sabato, novembre 30, 2019

LA TV DEL FUTURO? PROFUMA DI SARDEGNA! SECONDO MAURIZIO MURRONI, BRILLANTE RICERCATORE NEL CAMPO DELLE TELECOMUNICAZIONI, GUARDARE LA TV SARÀ COME ESSERE MATERIALMENTE SUL POSTO!


Oristano 30 novembre 2019

Cari amici,

Se penso che quand’ero ragazzo assistere alle prime trasmissioni televisive, ricevute da un enorme scatolone contenente un tubo catodico che lanciava immagini fumose e “nevicate” in bianco e nero, mi sembrava di toccare il cielo con un dito, oggi mi viene da sorridere non poco! Negli anni il miglioramento è stato costante e oggi si può affermare che la TV ti porta in casa la realtà, nel senso che assistere con i nuovi ricevitori, per esempio, ad una partita di calcio, ad un concerto o ad una manifestazione importante, è praticamente come essere davvero sul posto, e, addirittura, osservare la manifestazione da una posizione privilegiata!
A rendere edotto il pubblico degli enormi avanzamenti che la TV ha fatto negli ultimi anni è uno dei massimi esperti: Maurizio Murroni, ingegnere sardo di 46 anni, professore associato di Telecomunicazioni al dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell'Università di Cagliari, con un curriculum eccezionale: dopo la laurea conseguita a Cagliari, è stato visiting researcher all'università del Surrey, alla New York University, poi in Romania e in Spagna; autore di quasi cento pubblicazioni su riviste e conduttore di numerose conferenze internazionali, un paio d’anni fa è addirittura entrato a far parte del prestigioso Comitato strategico dell’IEEE della Broadcast Tecnhology Society.
Questo Comitato è composto, in campo mondiale, da 5 rappresentanti dell’industria e da un solo esponente universitario, in rappresentanza di tutto il mondo accademico internazionale che si occupa di innovazione nel campo della TV. Su questo ultimo prestigioso incarico dato all’ingegner Murroni ebbi occasione di scrivere un pezzo sul mio blog in data 8 aprile 2017; chi è curioso può andare leggere quanto scrissi cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2017/04/la-tv-del-futuro-profuma-di-sardegna.html. Insomma, Maurizio Murroni è un’autorità mondiale nel campo delle telecomunicazioni e della TV.
A Cagliari l’ing. Murroni è oggi a capo di un team di ricercatori, che possono essere considerati all'avanguardia nel mondo accademico internazionale che progetta la TV del futuro. La novità più interessanti nel campo delle TV sono inerenti alla seconda generazione del digitale terrestre, il Dvb-T2 (Digital video broadcasting terrestrial), che sta per entrare in vigore nel prossimo anno. È questo un nuovo standard, che costringerà tanti utenti a cambiare televisore o decoder per ricevere trasmissioni di qualità video e audio (molto migliori di quelle attuali), fino al 4K Ultra HD per arrivare all'8K. 
In realtà, come afferma l’ingegner Murroni, la scelta fatta è conseguente alla richiesta fatta dall'Unione Europea ai Paesi membri di liberare alcune frequenze da dedicare alla trasmissione dati 5G; richiesta di cambiamento, quella di oggi, sicuramente più accettata dall’utenza (che 12 anni fa mugugnò non poco per il passaggio dall’analogico al digitale), in quanto si stentava a capirne la convenienza. Ora, invece, sia chi produce i contenuti che chi ne usufruisce, sono consci delle possibili prospettive future. Sia la RAI che le TV commerciali, ne beneficeranno non poco, e anche realtà locali importanti come Videolina potranno migliorare le loro prestazioni, interagire con i loro canali social per testare in real time gli umori dei telespettatori, correggere programmi, ampliandone i contenuti.
Poiché la curiosità degli utenti fruitori della TV è sempre più grande, considerati i progressi che ogni giorno vengono fatti, numerose domande sono state poste al grande esperto Maurizio Murroni. Per soddisfare alcune delle loro curiosità, ecco cosa ha detto. “Provate ad immaginare di trovarvi di fronte ad un grande schermo per godervi un’importante partita di calcio: la guarderete diversamente da oggi! Intanto in 3D, a 360 gradi e con una perfezione che simula la realtà. E non è tutto, perché, interagendo, sarete in grado di spostare la visione, osservando lo spettacolo da un’altra angolazione, praticamente come se foste allo stadio spostandovi da un settore all’altro!”.
Poi aggiunge con un sorriso: “Oppure, se siete appassionati di vela e di regate, immaginate come potrete guardare una regata. Pensate ad una regata dell'America's cup, come quella che si svolgerà ad aprile nel Golfo di Cagliari; vi consentirà di vedere Luna Rossa come se foste parte dell'equipaggio, o almeno nella barca d'appoggio, ma potrete anche sentire l'odore del mare e avere la sensazione che le onde si infrangano nel vostro salotto! Questa si chiama “realtà immersiva” ed è il futuro prossimo della televisione”. 
Cari amici, conosco l’ingegner Maurizio Murroni e mi onoro da tempo della sua amicizia. È certamente un sognatore, ma “un grande e con i piedi sempre per terra", che, dopo il sogno ama toccare con mano la realtà! Il suo impegno nell'Università a Cagliari non lo distoglie dal dedicare tutto il tempo possibile alla famiglia ed in particolare a Marianna e allo stupendo figlio Giovanni, che piano piano sta diventando grande! Assicura che in futuro la nostra TV sarà immensamente interattiva, dialogherà con i nostri smartphone e tablet, e i numerosi altri nostri dispositivi, sempre più perfezionati; marchingegni che dialogheranno tutti tra loro, ma anche con le nostre auto, coi nostri elettrodomestici e con le numerose apparecchiature di servizio di cui la nostra casa sarà dotata: dal funzionamento delle luci agli impianti d’allarme.
Il futuro, come dice l'amico Maurizio, in realtà è già dentro di noi e, ci piaccia o no, nulla sarà più come prima!
A domani.
Mario
Attimi di vacanza...

