Oristano
31 maggio 2014
Cari amici,
è proprio vero che il
sardo non usa mai molte parole per definire le cose. Difficilmente logorroico,
sa che anche negli affari essere coincisi è senz’altro un bel vantaggio. Chi ha la mia età ricorda bene gli inizi
della pubblicità televisiva, quando Carosello radunava intorno al monumentale
televisore tutta la famiglia. Erano, quegli anni ’50, l’inizio di una nuova
era, dove il messaggio pubblicitario trasmesso dalla TV mai più si sarebbe
interrotto, anzi sarebbe andato sempre in crescendo. Ebbene, cari amici, una
delle pubblicità più amate di quel periodo (parlo del 1957) fu proprio quella
riservata al “Confetto Falqui”, la
straordinaria novità digestiva inventata dal farmacista Sardo Pasquale Falqui,
nativo di Samassi. L’ingegnosa storia di questo confetto purgante, ancora oggi
in auge, merita senz’altro di essere ricordata, se non altro per onorare un
sardo intelligente e lungimirante, che riuscì a conquistare con questo prodotto
innovativo l’Italia intera.
Pasquale Falqui, classe
1902, era nato a Samassi in provincia di Cagliari da genitori della media
borghesia campidanese. Dopo gli studi superiori si laureò in farmacia, aprendo
bottega ad Iglesias. Il piccolo centro però non lo entusiasmava: era attratto
dalle luci della grande città e pochi anni dopo si trasferì a Milano. Aveva intanto
già messo su famiglia: la moglie sarda, Nice Cucca di Muravera, gli aveva già
dato tre figli, Anna, Salvatore e Paolo. Nel 1943 nacque anche il 4 figlio, Delia,
venuta al mondo a Como, dove la famiglia era sfollata per la guerra. Esauritosi
il periodo bellico il geniale farmacista aprì una Farmacia a Milano in Viale
Zara (tuttora esistente). I farmacisti dell’epoca non erano come quelli di
adesso, semplici “bottegai”, ma veri e propri chimici farmaceutici, “preparatori”
di rimedi contro le malattie. Mentre nella sua officina farmaceutica mischiava
i vari componenti medicinali, la sua fervida mente cercava un rimedio pratico
per alleviare un male che tormentava milioni di italiani: la stitichezza. La
sua idea era trovare un preparato pratico, che non creasse le problematiche
fino ad allora esistenti. I lassativi dell’epoca erano a base di estratto di
prugna, ma così poco pratici che per mandarli giù era necessario accompagnarli
con un bel bicchiere d’acqua.
Nel 1938 Pasquale mise in
commercio la sua prima invenzione: un nuovo preparato che non era da deglutire
con l’acqua ma da masticare o succhiare; lo battezzò con il nome di “Prunol”. La
naturale diffidenza iniziale verso il nuovo preparato presto cadde, considerata
la semplicità di ingestione rispetto ai precedenti preparati: era come
succhiare una caramella. Poco più di un anno dopo i confetti di Prunol venduti
avevano già toccato i 100 mila pezzi. Finita la guerra e iniziata la
ricostruzione, il geniale farmacista riprese in pieno l’attività. Vista la buona
riuscita del confetto Prunol, ne avvia la fabbricazione industriale, mettendo
su una piccola fabbrica/laboratorio alla periferia di Milano. Falqui ormai è un
nome ben noto e già famoso e le nuove confezioni perdono il nome Prunol per diventare
semplicemente Confetto Falqui. Il
successo arriva impetuoso come una tempesta: in pochissimo tempo la piccola industria
sforna 4 milioni di confetti. E pensare che questo era solo l’inizio!
Gli anni tra il ’50 ed
il ’60 del secolo scorso vedono avanzare un nuovo grande mostro: la pubblicità,
che, iniziata con la radio, prosegue ancora meglio con l’avvento della
televisione. Con l’arrivo nelle case degli italiani della TV (la RAI,
allora EIAR aveva iniziato le trasmissioni nel 1954) il sardo Pasquale Falqui
intuisce che questo nuovo mezzo, il televisore, entrando in tutte le case, è il
miglior consigliere delle famiglie italiane. Decide quindi di lanciare il suo
già noto prodotto in tutta Italia attraverso la televisione. Trova anche, con l’intelligente
furbizia dei sardi, i personaggi che lo lanceranno in modo perfetto: Marcello Marchesi, che conia la frase
che diventerà famosa nel mondo “Falqui,
basta la parola”, e un testimonial d’eccezione: Tino Scotti. Il pomeriggio televisivo, che in quegli anni si apriva
con Carosello per reclamizzare i prodotti alle famiglie italiane, lo faceva utilizzando
piccole e divertenti scenette comiche. In quella della Falqui Tino Scotti (che
iniziò questo spot nel 1957) chiudeva le divertenti scenette sempre con la
famosa frase “Falqui, basta la parola”. Il successo della réclame andò oltre
ogni più rosea previsione: nel 1958 vennero venduti, per alleviare in modo
nuovo il pigro intestino delle famiglie italiane, ben
22 milioni di confetti!
Da quel momento è un
crescendo continuo di successi; al confetto Falqui si aggiungono altri
preparati, tra cui le famose caramelle “Zigulì”. Nel 1985 Pasquale Falqui,
ormai ultra ottantenne, decide di passare la mano. L’azienda, ormai un colosso,
viene acquistata da una finanziaria del settore farmaceutico. La sua crescita,
comunque, continuò senza sosta. Oggi la Falqui è più che mai sul mercato con
prodotti rinnovati e innovativi.
Anche la famosa caramella Zigulì si è
arricchita di una linea vitaminica e multivitaminica, alla quale si sono
affiancati altri prodotti, creati sempre per il benessere delle persone. L’industria
Falqui oggi prosegue l’antica storia di un intelligente farmacista che, fin
dall’origine, aveva a cuore l’idea di creare prodotti affidabili, nel rispetto
e al servizio del consumatore; nonostante l’avvento di numerose industrie
farmaceutiche straniere, i consumatori continuano a riporre la loro fiducia nel
famoso marchio e nella sua sicurezza.
Nel frattempo Pasquale
Falqui, l’inventore sardo di tanta affidabile “dolcezza”, dopo il ritiro dagli
affari, aveva acquistato per il suo riposo da Cincinnato un antico casale in
provincia di Lecco. Contrariamente ai moderni palazzinari non volle speculare
ne edificare cose nuove, ma solo ristrutturarlo esattamente com’era all’origine.
E’ li che passò il resto della sua lunga vita. Pasquale Falqui muore il 3
dicembre del 1999 all’età di ben 97 anni. Samassi, per rispettare la buona
regola che deve sempre garantire il “nemo
profeta in patria”, poco lo ricorda: credo che non gli abbia dedicato
neanche una strada o un vicolo!
Grazie amici, non
dimentichiamolo mai: la vita è sempre fatta di egoismi e gelosie….
....BASTA LA PAROLA!
Mario