giovedì, giugno 30, 2016

BANCOMAT E FURBIZIE BANCARIE. DIFFICILE PRELEVARE DALLE MACCHINETTE BIGLIETTI DA 10 E 5 EURO, PERCHÉ?



Oristano 30 Giugno 2016
Cari amici,
Chiudo le mie riflessioni di Giugno con un post che, pur nell’apparente banalità, di fatto affronta un problema serio. Ormai la gran parte di noi usa il bancomat, strumento diventato praticamente di uso corrente. Il suo uso non è cresciuto solo per evitare le lunghe file in banca, ma è diventato una vera comodità, in quanto consente in pochissimo tempo di approvvigionarci di contanti: tutti i giorni, Sabato e Domenica compresi.  A questa comodità, però, fa da contraltare una manchevolezza che spesso ci infastidisce: l’erogazione dell’importo prelevato, spesso fatto in maniera molto diversa da come l’avremmo voluto.
Si è accertato che nella gran parte dei prelievi gli unici tagli erogati e messi a disposizione dai Bancomat sono solo quelli da 50 e da 20 euro: di tagli da 10 e da 5 euro, manco a parlarne! Come mai questa decisione presa dalle banche e che certo non è nella gran parte dei casi gradita? In effetti una ragione c’è ed è anche semplice da comprendere. Se è pur vero che Bankitalia (l’Istituto che tra le altre incombenze ha quella di sorvegliare l’operato delle banche) non ha il potere di imporre agli Istituti di credito il mix dei tagli delle banconote da erogare, potendo solo consigliare, usando la sua 'moral suasion', è anche vero che le banche cercano sempre, quando possono, di ‘risparmiare’.
In effetti, a quanto sostengono in via Nazionale (Sede centrale di Bankitalia) in più occasioni il sistema bancario, tramite l'Abi, è stato sensibilizzato per cercare di mettere in atto sistemi che consentano una più ampia distribuzione delle banconote anche da 10 e da 5 euro, ma in gran parte senza ottenere successo. Alla base, meglio “alla radice” del problema, nella fase attuale ci sono problemi sia tecnici che di costo. Una delle principali problematiche è quella relativa al tipo di impianti bancomat in uso, dotati di uno scarso numero di “cassetti” (in pratica i diversi alloggiamenti dei pacchi di banconote) da cui in automatico vengono prelevate le banconote da erogare. Per erogare biglietti da 50, 20, 10 e 5 euro la macchina ne dovrebbe possedere 4 e non 2 come normalmente hanno quelle in dotazione.
Questo fa sì che i bancomat in circolazione da noi siano 'avari' di banconote da 10 e da 5 euro, a differenza di altri Paesi europei. Trasformare i nostri ‘distributori automatici’ sarebbe un bel costo, un aggravio per le banche delle operazioni di ricarica, ecco perché, allora, esse fanno orecchie da mercante ai richiami di Bankitalia! Eppure la politica dell’uovo oggi anziché della gallina domani, non avvantaggia nessuno, costituendo un doppio sbaglio: penalizzare il cliente ma, in un medio periodo, anche la banca. Cerchiamo di spiegare il perché.
Come scrive il Corriere della Sera, il quotidiano di via Solferino, la mancata erogazione di banconote da 10 e 5 euro crea nel consumatore risvolti anche di “natura psicologica”: chi è costretto a "spezzare» una banconota da 50 o da 20 euro è destinato a spendere presto anche il resto, con le monete che gli ballano in tasca, cifra che spenderebbe con minore entusiasmo se, invece, si trovasse in tasca biglietti da 10 e da 5 euro. Da noi in Italia la propensione all' utilizzo del contante è ancora la più alta a livello europeo: secondo i dati del Consorzio Bancomat, gli italiani ogni anno fanno 845 milioni di prelievi. La media del prelievo è di 170 euro. Cliente dunque penalizzato dalla mancata erogazione dei piccoli tagli.
A rimetterci, però, è anche il sistema bancario. Tutte le banche tendono, come politica, a limitare il proprio coinvolgimento nell'erogazione e nell'introito di contante. La meta da raggiungere è quella di incentivare sempre di più i pagamenti elettronici, in quanto in una prospettiva di medio termine sarebbe più conveniente sia per le banche che per lo Stato (e anche per gli esercenti, qualora il costo a loro carico della transazione fosse ridotto); in questo modo si ridurrebbe fortemente l’uso del contante nelle transazioni. Alle banche converrebbe perché aumentando i volumi dei pagamenti elettronici aumenterebbero i loro guadagni (riducendo i costi della gestione del contante), lo Stato si assicurerebbe una maggiore trasparenza nei pagamenti (diminuendo i rischi di riciclaggio e di evasione), i commercianti, invece, vedrebbero diminuire sia i rischi di rapine che quelli di perdita di tempo nell’andare in banca ad effettuare i versamenti.
Come trovare soluzione, allora, ad un problema che alla fine tocca un po’ tutti? Certamente con molta buona volontà e lungimiranza, che coinvolga tutti: lo Stato, il sistema bancario e i consumatori. Lo Stato ribadendo che certi pagamenti non possano essere più fatti in contanti (dal 2013 in funzione antiriciclaggio è vietato usare per i pagamenti le banconote da 500 e da 200 euro), il sistema bancario, incentivando da un lato il pagamento con carte di credito, possibilmente portando a zero le commissioni per l’utilizzo della carta, e consentendo di usarla anche per importi modesti come già avviene all’estero, i consumatori con una corretta informazione che li spinga (ovviamente senza penalizzazioni) ad usare le carte anche per le operazioni più modeste.
Se tutti si attivassero, il sistema funzionerebbe alla perfezione e tutti ne troverebbero giovamento! Perchè allora rimanere inerti?
Cia, amici, a domani.
Mario


