mercoledì, agosto 31, 2022

LA SARDEGNA È IL SUO ORO BIANCO: LA SABBIA, IN PARTICOLARE QUELLA DELLE COSTE! QUESTO PATRIMONIO, DOVE SONO ALLOCATE MOLTE ATTIVITÀ TURISTICHE, VA ASSOLUTAMENTE SALVAGUARDATO.


Oristano 31 agosto 2022

Cari amici,

Chiudo i post di agosto parlando di uno dei tesori più preziosi che la Sardegna ha: le nostre spiagge. La Sardegna, completamente circondata dal mare, ha una grande estensione di sistemi dunali sabbiosi (spiagge e dune) dove sono ubicate numerose attività turistiche e ricreative, che, purtroppo, a volte risultano abbastanza impattanti. Ebbene, questo nostro grande patrimonio, che comprende spiagge meravigliose, dune uniche al mondo, costituite da sabbie millenarie, è assolutamente da proteggere. La bellezza e la qualità delle nostre coste, ricoperte da una meravigliosa sabbia che è considerata il nostro “ORO BIANCO”, devono restare intatte, per essere trasmesse alle future generazioni.

Amici, se vogliamo che questo meraviglioso patrimonio produca benessere per noi e per le generazioni future, quest’oro bianco necessita della massima protezione; perciò, deve essere gestito con grande saggezza e lungimiranza, consentendo e attuando modelli di turismo sostenibile, in modo tale da preservare inalterato nel tempo il suo valore. Ciò non può prescindere da monitoraggi continui, effettuati su vasta scala, realizzati con il coinvolgimento degli specialisti, in modo tale da salvaguardarne il valore.

In difesa di questi sistemi dunali sabbiosi, di recente è intervenuto Il Consiglio Direttivo della sezione sarda della Società Botanica Italiana, che ha ritenuto di aggiungere la sua voce in merito al dibattito che, a livello nazionale, regionale e locale, sta coinvolgendo cittadini, associazioni e imprese, circa la sostenibilità ecologica (ma anche socioeconomica) delle attività turistico-ricreative allocate sui sistemi costieri, in particolare arenili sabbiosi (spiagge e dune). Tale dibattito è spesso polarizzato da posizioni diametralmente opposte: quelle iper-protezionistiche, portate avanti dalle associazioni ambientaliste, e quelle, al contrario, improntate alla libertà di azione e di impresa, posizioni sostenute dagli imprenditori e dalle associazioni di categoria.

Il problema è serio, non certo di poco conto. Una mole notevole di pubblicazioni scientifiche afferma, in maniera incontrovertibile, che gli ecosistemi costieri peggiorano notevolmente con l’incremento della pressione turistica sui litorali, e che tale declino riguarda in Italia oltre l’80% dei sistemi sabbiosi, che, va ricordato, sono un bene pubblico, collettivo, che quindi se utilizzato correttamente (cioè in maniera sostenibile) può generare anche dei profitti per i privati ma va gestito nell'ottica della preservazione del suo valore ambientale, economico, sociale e culturale di tipo comunitario, non privato, come specificato dagli articoli 9 e 41 della Costituzione della Repubblica Italiana, recentemente integrati.

Premesso che le attività turistiche e ricreative che insistono sui sistemi costieri non sono intrinsecamente incompatibili con la gestione sostenibile della biodiversità e del capitale naturale dei nostri ecosistemi, l’effetto eventualmente impattante dipende soprattutto dal carico di attività commerciali che insistono su un certo ecosistema, ovvero queste dove sono localizzate, quanto carico di utenza portano, ecc.; quindi, in sintesi, la sostenibilità o il suo contrario dipendono soprattutto dal peso e da come queste attività vengono gestite.

Amici, Il difficile dibattito in corso contrappone i due diversi interessi: quello comunitario legittimo, teso a tutelare e salvaguardare un bene pubblico e quello privato che antepone gli altrettanto legittimi interessi di chi fa impresa, magari da tanti anni e con grandi sacrifici. Come trovare, allora, una salomonica via d’uscita? Indubbiamente quella di rivolgersi agli specialisti del settore. La compatibilità di una determinata attività economica, sia essa occasionale, temporanea, stagionale o continuativa, va determinata su basi oggettive (quindi sulla base di dati scientifici) da organismi terzi, rispetto a chi tutela l’interesse collettivo e a chi tutela l’interesse del privato cittadino o dell’impresa.