venerdì, novembre 29, 2019

SAPEVI CHE IN ITALIA CIRCOLANO CIRCA 100 MILA AUTO FANTASMA? SAI DI COSA SI TRATTA E CHE PERICOLI SI CORRONO?


Auto...fantasma
Oristano 29 novembre 2019

Cari amici,

Anche il Italia il fenomeno delle “Auto fantasma” si sta diffondendo sempre di più. Per chiarire, con questo termine sono indicate le vetture intestate a prestanome che circolano indisturbate in barba alle norme del Codice della Strada. Le conseguenze possibili sono diverse, e non tutte legate alle semplici multe per divieti di sosta o mancati pedaggi in autostrada. Questi veicoli sono impiegati da individui senza scrupoli che non solo infrangono le normative della circolazione, ma rappresentano un serio pericolo, in quanto mezzi utilizzati per commettere illeciti ben più gravi.
Questi veicoli, che già non pagano il bollo auto, cartelle esattoriali, multe, pedaggi autostradali e assicurazioni, sono spesso coinvolti in diversi casi di pirateria stradale, dai furti di carburante (andando via senza pagare il pieno) ai possibili incidenti causati, in quanto quasi sempre privi della necessaria copertura assicurativa. Una recente indagine portata avanti da Milena Gabanelli e Alessio Ribaudo, partendo da un fatto accaduto a Napoli la sera del 22 Aprile scorso, ha scoperchiato una pentola davvero ricca di sorprese.
Il 22 Aprile, come detto prima, a Napoli una automobilista si ferma in una stazione di servizio, fa dieci euro di benzina e riparte, senza pagare. Il gestore prende il numero di targa e la denuncia. La polizia stradale indaga e scopre che quell’auto non apparteneva alla «ladra di carburante», ma era sotto sequestro amministrativo e affidata ad un’altra donna: la moglie dell’intestatario. Questi, era un pregiudicato, agli arresti domiciliari, che «sulla carta» ne aveva intestate altre 899. Gli agenti, oltre a denunciarlo per omessa custodia gli hanno consegnato un pacco di contravvenzioni arretrate per qualche migliaio di euro. Quattro mesi dopo, la procura di Milano scopre che un ventottenne ne aveva intestate 386. 
L’indagine ha rilevato che questi “prestanome” fanno circolare in Italia poco meno di 100 mila auto, che risultano intestate a circa 430 persone. «Un fenomeno allarmante anche perché spesso questi soggetti sono irreperibili», afferma Luigi Altamura, comandante della Polizia Municipale di Verona e referente per le polizie locali dell’Associazione nazionale Comuni d’Italia (Anci). Le auto «fantasma», poi, vengono anche utilizzate per commettere reati perché sono «pulite» e rendono più difficile la ricerca per risalire ai criminali. 
«Delitti spesso molto gravi», afferma a questo proposito Riccardo Targetti, procuratore aggiunto di Milano. In una sola operazione, la procura di Venezia ha fatto arrestare una banda di dieci persone che aveva fatto intestare 1.279 auto a sei persone senza fissa dimora; per gli inquirenti erano servite per 102 rapine e furti in quattro regioni del Nord Italia e in otto Paesi d’Europa. Le «teste di legno» sono utilizzate anche dalla criminalità organizzata, come emerge dalle inchieste condotte dalla Direzione Distrettuale antimafia. Per la procura di Milano, le «auto fantasma» servono per agevolare clandestini a cui non potrebbero essere vendute o affittate auto, o favorire la fuga in caso di incidenti gravi.
