Oristano 27 Ottobre
2013
Cari amici,
sfido ciascuno di Voi
ad affermare che non ha mai sognato: tutti lo abbiamo fatto e continueremo a
farlo: sia durante la notte, nelle ore del riposo, che di giorno, socchiudendo
gli occhi e sognando quindi ad “occhi aperti”!
Il sogno fa parte integrante del nostro “umano essere”, insito nel
nostro DNA fin dal concepimento e che è stato osservato e studiato fin da epoca
remotissima.
L'attività onirica, dunque, ha sempre
affascinato l’uomo:
ne abbiamo tracce risalenti alla civiltà delle caverne. Già allora l’uomo si
era accorto di sognare: era conscio di questo processo mentale, che lo turbava
ma anche affascinava, e proprio per questo cercò anche di rappresentarlo.
La più
antica testimonianza pervenutaci, relativa ad una possibile rappresentazione
onirica nella specie umana, la troviamo nei disegni presenti nelle grotte di
Lascaux: su quelle pareti, abbozzata a carboncino, è visibile la figura di un
bisonte con delle nuvolette intorno: possiamo immaginare che l’autore volesse
riportare un sogno da lui fatto: descrivendo magari la faticosa e pericolosa caccia
all’animale vissuta nel sogno, o comunque immaginata; un disegno che, tra il
reale e l’immaginario, fissasse le ansie e i pericoli della caccia al bisonte.
L’evoluzione della specie umana, sviluppatasi in culture spesso molto
differenti, non ha sminuito l’importanza attribuita dall’uomo al sogno.
Nella cultura babilonese, in presenza ormai della
scrittura che agevolava la conservazione dei ricordi, troviamo la prima
descrizione di un sogno nella leggenda "l'Epopea di Gilgamesh", che
risale al 2000 a.C. Essa riporta il sogno del principe Gilgamesh che sogna di
incontrare Enkidu, il suo alter ego onirico. E’ un rapporto conflittuale quello
nato tra i due, fatto anche di ampi scontri, ma poiché nessuno riesce a
prevalere sull'altro, alla fine il principe decide di adottare Enkidu come
fratello gemello. Quando Gilgamesh racconta questo sogno alla madre Ninsun, lei
lo interpreta in senso profetico, trovando in esso la chiave per la futura forza
del figlio. Nella
cultura babilonese si riteneva infatti che i sogni fossero fonte di verità certe,
se ben interpretati, rispetto alla realtà circostante, e che aiutassero a
migliorarne il percorso. La civiltà sumerica, invece, che attribuiva al sogno una
capacità profetica, aveva adottato il rituale dell'incubazione, una maniera per
agevolare il compimento del “sogno”: si sceglieva un luogo sotterraneo dove il sognatore veniva
portato il più vicino possibile alla profondità di sé stesso, consentendogli
così una visione più chiara e quindi comprensibile del sogno, ritenuto un importante rivelatore di profezie.
Questo rituale fu ripreso nella Grecia antica dai
sacerdoti di Esculapio, che svolgevano questa attività nei loro templi e santuari;
il sogno fatto non era letto, però, solo in senso profetico ma utilizzato anche a
scopo terapeutico. In Egitto, terra dei faraoni, gli egizi consideravano il
sogno un importante legame tra l’uomo e gli dei: era per loro un canale di
comunicazione tra la realtà umana e quella soprannaturale; in pratica un messaggio forte, quasi una
"intromissione" degli dei nella vita degli esseri umani. Interpretare i sogni era un compito
importante: solo gli iniziati erano capaci di farlo e solo Loro potevano far conoscere al popolo la volontà degli dei.
Il "Libro dei sogni ieratico", risalente a circa 4000 anni fa (2052-1778
a.C.), elencava con precisione il significato delle immagini oniriche,
consentendo così a chi lo leggeva di interpretare i sogni in modo corretto.
