lunedì, settembre 30, 2019

GLI INVESTIMENTI IN VALUTE VIRTUALI. I SERI PERICOLI DELL’UTILIZZO DELLE I.C.O. (PIÙ NOTE COME CRIPTOVALUTE), CHE HANNO CAUSATO VERE E PROPRIE TRUFFE.


Oristano 30 settembre 2019

Cari amici,

Chiudo le riflessioni del mese di Settembre parlando ironicamente di Pinocchio e del famoso "Campo dei miracoli". Purtroppo ancora oggi di creduloni alla Pinocchio ce ne sono tanti, e farebbero bene a smettere di sognare restando con i piedi per terra! Il post di oggi credo lo dovrebbero leggere con buona attenzione...
L'argomenti di oggi è dedicato alle "Criptovalute" che pare aumentino di giorno in giorno. Le emissioni di queste nuove ‘monete virtuali’, che puntano al reperimento di capitali per finanziare nuove attività come quelle create dalle Start Up, sono costantemente in aumento. Ho di recente trattato l’argomento delle criptovalute su questo blog parlando dell’ingresso sul mercato della nuova moneta lanciata da Mark Zuckerberg, la Libra (chi ha interesse può andare a leggere quanto scritto cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2019/07/una-nuova-cripto-valuta-si-affaccia.html)
Il mondo delle criptovalute, in realtà, risulta essere molto pericoloso, e gli investitori dovrebbero usare molta cautela nell’entrare in gioco. La giusta preoccupazione non è solo derivante dalle pericolose oscillazioni che queste valute virtuali, come Bitcoin o Ethereum hanno sul mercato dall’oggi al domani, ma anche dalle possibili truffe che si celano dietro la facciata.
Queste monete senza regole, ufficialmente note come I.C.O. (Initial Coin Offering) sono sempre più utilizzate per far partire attività di nuova concezione, di norma sviluppate dalle Start Up, utili come forma di finanziamento ovvero di raccolta di capitali. In cambio delle somme fornite, i sottoscrittori delle ICO ricevono un certo quantitativo di nuove criptovalute emesse dalle startup, nella speranza di forti rivalutazioni future. Essendo tutto basato su un immaginario futuro roseo, il pericolo dei danni che possono causare queste monete virtuali preoccupa non poco, sia gli Enti di controllo monetari dell’Europa che del resto del mondo.
L’ESMA (l’organismo che sovrintende alle Authority finanziarie europee) ha lanciato diversi warning (campanelli di allarme) sui rischi che le ICO pongono in termini di tutela degli investitori e di integrità dei mercati finanziari. Il fenomeno è ancora molto lontano dai valori raggiunti da altri mercati, come quello dei derivati, ma ha comunque registrato numeri interessanti. Nonostante il ridimensionamento del Bitcoin nel corso del 2018, la raccolta di fondi tramite ICO è proseguita a ritmi elevati. L'anno scorso il valore raccolto a livello globale ha abbondantemente superato i 20 miliardi di dollari, con circa 1.000 offerte di nuove valute.
Certo non tutto è negativo, anche i successi non sono mancati, ma accanto ai casi (pochi) di successo non sono, nel complesso, mancate neanche le truffe.