Le bande di malviventi individuano i soggetti adatti ad essere intestatari delle auto, scegliendoli fra i disoccupati cronici, pensionati ottantenni, pregiudicati, detenuti, o insospettabili che si offrono pure in Rete: «Faccio da prestanome a chi per motivi personali non vuole intestarsi un’auto. Contattatemi qui: prestanomeauto@libero.it». Il prezzo: 30 euro a libretto. Ricorrono però anche ad un metodo più «professionale» che si avvale di partite Iva o sedicenti imprenditori. «Sfruttano le pieghe del decreto-legge che consente mini-volture semplificate per le imprese di veicoli usati», spiega Giorgio Brandi, che per Aci dirige il servizio gestione Pubblico Registro Automobilistico. «Intestano a proprio nome le auto prese in carico per la vendita, e poi le consegnano ad altri». 
Ad usare i prestanome non c’è solo la criminalità, ma anche la categoria degli imbroglioni, che vogliono evitare di pagare parcheggi, pedaggi, multe, bollo e assicurazione. Una «testa di legno», scoperta in Lombardia, aveva un debito con l’Erario di 700 mila euro, ma essendo nullatenente, alla fine, lo Stato ci ha rimesso anche le spese di notifica. Per quel che riguarda le polizze, l’ANIA stima che in Italia circolino 2,8 milioni di veicoli senza copertura, e dentro ci sono anche le auto «fantasma». In caso di incidente grave, a pagare il risarcimento sarà il fondo di garanzia per le vittime della strada, che viene alimentato proprio da coloro che saldano regolarmente le polizze Rc auto.
Cari amici, che fare dunque? Le soluzioni non sono facili. In realtà nell’agosto del 2009, con il decreto-legge 78, il Governo provò a cercare di contenere il fenomeno stabilendo l’obbligo per il Pubblico registro automobilistico (PRA), di segnalare ogni sei mesi alla Guardia di finanza, all’Agenzia delle Entrate e alle Regioni, le persone fisiche che risultavano intestatarie di almeno dieci veicoli. Non ha però disposto che le informazioni fossero inviate anche ai corpi più presenti in strada come carabinieri, polizia e vigili urbani. Nel 2010 un’altra legge, la 120, ha inserito nel Codice della strada l’articolo che vieta immatricolazioni e iscrizioni al PRA, qualora «risultino situazioni di intestazione simulate o che pregiudichino l’accertamento del responsabile civile della circolazione di un veicolo». 
La normativa attuale non appare risolutiva, in quanto il fenomeno risulta sempre più allarmante. Quale, dunque, una buona ed efficace soluzione? Per esempio, un apposito Decreto che stabilisca un tetto massimo di mezzi intestabili per ogni persona. A quel punto, a meno che non si tratti di un ricco collezionista, il fisco e le forze di polizia possono chiedere subito giustificazioni. Se la persona non è in regola scattano le multe, radiazioni, confische, e le auto in breve tempo finiscono all’asta, così lo Stato può recuperare il dovuto. Oggi invece o le scopri per caso, oppure devi avere la voglia di andartele a cercare, poi contestare i reati, chiedere il fermo amministrativo, etc. Insomma una procedura lunghissima che comporta tante spese e alla fine quando i veicoli vengono messi in vendita, spesso non valgono più niente.
Che dite, amici, sarà mai possibile in Italia arginare questo triste e pericoloso fenomeno?
A domani.
Mario





giovedì, novembre 28, 2019

MA COS’È IN REALTÀ IL “M.E.S.”, (IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ), OVVERO IL “FONDO SALVASTATI”? PERCHÉ IN ITALIA HA SCATENATO FORTI POLEMICHE SIA NELL’OPPOSIZIONE CHE NELLA STESSA MAGGIORANZA?