La soluzione da adottare per la salvaguardia di entrambi gli interessi prima richiamati, dunque, scaturirà dai dati scientifici ricavati con l’introduzione di un sistema di monitoraggio continuo e trasparente, i cui dati vengano raccolti da organismi indipendenti prima, durante e dopo l’esercizio dell’attività turistico-ricreativa; dati monitorati per più anni, e che, una volta raccolti, vengano resi pubblici dall'Ente terzo. Solo in questo modo si può uscire dall'ambiguità di un dibattito che se rimane bloccato su posizioni estreme diventerebbe conseguentemente sterile.

Is Arutas

Cari amici, salvaguardare il nostro “ORO BIANCO”, significherà per la Sardegna la conservazione di un patrimonio unico, capace di creare nuova ricchezza e posti di lavoro ai nostri giovani, che purtroppo continuano ad emigrare.

A domani.

Mario

martedì, agosto 30, 2022

L'ESTATE VOLGE AL TERMINE E FULMINI E TEMPORALI INIZIANO A SOLCARE IL CIELO. I SERI PERICOLI CHE DOVREMMO SEMPRE EVITARE.


Oristano 30 agosto 2022

Cari amici,

Dopo questa caldissima estate, le variazioni metereologiche in arrivo stanno già trasformando il noto, tiepido, autunno in un caotico e tempestoso periodo di straordinari fenomeni atmosferici, carichi di 
tuoni e fulmini di grande pericolosità, che, purtroppo, hanno già fatto numerose vittime, tra cui l’industriale dolciario Alberto Balocco, ucciso da un fulmine mentre stava facendo una gita in bicicletta nella valle Chisone. Era in compagnia di un amico, Davide Vigo, deceduto anche lui. Seppure le "possibilità" di essere colpiti da un fulmine siano rare (meno di una su un milione, secondo il Center for Disease, Control and Prevention, CDC), il nostro Istituto Superiore di Sanità afferma che in Italia, di norma, cadono in media circa 1.600.000 fulmini all’anno, soprattutto nei mesi di luglio e agosto (frequenza quest'anno in forte aumento), cosa che conferma la grande pericolosità di queste terribili scariche elettriche.

Si, amici, il fulmine è una potente scarica elettrica, generalmente scatenata da una nuvola verso il suolo. Il fenomeno è accompagnato dall'emissione di luce (il lampo) e da un fragoroso boato (il tuono), indotto dall'espansione dell'aria che produce l'onda d'urto. Il fulmine è creato dalla netta differenza di potenziale elettrico tra una nuvola (carica di energia statica) e il suolo, oppure anche dall'oggetto che si frappone fra esso. In parole semplici, le particelle cariche negativamente sulla nuvola sono attratte da quelle positive a terra; la differenza di potenziale innesca la scarica elettrica, con lo stesso principio delle piastre di un condensatore.

La potenza di un fulmine può essere compresa tra i 300 milioni e 1 miliardo di Volt, con un'energia media di circa 5 milioni di Joule. Essere uccisi da un fulmine, dunque, è un evento improbabile, ma non impossibile. Per questo è utile conoscere alcune semplici “regole” per cercare di ridurre il rischio di essere colpiti. Proviamo a vedere insieme cosa possiamo fare nel caso ci troviamo fuori casa nel bel mezzo di una tempesta con tuoni e fulmini che potrebbero colpirci. Il National Weather Service degli Stati Uniti ha ammonito, con uno slogan semplice ma efficace: "Quando senti il rombo di un tuono, entra dentro". Il che significa che non appena sentiamo i tuoni, vediamo i fulmini o il cielo che sembra minaccioso, dobbiamo entrare al coperto il più rapidamente possibile. Ma cosa dovremmo fare se ci troviamo fuori, lontano da casa?