Perché non sempre le criptovalute vengono poi effettivamente lanciate come annunciato sul mercato e non sempre, quindi, possono acquistare valore. Spesso ci si trova di fronte ad una “Cripto truffa” che ha rovinato tanti piccoli risparmiatori e che contrariamente a quanto si potrebbe pensare non sempre sono legate ad hackers che rubano i fondi (fenomeno che purtroppo persiste e che interessa 1 investitore su 10 in criptovalute). 
Come ha rivelato di recente un truffatore pentito (che ora collabora con la magistratura) al Sole 24 Ore, “L'aggancio con il potenziale cliente avveniva e continua ad avvenire mostrando la crescita esponenziale delle classiche e ormai famose criptomonete, come Bitcoin ed Ethereum. Ho visto promotori guadagnare anche 400 mila euro vendendo criptovalute ad amici, parenti e nuovi adepti richiamati dal passaparola”. “I promotori devono essere bravi a far credere – ha proseguito – che con le criptovalute è possibile acquistare macchine di lusso, case di pregio o viaggi e spendere in ristoranti e negozi di lusso. Personalmente ho visto gente pronta a impegnarsi casa o fare mutui in banca per diventare milionaria in poco tempo”. 
Il meccanismo utilizzato per spingere le persone ad aderire alle ICO è dunque quello vecchio come il mondo: lo specchietto per le allodole, ovvero far credere che acquistando criptovalute di nuova emissione sia possibile diventare ricchi in pochissimo tempo. Ecco, dunque, l’attenzione necessaria che ogni investitore dovrebbe portarsi appresso, senza far sconti a nessuno, in particolare agli amici. La prima regola di “Buon senso” è quella di non investire mai in qualcosa che non si capisce a fondo; la seconda è quella di non fare mai affidamento su promesse di rialzi stellari e facili guadagni. La realtà è che purtroppo non esistono facili scorciatoie per diventare ricchi mentre il cammino è pieno di occasioni per andare incontro a delle sicure perdite.
Gli Stati Uniti sono preoccupati quanto e più dell’Europa. La società statunitense che controlla la Borsa ha ideato un modo per non cadere nelle truffe delle criptovalute. 
Dopo la strage di risparmiatori caduti nella rete (dal Bitcoin alle tante altre che poi si sono aggiunte) e per cercare di proteggerli, la Securities and Exchange Commission (SEC) con sede negli Stati Uniti – ha creato un’ICO finta. Questa si chiama Howey-Coins e ha un sito che la fa sembrare una vera cripto valuta; in realtà, siamo di fronte a una simulazione. La SEC ha deciso di creare questo sito per aiutare le persone che vogliono investire in Bitcoin a non essere truffate: navigando per le varie sezioni, infatti, ci sono molte istruzioni e spiegazioni su come evitare d’incappare in malintenzionati.
Cari amici, da sardo, (permeato come tanti da grande diffidenza), ho già espresso la mia opinione e la ripeto: da piccolo ho letto il libro di Pinocchio, e sono sempre stato convinto che non esiste il “Campo dei miracoli”, dove sotterrando le monete crescono alberi colmi di zecchini d'oro. Sono certo, invece che il mondo è pieno di soggetti come “Il gatto e la volpe”!
A domani.
Mario



