Oristano 3 Settembre 2019
Cari amici,
Il futuro, volenti o
nolenti, sarà improntato ad un “Riuso” sempre più allargato di quegli strumenti
che usiamo quotidianamente e che fanno parte del nostro vivere quotidiano.
Dobbiamo, il più in fretta possibile, gettare alle ortiche la terrificante
politica dell’usa e getta, per tornare, seppure in modo diverso, a quella del
passato, che non gettava via nulla ma riciclava tutto. Il mondo deve davvero
rinsavire, perché tocchiamo ogni giorno con mano che le risorse del pianeta non
son infinite e che, continuando con una politica suicida, stiamo togliendo il
futuro alla terra e alle nuove generazioni che la dovranno abitare.
Ebbene in quest’ottica di
recupero e riciclo, di recente è stato inventato uno strumento interessante,
capace di ridare vita alle innumerevoli batterie “usa e getta” che a
milioni vengono ogni giorno buttate nella spazzatura e che non solo inquinano l’ambiente,
ma costringono a procurare nuovi materiali per costruire le nuove, con
ulteriore dispendio di energie e aumento dell’inquinamento.
Lo strumento recentemente
immesso sul mercato, capace di ricaricare le classiche batterie alcaline mono
uso, invece di gettarle via quando appaiono scariche, si chiama RE-VITA ed
è possibile trovarlo i molti negozi di rivendita di utensili. Nato come idea
nel 2012, il caricabatterie Re-Vita fu subito usato per ricaricare tutte le
batterie alcaline ricaricabili, sia nei formati AA (stilo) che AAA (ministilo)
presenti sul mercato, impiegando un massimo di 4 ore. Ebbene, ora questo
strumento è stato ulteriormente perfezionato, e risulta in grado di ridare vita
e carica anche alle normali pile nate non ricaricabili.
La nuova versione di
questo utile strumento ha alte prestazioni: 2.700 mAh contro i 2.400 circa del
modello precedente, e risulta in grado di rigenerare e ricaricare tutti i tipi
di batterie alcaline, comprese quelle NiMh o NiCd da 1,2 V. Ma come funziona
questo strumento? A differenza dei tradizionali caricabatterie, Re-Vita ha un
sistema di circuiti abbastanza differente; risulta suddiviso in quattro parti,
ciascuna dedicata a una batteria; ognuna di esse viene caricata individualmente
e ogni circuito è controllato da un apposito microprocessore, che verifica la
temperatura e la tensione durante tutto il ciclo di carica. Tale sistema,
secondo i produttori, garantirebbe efficacia e sicurezza di utilizzo.
In commercio esistono tre
modelli di questo carica batterie: il RV1, di rete 220V, con spazio per
ricaricare contemporaneamente fino a 4 batterie, il modello RV2 sempre a 4
spazi ed alimentabile direttamente da una porta mini USB o dall’alimentatore di
uno smartphone mini USB e infine il modello più compatto RV3, anch’esso USB ma
in questo caso con alloggi per due sole batterie. È possibile comunque decidere
di ricaricare una o più pile contemporaneamente, anche di differenti
produttori.
Amici, come accennato in
premessa, l’invenzione porterà sicuramente parecchi vantaggi. Ovviamente se, come ha asserito
la Società costruttrice (che prima di metterlo in commercio dichiara di averlo sottoposto
a lungo a validi test di laboratorio indipendenti di ricerca), il suo uso risulterà sicuro e davvero in grado di rigenerare le attuali usa e getta, allungando la loro vita (come dichiarato) per
almeno 10 volte. Sarebbe davvero un bel risparmio, non solo economico ma soprattutto
per la salvaguardia dell’ambiente.
Credo che, stante quanto
prima detto, valga la pena di provare ad utilizzarlo. Ormai ampiamente diffuso,
il nuovo caricabatterie Re-Vita viene dichiarato disponibile in numerosi punti
vendita, oltre che sul web, nei vari punti vendita Internet, come Amazon ed
eBay. Nelle catene per l’elettronica risultano in vendita anche da Trony, da
Euronics, nelle catene Despar, Eurospar, Interspar e all’Ipercoop. Quanto ai
costi, il prezzo varia in base al modello. Si parte da 24,90 € circa per la
versione RV3 fino ai 32 euro per la versione RV1.
Cari amici, come ho detto
prima, ogni possibile invenzione che consenta di ridurre lo spreco, che allontani
sempre di più la politica dell’usa e getta, viene da me considerata benvenuta.
In questo caso particolare credo che l’invenzione di RE-Vita sia proprio un “uovo
di Colombo”, perché l’inquinamento creato dal disperdere milioni di batterie esauste,
appare davvero serio.
Il futuro, amici, passa
inderogabilmente dal riciclo!
A domani.
Mario
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