La cultura ebraica attribuiva grande importanza al
sogno. Nei testi sacri dell'ebraismo il sogno è ritenuto la diretta
manifestazione della volontà di Dio: il Dio unico, onnipotente, che spesso
appariva al popolo eletto attraverso i sogni. L'esempio forse più noto e famoso
si trova nella Bibbia, e si riferisce al sogno profetico del Faraone, il quale
sognò sette vacche grasse e sette vacche magre. Non sapendo interpretare il
sogno, egli si rivolse a Giuseppe, ebreo allora rinchiuso in carcere, che lo
interpretò annunciando l'avvento di sette anni di prosperità e poi di sette
anni di siccità per il Faraone e il suo popolo. Questa interpretazione valse a
Giuseppe la libertà e la prosperità per il popolo ebreo in Egitto. La
particolarità di questo episodio sta nel fatto che sogno e profezia assumono veste
religiosa: l’autore del messaggio è Dio che prima manda il sogno al Faraone e,
poi, suggerisce l'interpretazione corretta a Giuseppe. Sogno, quindi, potente
messaggio inviato da Dio all’uomo. Nel "Talmud", testo sacro ebraico,
risulta particolarmente interessante l'analisi dei sogni fatta dal rabbino
Ismaele. Egli ritiene infatti, con estrema modernità di pensiero, che i sogni
provengano dall'intimità dell'essere umano e evidenzino, con linguaggio
simbolico, molti aspetti della sua vita interiore: un modo cioè di esternare ciò
che è racchiuso nel cuore del sognatore.
Tutte le antiche civiltà hanno avuto attenzioni (ed
anche timore) per i sogni: da Esculapio (che nel tempio metteva a dormire le
persone allo scopo di sognare, dopodiché i sogni venivano interpretati dai
sacerdoti in termini di suggerimenti per la cura delle malattie o per funzioni
di guida spirituale dei sognatori) ad Artemidoro di Daldi, il primo a scrivere un testo
dedicato a "L'interpretazione dei sogni" (Egli definisce il sogno: “Un
movimento o un'invenzione multiforme dell'anima, che segnala i beni e i mali
futuri”), da Aristotele, che analizzando il fenomeno del sogno sosteneva che
si trattava di un fenomeno molto complesso, che svolgeva una parte
particolarmente "attiva" nella vita dell'individuo, all’imperatore
romano Tiberio, che, temendo la manipolazione dei sogni, arrivò a vietare la
consultazione degli interpreti dei sogni. E’ nel mondo romano, infatti, che la
precedente importanza fino ad allora attribuita ai sogni comincia a diminuire.
Si fa strada la convinzione che i sogni siano semplicemente manifestazioni
fantasiose, prive di qualunque utilità pratica, sia per il sognatore che per la
comunità di appartenenza.
Tutte le civiltà e le religioni che ne governavano la vita hanno, comunque, attribuito non poca importanza ai sogni: dalla
religione ebraica, come prima evidenziato, a quella successiva cristiana, non
esclusa quella islamica. Nella
cultura e nella tradizione islamica i sogni rivestono un ruolo centrale. Lo
stesso Maometto ricevette la sua investitura di “profeta” dall'angelo Gabriele
durante un sogno. L'angelo porse a Maometto un pezzo di broccato su cui erano
scritte alcune parole e gli ordinò di leggerle. Pur non sapendo leggere
Maometto ricordò quelle parole al risveglio e diventarono così l'inizio del
testo sacro, il Corano. I sogni, per i seguaci di Maometto, costituivano quindi
la rivelazione della verità, non solo spirituale ma anche di convivenza terrena
della comunità, dal momento che la legge coranica disciplina anche il vivere in
comune delle società islamiche.
Nel mondo cristiano (in modo particolare nel Medio Evo)
i sogni furono considerati “lo specchio” delle contraddizioni presenti nell’uomo
a livello sociale: venivano infatti considerati di volta in volta o come
espressione della benevolenza divina o come condensazioni di umori corporei o
come pure fantasie. A volte venivano considerati premonitori, guaritori e
miracolosi, quando avvenuti per il tramite di santi. Talvolta questi sogni
guaritori davano vita a vere e proprie consuetudini religiose e a pellegrinaggi,
in funzione dell'ottenimento di una grazia. In altri casi i sogni venivano invece
considerati come la manifestazione delle oscenità del peccato e dello stesso
diavolo, che attraverso i sogni trovava una via facile per piegare la volontà
umana. A dimostrazione di ciò Papa Gregorio II [669 - 731] ne proibì in modo
drastico l'interpretazione, comminando ai trasgressori la pena la morte.
