martedì, marzo 31, 2015

GENERAZIONE MILLE EURO: POVERA E SENZA FUTURO! IN PENSIONE A 600 EURO AL MESE…



Oristano 31 Marzo 2015
Cari amici,
su queste pagine ho parlato molte volte dei giovani e del loro futuro, sicuramente precario, per molti privo di lavoro e con prospettive per la pensione di vecchiaia ancora più incerte. Se chi è oggi in pensione fatica non poco ad arrivare alla quarta settimana del mese, per la prossima generazione questo problema appare ancora più tragico. Per i giovani di oggi, 25enni e 30enni, il trattamento pensionistico atteso sarà sempre più magro: tanto magro da mettere in pericolo la serenità della loro vecchiaia.
I nostri figli, definiti “Generazione Mille Euro”, precari per anni, con incerte possibilità di stabilizzazione, sanno anche che la loro vecchiaia, considerato l’aumento statistico dell’età pensionabile, sarà, economicamente, ancora più problematica. Lo studio portato avanti da “Progetica”, come riporta il Corriere Economia, attraverso una simulazione sul futuro pensionistico del sistema Italia, ha rilevato che un 25enne di oggi, che smetterà di lavorare intorno ai 69/ 73 anni, percepirà un vitalizio mensile di gran lunga inferiore, rispetto a quello calcolato oggi dall’INPS.
A differenza dei 55enni di oggi, che andranno a riposo tra i 67 e i 68 anni, spiega Andrea Carbone, partner di Progetica, il venticinquenne di oggi dovrà lavorare tre anni e sette mesi in più; ma al di là dell'età di pensionamento, il trattamento pensionistico sarà ben più magro. Nell'ipotesi di arrivare a percepire, come ultima retribuzione, circa 3mila euro netti, percepirà un vitalizio di 1.002 euro contro i 1.627 del suo papà 55enne di oggi. Il tasso di copertura, infatti, rispetto all'ultima retribuzione percepita, scenderà dal 54 al 33%! Questo per i lavoratori dipendenti, mentre per gli autonomi sarà ancora peggio: il loro assegno previdenziale, a parità di cifre, si abbasserà dai 1.386 euro attuali a 832 euro: un taglio netto dal 46 al 28%. Credo che, viste le cifre, non vi siano molti commenti da fare.
Sono stati intanto pubblicati i risultati ottenuti, nel primo anno di lavoro, dal Team «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali», messo su da Censis e Unipol. Dallo studio arriva la conferma che il 42% dei giovani che oggi lavorano non arriverà a percepire neanche mille euro di pensione mensile. I giovani tra i 25 e i 34 anni di oggi, dai calcoli elaborati, andranno in pensione intorno al 2050, percependo meno di mille euro al mese! Attualmente i lavoratori dipendenti operativi in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore a mille euro sono il 31,9%. Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano all’inizio della carriera! Ma questo, pensate,  non è tutto.
La previsione precedente è riferita ai più «fortunati», cioè ai 4 milioni di giovani oggi già inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard. E gli altri? Il milione e passa di giovani autonomi o con contratti atipici, e i 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano? Che succederà loro quando termineranno gli aiuti oggi corrisposti dalla generazione precedente che li mantiene? Chi dovrà provvedere in futuro al loro mantenimento? Sono domande a cui è difficile rispondere, perché la risposta proprio non c’è! Sono questi, ormai, giovani senza speranza, senza serenità, giovani a cui abbiamo rubato il futuro e mai potranno dire, quando e sé arriveranno all’età della pensione, finalmente posso godermela!
Il problema delle pensioni future, cari amici, è un macigno che diventa sempre più pesante. L'Italia statisticamente è uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo: nel 2030 gli anziani over 64 anni saranno più del 26% della popolazione totale! Ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno! Con questi dati il nostro sistema pensionistico dovrà confrontarsi con i serissimi problemi di compatibilità economica e di equità. Se le riforme delle pensioni degli anni '90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del Sistema, che succederà successivamente? Certamente il costo sociale sarà altissimo e la tutela preventiva delle generazioni future sicuramente scarsa o addirittura inesistente.
Stante la precarietà di una situazione che non trova soluzioni, chi può cerca, attraverso il sistema privato, di tamponare le falle della Previdenza Pubblica con i sistemi integrativi privatistici, capaci di dare un pizzico di serenità in più. Gli strumenti integrativi non sono ancora molto diffusi, come in altre Nazioni, e dunque poco presenti nel portafoglio delle famiglie italiane, che risultano in gran parte refrattarie al sistema privato. Sono molti i lavoratori che non intendono aderire agli attuali “Fondi Pensione”, che, non vi è dubbio, necessiterebbero di maggiore aiuto e attenzione da parte dello Stato.
Certo, ci vorrebbe maggiore consapevolezza, sia da parte di chi dovrà usufruirne ma anche da parte pubblica, attraverso una maggiore sensibilità e con i giusti incentivi. Senza un deciso “Shift” (avanzamento/miglioramento) culturale dei cittadini e un più netto impegno da parte delle Istituzioni, in termini di incentivazione e promozione del sistema privatistico, sarà impossibile risolvere un problema spinosissimo, che rischia di diminuire se non di azzerare il residuo welfare oggi esistente. Tutti sono tenuti, ognuno nel suo campo, a fare quanto di competenza, altrimenti il sistema si avviterà su se stesso.
Grazie, amici della Vostra sempre gradita attenzione.
A domani. Ciao.
Mario

lunedì, marzo 30, 2015

MANGIARE SANO: LE SARDE, UN PESCE PICCOLO E APPARENTEMENTE POVERO, MA GUSTOSO E RICCO DI ELEMENTI SALUTARI.