Quando c'è una tempesta in corso uno dei posti migliori dove proteggersi dai fulmini è dentro la propria auto. Il veicolo, infatti, benché sia metallico, e un ottimo bersaglio per un fulmine, funziona come una perfetta gabbia di Faraday: in parole semplici, isola chi è all'interno dall'eventuale scarica elettrica, facendola disperdere lungo il telaio e dunque proteggendo gli occupanti.

Se vi trovate invece in campagna, all'aperto, mentre infuria una tempesta, è saggio stare lontani da oggetti alti come alberi, pali e simili; nel caso venissero colpiti potreste essere investiti anche voi dalla scarica elettrica, o da eventuali detriti. In totale assenza di ripari, il modo migliore per proteggersi è mettersi sulle ginocchia, cercando di rannicchiarsi il più possibile, meglio in avvallamento del terreno. Va assolutamente evitata anche l'acqua, che com'è noto è un ottimo conduttore. Se state facendo un bagno al mare o in una piscina all'aperto e sentite dei tuoni in lontananza, uscite immediatamente e cercate un riparo in macchina o in un edificio. Se siete in barca sarete più o meno protetti in base al materiale del natante.

Una volta che siete all’interno di un edificio, il passo successivo è quello di chiudere le finestre, evitando di usare apparecchi elettrici con cavo; meglio anche stare lontano da balconi, portici, garage e porte che conducono all'esterno. In nessun caso, comunque, mai tenere tra le mani cavi o quant’altro relativo all'impianto idraulico! Evitate di utilizzare anche un telefono con cavo, o di tenere in mano un elettrodomestico. "Anche avere le mani sotto l'acqua corrente nel lavandino o nella vasca da bagno è un rischio da non correre!

Cari amici, il modo migliore per stare il più possibile al sicuro da un fulmine è la prevenzione. La chiave per la strategia di prevenzione dei fulmini è la consapevolezza e la pianificazione. Leggere sempre le previsioni del tempo, in modo da scoprire se sono previsti temporali nei luoghi in cui, magari in vacanza, siete diretti. Infine, amici, se disgraziatamente qualcuno intorno a Voi venisse colpito da un fulmine, chiamate immediatamente il 112. Le persone che sono state colpite da un fulmine non portano una carica elettrica, quindi, potete toccarle e spostarle in sicurezza. Trasportatele al chiuso, se possibile. I battiti o la respirazione di chi è colpito da un fulmine potrebbero fermarsi e il soggetto potrebbe aver bisogno di rianimazione.

A domani, amici, e sempre GRAZIE della Vostra sempre gradita attenzione!

Mario

lunedì, agosto 29, 2022

TRA LA FORESTA AMAZZONICA VIOLENTATA E LA COSTANTE DIMINUZIONE DEL PERMAFROST NELLA TUNDRA AL NORD DEL MONDO, LA TERRA TREMA! UN FUTURO AD ALTO RISCHIO...


Oristano 29 agosto 2022

Cari amici,

I cambiamenti climatici in atto stanno creando preoccupazioni sempre più grandi: il grande polmone del mondo, “la foresta amazzonica”, non si sta più rigenerando, così come l'enorme tundra al Nord del mondo, che va dal Canada alla Siberia, comincia a sciogliersi. In questa preoccupante, caotica rivoluzione, si paventano per il nostro mondo conseguenze indicibili. Si, il grande polmone verde dell'Amazzonia, sempre più violentato da disboscamenti e dagli incendi, stenta riprodursi e a rigenerarsi, diventando sempre più piccolo e di conseguenza sconvolgendo il collaudato, millenario sistema naturale dei venti e delle piogge. Un processo che potrebbe in tempi brevi diventare irreversibile.

Lo stesso discorso potremmo farlo analizzando le variazioni che sta subendo l'enorme tundra al Nord del mondo, che va dal Canada alla Siberia, che da tempo continua a sciogliersi, rilasciando l'enorme quantità di metano contenuto nel suo ventre. Il riscaldamento globale, purtroppo, non è un processo che avanza lento e graduale, ma procede per salti e scarti improvvisi. Questi salti, questi scarti, sono da allarme rosso, non solo perché ognuno di essi accelera il cambiamento del clima verso la catastrofe, ma perché, anche se i loro effetti si manifesteranno appieno nel corso dei prossimi decenni, in qualche caso secoli, sono comunque irreversibili. Rappresentano, cioè. soglie, superate le quali non si può tornare indietro.