Oristano 28 novembre 2019

Cari amici,

Il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, di cui tanto si parla in questi giorni, non è qualcosa di “nuovo”, messo sul piatto all’improvviso dagli Stati che fanno parte dell’UE, ma è un “Fondo”, costituito nel 2012, in sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, tutt’ora operante. Questo particolare “fondo monetario” ha uno scopo ben preciso: dare sostegno ai Paesi componenti l’UE nel caso di crisi finanziarie e/o rischi di default. Il suo funzionamento fino ad oggi ha consentito di intervenire, salvandoli, Stati come Cipro, Spagna e Grecia. Tutti gli Stati contribuiscono in misura diversa all’apporto finanziario, e tra gli Stati l’Italia è il terzo maggior sostenitore con una cifra importante: 14 miliardi di euro versati; più di noi, in base ai risultati del PIL del 2010, hanno contribuito solo Germania e Francia.
Perché, allora, oggi questo Fondo particolare è tornato sulla bocca di tutti scatenando un ciclone mediatico di vaste proporzioni? Il MES è tornato prepotentemente a galla, in quanto sono state ipotizzate delle profonde modifiche alla sua operatività. Tali variazioni, che stabiliscono diverse modalità di accesso al fondo, sarebbero in grado di creare all’Italia problemi di non poco conto. Si sostiene, infatti, che tale profonda ristrutturazione del Fondo, discussa in occasione dell’Eurosummit dello scorso giugno, abbia già avuto l’assenso dell’attuale Primo Ministro Conte, che pare abbia anticipato il parere favorevole dell'Italia alla proposta di riforma, senza il necessario, preventivo consenso del Parlamento italiano. 
Poiché la riforma proposta, se venisse approvata, parrebbe andare a completo svantaggio dell’Italia, è partito un fuoco a ripetizione diretto contro il Premier. Ad aprire il fuoco per primo l’ex Ministro e capo dell’attuale opposizione Matteo Salvini, che ha scatenato un ciclone mediatico che ha contagiato anche una parte della maggioranza, ovvero i 5Stelle. “Pare che nei mesi passati Conte abbia firmato di nascosto, magari di notte, un accordo in Europa per cambiare il MES e trasformare il ’Fondo salva Stati’ in ’fondo ammazza Stati’”, questo il sunto delle accuse mosse al Premier.
Chi conosce a fondo il testo della proposta di modifica, sostiene che il MES, una volta approvate le modifiche e assunto un nuovo assetto, diverrebbe inaccessibile per l’Italia, in quanto, stante le previsioni di rigore previste nel piano di modifica, non potrebbe più avere accesso ai fondi. I nuovi requisiti strettissimi per potervi accedere infatti, renderebbero di fatto (quasi) impossibile all’Italia di beneficiarne in caso di necessità, in parte recuperando il contributo di 14 miliardi di euro versati in fase di costituzione del MES.
Le condizioni, se la riforma del MES dovesse essere confermata, stando ai 'si dice' sarebbero un vero capestro per la nostra economia, che potrebbe andare a rotoli. Ecco le nuove norme che si vorrebbero introdurre: Gli Stati richiedenti non debbono essere in procedura d’infrazione, debbono avere un deficit inferiore al 3% da almeno due anni, avere un rapporto deficit/PIL sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni), oltre ad un’altra serie di paletti così penalizzanti ed escludenti per l’Italia.
A diffidare del nuovo meccanismo in realtà non c’è solo Matteo Salvini, secondo il quale il nuovo meccanismo mette a “rischio il risparmio italiano e i risparmi degli italiani; il nuovo MES significa una enorme fregatura per i risparmiatori italiani, i titoli di Stato italiani rischiano di valere sempre meno, di valere zero, e gli Stati potranno essere obbligati a mettere sul tavolo il risparmio di milioni di cittadini senza che nessuno li autorizzi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che ha così commentato: “Entro il mese di dicembre il Parlamento sarà chiamato a ratificare questa nuova-euro follia. La riforma del MES impone in sintesi una maxi patrimoniale per gli Stati che non rispettano i parametri stabiliti, e ovviamente l’Italia è fuori da questi. Il MES si trasformerà in una super troika onnipotente che avrà come unico scopo quello di agire nell’esclusivo interesse della speculazione finanziaria”. 
Anche secondo il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, quelli portati dalle modifiche al sarebbero dei “rischi enormi”.
Amici, sulla richiesta riforma del MES si è scatenato un putiferio a 360 gradi, che, dopo i partiti di opposizione ha contagiato anche il M5s, parte dell’attuale maggioranza, che ha attaccato il Premier Conte. Luigi Di Maio è partito in quarta chiedendo “trasparenza”, evidenziando che il Parlamento dovrebbe essere costantemente informato della trattativa con l’UE. Ha già richiesto, come Movimento, la convocazione di un vertice di maggioranza, affermando che: "Il Parlamento aveva dato un preciso mandato al Presidente del Consiglio; la discussione sul MES deve essere trasparente, il Parlamento non può essere tenuto all'oscuro dei progressi nella trattativa e non è accettabile alcuna riforma peggiorativa".
Il Premier Giuseppe Conte, dal canto suo, si mostra tranquillo; sulla ratifica della revisione del Meccanismo Europeo di Stabilità, assicura che la decisione sarà del Parlamento, che è sovrano. Conte ha dichiarato che già a giugno aveva chiarito al Consiglio UE che la revisione del MES andava inserita in un pacchetto di riforme. Se la modifica proposta non rientrasse all’interno di una "logica del pacchetto", ha affermato Conte, Roma, al Consiglio Europeo di dicembre, spingerà per il rinvio della riforma, per la quale, come si diceva, serve un ok unanime.
La situazione, cari amici, non appare né serena né tranquilla. La realtà vera è che tra Italia e Europa, nonostante le apparenze, il feeling non appare dei migliori, perché L’Europa, checché se ne dica, è sempre più guidata da Germania e Francia, che pensano a salvaguardare gli interessi di casa loro, mentre gli altri Stati continuano ad essere chiamati a pagare il conto…
A domani.
Mario

mercoledì, novembre 27, 2019

LA TECNOLOGIA PUÒ MITIGARE LA SOLITUDINE DEGLI ANZIANI NELLE CASE DI RIPOSO. CON INTERNET SI RICREANO AMICIZIE, CONTATTI, E SI PUÒ VIVERE MEGLIO L’ETÀ DELLA RIFLESSIONE.