domenica, settembre 29, 2019

ORISTANO: LE FRAZIONI E LA STORIA DEL LORO PASSATO. A SILÌ LA PRIMA CONFERENZA SU “SIBÌ: TERRA E LUDU. COMENTI SEUS E COMENTI FIAUS".


Oristano 29 settembre 2019

Cari amici,

L’Amministrazione comunale di Oristano ha voluto includere quest’anno nel programma del “Settembre Oristanese”, un evento importante: una conferenza sulla storia del suo territorio circostante, delle sue frazioni. La prima è stata dedicata a SILI’, e venerdì 27 alle ore 18 presso la ludoteca della frazione è stato presentato il lavoro che ha ripercorso uno spicchio interessante del passato di Silì, che per un lungo periodo è stato il centro della lavorazione dell’argilla, grazie al fiume che gli scorreva a fianco.
la conferenza, dal titolo: "Sibì: terra e ludu. Comenti seus e comenti fiaus", è stata ideata e portata avanti dalla Fondazione Oristano e dall’Assessorato alla Cultura, e organizzato in collaborazione con l’Assessorato alle Attività Produttive del Comune di Oristano, Terracotta - Centro di Documentazione della ceramica di Oristano e l’Associazione Culturale Mollu e Cannas di Silì.
Ed è così che il 27 scorso si è dato il via al primo di un pacchetto di eventi culturali che dovranno costituire un vero bagaglio di conoscenza del passato per le nuove generazioni. Questo primo incontro rappresenta il primo di una serie di eventi culturali cittadini dal titolo “La città e le sue frazioni”, promosso da MuseoOristano”.
L’Assessore alla Cultura Massimiliano Sanna, intervistato, ha dichiarato: “A pochi giorni dalla festa patronale di San Michele Arcangelo abbiamo voluto organizzare a Silì il primo incontro della nuova serie di eventi culturali cittadini promosso da MuseoOristano dal titolo ‘La città e le sue frazioni’; gli incontri, in programma anche nelle altre frazioni oristanesi, nascono come momenti di approfondimento, ricordi e testimonianze legate alla storia e alle tradizioni delle comunità, un tempo veri e propri paesi, che costituiscono oggi le frazioni della città di Oristano”.
Tra i principali artefici e protagonisti della serata siliese Antonio Sanna che ha presentato il suo lungo lavoro di ricerca di documenti, archivistici e fotografici su Silì, facendo conoscere ai giovani spicchi per loro sconosciuti del passato di quei luoghi. Antonio Sanna, appassionato della storia del territorio, ha avuto modo di affermare con convinzione: “Senza nessuna presunzione, ma solo curiosità, ho voluto prima capire e poi scoprire la nostra identità; la mia ricerca, partita dai primi 50 anni del Novecento, mettendo