martedì, giugno 11, 2019

HO CONOSCIUTO LE NUOVE SUORE DI CLAUSURA RECENTEMENTE ARRIVATE AD ORISTANO. IL LORO SORRISO MI HA FATTO COMPRENDERE CHE LA LORO NON È UNA SCELTA DI RINUNCIA MA D’AMORE.


Oristano 11 giugno 2019
Cari amici,
Sulla riapertura del Monastero delle Clarisse Cappuccine ho parlato su questo blog diverse volte. Chi vuole può andare a leggere quanto scritto, cliccando sui link che per comodità riporto: http://amicomario.blogspot.com/2019/04/la-santa-pasqua-porta-ad-oristano-una.html, post del 20 aprile e http://amicomario.blogspot.com/2019/05/lattesa-e-finita-domenica-26-maggio-le.html, quello del 27 maggio. Ho avuto modo di conoscere e apprezzare le suore che sono arrivate a ripopolare questo antico convento: mi sono apparse gioiose, illuminate, e con la ferma volontà di esercitare la loro missione pervase da una grande forza interiore che colpisce, affascina.
Credetemi, per me conoscerle è stata un’esperienza unica, che credo abbia anche rivoluzionato il mio precedente concetto sulla clausura. Amici, vorrei cercare di spiegare a Voi che mi leggete, questa mia nuova convinzione con grande franchezza. 
Partendo da presupposto che decidere di abbandonare tutto e tutti per rinchiudersi a vita in un Monastero sia qualcosa di difficile da comprendere e accettare, come si può spiegare il fatto che una giovane normale, sana, acculturata, piena di gioia di vivere, sicuramente con in testa tanti di quei sogni e progetti che affollano le menti giovanili, possa all’improvviso decidere, in piena scienza e coscienza, di rinunciare al mondo, rinchiudendosi con gioia per tutta la vita in un Monastero, dimenticando il mondo? Eppure questo è successo in passato e succede anche oggi in un mondo globalizzato e sempre più frenetico.
Capire come si possa arrivare a decidere di abbandonare l’ordinaria vita quotidiana, quella mondanità fatta di rumore, caos e stress, uscire dagli ingranaggi di un’economia sempre più dedita "ai beni materali", dimentica di quel Dio che ci ha creato uguali, ai più può sembrare incomprensibile. È di certo una scelta non semplice, una decisione che presuppone una ponderata riflessione interiore, gravida di forti motivazioni. 
Nella mia riflessione sono tornato indietro nel tempo, pensando che il monachesimo, che affonda le sue radici nel tempo essendo nato e cresciuto in epoche lontane, ben diverse da quelle di oggi, è comunque sopravvissuto fino ai nostri giorni, passando dai "poveri" tempi della civiltà contadina a quelli dell'abbondanza. Contesti ben diversi, in quanto le situazioni economiche del passato potevano rendere il distacco dal mondo più facile, mentre oggi, questa particolare scelta di vita appare sempre più lontana dal “concetto corrente”, perché appare estremamente difficile accettare e condividere le motivazioni che portano all'abbandono, così forti e impetuose, tali da superare ogni ostacolo.
La domanda che molti di noi oggi si pongono, ed alla quale non è facile dare una risposta convincente, è questa: Quale la motivazione, così forte da non poter essere repressa, è in grado di sostenere queste giovani che, ardenti d’amore per il Signore, in piena lucidità e coscienza decidono di lasciare la vita mondana per rinchiudersi a vita in un convento, decidendo di abbandonare tutto e tutti?
Sciogliere il mistero, capire realmente "chi o cosa" riesca a contagiare un certo numero di giovani donne, persone capaci e colte ad abbandonae tutto, non è semplice e alla fine resta un’unica via da percorrere: accettare l'idea che la decisione che una giovane prende è fortemente influenzata dalla “chiamata di Dio”, che sceglie sempre le persone giuste, chiamate ad operare nel mondo in modo diverso, dedicandosi, per Sua volontà, in modo totale alla preghiera per la salvezza del mondo.
Chi Domenica 1° Giugno ha assistito alla Santa Messa celebrata dal nostro Arcivescovo Mons. Sanna in Cattedrale per sancire l’inizio ufficiale del servizio che la   Congregazione “Le serve del Signore e della Vergine di Matarà”, aveva deciso di prestare ad Oristano riaprendo il monastero che per secoli aveva ospitato le monache cappuccine (chiuso nel 2016), lo ha potuto constatare senza ombra di dubbio, osservando le cinque giovani religiose, arrivate ad Oristano e provenienti da Paesi lontani.
Osservandole, ho potuto cogliere nei loro volti che per loro scegliere la vita monastica di clausura, ha significato entrare in una dimensione spirituale particolare; dimensione che le ha portate a convincersi che il desiderio di abbandonare ‘fisicamente’ il mondo esterno per entrare in un mondo diverso, fatto di silenzio, di spiritualità e di vita contemplativa, era la realizzazione di una loro profonda aspirazione lungamente desiderata. La clausura, dunque, concepita non come un rinchiudersi, un nascondersi, un estraniarsi dal mondo, ma invece un donarsi totale per la salvezza del mondo, aprendo il proprio cuore e la mente a Dio e abbandonandosi a Lui che è amore infinito.
Si, amici, è proprio il mio incontro con loro che mi ha dato la convinzione che la loro difficile scelta di vita era il frutto di una speciale “chiamata Superiore”, da loro ricevuta e accettata, nell’intento di poter servire Dio in modo totale.
Amici, queste giovani donne scegliendo di votarsi senza limiti al Signore diventando suore di clausura, si sono assunte un compito immane: sacrificare la loro vita per noi, per la nostra salvezza, perché tutti potessimo redimerci e salvarci. Questa la loro scelta di vita che noi tutti dovremmo accettare e apprezzare. Una scelta, quella di CLAUSURA, vista NON come una RINUNCIA AL MONDO ma come rinnovata SPERANZA di salvezza.
Il popolo cristiano arborense ha accolto con gioia e affetto le nuove suore che hanno lasciato altri lidi per riaprire l’antico convento cittadino. Lo ha dimostrato andando in gran numero a visitare la struttura restaurata che ora è la loro nuova dimora e lo ha dimostrato il 1° Giugno, partecipando alla S. Messa celebrata dall’Arcivescovo ed alla successiva processione di accompagnamento al Monastero, dove esse continueranno a trascorrere la loro vita claustrale.
In tanti le abbiamo salutate con grande affetto, fatto gli auguri e chiesto di pregare per noi. Loro, con un grande sorriso e la luce del Signore negli occhi, hanno detto di sì, con quella grande gioia di chi ha fatto una scelta di vita coraggiosa, d’amore, tutta dedicata al Signore per la salvezza del mondo, per la nostra salvezza! Per questo dobbiamo aiutarle e sostenerle.
Un sincero GRAZIE alla Superiora, Madre Armonia e altrettanti grazie alle consorelle Maria Humilis Corde, Maria Trifuza, Serva Purissima e Maria Noeva Eva, per la loro grande scelta di fede, per aver voluto dedicare totalmente la loro vita al Signore!
Mario
Il chiostro del convento

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