Amici, dell’Amazzonia e della sua foresta che costituisce davvero il polmone del mondo, ho parlato a lungo su questo blog, e senza interventi forti e immediati, il pericolo è davvero grande, e il mondo rischierebbe davvero una catastrofe. La foresta pluviale del Rio delle Amazzoni copre un'area pari a due volte l'India ed è il grande arbitro del clima mondiale. Accanto al cambiamento climatico, l'estensione della foresta viene costantemente intaccata dall'assalto dell'uomo, in cerca di spazio per pascoli e colture: e il ritmo di deforestazione continua in maniera impressionante. Se è pur vero che la foresta pluviale è in grado di autoalimentarsi (è la sua stessa umidità che, evaporando nell'aria, va a ricreare le nuvole che si trasformeranno in nuova pioggia), cosa succederà se l'estensione della foresta continua a ridursi? Meno alberi, meno piogge, ancora meno alberi. Un disastro!

Gli scienziati valutano che una riduzione del 40 per cento dell'estensione della foresta comporterà la trasformazione in savana del 60-70 per cento del bacino amazzonico, restringendo la foresta all'area più vicina alle Ande e devastando il ciclo delle piogge a livello mondiale. Quel 40 per cento è, però, il limite massimo dell'ottimismo. Secondo altri scienziati, il processo di auto-inaridimento dell'Amazzonia inizierà pericolosamente anche con una riduzione del solo 20 per cento della superficie forestale! Siamo ad un passo: dal 1990 ad oggi la foresta amazzonica si è ridotta del 17 per cento.

Passando all’altro problema, quello dello scongelamento della “Tundra”, lo sconfinato territorio, posto all’estremo Nord del globo e che ricopre circa un quarto dell'emisfero settentrionale libero dai ghiacci, anche qui il dramma si tocca con mano. Questo terreno gelato (a volte, fino ad un chilometro di profondità), che si estende per migliaia e migliaia di chilometri quadrati, contiene i resti di antiche foreste e, soprattutto, uno sconfinato esercito di batteri ibernati. Ebbene, cosa succederà quando il crescente aumento della temperatura scongelerà i batteri? Un vero disastro, in quanto questi si rimetteranno al lavoro sul carbonio dei residuati organici e, come capita sempre quando i batteri decompongono il materiale organico, si sprigionerà tanto metano!

Si, amici, una quantità enorme di metano, un gas che contribuisce all'effetto serra fino a 30 volte di più dell'anidride carbonica! La soglia dello scongelamento è a un passo. Secondo una ricerca recente, anche un riscaldamento moderato dell'atmosfera (intorno ai due gradi oltre il livello preindustriale) è sufficiente per liberare metano e Co2 dal 75 per cento della tundra entro il 2060. Quanto metano, allora? L'equivalente (in termini di inquinamento) di 100-200 giga-tonnellate di Co2.

Cari amici, credo che ci sia poco da aggiungere ai dati riportati. L’uomo sta seriamente mettendo a rischio la vita sulla terra, e senza la ferrea volontà delle nazioni del mondo, senza determinati interventi seri, capaci di bloccare l’aumento della temperatura entro un grado e mezzo, la sorte del nostro pianeta appare già segnata in maniera irreversibile.

A domani.

Mario

domenica, agosto 28, 2022

INVECCHIARE BENE NEL FISICO E NELLA MENTE. ECCO COME TENERE ALLENATO IL CERVELLO, CHE PUÒ RIMANERE ATTIVO ANCHE PIÙ DEL FISICO.


Oristano 28 agosto 2022

Cari amici,

La vita dell’uomo ha un arco temporale che, come già dicevano gli antichi, va dall’Alfa all’Omega. Dal momento della nascita parte la clessidra del tempo, e, anche se sembra strano dirlo, il nostro organismo inizia un processo lento ma irreversibile: ovvero inizia ad invecchiare. Questo processo, che inizialmente chiamiamo crescita, man mano che l’età avanza, è come  la vita di un’auto: dopo il rodaggio, chilometro dopo chilometro, inizia a logorarsi, fino ad arrivare alla fine.

