mercoledì, maggio 07, 2014

IL 1° MAGGIO CAGLIARI E TUTTA LA SARDEGNA FESTEGGIANO IL LORO SANTO PATRONO: SANT’EFISIO. QUEST’ANNO PER IL MARTIRE GUERRIERO E’ STATA LA 358^ VOLTA.



Oristano 7 Maggio 2014
Sono passati pochi giorni e l’eco dei festeggiamenti per la grande festa dei sardi, Sant’Efisio, il  primo Maggio, è ancora nel cuore e nella mente del popolo sardo. Dal lontano 1657, ininterrottamente, ogni 1° Maggio, si svolge a Cagliari la grande processione religiosa di Sant'Efisio, notoriamente più conosciuta come “Festa di Sant'Efisio”. Per questo antico e suggestivo evento affluiscono, non solo migliaia di fedeli da tutta l'isola, ma anche moltissimi turisti italiani e stranieri. Il rituale, rimasto inalterato nel corso dei secoli, è suggestivo ed emozionante. Prima di ricordarlo a Voi lettori del mio blog, ecco chi era questo Santo cosi amato e festeggiato nella nostra Isola.
La vita ed il martirio di Sant’Efisio sono narrati nella “Passio Sancti Ephysii Martyris”,  scritta dal presbitero Marco che si dichiarava testimone oculare della passione del Santo martire: “Io presbitero Marco ho raccontato fedelmente e sinceramente la passione del Beato martire Efisio, come mi chiese lui stesso, ed a cui assistetti con i miei occhi dal principio alla fine, affinché questo racconto fosse di buono auspicio sia ai contemporanei che ai posteri…”, così affermava il presbitero Marco nella prefazione al libro. Ecco il suo racconto.
La Passio narra che Efisio era nato ad Aelia Capitolina (alle porte di Antiochia in Asia minore) intorno alla seconda metà del terzo secolo dopo Cristo. Il padre Cristoforo era cristiano, ma Efisio, rimasto orfano in tenera età, venne educato dalla madre Alessandra al paganesimo. Arruolatosi nell’esercito divenne ufficiale durante l’impero di Diocleziano, il più spietato persecutore dei cristiani, e fu inviato in Italia a combattere contro i seguaci di Cristo. Come San Paolo sulla via di Damasco, il valoroso condottiero Efisio fu illuminato dalla potenza divina che doveva combattere, che gli apparve sotto forma di croce splendente. Egli si convertì al cristianesimo e per suggellare il suo patto con il Signore sulla mano destra gli rimase impresso il simbolo della croce. Inviato in Sardegna per combattere i Barbaricini, ostili al potere romano, si distinse riportando importanti vittorie. 
Durante il Suo soggiorno in Sardegna scrisse alla madre e all’imperatore Diocleziano, comunicando la sua conversione al cristianesimo ed esortando anche loro ad abbandonare gli dei pagani, stolti e falsi. L’imperatore inviò in Sardegna un suo messo, il giudice Julico, per tentare di convincere Efisio a lasciare la religione cristiana, con la promessa di onori e ricchezze. Efisio rifiutò la proposta con sdegno e per questo venne incarcerato e sottoposto a terribili torture. Il Signore per confortarlo mandò i suoi angeli ed Egli stesso gli apparve nel luogo del supplizio, la cripta-carcere su cui fu poi edificata la chiesa a Lui dedicata. Efisio fu condotto nuovamente dinanzi al giudice, il suo viso risplendeva della grazia divina ed il suo corpo non rivelava alcun segno delle torture subite. In questo secondo tentativo di distoglierlo dalla fede cristiana il giudice Julico lo invitò ad entrare nel tempio di Apollo per onorare gli dei. Efisio invece lo maledisse e le mura del tempio tremarono. Colto dallo spavento per tali prodigi, il giudice lasciò immediatamente la Sardegna, imbarcandosi per fare ritorno in patria. Il suo sostituto, Flaviano, era un uomo noto per la sua crudeltà. Egli sottopose Efisio a supplizi terribili, ma il suo corpo gettato alle fiamme non fu toccato dal fuoco, che avvolse invece i suoi carnefici. Impauritosi anch’egli, come il suo predecessore, ordinò la morte di Efisio per decapitazione. 
Il Santo fu martirizzato a Nora, “in loco qui dicitur Nuras“, recita la Passio del presbitero Marco, il 15 gennaio del 286 dopo Cristo (altri indicano come anno della sua morte il 303). Prima di morire chiese al boia la grazia di esprimere un’ultima preghiera: volgendo lo sguardo al cielo, si rivolse a Dio invocando la sua benedizione e chiedendogli  di estendere la sua eterna protezione alla città di Cagliari. “Ti prego Signore, di proteggere la città di Cagliari dall’invasione di nemici, ti prego anche affinché il popolo Cagliaritano abbandoni il culto degli dei e respinga gli inganni del demonio, e riconosca Te, Gesù Cristo, Signore nostro, come unico vero