Tra il ‘600 ed il ‘700 in Occidente, a differenza che
in altre parti del mondo, ci fu un allontanamento crescente dalla cultura del
sogno; cultura che, pur rivalutata dal romanticismo, finì col restare confinata
nella cultura popolare, la sola che dava valenza alle antiche credenze. Alla
fine del Settecento i sogni alimentarono nel popolo la cultura della “Smorfia”, quella
capacità di interpretare numericamente i sogni, e quindi di tradurre
i sogni in numeri da giocare al lotto.
Al termine del diciottesimo secolo, imperante
il razionalismo, il sogno segna il massimo del suo declino. Non è però la fine definitiva
dell’importanza e del valore attribuito al sogno, anzi!
Un’inversione di
tendenza si ha con Sigmund
Freud (Freiberg 1856 - Londra 1939), che individua nel sogno il risultato
dell’azione delle “pulsioni” interiori dell’individuo (la Sua opera "L'interpretazione
dei sogni" è del 1889): il sogno si configura concettualmente come “l’appagamento
di un desiderio”. E’ quella di Freud una “svolta” che ridà vigore e valore al
sogno, quella misteriosa “parte” dell'esistenza dell’uomo, che continua a
convivere con Lui. La riapertura in chiave moderna dell’interpretazione dei
sogni è dunque nuovamente operativa.
Esaminato il passato ed il presente resta, ancora
senza una univoca risposta, la domanda: Ma cosa è realmente e concretamente per
l’uomo il sogno? Una manifestazione di desideri nascosti o la rielaborazione di
importanti stimoli vissuti durante la giornata? Un messaggio premonitore o un
dialogo con l’aldilà? L’uomo, che lo voglia o no, sogna sempre e comunque? Se si, perché, spesso,
allora, non ricorda i sogni fatti? Proviamo intanto a dare una definizione
corretta di sogno.
La dottoressa Agnese Rossi, psicologa di Humanitas
Gavazzeni di Bergamo, cosi lo definisce: “Il
sogno può essere definito come l’attività psichica che si svolge durante il
sonno in cui appaiono immagini, emozioni, eventi, luoghi e persone che
solitamente percepiamo come reali, mentre a volte siamo consapevoli della loro
irrealtà durante il sogno stesso. I contenuti dei sogni sono spesso bizzarri e
incomprensibili, infatti il pensiero logico-razionale che utilizziamo durante
la veglia lascia spazio al linguaggio metaforico, senza il controllo volontario
della coscienza e il senso del tempo e dello spazio sono distorti e
paradossali. Capita, per esempio, di sognare di trovarci in posti diversi
contemporaneamente o di compiere azioni che capovolgono il rapporto di causa ed
effetto e si organizzano in modo inconsueto”. Al quesito se l’uomo sogna
sempre (alcuni sostengono di non sognare mai), cosi risponde la D.ssa Rossi:
“Ognuno di noi sogna regolarmente più volte ogni notte, in particolare
durante gli stadi del sonno REM, fase in cui gli occhi si muovono rapidamente e
dove è presente una intensa attività cerebrale. Anche se non ce ne rendiamo
conto, i sogni occupano circa un’ora e mezzo del tempo del nostro riposo. Il
problema è che non sempre è facile ricordarli”. Perché, allora, li dimentichiamo
così facilmente da farci presumere di non aver sognato? “Spesso succede di voler raccontare un sogno che ci sembra vivido e
lucido, ma alcuni pezzi ci sfuggono dalla memoria.(…). Questo succede quando
cerchiamo di tradurre il contenuto onirico nel linguaggio verbale e discorsivo
che usiamo durante la veglia. Non è semplice esprimere con le parole la
mescolanza di immagini, sensazioni e vissuti emotivi che animano il nostro
sonno (…). In genere abbiamo ricordi più nitidi dei sogni mattutini, in
particolare dell’ultimo sogno prima del risveglio, così come rimangono impresse
nella memoria anche le scene oniriche che ci coinvolgono emotivamente come gli
incubi o i sogni che ci trasmettono ansia, paura o preoccupazione…”, chiarisce
la dottoressa Rossi.