Ebbene, amici, sull’invecchiamento dobbiamo fare due importanti distinzioni: quello del corpo e quello della mente: uno è l’invecchiamento fisico del corpo, l’altro è l’invecchiamento cognitivo, ovvero quello del nostro cervello. Sull’invecchiamento fisico del nostro corpo e di come contrastarlo sappiamo già molto: alimentazione corretta, sport, movimento, riposo e possibilmente vita all’aria aperta, mentre su quello del nostro cervello, della nostra memoria, e di come tenerlo in piena efficienza credo che dovremmo saperne di più.

Come tutto il resto del corpo, anche il cervello è dunque soggetto ad un naturale declino. Il suo invecchiamento è inevitabile, diverso da persona a persona e non uniforme. Il cervello umano è una macchina portentosa: in circa 3 kg di peso ci sono più o meno 100 miliardi di neuroni, connessi tra loro con trilioni di sinapsi. Come gli altri organi, l’invecchiamento del cervello è un processo inevitabile, che avviene in modo graduale. Invecchiando, il cervello inizia a restringersi, diminuiscono le sue capacità di vascolarizzazione, che rimane la più importante nell'intero organismo. Aumentano quindi l’incidenza di ictus, le demenze e i deficit cognitivi, anche a causa dei cambiamenti ormonali, che possono portare alla compromissione della memoria.

Secondo la scienza, il miglior antidoto per contrastare efficacemente l'invecchiamento cerebrale consiste nell'avere una vita attiva sia intellettualmente che fisicamente; ovviamente mangiando in modo sano e dormendo/riposando bene e a sufficienza. Si, amici, anche il cervello invecchia e invecchiando, pensate, perde anche peso. Pensate che tra i 30 e i 75 anni, in condizioni di invecchiamento normale, il nostro cervello, arriva a perdere fino al 10% del suo peso e del suo volume andando incontro a una condizione cosiddetta di atrofia cerebrale.

Amici, lentamente ma inesorabilmente il cervello invecchia in tutte le sue strutture, anche microscopiche, che lo compongono. Si riduce il numero di neuroni, si osservano degenerazioni dei prolungamenti dei neuroni e i neuroni stessi. Questo declino riguarda anche soggetti che non hanno malattie che colpiscono il cervello, con una lenta diminuzione delle funzioni cerebrali dette cognitive: apprendimento, memoria generale, capacità di risolvere i problemi e in genere tutte le funzioni che richiedono velocità nell’elaborare le informazioni. L’invecchiamento del cervello comporta anche una maggiore difficoltà nell’adattarsi all’ambiente, difficoltà che può manifestarsi con “irrigidimento” del carattere e una eccessiva preoccupazione anche per fatti di poca importanza.

Ebbene, seppure non sia possibile eliminare l’invecchiamento cerebrale (così come quello fisico) possiamo cercare di ritardare il più possibile questa lenta degenerazione con comportamenti che rallentano il processo involutivo. Per esempio svolgendo attività fisica. L’attività fisica fa bene al cervello: anche soltanto 30 minuti di camminata veloce o corsa ogni giorno giova alla salute del nostro prezioso organo. Lo sport fa bene ad ogni età, ma in particolare, una ricerca della Università dell'Iowa ha dimostrato che un incremento dell’attività fisica, a partire dai 60 anni, migliora nettamente le funzioni cognitive.

Anche fare esercizio con i pesi giova sensibilmente; in particolare per le donne, soggette a bruschi cambiamenti ormonali a causa della menopausa. La difficoltà motoria compromette anche la freschezza a livello cerebrale. Sollevando pesi anche solo due volte a settimana, questo esercizio consente di migliorare la massa muscolare, facendo affluire più sangue a tutto l'organismo e rallentando l’invecchiamento cerebrale. Altro suggerimento importante è quello di continuare a coltivare le relazioni sociali. L’amicizia è una vera e propria medicina della mente, come dimostrano gli ottimi risultati riscontrati sui SuperAgers, quegli anziani caratterizzati da un invidiabile benessere mentale.