Oristano 27 novembre 2019

Cari amici,

L’Italia tra i diversi primati negativi ne vanta qualcuno anche abbastanza positivo: è uno dei Paesi più longevi al mondo, secondo solo al Giappone. La longevità, in particolare in alcune zone (dette "blue zone" come la Sardegna), è davvero alta, con la presenza di un notevole numero di centenari. Il continuo aumentare dell’invecchiamento, se da un lato possiamo considerarlo di grande positività, dall’altro ci porta anche a dover creare delle nuove strutture di accoglienza, luoghi residenziali più noti come “Case di riposo”, dove gli anziani trascorrono gli anni finali dell’esistenza. 
Chi ha avuto occasione di visitare queste strutture dove g li anziani trascorrono le loro giornate, si rende immediatamente conto del senso di solitudine che vi aleggia, con gli anziani seduti in silenzio, in sala ricreazione o in giardino, quasi a meditare sul loro passato giovanile e lavorativo, in preda a riflessioni e rimpianti. L’ozio, rendiamocene conto, non aiuta a trascorrere una vecchiaia serena! Una giornata grigia e monotona, si ripercuote sia sul morale che sullo stato di salute fisico e psichico. Se da un lato le cure mediche ci sono e risultano abbastanza disponibili, risulta anche necessario ri-creare interessi, insomma, rendere gli anziani ancora partecipi di attività che consentano loro di avere uno spicchio di vita attiva. 
Certo, non si può negare che nelle sale di lettura a loro disposizione si passa del tempo leggendo, conversando e giocando a carte, ma è sicuramente possibile fare di più per ricreare in loro un maggior interesse; per esempio, volendo, potrebbero essere messe a loro disposizione le più moderne risorse tecnologiche oggi disponibili. I nuovi strumenti digitali, opportunamente scelti, potrebbero rendere meno solitarie e alienanti le giornate degli anziani nelle case di riposo, come ad esempio insegnando loro l’uso del computer! Ad oggi, amici, sono disponibili molti modelli leggeri, portatili e tablet, che potrebbero essere usati senza fatica dagli anziani.
Una volta avviati all’uso del computer, attraverso i moderni programmi oggi in uso essi potrebbero davvero superare e risolvere “quell’isolamento sociale” in cui gran parte degli anziani di norma cade. Il computer è una finestra sul mondo, dalla quale l’anziano può ancora interloquire con tanti contatti vecchi e nuovi, rinsaldando antiche amicizie e facendone di nuove. Programmi come i social o Skype, per citare i più in uso, potrebbero davvero rivitalizzare le lunghe e alienanti giornate trascorse dai ricoverati nelle case di riposo, dando loro ancora un certo, positivo senso alla vita. Non dimentichiamo che è proprio la carenza di relazioni interpersonali, a creare solitudine che deprime e rende la vita ancora più arida. 
Attraverso il computer, la rete delle relazioni, reali e anche virtuali, darebbe un frizzo nuovo a molte delle persone diventate tristi e abuliche, che potrebbero così rivivere, avere ancora interessi, curiosità…e sentirsi ancora parte della società, anziché un inutile peso. Secondo studi e ricerche recenti, “il senso di solitudine è più frequente tra chi è ricoverato in strutture residenziali rispetto a chi risiede a domicilio”, come afferma Giovanni Lamura, direttore del Centro Studi e ricerche economico sociali per l’invecchiamento della Irca Irccs; intervenendo al convegno "MySOLI, svolto per accertare le tecnologie di possibile contrasto alla solitudine, riferite in particolare agli anziani ricoverati in case di riposo e RSA, come riportato dal giornale Redattore sociale. 
Il dato sconfortante è che il nostro Paese, fra i primi al mondo come longevità, è falcidiato dal calo della natalità. Un problema serio, che ci obbliga a pensare e trovare soluzioni sul come “Fare fronte all’assistenza di una popolazione che invecchia", ha sottolineato ancora il professor La Mura, ponendo mano a un problema reale che investirà sempre di più le famiglie e soprattutto il bilancio dello Stato. 
Con il continuo calo della popolazione, saranno necessarie soluzioni collettive al mantenimento dignitoso degli anziani, operazione fino a ora, per almeno l'80 per cento dei casi, svolta dai parenti più prossimi: coniugi, figlie o figli, altri familiari e in altri casi amici o vicini di casa. 
Ecco perché le strutture di accoglienza per anziani andranno riviste, rivisitate, utilizzando in modo speciale anche le nuove tecnologie informatiche, che possono rivelarsi un aiuto per gli anziani costretti a vivere senza il nucleo familiare a cui erano abituati. Questo comporterà non solo dotare queste strutture degli strumenti informatici necessari, ma anche di investire adeguatamente nella formazione digitale sia del personale di cura che dei familiari degli anziani ricoverati in queste residenze collettive. 
Cari amici, ben venga la longevità, se però gli anziani potranno continuare a vivere dignitosamente, senza essere considerati un inutile peso, che non si vede l’ora di gettare via…
A domani.
Mario
Anziani felici al computer