in luce uno spaccato di vita della nostra comunità che mi ha creato un’emozione unica; poter consultare le carte ingiallite dal tempo, leggere i nomi e i cognomi dei nonni , di tante persone conosciute, ogni volta era una scoperta nuova; ogni volta che prendevo le carte in mano, osservavo le case distrutte dal tirso , la barca comunale , la ricostruzione della via Naldini , le piene del fiume, il duro lavoro degli artigiani della creta, le tegole e i forni, era per me come camminare per le vie di Silì in quei periodi; insomma, fare un viaggio a ritroso nel tempo molto interessante”.
Al lavoro di Antonio Sanna ha fatto seguito un’analisi dell’economia e della società di questa Comunità tra il XIX e XX secolo, a cura di Doriana Licheri. Uno spazio importante è stato infine dedicato alla tradizionale lavorazione e produzione artigianale delle tegole. A questo proposito la responsabile dell’Archivio Storico Comunale Antonella Casula, nella parte finale della serata, ha commentato la proiezione del video Terra Strangia, documentario di Cinzia Carrus e Nicola Marongiu dedicato a questa tipica e storica espressione artigianale di Silì, realizzato dall’Assessorato alle Attività Produttive in collaborazione con l’Archivio Storico Comunale.
Cari amici, è stata particolarmente partecipata questa prima conferenza, che, in prima fila, ha visto la presenza del Prefetto Dr. Giuseppe capo, del V. Prefetto Vicario Dr.ssa Danila Congia, e, oltre che del V. Sindaco Massimiliano Sanna, dell’Assessore Pupa Tarantini e studiosi del calibro di Maurizio Casu. 
Soddisfatto in particolare Massimiliano Sanna che, nell’anticipare che  altre conferenze seguiranno sulla via tracciata ha detto: “Riscoprire la nostra storia è molto importante per i giovani; a Silì, la forte presenza del fiume nell’economia e nella società dell’epoca, le vicende legate all’antica chiesa della Maddalena, sono fatti storici rilevanti ed è giusto che i giovani vengano a conoscenza dei fatti e dei personaggi che hanno segnato la storia dei siliesi; oggi lo hanno potuto constatare anche attraverso la visione delle immagini inedite proiettate nei filmati, che tra l’altro sono solo piccole parti di un passato tutto da scoprire e che possono e debbono destare interesse, per l’arricchimento culturale dell’intera Comunità”.
Grazie amici, a domani.
Mario

sabato, settembre 28, 2019

ORGANIZZATA DALL’ASSOCIAZIONE “TERRA DE MESANIA”, SI È SVOLTA A BAULADU, DAL 13 AL 15 DI SETTEMBRE LA PRIMA EDIZIONE DELLA “SCUOLA DI COMUNITÀ COOPERATIVE”, DENOMINATA “TESSIDA”.


