martedì, settembre 17, 2019

I GIOVANI E IL LORO FUTURO PENSIONISTICO. DOPO AVER RUBATO LORO IL LAVORO, LI PRIVEREMO ANCHE DELLA PENSIONE?


Oristano 17 settembre 2019

Cari amici,

C'è qualcosa nell'aria che impensierisce non poco: la rabbia dei giovani. Sicuramente con ragione, anche se il bello è che noi, della generazione precedente, continuiamo a sostenere che non hanno ragione, che non è vero che abbiamo rubato loro il futuro! Dopo aver cancellato, passo dopo passo, il precedente, collaudato sistema pensionistico (passo divenuto necessario per il buco creato nel bilancio prima dell’INPS, costretto a caricarsi oneri impropri come la ‘cassa integrazione e le Assistenze varie, e poi in quello dello Stato, diventato una vera voragine, un vero pozzo senza fondo, si è arrivati al dunque: i giovani quasi certamente non avranno pensione, ovvero l’avranno “da fame”.
Caduto in via definitiva il sistema retributivo, per gli assunti dopo il 1995 viene ora applicato interamente il sistema contributivo e, con la precarietà e gli stipendi bassi che i giovani si ritrovano, il rischio è quello di maturare, al termine dell’età lavorativa, trattamenti pensionistici bassissimi. Si, per i giovani la pensione rischia di essere una vera e propria chimera.
Quale sarà dunque, tra trenta o quaranta anni, la pensione dei giovani di oggi? Gli studi attuali parlano di grandi numeri: i pensionati sono calcolati intorno ai 16,5 milioni e, se andrà tutto bene, potranno godere di una pensione media sotto i 1300 euro lordi mensili. Passati ormai i tempi d’oro del sistema retributivo, quando la pensione era calcolata all’80 per cento della retribuzione degli ultimi 10 anni (con almeno 40 anni di contributi, in caso contrario venivano sottratti 2 punti percentuali per ogni anno mancante). 
Oggi, vigente in toto il sistema contributivo, la pensione si basa esclusivamente sulla quantità di contributi versati nel corso degli anni di lavoro. Ma come faranno i nostri giovani, considerato che si entra nel mercato lavorativo ormai oltre la soglia dei 30anni e la precarietà domina in assoluto, creando vuoti di non retribuzione che portano il montante finale a cifre molto modeste?
Secondo una stima di Affari e Finanza (inserto del quotidiano la Repubblica), con i coefficienti attuali per avere dai 65 anni in poi una pensione mensile lorda di 2000 euro (circa 1600 euro netti) bisognerà aver accumulato un tesoretto presso l’INPS di almeno 400.000 euro; questo, diviso per 40 anni di contribuzione, ricava una media di 10.000 euro l’anno di contributi, l’equivalente di uno stipendio lordo annuo di 30.000 euro.  Per tanti una chimera!
Un problema serio, quello della pensione per le nuove generazioni, che era e deve restare un diritto inalienabile. Si susseguono gli studi da parte di numerose organizzazioni che continuano a lanciare l’allarme sul rischio che i lavoratori assunti dopo il 1995 maturino trattamenti del tutto inadeguati, o addirittura inesistenti, una volta giunti alla fine del percorso lavorativo. Ciò in conseguenza del basso livello delle retribuzioni, del precariato e del sistema unicamente contributivo (dal 1996), cui i giovani soggiacciono per il calcolo dell’assegno. 
Dopo la crisi scoppiata in Parlamento e la formazione del Governo Giallo-Rosso, che ha sostituito il precedente Giallo-Verde, risulta sia stata inclusa nel nuovo programma operativo l’istituzione di una norma che preveda la “pensione di garanzia”. In realtà se ne era già parlato in passato, senza però arrivare a qualcosa di concreto. Questa volta invece, a leggere Repubblica, una apposita previsione di legge è pronta al varo e, se andrà definitivamente in porto, potrà portare ad una certa soluzione del problema.
Con la situazione attuale le generazioni meno attempate, con la pensione interamente basata sul sistema contributivo, non possono beneficiare dell’integrazione al minimo; ciò significa che non esiste paracadute per chi ha una carriera di lavoro discontinua e senza il montante contributivo sufficiente ad assicurarsi una pensione dignitosa. 
Il problema è davvero serio, cari amici, e non si può certo pensare di risolverlo invitando i giovani a ricorrere alla previdenza integrativa, perché non avendo nella maggior parte dei casi contratti stabili e retribuzioni di buon livello, non possono certo permettersi di pagare contributi a fondi privati oltre che all’Inps.
Insomma, una situazione davvero tragica, tanto che sono sempre più convinto che la nostra generazione ha rubato davvero il futuro ai giovani!
A domani.
Mario
Padri e...figli

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