martedì, novembre 26, 2019

NAO-ROBOT, LA TUA CASA GESTITA DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. MIGLIOR SICUREZZA E MAGGIOR RISPARMIO ENERGETICO E FINANZIARIO.


Oristano 26 novembre 2019

Cari amici,

Mi è capitato spesso di parlare su questo blog di Tecnologia, Innovazione, Robotica, tutti strumenti figli di quell’Intelligenza Artificiale, che può essere considerata croce e delizia del nostro futuro. L’Intelligenza artificiale (A.I. Artificial Intelligence) in realtà migliora di giorno in giorno, creando in tutti noi sensazioni in realtà contrastanti. Da un lato è un’intelligenza che ci da quel sottile piacere di far fare alle macchine intelligenti le cose al posto nostro, ma dall’altro ci incute anche una grande paura: che le macchine, una volta diventate perfette, possano superarci, portandole addirittura a farci del male, arrivando addirittura alla possibile estinzione della specie umana. Su questo argomento il 6 novembre scorso ho scritto un pezzo che chi vuole può andare a leggere cliccando sul link: https://amicomario.blogspot.com/2019/11/i-pro-e-i-contro-dello-sviluppo-della.html
Io personalmente non sono così pessimista, collocandomi in una via di mezzo, perché sono convinto che l’uomo, che le macchine le ha create, avrà sempre “un piano B” capace di neutralizzarle, nel caso esse possano ad un certo punto provare a “ribellarsi” al suo volere. Oggi qui il mio post vuole parlarvi delle tante cose positive che l’intelligenza artificiale è in gradi di darci; risorse che sono in grado di renderci la vita molto più semplice, facendoci non solo faticare di meno ma anche risparmiare tempo e denaro.
È inutile negarlo: viviamo in un millennio dominato dalla tecnologia, che si è insinuata in ogni aspetto della nostra vita. L’intelligenza artificiale sta raggiungendo una maturità tale che, giorno dopo giorno, sta riuscendo a cambiare la nostra vita da cima a fondo, in modo incredibile. I robot, inizialmente utilizzati per sollevare l’uomo dalle fatiche più pesanti, oggi sono arrivati a sostituirlo anche in attività di alto contenuto decisionale. I robot di oggi, costruiti con sembianze umane, possono aiutarci e sostenerci in ogni attività fisica e mentale, sia nel lavoro che nella vita privata di casa, supportando anche piccoli e anziani, raggiungendo livelli di efficienza che mai avremmo potuto immaginare.
Assistenti virtuali come Cortana, Siri, Alexa e Assistente Google, oggi sono in grado, per nostro conto, di effettuare le chiamate o mandare messaggi al nostro posto, digitare email da noi dettate a voce quando abbiamo le mani occupate, così come a richiesta ci indicano il percorso più veloce per andare ad un appuntamento o i migliori ristoranti della zona in cui ci troviamo. 
Una volta rientrati a casa, la loro assistenza continua. La casa moderna è una casa perfettamente collegata alla domotica; ci basta evocare il loro nome perché accendano o spengano le luci di casa, avviino la lavatrice o alzino il volume della Smart TV. È proprio nel settore della casa del futuro, che di recente è arrivata sul mercato una delle ultime invenzioni robotiche, creata da SoftBank Robotics: uno straordinario genietto della casa che è stato chiamato “NAO”.
