Oristano
30 Settembre 2015
Cari amici,
a volte succedono
davvero le cose più strane! Tutto noi da sempre conosciamo il lievito di birra:
in casa mia mamma quando ero bambino lo custodiva gelosamente perché era lo
strumento principale per la lievitazione del pane, che allora si confezionava
in casa. Certo i tempi cambiano e in poco tempo il lievito di birra per panificare si è "industrializzato" e si trova in commercio in cubetti, venduto in ogni supermercato.
Tuttavia, chi l’avrebbe mai detto che gli scienziati sarebbero riusciti ad
utilizzare proprio il lievito di birra per “creare” degli antidolorifici importanti
che potrebbero mettere al bando gli attuali oppiacei? Eppure così è stato!
Non è certo la prima
volta che le cellule del lievito di birra (da secoli utilizzato per produrre
pane e birra) vengono utilizzate per fabbricare con l’utilizzo dell’ingegneria
genetica altre sostanze, ma soltanto adesso si è arrivati alla creazione di
vere e proprie “fabbriche naturali”, in grado di ricostruire l’intera ‘catena di produzione’ delle sostanze
derivate dall'oppio.
Sono stati i chimici dell'Università
californiana di Stanford, a modificare per primi le cellule del lievito per
farle diventare vere e proprie “produttrici” di farmaci anti dolore. ''La
nostra per ora è solo una prova di principio'', hanno sostenuto i
chimici, dopo aver pubblicato i risultati sulla rivista Science. Per adattarlo alle
esigenze dei ricercatori il DNA del lievito di birra è stato modificato con ben 23
geni, provenienti da sei organismi diversi: un topo, alcune piante medicinali,
il papavero della California, il papavero iraniano, il papavero da oppio e un
batterio chiamato Pseudomonas putida. Grazie a questo mix molecolare gli
scienziati sono riusciti a far trasformare lo zucchero in alcune delle
principali sostanze alla base dei farmaci antidolorifici, finora ricavati esclusivamente
dal papavero da oppio.
“La coltivazione dei
papaveri da oppio è l'unica fonte di produzione per questi farmaci
importantissimi”, - ha dichiarato Stephanie Galanie,
coordinatrice dei ricercatori - gli oppioidi sono fra i principali
farmaci utilizzati in Occidente per combattere il dolore e per le cure
palliative”. Se tutto andrà per il meglio le nuove sostanze derivate
dal lievito sostituiranno quelle prodotte dal papavero da oppio: una vera e
propria rivoluzione, se si pensa che nel mondo ogni anno circa 100.00 ettari vengono
coltivati a papavero da oppio (Papaver somniferum), per ottenere 800 tonnellate
di sostanze oppiacee destinate alla medicina. I farmaci ricavati da questa
pianta sono riconosciuti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) come
farmaci di primaria importanza.
Gli studi sono ancora
nella fase iniziale e i ricercatori dicono che ci sono ancora molti ostacoli da
superare, prima di poter dare il via alla produzione in serie, tuttavia il
primo passo è stato un successo. Le prime sostanze alla base dei farmaci
oppioidi 'fabbricate' in laboratorio sono state la tebaina e l'idro codone. La prima è contenuta nell'oppio ed ha
caratteristiche molto simili a quelle della morfina e della codeina; il secondo
è un farmaco in parte sintetico, derivato da oppiacei naturali come codeina e
tebaina.
Il lievito di birra,
dunque, come possibile alternativa alla coltivazione del papavero da oppio, attività,
come rilevano i ricercatori, che da poche garanzie sulla produzione in quanto ''pesa la grande incertezza dovuta ai raccolti,
soggetti alle condizioni meteorologiche e agli attacchi di parassiti''. E’
proprio per mitigare questa incertezza che, da anni, gruppi di ricerca in tutto
il mondo cercano strade alternative: il lievito di birra si è rivelato un ottimo
veicolo, e in molti laboratori si cercano possibili soluzioni genetiche, per
trovare sicure alternative alle coltivazioni di papavero.
Per ora, dopo numerosi
tentativi, una delle prime vittorie è quella ottenuta dai ricercatori di Stanford,
che sono riusciti a ricostruire nel lievito, vera e propria fabbrica naturale,
l'intera 'catena di produzione' delle sostanze derivate dall'oppio. Quello
raggiunto è solo il primo passo, perché potenzialmente la scoperta potrebbe estendersi,
diventando utile anche per la produzione di altri farmaci basati su principi
attivi vegetali, come quelli per la cura del cancro, delle malattie infettive e
di quelle croniche.
Cari amici, i mali che
colpiscono l’uomo erano, sono e saranno certamente sempre tanti. Se però al
male aggiungiamo anche il dolore, che a volte diventa talmente insopportabile
da costringere chi ne è colpito a desiderare anche la morte, allora una
soluzione ragionevole è necessario e giusto trovarla. Perché se è vero che
tutti dobbiamo morire, che nessuno è ancora riuscito a trovare il sistema per
diventare immortale, allora i farmaci antidolore sono davvero indispensabili, perché,
almeno consentono di affrontare la morte dignitosamente, senza essere tormentati da terribili
sofferenze.
Grazie, amici, a
domani.
Mario