Altro suggerimento importante, assolutamente da accogliere, è quello di continuare ad esercitare la memoria leggendo, scrivendo, partecipando ad incontri culturali e sociali. Restare curiosi, imparare cose nuove, sono attività che contribuiscono a tenere attivi i neuroni, evitando o almeno rallentando il processo di declino. Studi mirati dimostrano che dilettarsi con i cruciverba, viaggiare e continuare a prestare i propri servizi professionali anche in età avanzata, aiuta ad allontanare il rischio di incorrere in disturbi neuro cognitivi. Secondo uno studio della Columbia University, il numero dei neuroni presenti in un cervello anziano è lo stesso di quello più giovane. Ciò che va stimolata è la vascolarizzazione e la connessione neurale. Anche rilassarsi e fare meditazione riesce a rendere più nitidi e organizzati i propri pensieri, contribuendo a tenere attivo il nostro cervello.

Cari amici, per concludere, credo che tenere allenata e fresca la nostra mente è la strada giusta per invecchiare bene. Considerando che si comincia a invecchiare piuttosto presto (anche se non ci pensiamo…), seguire i giusti consigli per tenere in ordine il nostro straordinario cervello, aiuta a vivere meglio e più a lungo!

A domani.

Mario

 

 

sabato, agosto 27, 2022

L’ALOE, UNA PIANTA CON UN CONCENTRATO DI SOSTANZE BENEFICHE PER L’ORGANISMO, COLTIVABILE FACILMENTE ANCHE IN CASA.


Oristano 27 agosto 2022

Cari amici,

Il genere botanico “ALOE” comprende circa 350 specie in tutto il pianeta. Si tratta di piante sempreverdi, con fogliame grasso e fiori di forma allungata con tonalità di colore che va dal giallo al rosso scarlatto. Tra le numerose specie due (2) si distinguono in modo particolare, in quanto sono le più apprezzate in campo erboristico, fitoterapico e cosmetico: sono l’Aloe barbadensis Miller (Aloe Vera) e l’Aloe Arborescens. Queste piante, note fin dall’antichità, hanno storie davvero interessanti.

Il termine Aloe deriva da una parola del vocabolario arabo “Alua” che significa “amaro”, come in effetti è proprio il succo di questa pianta! Gli Egizi definivano l’Aloe la “Pianta dell’immortalità”, era considerata infatti talmente importante che veniva piantata all’entrata delle piramidi per indicare il cammino dei Faraoni verso la terra dei morti. Inoltre, veniva usata come ingrediente nella preparazione dei balsami per la mummificazione, come nel caso del Faraone Ramses II. Il documento più antico in cui si fa riferimento all’Aloe vera pare sia il Papiro di Ebers (circa 1500 a.C.), attualmente conservato all’Università di Lipsia, nel quale sono descritti 12 usi medicinali di questa pianta, per la cura di vari disturbi sia interni che esterni.

Prima di entrare nella descrizione dei benefici di questa pianta, vediamo meglio le differenze tra l’Aloe barbadensis Miller (Aloe Vera) e l’Aloe Arborescens. L’Aloe Barbadensis Miller deve il suo nome alle Isole Barbados. È conosciuta da millenni per le sue proprietà medicinali: è infatti citata nell’Antico Testamento, nei Vangeli e in documenti antichissimi che tramandano l’uso dell’Aloe presso popoli Cinesi, Indiani, Arabi e Egizi. Si tratta di una pianta perenne, che possiede foglie carnose e succulente di colore verde, molto ricche di gel. L’Aloe vera è la varietà più diffusa, in particolare per l’alta resa in gel e per la velocità di sviluppo delle sue grandi foglie, più che per un maggior contenuto di principi attivi rispetto ad altre varietà. 

LAloe Arborescens, rispetto all'Ale Vera, ha foglie più strette, il fusto è legnoso e la minore presenza di acqua nelle foglie rende questa pianta particolarmente resistente, anche in condizioni climatiche sfavorevoli. Il contenuto di gel è però minore, rispetto alla varietà di Aloe Vera, ed è per questo che risulta commercialmente meno conveniente coltivarla. Ciò ha comportato una maggiore diffusione dell'Aloe Vera, mentre l'Aloe Arborescens trova un mercato più ridotto. Bisogna, però, riconoscere che le proprietà fisioterapeutiche della varietà Arborescens sono nettamente superiori.