È questo un piccolo omino dal volto simpatico, adorato dai bambini, che però è un concentrato di altissima tecnologia. Nao, verificato e analizzato dalle sapienti mani dei ricercatori italiani dell’Enea, si sta rivelando un ‘vero esperto’ di gestione di una moderna casa tecnologica; è in grado di controllare con competenza i consumi di energia, darci i consigli su come farci a risparmiare sulla bolletta, tanto da essere stato premiato tra “I geni di Ecomondo 2019”, la più grande fiera italiana sulla green economy, che si tiene ogni anno a Rimini, come una delle migliori eco-innovazioni. 
Il suo ambiente ideale di lavoro è una smart home, perfettamente connessa con i dispositivi collegati a un cervello centrale che dialoga con lui, che poi si rivolge a noi come il “grillo parlante” di Pinocchio. E non è tutto. Il controllo dei consumi è solo una piccola parte del suo lavoro. Nao ci avvisa dei malfunzionamenti, dei guasti e degli eventuali pericoli che corriamo; controlli che può effettuare interrogando i dispositivi che già si trovano in molte abitazioni, come sensori di movimento, temperatura, oppure i sistemi di sorveglianza montati su porte e finestre.
Andrea Zanela, ricercatore nel Laboratorio di robotica e intelligenza artificiale dell’Enea, parlando di Nao così commenta: "È una macchina che sa parlare molto bene con le macchine ma può anche parlare con le persone, essendo capace di fare da interfaccia con gli abitanti della casa. Grazie all’A.I. è in grado di riconoscere una serie di oggetti come degli occhiali: potremo addirittura chiedergli di trovarceli, se non li abbiamo a portata di mano. Nao non è una macchina statica: è in grado di girare per la casa e dimostrarsi molto utile. Se ci dimentichiamo una pentola sul fuoco, per esempio, è in grado di riconoscere il pericolo e addirittura venire a cercarci per avvertirci".
Nao, insomma, è il complemento eccellente per il funzionamento della moderna “casa intelligente”, che sta prendendo piede con molta rapidità, in tutto il mondo; fa comodo la gestione computerizzata di tutti gli oggetti (elettrici o elettronici) presenti nella casa, a partire dagli elettrodomestici e dall’illuminazione, macchine rese intelligenti da una miriade di sensori sparsi in tutta casa. All’Enea gli ingegneri hanno messo a punto la Energy box, il 'cervello' che raccoglie i dati e li analizza, per darci in tempo reale quanto è necessario sapere, a partire da come e quanto consumiamo, facendoci così risparmiare. Tutto questo è controllabile “via wireless” e ciascuno di noi può, tramite il proprio smartphone, non solo sapere ma anche dare le disposizioni relative. 
In questa moderna architettura tecnologica, il piccolo Nao è una delle interfacce importantissime. I dati rilevati sono consultabili dall’utente da Pc, via app da smartphone e smartwatch; questo significa che da remoto potremo accendere o spegnere elettrodomestici, luci, TV e quant’altro, oppure farci trovare pronta l’acqua calda per un bagno o la cena calda in forno. Nao, è un robot piccolo di statura ma con un cervello straordinario: è alto solo una sessantina di centimetri, ma è molto apprezzato dai bambini e sa fare un lavoro eccellente, da adulto capace. Non è straordinario?
Cari amici, il futuro, volenti o nolenti, sarà dominato dall’Intelligenza Artificiale, che, come tutte le innovazioni che hanno cambiato il mondo, non è esente da rischi. Il progresso, però, non si può fermare, e dobbiamo accettarlo consapevolmente. Senza il progresso saremo ancora all’età della pietra!
A domani.
Mario