mercoledì, giugno 29, 2016

CENTRI STORICI ED ENERGIE RINNOVABILI: LA NUOVA FRONTIERA DEI COPPI FOTOVOLTAICI CHE RIESCONO A SUPERARE LE NORME PAESAGGISTICHE.



Oristano 29 Giugno 2016
Cari amici,
Che produrre energia pulita stia diventando una necessità sempre più impellente è un dato di fatto, anche se nelle città, in particolare quelle storiche, diventa difficile installare quelle strutture che, pur in grado di produrre buone quantità di energia dal sole, deturpano in maniera sensibile il paesaggio e quindi ne è vietata la collocazione. La necessità, però, come è dimostrato dalla storia, aguzza l’ingegno! Ed ecco allora arrivare un’idea brillante che è riuscita a conciliare, come si dice, “capra e cavoli”.
L’idea 'luminosa' di cui voglio parlare oggi con Voi è quella sviluppata da un’azienda vicentina, la Dyaqua Energy Srl, che ha concepito un innovativo coppo fotovoltaico, tanto discreto da risultare completamente invisibile ad occhio nudo. L’eccellente risultato ottenuto, come fanno notare gli stessi produttori che si accingono a lanciare il prodotto sul mercato, è stato chiaramente constatato anche dai grandi esperti della materia: gli urbanisti. Grazie a questo eccellente prodotto sarà ora possibile rendere ecosostenibili (e quindi in grado di produrre energia fotovoltaica) anche quelle abitazioni che si trovano in aree dove esistono rigidi vincoli paesaggistici o architettonici.
La Dyaqua Energy Srl è nata dall'accordo tra Giovanni Quagliato di Dyaqua Art Studio, inventore del Fotovoltaico Invisibile, e la giovane TPM Srl, società costituita da un team di professionisti con una decennale esperienza nel mercato del fotovoltaico, oltre che da qualificati docenti universitari. Obiettivo principale della giovane start-up è quello di tradurre gli innovativi moduli fotovoltaici invisibili, in un sistema ottimizzato, in modo da poter essere installati nei centri storici e in aree di particolare pregio architettonico e paesaggistico. L'installazione di questo speciale ‘Coppo Invisibile’ si effettua con pochi e semplici passaggi. Il sistema è simile a quello utilizzato per i classici coppi in cotto e permette di sostituire la copertura esistente senza bisogno di particolari strutture aggiuntive.
Questo moderno coppo fotovoltaico, ribattezzato non a caso “Invisible Solar”, riesce a conciliare entrambe le esigenze: produrre energia e garantire la precedente estetica tradizionale dei luoghi storici. Le energie rinnovabili, dunque, hanno trovato un nuovo alleato discreto: il coppo fotovoltaico, invisibile ad occhio nudo, che può passare inosservato anche al vaglio più attento. Ma come funziona praticamente questo ultra moderno coppo? Ogni tegola è costituita da un composto polimerico all’interno del quale sono incorporate delle celle di silicio monocristallino. Ogni Invisible Solar è in grado di generare una potenza di picco di 4,5 W. La speciale superficie, opaca alla vista, ma trasparente per i raggi solari, ricopre le celle nascondendole alla vista, in modo tale, però, da non diminuire la produzione energetica!
