Oristano 19 settembre 2019
Cari amici,
L’isola di Serpentara
è di recente passata di mano. Per anni oggetto di un’asta giudiziaria, è stata
venduta ad un imprenditore romano che alla fine è riuscito ad aggiudicarsela. Ma
per farne cosa? L’isola risulta alquanto protetta, essendo sottoposta alla
massima tutela ambientale, essendo parte integrante dell'area marina protetta di
Capo Carbonara.
Ad aggiudicarsi la
piccola isola è stato un certo Fabio Sbianchi, imprenditore romano
57enne, attivo nel settore dei servizi per la mobilità (è il fondatore della
Octo Telematics) e da tempo amante della Sardegna: nell’isola, infatti,
possiede un'azienda agricola e alcune case, poste sulla costa tra Villasimius e
Costa Rei.
Serpentara,
che deve il suo nome alla forma sinuosa, somigliante a quella di un serpente, ha
una superficie modesta: solo 134 ettari, coperti da una bassa macchia
mediterranea popolata da una fauna di piccole dimensioni (conigli
selvatici). È posta a quattro chilometri dalle spiagge di Villasimius, del cui
territorio fa parte. Disabitata da lungo tempo, oltre che tranquilla oasi per
colonie di conigli è anche domicilio di aironi, gabbiani corsi e marangoni dal
ciuffo, che nidificano nell’isola. Anche i delfini si aggirano volentieri tra
le sue coste, dove è facile intravvederli.
Storia antica quella di
quest’isoletta, a cui certamente non manca il mito. Stando ai si dice,
Serpentara nel passato sarebbe stata un covo di pirati. In considerazione del
difficilissimo approdo per via delle rocce e delle correnti, era certamente un
sicuro nascondiglio per chi aveva violato la legge; un rifugio per certi
malfattori e ricercati, a cui poteva dare protezione e buon nascondiglio, per
sé e per i tesori razziati. In realtà anche il suo nome risulta un po’
sinistro: glielo diedero i francesi, in quanto la sua forma era proprio quella
di un serpente, lungo e sinuoso.
Acquistata nel 1975 da un
imprenditore privato e da una società immobiliare romana (dichiarata poi
fallita), l’isola rischiò di diventare super colonizzata (erano i tempi delle
grandi speculazioni edilizie); per anni si tento invano di trasformare l’isola
in un resort, con ville, hotel, negozi e ogni tipo di divertimento. Ma, per
fortuna, i vincoli ambientali ne impedirono la cementificazione, e a tutt’oggi
Serpentara è potuta restare un vero paradiso incontaminato.
Dopo il fallimento degli
immobiliaristi, per recuperare i debiti accumulati l’isola fu posta in vendita.
Passarono molti anni, ma la vendita dell’isola di Serpentara, sicuramente a
causa dei molti vincoli, restò lettera morta. Il sinuoso atollo fu messo all'incanto
senza successo per ben tre volte, sino al 2010, con un prezzo base di 600mila
euro. Nello stesso anno l'indipendentista Doddore Meloni, ne tentò
l’occupazione, annettendola alla Repubblica di Maluentu, aggiungendola
all’isola di Mal di ventre (posta al largo della costa oristanese), altro
isolotto dove si era insediato.
Cari amici, la domanda
che molti oggi si pongono è questa: “Quali, in fondo, le reali finalità
dell’acquisto, da parte di un valido imprenditore, di quest’isola dove nulla
può essere costruito?”. A prescindere dal fatto che non si conosce la cifra
che è stata spesa per l’acquisto (di certo non lontana dai 600 mila euro
richiesti in passato), appare dubbia l’espressa volontà dell’acquirente di
donarne il comodato d’uso gratuito del bene al Comune e all'Area marina
protetta. Intervistato Sbianchi ha così dichiarato: "L'isola oggi è
un parco e deve rimanere tale. Mi sono innamorato di questo angolo di Sardegna
negli anni Ottanta; l’ho scoperto grazie a mio suocero (che aveva costruito una
casa in un terreno nelle vicinanze) per trascorrervi le vacanze estive con la
famiglia. Dal 1991 vengo qui tutti gli anni".
Sull’isola, come detto sottoposta
alla massima tutela ambientale, da tredici anni vige un vincolo ambientale e
paesaggistico assoluto; Serpentara è sottoposta infatti a tutela integrale,
essendo considerata sito di interesse comunitario (Sic), zona di protezione
speciale (Zps) e soggetta alle regole del piano paesaggistico regionale (Ppr), norme
che escludono la possibilità di realizzare qualsiasi manufatto edilizio.
Inoltre ci sono i vincoli ministeriali: la parte nord, l'unica accessibile via
mare, è permanentemente interdetta alla navigazione.
Cari amici, credetemi,
non perché io sia diffidente per natura (così come la gran parte dei sardi) ma di questi
tempi l’altruismo puro mi puzza di bruciato. L’aver dichiarato che prima di
cedere in comodato d’uso l’isola al Comune e al Parco marino, il nuovo
proprietario ha dichiarato di voler mettere in sicurezza (restaurandola, ovviamente) la Torre
di San Luigi, mi fa pensare che a Lui sarà concesso, come proprietario, di
andarci tutte le volte che vuole, magari con amici, e di usare la torre come
punto d’appoggio. Insomma una residenza di super lusso, a pochi concessa.
Si, chissà perché, ma
credo che qualche disegno segreto, da parte del signor Sbianchi, ci sia!
All’apparenza, certo, tutto sembra idilliaco.
"Sono pazzo di un angolo incantevole da preservare - dichiara
con foga l’imprenditore a chi gli chiede il perché di tanta generosità – Solo
il nome dell’isolotto, Serpentara, proprio non mi piace: gliel’hanno messo i
francesi, evoca una natura avversa. Sarebbe bello invece che si chiamasse “Isola
di San Luigi”, quella dove si allevavano i falchi dei viceré spagnoli". Bellissime parole, non trovate?
A pensar male, dice il
proverbio, si fa peccato, ma spesso ci si azzecca!
A domani.
Mario
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