Oristano 28 settembre 2019


Cari amici,
Credo che non si sarebbe potuta svolgere in un luogo migliore la prima edizione della “SCUOLA DI COMUNITÀ COOPERATIVE”, svoltasi a BAULADU e destinata a creare confronto e dibattito sulla necessità di verificare e analizzare “cosa può essere positivamente cambiato” nella vita comunitaria. Un incontro teso ad analizzare e studiare i possibili modi per migliorare il "Vivere in Comunità” (cosa diventata ogni giorno più difficile), nell’intento rigenerare l’economia sociale. La scelta di Bauladu credo perciò che sia stata una scelta felice e ragionata!
La Scuola di Comunità Cooperative è stata organizzata dall’associazione “Terra de Mesania”, con il patrocinio del Comune di Bauladu e dell’Unione dei Comuni del Montiferru e dell’Alto Campidano, la partecipazione di Confcooperative Sardegna e Legacoop Sardegna.
Al Convegno è stato dato il curioso titolo di “Tessida”, che sta a significare il tessere relazioni sociali, utili per rigenerare l’economia sociale, creando una vera “Scuola di Comunità Cooperative”. 
L’incontro, che ha avuto una buona partecipazione, ha preso il via a Bauladu il 13 settembre, proseguendo i lavori il 14 e terminandoli domenica 15. Deus ex machina dell’evento il ‘padrone di casa’, il sindaco di Bauladu, Davide Corriga, che quanto a iniziative, come ben sappiamo, non difetta di certo!

Il confronto nella tre giorni d’incontro non è certo mancato! Per voce dei diretti protagonisti sono state illustrate – tra le altre – le esperienze di Wonder Grottole (comunità di architetti e contadini nei dintorni di Matera), quelle del progetto “Mentoring e Comunità per lo sviluppo eco-sostenibile” promosso dall’Università di Genova, quelle del Consorzio La Granda in Piemonte, oltre l’analisi di alcune realtà sarde ritenute interessanti, come quelle della Cooperativa Duos Coros di Lula, della Cooperativa Produttori di Arborea, della Cooperativa Viseras di Mamoiada e di Sardex.net.
I problemi posti sul tappeto non sono stati pochi e anche di notevole importanza. L’economia globale che il mondo oggi vive ha travolto i vecchi schemi, ed è da tempo, ormai, che gli strumenti di intervento sulla ‘nuova economia’, sia quelli attivabili dallo stato che da parte dei partners del mercato, non sono più in grado di operare in condizioni positive per lo sviluppo, anzi, non sono in grado nemmeno di poter mantenere l’esistente.
Questo ha portato a degli sfasamenti tali che, in particolare nelle periferie, nelle aree “marginali”, sono apparsi sempre più spesso dei nuovi esempi di cooperazione comunitaria, nati al fine di poter ricreare condizioni accettabili e con l'obiettivo di ri-creare reti sociali obsolete, oltre che economiche e culturali. Si, amici, la salvezza può venire solo dal lavoro di squadra, dal lavoro di cooperazione portato avanti con saggezza e lungimiranza.
Amici, le forme di cooperazione, come ben sappiamo, spaziano in tutti i campi, essendo possibili interventi molteplici nelle varie attività; alle forme di cooperazione di tipo economico, si affiancano quelle di tipo culturale, altre di tipo associativo, e sono rese attive in modo positivo se “adattate ai luoghi e alla Comunità di riferimento”, tenendo presente che esse funzionano solo con la precisa conoscenza delle caratteristiche e delle necessità comunitarie locali.
Si, per poter ri-creare condizioni favorevoli, è necessario un coinvolgimento collettivo, che comprenda imprese sociali, cooperative, associazioni, imprese profit legate a territori e/o comunità; il lavoro da questi portato avanti nel modo giusto riesce ad andare a segno, perché è la forza del gruppo che gioca il ruolo portante di “attivatori di luoghi, comunità, economie”. 
Da ciò ne deriva che ai soggetti privati capaci si deve necessariamente aggiungere il soggetto pubblico, ovviamente senza commistione dei ruoli, ciascuno con le sue competenze e i suoi specifici percorsi. Ma occorre soprattutto che questi soggetti imparino a cooperare insieme, nelle forme che si ritengono di volta in volta più adatte, per individuare e raggiungere gli obiettivi in programma. 
Cari amici, è proprio in quest'ottica che l'associazione Terra de Mesania ha voluto mettere in campo la riflessione come sia ancora possibile cercare di “fare Comunità” nel modo giusto, riunendo il gruppo a Bauladu. Nella “Tre giorni” di incontri si sono analizzati numerosi aspetti e forme possibili di cooperazione, portando esempi concreti di buone prassi, senza nascondere le criticità e i vincoli tecnici, e le numerose altre difficoltà. 
L’iniziativa è sicuramente da apprezzare, e, in realtà, vuole iniziare a mettere le basi, anche in Sardegna, di un percorso di formazione costante, in cui i partecipanti trovino spazi e supporto, per un confronto costruttivo, atto a realizzare la propria idea di Comunità cooperativa.
Io credo che questa volta ci si stia avviando sulla strada giusta…
Grazie, amici, a domani.
Mario