lunedì, novembre 25, 2019

HAI MAI SENTITO PARLARE DI “FINANZA DECENTRALIZZATA”? È UN SISTEMA FINANZIARIO ALTERNATIVO A QUELLO TRADIZIONALE (BANCHE E FINANZIARIE).


Oristano 25 novembre 2019

Cari amici,

Che il sistema bancario stia soffrendo da tempo di situazioni difficili, non è un segreto per nessuno. Basta dare uno sguardo ai fallimenti bancari verificatisi in casa nostra, con esborsi massicci di denaro pubblico (effettuati per salvaguardare almeno certe fasce di risparmiatori), per capire che la banca di una volta in realtà non c’è più. Una banca quella attuale che, se da un lato non remunera più i propri depositanti (il tasso di interesse è semplicemente nominale con degli zero virgola che solo le spese di tenuta conto e le imposte si mangiano, depauperando di anno in anno il capitale), dall’altro è diventata tanto restia all’erogazione del credito che per molti richiedenti un prestito, ottenerlo è diventato fare un terno al lotto.
Su questo spinoso argomento ho di recente scritto un post su questo blog che, chi ha interesse, può andare a leggere cliccando sul seguente link: https://amicomario.blogspot.com/2019/11/leconomia-reale-nel-3-millennio-perche.html. Stante, dunque, la situazione prima descritta, come possono essere soddisfatte le esigenze di quegli operatori commerciali che avrebbero necessità di un prestito per avviare o migliorare un’attività? Una delle risposte a questa esigenza viene data da un nuovo tipo di finanziamento, proposto e portato avanti in modo innovativo e rivoluzionario, e che ha preso il nome di “Finanza decentralizzata”. Ma di cosa si tratta esattamente?
La Finanza Decentralizzata (Decentralized Finance – De.Fi) è dichiarata come un nuovo sistema finanziario che utilizza la moderna tecnologia; attraverso un insieme di protocolli informatici, si è posto come scopo quello di colmare il vuoto creato dai mancati interventi della Finanza tradizionale, mettendo in contatto direttamente chi ha i soldi con chi ne ha bisogno. Con questo innovativo sistema, le cui operazioni vengono dichiarate trasparenti e sicure, si raggiungerebbe lo scopo di finanziare chi ne ha bisogno in modo alternativo alle banche e alle finanziarie. La De.Fi, infatti, mettendo in contatto diretto richiedente e offerente, elimina tutti gli intermediari, ovviando alla discrezionalità delle istituzioni finanziarie tradizionali.
Il sistema risulta ancora poco noto e tantissime persone (in particolare operatori commerciali) probabilmente o non hanno ancora sentito parlare di "finanza decentralizzata", oppure non si fidano abbastanza. In realtà questo nuovo tipo di finanziamento ha iniziato a muovere i primi passi solo un paio di anni fa, ed ha iniziato a diffondersi solo da pochissimi mesi. Ora ha già iniziato a muoversi sul mercato, affiancando le proposte di finanziamento diretto a quelle tradizionali offerte da banche, istituzioni, o altri intermediari, ma in modo totalmente decentralizzato, con l’utilizzo di piattaforme informatiche pubbliche, senza un controllo centrale, e che hanno un funzionamento simile a quello del Bitcoin.
Il particolare funzionamento del De.Fi è basato principalmente su Ethereum, (è questa una piattaforma decentralizzata del Web 3.0 per la creazione e pubblicazione “peer-to-peer” di contratti intelligenti ‘smart contracts’), che per poter funzionare necessita appunto dei cosiddetti smart contracts, ovvero programmi informatici che vengono caricati ed eseguiti su reti decentralizzate, come per l'appunto quella di Ethereum. 
Ecco un esempio di funzionamento. Tizio necessita di un prestito; con il sistema finanziario tradizionale dovrebbe rivolgersi ad un intermediario (banca o finanziaria) che valuterà la richiesta di credito, chiederà delle garanzie, e deciderà se erogarlo oppure no. Con la De.Fi, invece, non c'è nessun intermediario. Quindi non è più necessario chiedere un prestito per poterlo ottenere, e passare ad esempio attraverso un'istruttoria, come prima accennato.  
Si fa tutto in rete: Tizio caricherà la richiesta di prestito, supportata dalle relative garanzie, su un apposito smart contract, e questo stesso, in automatico, se le garanzie fornite saranno ritenute sufficienti e la controparte è disposta a concedere il prestito, erogherà immediatamente la cifra richiesta, senza il rischio di ricevere un rifiuto come nella finanza tradizionale. 
Nella De.Fi, come detto, non esistono intermediari (il sistema è Peer-to-peer, espressione della lingua inglese, abbreviato anche P2P ovvero rete paritaria/paritetica), ed è il contatto diretto tra i due soggetti, prestatore di denaro e richiedente aspirante debitore, a stipulare il contratto. Il parametro utilizzato per l’accordo è il tasso d’interesse: il finanziamento verrà messo a disposizione dal prestatore a quell’aspirante debitore che, come in un’asta, si è dichiarato disponibile a pagare il tasso maggiore. 
Tutta l’operazione viene gestita in automatico da codici informatici pubblici (verificabili da chiunque), e il finanziamento risulta basato fondamentalmente sull'anonimato e su logiche di base del mercato.
La De.Fi insomma elimina completamente la discrezionalità dei classici intermediari, delegando l'intera gestione del sistema solo ed esclusivamente agli Smart contract, che sono per l'appunto i codici informatici pubblici prima dettagliatamente descritti. 
Cari amici, il sistema ‘finanziario alternativo’, essendo fortemente innovativo, appare ancora difficile da accogliere e crea tutta una serie di perplessità, certamente in parte abbastanza condivisibili. Anche l'eliminazione della discrezionalità produce sicuramente alcuni limiti, come ad esempio l'impossibilità di ottenere un prestito senza adeguate garanzie. Tuttavia, se risultasse davvero seria e senza sotterfugi,  la De. Fi sarebbe una nuova strada, capace di ovviare alle carenze dell'attuale sistema finanziario tradizionale. 
Le innovazioni, lo sappiamo bene, nella prima fase appaiono tutte rivoluzionarie, ma una volta accertata la loro utilità si insediano stabilmente nel sistema. È certo, comunque, che in tempi brevi un “sistema finanziario parallelo” come quello prima descritto, si affiancherà a quello tradizionale e i due sistemi finiranno per convivere, magari migliorandosi a vicenda.
A domani.
Mario