Dio. Chiunque, afflitto da malattie, si recherà nel luogo dove il mio corpo verrà sepolto recupererà la sua salute, o se qualcuno si troverà in pericolo tra i flutti del mare, o oppresso da genti straniere, o torturato dalla fame o dalla peste, dopo avere invocato me, tuo servo, verrà salvato e liberato dalle sue angustie, per grazia tua, Signore Gesù Cristo”. Pronunciate queste parole il carnefice, con un colpo di spada, gli recise il capo e l’anima gloriosa di Efisio si congiunse a Dio. Il suo corpo venne sepolto dai cristiani nei pressi del luogo del martirio, verso oriente, “et sepultus est ex parte orientis“, narra la Passio. La sua tomba divenne meta di devoti pellegrinaggi e su di essa fu eretta la chiesa che esiste tuttora sulla spiaggia di Nora.
L’amore del Santo Efisio per Cagliari non si è mai spento e la città lo ricorda e venera con tanto amore. Nel XVII secolo, durante una terribile pestilenza che aveva colpito Cagliari e dintorni, fu invocata dalla Municipalità la protezione del Santo e l'epidemia ebbe termine. Il Consiglio Civico Cagliaritano nel 1652, in segno di devoto ringraziamento, promosse i primi festeggiamenti in onore del Santo. La prima grande festa in onore di S. Efisio si tenne nel 1655 e da quell’anno fu ripetuta senza soste: quest’anno è l’edizione n. 358. La grande manifestazione, che inizia con un nutrito corteo, ha come punto di partenza la Chiesa di S. Efisio, situata nell'omonima via del quartiere di Stampace. Qui sono conservate le reliquie del Santo, inizialmente trasferite nell'XI sec. da Nora a Pisa; successivamente, alla fine del XIX secolo, la città di Pisa le restituì a Cagliari che le conserva gelosamente. 
Un rappresentante della massima autorità della città, l’Alter Nos”, con le insegne dell'altissima onorificenza spagnola del Tosón d'Oro, si reca la mattina del primo Maggio nella Sua chiesetta, mentre i confratelli dell’Arciconfraternita del Gonfalone adornano il simulacro del Santo con numerose decorazioni. Celebrata la messa la statua viene messa dentro un'urna di cristallo collocata a sua volta su un cocchio trainato da un giogo di buoi addobbati secondo la tradizione.
Da quella Chiesa parte la processione, aperta dalle traccas, carri addobbati a festa, trainati da buoi. Seguono poi i gruppi folkloristici, circa 5.500 persone con il costume tradizionale sardo, provenienti da tutta l'isola, che solitamente recitano il rosario o cantano i goccius. Dopo seguono i cavalieri; aprono i cavalieri del campidano su cavalli ornati di fiori, seguiti poi dai miliziani armati di archibugi; a seguire i membri della Guardianìa (in frac e cilindro), con in prima fila il Terzo Guardiano che regge il Gonfalone della confraternita. Segue poi l'Alter Nos, il rappresentante della Municipalità, anch’esso in frac e cilindro e con al collo il Toson d’oro. Dopo i cavalieri sfilano i membri dell'Arciconfraternita preceduti da un confratello che regge un crocifisso del 1700. L'arrivo del cocchio, trainato dall’addobbato gioco di buoi, è preceduto dal suono delle launeddas. Quando il cocchio arriva in via Roma viene salutato dalle sirene delle navi attraccate nel porto di Cagliari, e cammina su un immenso tappeto di petali di rose (s'arramadura).
Uscito da Cagliari il cocchio si avvia verso Giorgino, dove sosta presso un'altra chiesetta a lui dedicata; qui il Santo viene spogliato dei gioielli e gli vengono sostituite le vesti con altre più semplici. La statua viene poi trasferita nel cocchio di campagna. Il simulacro prosegue poi su un camion militare sino a Maddalena Spiaggia, dove il santo incontra i fedeli provenienti da Capoterra, paese di cui è patrono. Questo trasferimento in camion si è reso necessario in quanto dopo la costruzione del porto canale è stata interrotta la vecchia strada per Pula. Successivamente Sant'Efisio, riprendendo l'antico percorso sul cocchio trainato dai buoi, viene accompagnato nella chiesetta di Su Loi, a lui dedicata, dove viene celebrata la messa. Il cocchio arriva poi a Villa d'Orrì dove viene officiata la benedizione eucaristica. Il corteo prosegue il viaggio fino a Sarroch dove il simulacro trascorre la notte. Il corteo arriva poi a Villa San Pietro, dove viene celebrata una messa dopo aver percorso, in processione le strade del paese. Il viaggio continua, sempre in processione, sino a Pula. Qui, dopo la celebrazione di una messa nella chiesa di San Giovanni Battista, il cocchio prosegue verso Nora, dove arriva intorno alle 21 circa. 