venerdì, settembre 27, 2019

MONS. PAOLO ATZEI, SABATO 21.9, OSPITE DELLA NEO COMUNITÀ RELIGIOSA “SERVE DEL SIGNORE E DELLA VERGINE DI MATARÀ”, HA INTRONIZZATO UNA BELLISSIMA STATUA DELLA MADONNA DI BONARIA.


Oristano 27 settembre 2019

Cari amici,

Sulle nuove suore di clausura che haanno ripopolato il Monastero delle Monache Clarisse Cappuccine sito in Via La Marmora, ho già scritto diverse volte su questo blog. Chi di Voi è curioso, può andare a leggere quanto scrissi, cliccando sui seguenti link: http://amicomario.blogspot.com/2019/04/la-santa-pasqua-porta-ad-oristano-una.html, pubblicato il 20 aprile 2019, http://amicomario.blogspot.com/2019/05/lattesa-e-finita-domenica-26-maggio-le.html, pubblicato il 27 maggio 2019 e http://amicomario.blogspot.com/2019/06/ho-conosciuto-le-nuove-suore-di.html, pubblicato l’11 giugno 2019.
La presenza di queste giovani, che in tempi moderni e difficili come quelli che il mondo oggi vive, hanno deciso di dedicare interamente la loro vita al Signore, è sicuramente un grande dono di Dio alla nostra Comunità Diocesana. La loro presenza, seppure non proprio numerosa, ha rincuorato il popolo cristiano di Oristano, che si era sentito abbandonato, quando nel 2016 per ragioni di scarso numero e dell’età vetusta delle suore allora presenti, il Monastero chiuse i battenti. Ora, le nuove suore di clausura  “SERVE DEL SIGNORE E DELLA VERGINE DI MATARÀ”, hanno ridato vita non solo ad un luogo ricco di storia, ma soprattutto hanno ridato speranza ai cristiani oristanesi che ora sanno di poter nuovamente contare sulle loro preghiere.
Ho avuto il piacere di conoscerle e di dialogare con loro, appprezzandone la disponibilità, la fede e la loro grande gioia di dedicare la loro vita Dio, pregandolo ogni giorno per tutti noi. Oristano ha già dimostrato loro gradimento e affetto, cercando di farle sentire “a casa”, in modo che esse possano vivere la loro vita di preghiera senza i patemi d’animo del necessario vivere quotidiano.
Sabato 21 settembre, invitato dalla loro Superiora, Suor Armonia, ho partecipato al rito di intronizzazione della statua di Nostra Signora di Bonaria, collocata sul latro destro dell’altare della piccola chiesa del loro Monastero. La sacra cerimonia, presieduta da S.E. Monsignor Paolo Atzei, Arcivescovo emerito di Sassari, è iniziata alle 18,00 con la celebrazione della Santa Messa a cui hanno partecipato numerosi fedeli.
Accompagnata da numerosi canti e lodi alla Madonna di Bonaria, patrona della nostra Sardegna, ha preso il via la S. Messa, iniziata con il canto “Di Bonaria Celeste Regina” e proseguendo poi con tanti altri canti tutti in onore della nostra grande Madre Celeste; al termine l'Arcivescovo Monsignor Atzei ha eseguito il rito di intronizzazione della bella statua con grande e commossa partecipazione dei fedeli. 
Le suore della Comunità religiosa  Serve del Signore e della Vergine di Matarà, hanno seguito la sacra cerimonia in modo riservato, nello spazio aperto fiancheggiante la piccola chiesa; la Superiora Suor Armonia, ha seguito passo passo la celebrazione, intonando, con la sua dolce e angelica voce,  i numerosi canti di lode al Signore e alla Vergine Maria in particolare.
Cari amici, davvero una cerimonia molto spirituale e coinvolgente, che ha dato ai numerosi fedeli presenti al sacro rito il conforto e la certezza di avere di nuovo in città chi, dopo aver lasciato tutto per dedicarsi al Signore, prega costantemente per la salvezza e la redenzione del mondo, in particolare per la nostra Diocesi.
Il mio sincero grazie a questa nuova Comunità di Serve del Signore e della Vegine di Matarà (a cui chiedo di pregare il Signore e la Vergine Maria per tutti noi), a Monsignor Atzei, ai Presbiteri ed a quanti hanno collaborato con impegno e dedizione per la migliore realizzazione della cerimonia.
Grazie a tutti.
Mario 