Quanto alle sostanze benefiche contenute nell’Aloe (sia quella Vera che quella Arborescens), queste sono racchiuse nel gel contenuto nelle foglie. Basta staccare una foglia dalla pianta tagliandola con un coltello, lavarla con acqua corrente, poi spellarla da un lato, rimuovendo poi la parte ruvida ed esterna della foglia. Il gel rimane così scoperto ed è pronto per essere prelevato con un cucchiaio pulito da cucina e poi conservato in un vaso di vetro chiuso in frigo per massimo dieci giorni. Al termine dell’operazione è importante lavarsi accuratamente le mani con il sapone perché l’aloina concentrata nella pelle delle foglie (non nel gel) potrebbe essere pericolosa per la salute se ingerita.

Vediamo ora come utilizzare questo prezioso gel, che si è dimostrato un toccasana per pelle, capelli, stomaco e intestino. I benefici maggiori si hanno quando il prodotto è molto naturale e avere una pianta in casa garantisce naturalità e freschezza a portata di mano, nonché a costo zero. La buona notizia è che la coltivazione è semplice, adatta a tutti gli spazi interni e anche alle persone senza pollice verde. Ma vediamo meglio i benefici che questo gel ci fornisce.

Questo gel trasparente, utilizzato per uso topico, ha funzione idratante, emolliente e cicatrizzante per l’epidermide. Se applicato su irritazioni, rossori e scottature, svolge un’azione calmante che dà immediato sollievo. La vitamina C e il collagene contenuti nel gel agiscono sulla cute con un effetto idratante ed emolliente e aiutano la rigenerazione naturale dell’epidermide. È un ottimo alleato anche per la cura della capigliatura grazie alla sua capacità di idratare in profondità il cuoio capelluto contribuendo alla salute dei capelli, rendendoli più luminosi, forti e resistenti alla caduta.

Per uso interno, poi, bere il succo di aloe, considerato l’alto contenuto in glicosidi antrachinonici, agevola l'azione lassativa e purgante, risultando efficace in caso di stitichezza, stipsi e intestino pigro. Questo tipo di lassativo è piuttosto forte ed è bene che l’impiego avvenga per brevi periodi e con dosi minime. Il succo favorisce anche l’attività epatica, l’eliminazione delle tossine, lo smaltimento dei liquidi ed esercita un’azione tonificante sul sistema digestivo. Quindi è indicato per chi ha un’alimentazione scorretta, per chi ha problemi gastrointestinali e per chi soffre di stanchezza cronica. Prima dell'uso interno, meglio consultare il proprio medico.

Il succo di aloe vera ha proprietà gastro protettive utili in caso di disturbi come gastriti o reflusso gastroesofageo. Controlla anche lo sviluppo di batteri nocivi nell’intestino e allo stesso tempo riduce l’eccessiva acidità di stomaco, aumentando il livello di pH, e quindi favorisce l’attività digestiva dello stomaco. Il succo di aloe vera agisce anche sulle funzioni del pancreas, attivando la produzione dei suoi succhi digestivi e regolando l’attività dell’insulina, stabilizzando la presenza di glucosio nel sangue.

Vi sembra poco, cari amici? A me personalmente (che ho nel giardino al mare entrambe le varietà di aloe) sembra una pianta davvero straordinaria!

A domani.

Mario

 

venerdì, agosto 26, 2022

COME VERRÀ RIVOLUZIONATA COL PNRR LA SCUOLA IN ITALIA. A SENTIRE IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE PATRIZIO BIANCHI…


Oristano 26 agosto 2022

Cari amici,

La scuola cambia pelle”, questo potrebbe essere lo slogan che percorrerà l’Italia a partire dal prossimo anno scolastico. Sul sito del Ministero della Pubblica Istruzione sono state pubblicate le risorse disponibili per l’ammodernamento della scuola con le disponibilità garantite dal PNRR. Il “Piano Scuola 4.0” comprende un corposo programma di innovazione didattica, dove troviamo inserite lezioni più interattive, maggiore coinvolgimento di studentesse e studenti, strutture più adeguate e molto altro. Il piano Scuola 4.0 dispone di fondi, a livello nazionale, per 2,1 miliardi di euro. Inoltre, fra risorse disponibili nel PNRR e altri fondi europei si arriva alla cifra globale di 4,9 miliardi di euro.

Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha così commentato: “Si tratta di un intervento trasformativo concreto della nostra scuola che stiamo realizzando nell’ambito del PNRR, il più grande di questo tipo mai realizzato, con risorse e tempi certi. Le ricerche educative ci dicono che gli ambienti influiscono sul processo di apprendimento e sulle metodologie della didattica. L’intervento mette al centro le studentesse e gli studenti, utilizzando la tecnologia come risorsa per l’innovazione e alleata dell’apprendimento. L’importo globale disponibile di 4,9 miliardi messi a disposizione, consentirà di cablare aule, formare docenti, portare la banda ultra-larga a scuola, sostenere la digitalizzazione di segreterie e pagamenti legati alle attività scolastiche, innovare gli spazi didattici. Un lavoro che deve andare avanti per garantire una scuola al passo con i tempi a studenti e famiglie”. 

Entrando nei dettagli, si apprende che a disposizione di ogni Istituto ci saranno strumenti di accompagnamento, come il Gruppo di supporto al PNRR, costituito al Ministero dell’Istruzione e negli Uffici Scolastici Regionali. Grazie alle risorse del 'Piano Scuola 4.0', ciascuna istituzione scolastica del primo e del secondo ciclo potrà trasformare almeno la metà delle classi attuali, progettando nuovi ambienti e una nuova didattica secondo le proprie esigenze. Il minimo comune denominatore saranno arredi facilmente posizionabili, attrezzature digitali versatili, la rete wireless o cablata.

Ma a scegliere come saranno disposti o articolati saranno le scuole: il dirigente scolastico, in collaborazione con l’animatore digitale e il team per l’innovazione, potrà costituire un gruppo di progettazione che coinvolgerà progettisti, docenti e studenti per il disegno degli ambienti di apprendimento fisici e virtuali, per la progettazione didattica basata su metodologie innovative adatte ai nuovi ambienti, per la previsione di misure di accompagnamento nell’utilizzo degli spazi didattici modificati.  

Questa azione si rivolge nello specifico alle scuole secondarie di secondo grado. Obiettivo è la realizzazione di laboratori in cui studentesse e studenti possano sviluppare competenze digitali specifiche nei diversi ambiti tecnologici avanzati (come robotica, intelligenza artificiale, cybersicurezza, comunicazione digitale), anche attraverso attività autentiche e di effettiva simulazione dei luoghi, degli strumenti e dei processi legati alle nuove professioni.  I laboratori sono un’opportunità per ampliare l’offerta formativa della scuola e devono essere disegnati coinvolgendo studenti, famiglie, docenti, imprese, università e Istituti tecnici superiori e integrandosi con i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO).  

Con i 4,9 miliardi disponibili, entro il 2025 potranno essere creati circa 228.000 nuovi posti di lavoro nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, costruiti circa 1.000 edifici scolastici di nuova concezione per la distribuzione degli spazi e le infrastrutture digitali (800 milioni di euro) e realizzate 400 palestre (700 milioni di euro), in modo da ridurre gli alunni per classe e potenziare il tempo pieno. Previsti anche fondi per le mense scolastiche (400 milioni), e 500 milioni per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio scolastico esistente, (da notare che più del 40% dei fondi è destinato alle scuole del mezzogiorno). Il Piano Scuola 4.0 prevede anche un “Sistema di formazione e aggiornamento permanente degli insegnanti”, che ne costituisce una premessa fondamentale. Ha poco senso, infatti, dotare le scuole di ricche infrastrutture digitali, senza che gli insegnanti possano essere adeguatamente formati ad utilizzarle.

Amici, l’occasione offerta dal PNRR è davvero unica e irripetibile e forse anche l’ultima per poter riformare e rendere più competitiva la scuola pubblica in Italia. Ci auguriamo che quanto promesso dal ministro Bianchi si trasformi in concreta realtà (lo vedremo con il nuovo Governo), perché la scuola in Italia, senza il promesso grande processo di innovazione didattica, non riuscirà mai a decollare.

A domani.

Mario