sabato, novembre 09, 2019

L’ITALIA DI OGGI? NON È UN PAESE PER GIOVANI! LA GENERAZIONE SUCCESSIVA A QUELLA ATTUALE ("AGIATA"), SARA' IRRIMEDIABILMENTE PIÙ POVERA!


Oristano 9 novembre 2019

Cari amici,

All'apparenza parrebbe una bufala, una fake news, ma invece è purtroppo una incredibile realtà! In Italia è da tempo in atto un forte “conflitto generazionale”, che di giorno in giorno si sta facendo sempre più esplosivo! I giovani, in gran parte privi di lavoro o tutt’al più precari (con salari bassi e nessuna certezza di mantenimento del lavoro), sono relegati all'angolo, risultando parte di una generazione concretamente inferiore, economicamente e socialmente, a quella precedente, quella dei loro genitori, che invece hanno condotto una vita quasi sempre garantita e protetta. Uno studio della Banca d'Italia lo ha dimostrato inequivocabilmente: dal 1987 ad oggi i giovani sono sempre più poveri e gli over 50 sempre più ricchi.
Il recente studio del Censis (realizzato con Tender Capital), presentato il 29 ottobre al Senato e relativo alla “Silver economy” ed alle sue conseguenze, ha messo in evidenza tutto questo, gettando ulteriore luce su una situazione abnorme che attanaglia la società italiana contemporanea. 
L’Italia, infatti, è prima in Europa per incidenza di anziani (gli over 65 sono pari al 22.7 per cento della popolazione), risultando seconda al mondo dopo il Giappone (28,1 per cento). Questi dati potrebbero far pensare ad una affollata area sociale di “anziani”, risultante marginalmente povera, invece la verità è che, al contrario, risulta essere benestante, ben di più della generazione successiva! 
Gli autori del Rapporto Censis, tra cui Giuseppe De Rita che ne è il Presidente, hanno dimostrato, sulla base di dati certi, che quella degli anziani è una realtà sociale ricca e forte. Nelle loro mani, infatti, si concentra una sostanziosa parte della ricchezza nazionale, oltre ad essere una consistente fonte di domanda per il sistema economico. I dati del rapporto evidenziano, con grande chiarezza, il trend, le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno. 
Se passiamo all’analisi storica, questa evidenzia che nel 1951 i giovani fino a 34 anni erano 27,4 milioni (57 per cento della popolazione), scesi ora a 20,4 milioni (33,8 per cento) nel 2019. Negli stessi anni gli over 65 sono passati da 4 (8,2 per cento) a 13.7 milioni (22,8 per cento). Le previsioni al 2051 danno 2,9 milioni in meno per i giovani e 5,8 milioni in più per gli over 65. Il risultato è una preoccupante anomalia, che ha portato a un’eclisse di giovani e a una massiccia presenza di anziani; un’inversione della piramide per età, che tra l’altro tende ad accentuarsi nel tempo. Oggi, incredibile ma vero, sono i pensionati con i loro consumi a trainare l'economia: viaggi, cultura e balli, ma anche una stampella per famiglie e nipoti.
Lo stato attuale della nostra nazione, purtroppo, è quello di una disuguaglianza profonda tra generazioni. Bastano pochi esempi.
Nel 1969 un bambino guardando il nonno si immaginava una vita migliore della sua, perché statisticamente aveva il 70 per cento di probabilità di diventare più ricco, acquisendo maggior benessere. Oggi, nel 2019 la prospettiva si è drammaticamente ribaltata: il bambino del 1969 è diventato nonno e oggi il rischio che il suo nipotino finisca in povertà è drammaticamente plausibile. 
Si, amici, oggi in Italia un povero su due ha meno di 34 anni. La povertà non è solo nel portafoglio, ma è anche educativa e culturale. Con la spesa per l'istruzione al suo minimo storico (meno del 3,5 per cento del Pil) e la preparazione degli studenti sotto la media europea, oggi la scuola non è più uno strumento capace di sconfiggere le diseguaglianze. Il circolo, insomma, è diventato davvero vizioso!
Tornando al rapporto, i longevi, secondo i dati esposti, sono divenuti la “nuova potenza economica del Paese”. Essi hanno una ricchezza media più alta del 13.5 per cento rispetto a quella nazionale mentre quella dei millennials è inferiore del 54,6 per cento. Negli ultimi venti anni si è raddoppiata (dal 20 al 40 per cento) la loro quota di ricchezza nazionale, è aumentata del 23.3 per cento la relativa spesa per consumi familiari (-34 per cento i millennials), ed è aumentato anche il numero dei proprietari di abitazione. Questa crescente fetta di società senile, inoltre, sostiene una crescente spesa per i consumi: culturali, di svago e di mantenimento del benessere individuale, oltre che generatore di welfare familiare e sociale. 
A fare da contraltare a tutto questo, solo un fatto, sempre legato all’età, che si trasforma in elemento critico: la presenza, anch’essa crescente, di anziani non autosufficienti (2.8 milioni di persone su 13.7 di over 65) che rappresenta una tara specifica (e da correggere) del modello di welfare italiano.
Amici, quanto affermato nel Rapporto risulta davvero preoccupante, considerato che poco o nulla appare all’orizzonte circa una possibile inversione di tendenza, come migliorare il numero delle nascite, che hanno toccato livelli molto preoccupanti e trovare valide soluzioni per far lavorare i giovani, creando per loro un futuro meno precario. Se ora i giovani possono contare su un consistente aiuto degli anziani, che mettono a loro disposizione le risorse accumulate nel tempo, che ne sarà di loro (e delle generazioni future) dopo che gli anziani saranno scomparsi?
Domande, amici, alle quali non è facile trovare una risposta.
A domani.
Mario

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