Da un rapido calcolo si può tranquillamente affermare che con un impianto realizzato con questi ‘coppi’ si può produrre un kW di potenza con una superficie di circa 15 metri/q, nella quale trovano posto 223 coppi. Questo significa che per poter avere a disposizione una potenza di circa 3 KW bisogna coprire poco meno di 50 metri/q, con un costo complessivo di circa 30 mila euro. Spesa apparentemente importante, ma se pensiamo all’autonomia ed al risparmio nel tempo, certamente vantaggiosa. A tutto questo dobbiamo anche aggiungere che la nuova tegola fotovoltaica è realizzata con materiali riciclabili, che non produce soltanto energia ma contribuisce anche al filtraggio dell’aria dagli inquinanti più comuni.
La superficie di questi coppi speciali, infatti, è fotocatalitica e, grazie alla luce, riesce a degradare le particelle di smog, mantenendo nel contempo pulita la tegola; sporco e inquinamento atmosferico vengono costantemente ridotti in sali innocui che si disperdono nell’ambiente con la semplice azione del vento e della pioggia. Buone notizie, dunque, per gli amanti dell'ambiente e delle energie rinnovabili nei centri storici della nostra bella Italia, in particolare nelle città storiche sottoposte a severi vincoli paesaggistici e architettonici. La società produttrice ha dichiarato di avere già avviato dal 1° Giugno la produzione artigianale, e le prenotazioni provenienti da tutta Italia fioccano già numerose.
La Dyaqua ha confermato che a breve avvierà la produzione in serie del prodotto, che presto sarà sul mercato. “Con i test effettuati dall’Enea – hanno commentato dalla società vicentina - abbiamo ottimizzato gli elementi architettonici del Fotovoltaico Invisibile per prepararli all’inserimento nel mercato”. Il prodotto è stato promosso anche dal Ministero dei Beni Culturali (MIBACT), che nel 2015 ha inserito la tecnologia del Fotovoltaico Invisibile nelle “Linee di indirizzo per il miglioramento dell’efficienza energetica nel patrimonio culturale, Architettura, Centri e nuclei storici ed urbani”.
Cari amici, innovare è certamente un verbo che troverà sempre più spazio nel nostro vocabolario. Innovare, però, senza stravolgere la tradizione, perché vecchio e nuovo debbono riuscire a convivere senza strappi, senza conflitti, coesistendo senza prendersi a pugni l’un l’altro. Questo è il vero cammino dell’uomo: migliorare il mondo senza gettare via il passato!
A domani.
Mario

martedì, giugno 28, 2016

IL PESCE, UN ALIMENTO NOBILE SOTTO MOLTI ASPETTI: NOSTRO STRAORDINARIO ALLEATO PER GLI OMEGA 3, LO È ANCHE PER DARE UN CONCRETO AIUTO ALLA NOSTRA MEMORIA!