giovedì, settembre 26, 2019

GODERE LA NATURA CON TUTTI I SENSI: IN SARDEGNA SI PUÒ! A PAULILATINO È STATO CREATO UN “GIARDINO SENSORIALE”.


Oristano 26 settembre 2019

Cari amici,

Che la Sardegna rappresenti ancora oggi una delle zone dove la natura è ancora praticamente intatta, dove grazie a Dio, l’aria è ancora in gran parte ricca di profumi di odori, salsi o selvaggi, dove in una notte stellata possono essere ammirate le infinite stelle del firmamento (a prescindere dalle poche città, dove l’inquinamento luminoso può ridurne la visione), è certamente una realtà che si può toccare con mano e che in tanti ci invidiano.
Ebbene, per poter godere appieno di questo grande privilegio, per consentire anche ai visitatori che arrivano nella nostra isola di usufruirne, di poter toccare con mano e con tutti i sensi questo nostro meraviglioso e raro patrimonio, una donna sarda, per l’esattezza di Paulilatino, ha avuto la brillante idea di costruire, proprio nel suo borgo natio, un interessantissimo “Giardino Sensoriale”. Vediamo di cosa si tratta in realtà.
L’idea brillante, che ha consentito di mettere in cantiere e poi rendere operativo un progetto concreto, è stata partorita dalla mente di Simona Firinu, una lungimirante e combattiva donna sarda, oggi quasi quarantenne (li compirà a dicembre), che da giovane dovette lasciare Paulilatino per realizzarsi nella vita. Dopo non pochi anni di vita lavorativa, trascorsa come assistente di volo lontana dal suo luogo d’origine (dove, comunque, appena le era consentito tornava per rigenerarsi), è maturata in lei una magnifica e straordinaria idea: realizzare nella sua terra, ricca di una splendida natura ancora incontaminata, un giardino particolare, capace di dare al visitatore una miriade di sensazioni, appagando tutti i sensi.
Detto fatto. Con la concreta caparbietà che anima la gran parte delle donne sarde, passo dopo passo, il "suo giardino" ha preso corpo e nel prossimo aprile aprirà ufficialmente i battenti. La nuova struttura, a cui ha dato il nome di BIVI, è un giardino variegato, composto da tante essenze, realizzato all'ingresso di Paulilatino. Iniziativa, la sua, per ora unica nel panorama sardo, il solo esempio di struttura complessa, capace di ospitare e ammaliare turisti, visitatori, famiglie e scolaresche.
Il progetto di Simona, realizzato come iniziativa del tutto privata, è la chiara dimostrazione dell’amore che i sardi hanno per la loro isola; si può girare il mondo per anni (Simona mancava dalla nostra isola da circa un ventennio), ma le proprie radici non si dimenticano! Un amore, il suo, senza condizioni, e ora la sua terra, quella mai dimenticata, è pronta a ri-accoglierla, come una figlia che per giustificate ragioni si era allontanata.
Amici, il progetto di Simona è ambizioso e affascinante, sicuramente capace di aprire vie nuove per la rinascita della nostra isola, il cui potenziale, sapientemente saputo sfruttare, è immenso. Il giardino di Simona è ormai praticamente ultimato, e nelle prossime settimane i lavori in corso potranno dare il tocco finale; riguardano il completamento del parco giochi, l'area open fitness, l’anfiteatro, un bar/ristorante, negozio e un piccolo hotel con 6/8 camere. 
Simona, nelle diverse interviste rilasciate ha dichiarato: "La mia idea è stata quella di voler ricreare l’armonia perduta tra la natura e i suoi abitanti; per questo mi è sembrato importante attrezzare degli spazi dove uomo e natura potessero incontrarsi e stare bene insieme. Luoghi dove gruppi familiari, bambini e anziani, potessero godere di momenti di relax immersi nella natura”. 
Chi andrà a visitare il Giardino Sensoriale potrà certamente vivere momenti magici tra le 1.400 piante (sono oltre 190 le varietà presenti), messe a dimora seguendo specifici percorsi; un ettaro di terra è stato studiato e progettato per stimolare tutti i nostri sensi, non appena si entra in contatto con le piante. Il percorso creato, infatti, è sviluppato in modo da creare stimolo nei nostri 5 sensi. 
Lo stimolo tattile è dato da materiali e piante che presentano diverse tipologie di superfici; quello del suono è collocato in uno spazio con effetti sonori: alberi e movimenti d'acqua e suoni naturali realizzati proprio per stimolare l'udito. Per stimolare la vista è stato ideato il giardino dei colori, con piante di diverso tipo dotate di cromatismi variegati. L'olfatto del visitatore sarà solleticato da una bella serie di piante aromatiche; il Giardino del gusto, infine, è stato creato con piante da frutto e fiori commestibili. 
Cari amici, plaudo con grande piacere alla brillante iniziativa di Simona, e sono certo che il risultato sarà felicemente grandioso e apprezzato e andrà oltre le previsioni. Simona è felice del suo progetto e non vede l’ora di vederlo operativo. Sensibile, come le speciali donne sarde, ha voluto ringraziare tutti quelli che l'hanno seguita nella sua idea: in primis l’Amministrazione comunale di Paulilatino, guidata dal sindaco Domenico Gallus, che, con tutto il Consiglio, fin dall'inizio ha accolto positivamente il progetto, poi, ovviamente, la famiglia che l’ha costantemente supportata e infine tutti i compaesani che l'hanno incoraggiata. 
Grazie Simona, sei grande!
A domani, amici,
Mario