Qui avviene la commemorazione del Santo, con preghiere e invocazioni che continuano fino al giorno 3, anche con una processione tra le rovine di Nora. Il 4 maggio il Santo riparte verso Cagliari, e farà rientro nella chiesa di Stampace intorno alle 23, accompagnato ancora dalla suggestiva processione di centinaia di fedeli in costume e con le fiaccole. 

Nella lunga e complessa cerimonia di questa antica festa l’Alter Nos è la figura che incarna il connubio tra religiosità e municipalità. Ai tempi della monarchia (spagnola prima, sabauda poi) era il Vicerè, “l’Altro Noi”, che, in rappresentanza del re, sfilava per la festa di Sant’Efisio. Oggi, invece, è designato dall’Amministrazione Comunale (non immaginate quanti sognano di essere chiamati a tale compito) e segue il cocchio del Santo anche nelle tappe extracittadine fino al ritorno il 4 Maggio nella chiesetta di Sant’Efisio.
L’intera Sardegna è strettamente legata alla devozione del Santo e ogni primo Maggio sfilano in processione a Cagliari tutti i colori dell’isola con i costumi dei vari paesi partecipanti. Nelle “Traccas”, i carri addobbati a festa trainati da buoi, sono esposti in mostra i prodotti più genuini della terra, dell’artigianato sardo ed tanti dolci, messi in bella mostra nei cestini appositamente intrecciati. Nel bacino del Mediterraneo si può tranquillamente asserire che, a parte le processioni che si svolgono in Spagna e che in qualche misura si possono ricondurre a quella sopra descritta, per valenza e durata, quella di Sant' Efisio sia tra le più importanti, se non la più importante, per lunghezza del percorso, numero di partecipanti, paesi coinvolti e tipicità dei costumi presenti, di rara e incommensurabile bellezza, alcuni dei quali risalgono a centinaia d’anni fa.

Cari amici, Cagliari anche quest’anno ha sciolto il suo voto a S. Efisio per la 358^ esima volta. Anche quest'anno sono stati migliaia i fedeli accorsi alla sfilata del Santo guerriero sulla via Roma letteralmente ricoperta di decine di migliaia di petali di rosa colorati. Il significato religioso di questa Festa, che si ripete da cosi lungo tempo, e la sua notorietà, hanno fatto si che  l’antico scioglimento del voto che la città di Cagliari fece a Sant'Efisio, sia ormai diventato un “fatto culturale importante”, anche secondo i principi stabiliti dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. La Commissione Nazionale per l'UNESCO, che segue la manifestazione ormai da sette anni, sembra aver già riconosciuto l’alto valore dell’evento, volto alla tutela e alla promozione del patrimonio etnografico e culturale popolare, ipotizzando la concessione del proprio patrocinio, premessa per l'iscrizione del Rito dello scioglimento del Voto e della Festa di Sant’Efisio nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Cari amici, come vedete Oristano è sempre presente con i suoi meravigliosi costumi! Grazie della Vostra sempre gradita attenzione.

Mario


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