venerdì, settembre 13, 2019

USO E ABUSO DEI SOCIAL. LE SCIENZE SOCIALI CERCANO DI CAPIRE FINO IN FONDO IL FENOMENO. IL PERICOLO DEL LORO USO COMPULSIVO.


Oristano 13 settembre 2019

Cari amici,

La vita, in particolare quella delle nuove generazioni, risulta riempita più che di relazioni interpersonali fisiche, di contatti e scambi “virtuali”, effettuati cioè con amici intangibili, “virtuali, appunto”, che spesso avvolgono il soggetto per l’intera giornata in costante collegamento via web. Emoji, messaggi vocali e video, scambiati senza pause, in modo compulsivo, quasi certamente alla ricerca di “emozioni” sostitutive di quelle reali, fisiche. Si, “Emozionarsi via web”, sembra diventata una necessità insopprimibile, per le nuove generazioni, quelle dei così detti millennials.
I Social Networking Sites (SNS) sono diventati ormai una specie di droga, in quanto vengono usati sempre più frequentemente; oggi nel mondo si contano oltre 2 miliardi di persone che ne fanno uso. Ai primi posti della classifica troviamo Americani ed Europei, rispettivamente 70 e 66 per cento, come tasso di penetrazione. I teenagers americani usano maggiormente YouTube, Instagram, e Snapchat, e il 45 per cento dei ragazzi intervistati ha affermato di usarli quasi di continuo durante la giornata.  L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) già nel 2014 si occupò dell’uso massiccio dei social, per cercare di capire se, un loro uso troppo frequente, potesse creare “dipendenza”. 
Le ricerche compiute hanno messo in evidenza che più ore si passano sui social, meno si perfezionano le relazioni personali fisiche, allontanando di fatto i soggetti dalla vita reale. Se è pur vero che la moderna tecnologia non è di per sé negativa, in quanto consente di comunicare con persone che risiedono in qualsiasi parte del mondo (i social sono un ottimo strumento per restare in contatto con amici e conoscenti vicini e lontani), è altrettanto vero che un uso eccessivo, improprio dello strumento, in particolare con le persone che ci stanno fianco a fianco, allontana di fatto le relazioni fisiche in favore di quelle virtuali.
Recenti ricerche, effettuate sui soggetti che usano in modo continuo i social, hanno riscontrato che ad usare maggiormente i social sono le persone “narcisiste”, che occupano il primo posto, unitamente a quegli individui che hanno scarsa capacità di comunicare fisicamente “di persona”. I narcisisti, per esempio, pubblicano in particolare i “selfies” e questo non fa che aumentare il loro livello di narcisismo. Che i social siano in grado di aumentare l’incomunicabilità è dimostrato anche dal fatto che ogni giorno tutti possiamo osservare come nei luoghi pubblici (treni, ristoranti, ecc.) le persone non dialogano più tra di loro, seppure sedute fianco a fianco; giovani e anche meno giovani sono tutti concentrati sul proprio cellulare, muovendosi da un social all’altro e restando assolutamente indifferenti a chi sta al loro fianco.
I segnali che un uso eccessivo e compulsivo dei social porti conseguenze negative anche drammatiche, sono sempre più evidenti; osservare i tanti che hanno sempre il cellulare in mano, costantemente collegati e digitando in continuazione, in spasmodica attesa dei like tanto agognati, è diventata la norma. Ormai pubblicare nuovi selfie uno dietro l’altro, alla disperata ricerca di consensi e di nuovi amici, è qualcosa a cui non si può proprio rinunciare!  
Se da un lato gli esperti hanno attribuito ai social media un ruolo abbastanza positivo, allo stesso tempo, però, ricerche più approfondite hanno messo in luce la loro capacità di generare stress, ansia e isolamento sociale, in particolare quando il loro utilizzo è risultato esagerato. 
Simon Sinek, un celebre speaker motivazionale britannico, autore di diversi libri e ricercato conferenziere, di recente ha messo in rete un video della durata di un quarto d’ora circa, nel quale descrive appassionatamente virtù e limiti dei millenials, la generazione dei nati tra i primi degli anni Ottanta e la fine dei Novanta. 
Nel video postato da Simon Sinek, un suo monologo affronta la dipendenza dai social network, equiparandola a quella provocata dalle altre “dipendenze”, come fumo, alcolici e scommesse. L’accesso compulsivo dei millennials ai social, per verificare i “mi piace” ricevuti da un post, il sentirsi seccati perché qualcuno ha fatto un follow, il batticuore perché alla doppia spunta blu non corrisponde un’immediata risposta, sono segni che, seppure a prima vista trascurabili, risultano significanti, in quanto dimostrano l’impatto che questi strumenti hanno sulle loro vite.
Cari amici, l’avanzata dei social appare ormai inarrestabile; gli attuali 2 miliardi di utenti secondo le previsioni diventeranno alla fine del 2020 oltre 3 miliardi, con un sicuro aumento dei pericoli prima menzionati. Sull’argomento, ricercatori del Connecticut Children’s Medical Center e dell’Università del Connecticut (la prima a prendere in considerazione la correlazione tra uso dei social media e ansia e stress sui soggetti di giovane età), hanno rilevato una reale correlazione tra un maggior numero di ore passate sui social e l’insorgere di sintomi legati all’ansia.
Indubbiamente le relazioni virtuali instaurate con i social, fanno perdere il senso delle relazioni reali, distorcendo sentimenti veri come l’amicizia, sentimento nobile che si instaura con la relazione fisica. Sui social si contano moltissimi “amici”, con i quali comunque ci si confida, perdendo di vista i rapporti “vis à vis”; è tempo che i giovani riscoprano la "fisicità". Ritrovare la condivisione fisica reale, riprendere con lo scambio di sguardi, di sorrisi e di abbracci, manifestazioni che veicolano sentimenti concreti, sono turbamenti emozionali dal valore immenso. Sostituirle tutto questo con le “faccine" (emoticon), costituisce un accontentarsi di un surrogato che crea solo finta gioia, addirittura spesso fraintesa o mal interpretata. 
Quale, dunque, il consiglio da suggerire alle Nuove Generazioni? Indubbiamente quello di non abbandonare il reale per il virtuale! Gli strumenti moderni di comunicazione come i social network sono senz'altro molto utili, ma vanno utilizzati nel modo giusto; è solo facendone buon uso, ovvero “usandoli” e non “facendosi usare” da loro, che essi risulteranno essere "Strumenti validi", che possiamo utilizzare per coltivare i nostri interessi, riallacciare i contatti con persone delle quali si pensava di aver perso completamente le tracce; utili anche per fare o perfezionare nuove amicizie e nuove conoscenze, ampliando in questo modo la nostra rete sociale.
Amici, credo che certi problemi moderni siano sotto certi aspetti simili a quelli del passato. In quest'ottica credo potrebbe aiutare i nostri giovani la rilettura del passato, la conoscenza dei nostri grandi saggi dell'antichità, come Orazio (Quinto Orazio Flacco, 65 a. C. - 8 a. C.), per esempio. È sua la nota sentenza «Est modus in rebus», cui fa seguito (Satire I, 1, vv. 106-107) «sunt certi denique fines, Quos ultra citraque nequit consistere rectum»; saggia riflessione che tradotta significa che «v’è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto».
A domani, amici!
Mario

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