mercoledì, settembre 25, 2019

ASILO, BIMBI E MENAGE FAMILIARE. COME CONCILIARE LAVORO E FIGLI DA ALLEVARE. UN ESEMPIO ECLATANTE: L’ASILO AZIENDALE CREATO DA TISCALI.


Oristano 25 settembre 2019

Cari amici,

Il post che trovate oggi e che mi ha fatto riflettere non poco sulla situazione di tante coppie che lavorano e che debbono trovare soluzione per una collocazione, nelle ore di lavoro, adeguata ai loro figli, scaturisce da una notizia che ho letto pochi giorni fa sul web. In Sardegna ad avviare il primo “Nido aziendale” è stata l’azienda Tiscali. Sicuramente un’iniziativa rivoluzionaria, che consente ai genitori dipendenti dell’azienda di portarsi appresso i figli sul luogo di lavoro, senza perdere quell’importante contatto familiare che normalmente manca per moltissime ore.
L’iniziativa, che ha preso il nome di “Il Castello di Fantaghirò”, è nata nel 2002 per accogliere in questo moderno nido aziendale i figli dei dipendenti di Tiscali, ma che successivamente si è anche aperto all'esterno per accogliere i bambini dei lavoratori di tutta la zona industriale di Cagliari. In realtà Tiscali ha aperto una “strada nuova”, perché per ora sono pochissime le aziende italiane che hanno deciso di creare all’interno delle loro strutture appositi locali-nido per i figli dei propri dipendenti.
Si, Tiscali è stata una delle prime società in Italia (e la prima in Sardegna), ad aprire un asilo aziendale, sposando in pieno il principio del sostegno alla genitorialità dei propri dipendenti. Un’innovazione straordinaria se vogliamo, perché la convivenza in azienda della famiglia del dipendente costituisce qualcosa di mai sperimentato prima. In passato l’unica occasione di portare i propri figli piccoli sul luogo di lavoro poteva avvenire una volta all’anno per dei festeggiamenti “una tantum”. Oggi invece vedere nel Campus di Sa Illetta, sede dell’azienda sarda di telecomunicazioni, un bel gruppo di bimbi negli spazi comuni come il bar aziendale, il parco alberato circostante o i corridoi fra i diversi edifici del complesso, è qualcosa di straordinario!
Per 17 anni, essendo partiti nel 2002, l’asilo aziendale il “Castello di Fantaghirò” (il nome è stato mutuato dalla prima serie tv fantasy italiana degli anni ’90 e in comune con questa ha il carattere pionieristico), è stato riservato esclusivamente ai figli dei dipendenti dell’azienda. Una scelta, quella fatta da Tiscali, con la precisa volontà di prendersi cura anche degli aspetti relazionali familiari dei propri lavoratori, che debbono conciliare lavoro e famiglia, liberandoli da un peso che non è di poco conto.
Oggi le nuove iniziative portate avanti dalla direttrice, Elisabetta Ruggeri, hanno consentito alla struttura di aprirsi anche all’esterno, per accogliere i figli dei dipendenti delle altre aziende del Campus Sa Illetta, come Fastweb, Concentrix, Telit, o di altre aziende intenzionate a dare anch’esse la stessa opportunità ai propri dipendenti. La realtà positiva è che accogliere i propri bambini in un nido che sorge in un contesto naturalistico esclusivo come quello della Laguna di Santa Gilla, fra olivi secolari, cespugli di essenze officinali e voli di fenicotteri, non può che dare tranquillità e sicurezza, consentendo ai lavoratori di impegnarsi con maggiore serenità nel proprio lavoro.
Elisabetta Ruggeri, che i bimbi chiamano Beba, parla volentieri dell’iniziativa che nel 2002 era considerata addirittura avveniristica. Alla domanda quanti nuclei familiari hanno utilizzato l’asilo nido aziendale il Castello di Fantaghirò, ha risposto: “Almeno 600 famiglie. E dico famiglie perché noi educatrici non ci prendiamo cura solo dei piccoli. La cornice aziendale ci permetti infatti di occuparci primariamente dei bimbi come individui ma anche di essere il centro di un sistema di relazioni e socializzazione fra adulti e famiglie”.
Quanto ai vantaggi genitoriali di avere i propri figli presso il luogo di lavoro, dice la Ruggeri, “questo li fa sentire più sicuri; questa maggiore sicurezza rappresenta un vantaggio anche per l’azienda che può contare su un lavoratore più rilassato e non in costante apprensione per la lontananza dai propri bambini. Pensiamo poi a casi come un malessere del piccolo o all’inserimento sociale”.
Un altro segno distintivo in favore dell’asilo aziendale è il fatto che i genitori hanno molte più occasioni di dialogare tra di loro dei comuni problemi; “Che le mamme e i papà si frequentino e abbiano relazioni anche strette fuori dalle mura del nido è una caratteristica che ci ha permesso, nel tempo, di dare vita a una community che si rinnova costantemente”, ha confermato con un sorriso la direttrice Ruggeri.
Cari amici, plaudo con grande piacere ad un’iniziativa che mi auguro possa estendersi rapidamente a molte altre aziende. 
Partendo da quanto appena annunciato dal nuovo Governo, di voler trovare una soluzione per non far pesare il costo degli asili nido alle tante famiglie per le quali risulta essere un grosso sacrificio, direi che sarebbe il caso di sostenere, con il giusto aiuto economico, proprio quelle aziende che creano strutture di accoglienza per i figli dei dipendenti all’interno dei luoghi di lavoro. 
A domani, amici.
Mario