epatica e gastrointestinale) e, come tale, viene utilizzata per la cura dell'impotenza, dell'edema, del gonfiore addominale e delle malattie cardiovascolari. La proprietà più importante del tribulus terrestris è tuttavia legata alla sua presunta azione stimolante sulla produzione di ormoni androgeni. Tali ormoni, tipici dell'uomo ma importantissimi anche per l'organismo femminile, regolano la libido, i caratteri sessuali e lo sviluppo muscolare. E’ proprio in virtù di tali caratteristiche che il tribulus terrestris è impiegato da secoli come afrodisiaco, in grado anche di migliorare la fertilità sia maschile che femminile, sopperendo ad eventuali carenze ormonali.
La protodioscina, una saponina steroidea contenuta nei semi, agirebbe efficacemente aumentando la produzione endogena di testosterone, diidrotestosterone, ormone luteinizzante (LH), deidroepiandrosterone (DHEA), deidroepiandrosterone solfato (DHEA-S), con conseguente aumento della spermatogenesi e della libido nell'animale da esperimento e nell'uomo (Gauthaman K. et al. 2002, 2003). La conferma dell'ipotesi secondo cui gli estratti di questa pianta sarebbero utili nel trattamento delle disfunzioni erettili arriverebbe anche da un altro studio. Durante questa ricerca un gruppo di topi a cui fu somministrato tribulus terrestris si dimostrò più attivo sessualmente e presentò una pressione intracavernosa più alta rispetto ai topi non trattati (la pressione intracavernosa viene registrata all'interno dei corpi cavernosi del pene, strutture paragonabili a spugne che, riempiendosi di sangue, permettono l'erezione).  
Intorno alla metà degli anni '90 le proprietà di questa pianta, capace di migliorare notevolmente lo sviluppo muscolare, furono sostenute e valorizzate da un gruppo di atleti olimpici dell'est europeo (soprattutto di origine bulgara e russa). Proprio da questi Paesi provengono i più importanti studi che mettono in risalto le proprietà ormonostimolanti di questa pianta.

Inizialmente i prodotti a base di tribulus terrestris furono ampiamente pubblicizzati in migliaia di siti internet e in riviste, soprattutto indirizzate ai praticanti di bodybuilding. Oggi gli estratti di questa pianta vengono impiegati nella preparazione di pillole che promettono di risvegliare il desiderio e le energie sessuali. Cosa c'è di vero in tutto questo? Certamente non tutto quello che la pubblicità afferma è vero! Ma questo è valido per moltissimi altri prodotti (…non dimentichiamo quelli dimagranti…) che i miracoli li promettono, ma non li mantengono!
Quello che possiamo affermare con certezza è che la natura ha, davvero, un sano rimedio per tutto. Con le dovute cautele e con tanta pazienza. Anche il Tribolo, per noi Sardi “Basapeis”, è uno strumento che, sapientemente usato, potrà darci buone soddisfazioni!
Nel chiudere mi sento di ripetere, a voce alta, quello che Marcello Serra affermava con convinzione: “Sardegna, quasi un Continente!”
Ciao a tutti e…grazie della Vostra sempre gradita attenzione.

Mario