Il sogno dunque, “processo interiore” difficile da
comprendere ma anche da abbandonare: mistero che ci permea, fin dagli albori
dell’umanità, qualcosa a cui attribuiamo perfino significati ultraterreni,
considerandolo un veicolo di congiunzione tra i due mondi: quello terreno,
materiale e quello occulto, spirituale. Sogno dunque quale processo onirico
ambivalente: “specchio riflesso” delle nostre debolezze materiali e “invisibile
ponte” con l’aldilà; bisogno quest’ultimo che, pur nelle costanti variabili di
valenza, non ha mai abbandonato del tutto l’uomo: il mondo onirico, magico e irrazionale,
è difficilmente eliminabile anche dalla coscienza dell’uomo moderno e
continuerà ad influenzare le scelte quotidiane di chiunque. Il sogno, contenitore di miti e
credenze anche se in forma celata, continuerà ad agire nella vita delle
persone: mistero difficile da accettare in toto, ma capace di influenzare profondamente
la nostra mente. Anche nei più scettici il sogno, visto come qualcosa di
misterioso e intangibile, suscita irrazionali paure, combattute spesso in modo
scaramantico: "non è vero ma ci credo".
L’attività onirica notturna è bene sapere che non
sola: ad essa si accompagna un’altra attività cerebrale meno misteriosa,
certamente più semplice e bella, di quella notturna: quella onirica diurna,
definita più semplicemente “il sogno ad occhi aperti”. Sognare ad occhi aperti è una delle
cose più comuni che facciamo praticamente tutti. Quante volte ci troviamo
imbambolati con gli occhi fissi verso il soffitto? Oppure incantanti a guardare
fuori dal finestrino di un tram, rapiti dai nostri pensieri? Gli intransigenti
e i cultori dell’efficienza, sostengono che sognare ad occhi aperti sia una
perdita di tempo, ma gli studi rivelano il contrario. Secondo gli psicologi, i
sogni ad occhi aperti occupano la metà della nostra attività mentale e ci aiutano a realizzare i nostri obiettivi,
ci rivelano i desideri e le paure, evidenziano le nostre speranze più intime.
Ecco, ci aiutano a sperare! “La speranza
è sognare ad occhi aperti”, sosteneva Aristotele. Sogno e speranza stanno
bene insieme: L’uno sostiene l’altra.
Cari amici, voglio chiudere questa mia riflessione sul
sogno riportando una bella poesia di Peter O’Connor, tratta dalla sua opera
“Ali sull’oceano”. Eccola.
Non perdere mai la speranza nell’inseguire i tuoi
Sogni,
perché c’è un’unica creatura che può fermarti,
e quella creatura sei tu.
Non smettere mai di credere in te stesso e nei tuoi sogni.
Non smettere mai di cercare,
tu realizzerai sempre ogni cosa ti metterai in testa.
L’unico responsabile del tuo successo
o del tuo fallimento sei tu, ricordalo…
ogni pensiero o idea pronunciata a voce alta viaggia nel vento,
la voce corre nell’aria, cambiandone il corso.
Se sei bravo da udire abbastanza,
tu potrai ascoltare l’eco di saggezze
e conoscenze lontane nel tempo e nello spazio.
Tutto il sapere del mondo e’ a disposizione di chiunque sia disposto
a credere e a voler ascoltare.
La libertà e’ una scelta che
soltanto tu puoi fare:
tu sei legato soltanto dalle catene delle tue paure.
Non e’ mai una vera tragedia provare e fallire,
perché prima o poi si impara, la tragedia e’
non provarci nemmeno per paura di fallire.
Mentre noi possiamo orientare
le nostre mosse verso un obiettivo comune,
ognuno di noi deve trovare la sua strada,
perché le risposte non possono essere trovate
seguendo le orme di un’altra persona….
Se tu puoi compiere grandi cose quando gli altri credono in te,
immagina ciò che puoi raggiungere
quando sei tu a credere in te stesso.
Peter O’Connor, da "Ali sull’oceano"
Se a Voi gradito spero
nella prossima riflessione di dialogare con Voi sull’interpretazione dei sogni,
ovvero parlarvi del significato, spesso recondito, che possiamo attribuire ai
simboli che compaiono nella scena onirica. Secondo
Freud i sogni sono "La via maestra che
conduce all'inconscio". A presto!
Grazie cari amici della
Vostra gradita attenzione!
Mario