Oristano 28 Giugno 2016
Cari amici,
Un recente studio, pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, ha scoperto che consumare pesce almeno una volta alla settimana, non solo aiuta a tenere pulite le arterie con i suoi Omega 3, ma aumenta il volume della nostra ‘materia grigia’, ovvero il nostro cervello. A sostenerlo sono i ricercatori della University of Pittsburgh School of Medicine. La notizia, mai diffusa prima, risulta di grande importanza perché, in particolare nell’età senile, il cervello tende a perdere man mano le sue facoltà. I dati di questa ricerca sono stati estrapolati dall’analisi di circa 260 persone che, oltre a fornire tutte le informazioni sulle proprie abitudini alimentari, si sono sottoposte ad una risonanza magnetica al cervello.
Stando a quanto sostengono i ricercatori un consumo regolare di pesce può aiutare in maniera naturale a proteggere la salute del cervello, difendendolo da patologie quali la demenza e l’Alzheimer. Mangiare pesce (meglio se cotto alla griglia o al forno) aumenta dal 4 al 14% il volume delle aree cerebrali connesse alla memoria e alla cognitività. Il pesce fritto, al contrario, per molte altre ragioni non ci fa bene, anzi ci fa malissimo, in quanto compromette i contenuti di vitamine e acidi grassi. Dunque la miglior cucina è quella prima detta: al forno o alla griglia, senza superare determinate temperature troppo alte (come le fritture appunto) e per poco tempo.
Pesce dunque cibo salutare, ma che va utilizzato in maniera sana e corretta, tale da evitare sia i rischi derivanti dal consumo del pesce crudo, che quelli del calore eccessivo che ‘brucia’ le parti a noi utili. In questo modo si mantiene il gusto naturale del pesce e, soprattutto, si fa il pieno dei preziosi nutrienti, primi fra tutti gli omega 3. Questi acidi grassi, che si trovano in abbondanza in pesci, crostacei e frutti di mare, come ben sappiamo hanno effetti antiossidanti e migliorano anche la composizione delle membrane delle nostre cellule cerebrali.
Salmone e pesce azzurro, così come acciughe, sgombri e sardine, sono particolarmente ricchi di Omega 3 e si dovrebbero mangiare almeno una volta alla settimana. Nella dieta settimanale si possono introdurre anche i frutti di mare (anche se sono meno ricchi di omega 3), così come le le seppie, i calamari e i polpi, anche se più difficili da digerire per la diversa qualità delle loro proteine. Il pesce è cibo ben più leggero della carne, tant’è che i nutrizionisti consigliano di introdurre il pesce nell’alimentazione dei bambini fin dalla prima infanzia: durante lo svezzamento almeno due o tre volte la settimana.
Eppure non sempre si riesce a portarlo in tavola con questa frequenza, perché ai bambini in effetti non piace molto. Ma questo alimento risulta fondamentale nell’infanzia e nell’adolescenza, perché ricco di sostanze preziose per la crescita e lo sviluppo del cervello. Il pesce fa bene ai bambini perché contiene quei grassi essenziali, i polinsaturi a catena lunga, fra cui l’acido linoleico e i loro derivati, gli Omega 3.  Questi grassi sono importanti perché non vengono prodotti dall’organismo, ma devono essere assunti tramite l’alimentazione. Attraverso di essi passano tutti i segnali che le cellule del cervello trasmettono quando devono memorizzare e passare gli ordini ai muscoli.
Il pesce, poi, è in grado di sostenere bene lo sviluppo dei bambini, poiché è fonte primaria di proteine ad alto valore biologico. Un etto di merluzzo apporta 17 gr di proteine, contro i 20 forniti da un’analoga quantità di vitello. Il pesce è anche utile per proteggere i denti dalla carie e per regolare il funzionamento della tiroide. Sapete perchè? Sono le vitamine (in particolare quelle del gruppo B, che regolano il funzionamento del sistema nervoso, sono funzionali alla protezione della cute, della vista e dei tessuti), e i sali minerali, tra cui il fosforo, il calcio, il ferro e il fluoro e lo iodio, che ci danno questa protezione. Infine, il pesce rinforza anche le nostre ossa perché contiene la vitamina e provitamina D, fondamentali per assorbire il calcio durante la fase della crescita.  Cosa davvero importante è scegliere pesce freschissimo e di provenienza sicura. Stiamo attenti all’etichetta: essa deve indicare anche il metodo di conservazione e la data di scadenza. Il pesce, sviscerato e lavato si può conservare in frigorifero per non più di 2 giorni. Ma questo non è tutto.
Recenti studi hanno messo in evidenza che per una donna, consumare in gravidanza grandi quantità di questo alimento agisce positivamente sullo sviluppo cerebrale del feto. Questo grazie agli acidi grassi Omega 3 di cui dicevamo prima. L’ultima conferma arriva da uno studio dell’Università di Granada pubblicato sul Journal of Clinical Nutrition e condotto sui campioni di sangue prelevati da oltre 2mila donne alla ventesima settimana di gestazione e dal cordone ombelicale dei feti. Insomma, si potrebbe dire che se vuoi un figlio “smart” non hai che da mangiare tanto pesce in gravidanza!
Cari amici, bando alle chiacchiere! Il pesce è sicuramente un alimento eccezionale, che tutti dovremmo consumare in buona quantità, diminuendo di pari passo la carne che, spesso, mangiamo in eccesso. Alimentarsi, non dimentichiamolo, non è solo soddisfare i nostri “appetiti”, ma anche dare il giusto carburante al nostro organismo!
Ciao, a domani.
Mario