Oristano 30 Marzo 2015
Cari amici,
il proverbio dice che “il vino buono sta nelle botti piccole”, così come afferma che i grandi uomini nella gran parte dei casi non sono quelli più alti! Ebbene, anche per il mangiare il detto risulta valido: come nei pesci, per esempio, dove il più grande non sempre è il più gustoso e salutare. Perché oggi ho fatto questa introduzione? Semplicemente per parlarvi di un piccolo pesce, considerato “povero”, ma che invece non è solo buono e gustoso, ma contiene elementi molto importanti per la nostra salute. Oggi, infatti voglio parlarvi di un pesce comune, la “Sardina”, da tanti scartata al mercato come pesce poco pregiato, ma che invece dovrebbe avere migliore considerazione. Ecco cosa dovremmo sapere  su questo pesce, povero solo di nome.
La Sardina (Sardina pilchardus, Walbaum 1792) è un pesce che appartiene alla famiglia dei Clupeidae. Diffusa in molti mari del mondo, è molto comune anche nel Mediterraneo. Vive in acque aperte (senza avere contatti con il fondale), e, riunita in grossi branchi, si può trovare sia lontano dalle coste sia, soprattutto durante la buona stagione, in acque basse e costiere. Le sardine sono spesso confuse dal consumatore inesperto con le alici (o acciughe), anche se in realtà queste due specie appartengono a famiglie diverse e anche il loro aspetto è abbastanza differente. La sardina ha corpo affusolato ma più alto e più compresso lateralmente rispetto all'acciuga, e sul ventre porta una fila di scaglie rigide ed appuntite (scutelli).

Questo pesce minuto e affusolato si nutre esclusivamente di plancton, soprattutto zooplancton (in particolare crostacei), e per le sue eccellenti qualità alimentari viene consigliata dai nutrizionisti nella dieta mediterranea e dai cardiologi nella prevenzione delle cardiopatie, specie nelle persone affette da ipercolesterolemia, in quanto le sue carni sono particolarmente ricche di acidi grassi essenziali Omega 3. Le sardine, inoltre, sono l'alimento più ricco di DHA e EPA (1.73 e 2.35 per 100 mg di prodotto fresco), e anche di acido arachidonico. Eppure, nonostante queste particolari qualità, questo piccolo pesce è  da sempre considerato un alimento povero, che anticamente abbondava solo nelle dispense povere, disdegnato dalle mense ricche e abbienti.
Oggi, invece, possiamo affermare che questo pesce non dovrebbe mai mancare sulle nostre tavole, considerate le sue alte qualità: ricca di grassi insaturi essenziali, sali minerali e calcio, la Sardina presenta anche proprietà anti ossidanti ed anti infiammatorie, oltre a poter essere considerata un alimento “leggero”, sia per quanto riguarda le calorie che per il suo modesto prezzo di mercato. L’utilizzo in cucina di questo pesce lascia grande spazio alla fantasia: innumerevoli le ricette possibili. Uno dei piatti più noti, le Sarde in beccafico, tipico della cucina siciliana, ha lontane origini popolari: la denominazione “sarde a beccafico”, infatti, fu attribuita dai popolani palermitani, che le preparavano come surrogato dei beccafichi, presenti nella cucina dei nobili.
Anticamente preparate sotto sale le sardine risultavano di grande comodità per la loro conservazione (erano utilizzate in particolare dai pescatori che avevano l’esigenza di tenere il cibo a bordo per lungo tempo), e, da questa esigenza, nacquero incredibili varianti di ricette per il loro consumo. Attribuita con merito ai pescatori veneziani, per esempio, è la ricetta delle “Sarde in saor”, preparate con un gustoso condimento a base di cipolle in agrodolce. Oggi le sardine possono essere utilizzate anche per uno sfizioso antipasto, veloce, economico e saporito, come le sardine alla griglia.

Come antipasto, componente saporito dei primi piatti (la pasta con le sarde), o come gustoso secondo, le sardine possono arricchire la nostra tavola nutrendoci in modo sano, genuino e salutare, senza dimenticare il risvolto economico! Pensiamoci, cari amici! Come ho detto in apertura di questa riflessione non è il prezzo, spesso, a fare la qualità. Ecco, prima di chiudere, una delle innumerevoli ricette, che tutti Voi potete facilmente provare: le sardine alla griglia.
SARDINE ALLA GRIGLIA.
Ingredienti (dosi per 8 persone):
16 sardine, 2 limoni, Sale, Olio extravergine di oliva, 1 ciuffo di prezzemolo.
Preparazione. Lavare le sardine e pulirle bene, eliminando le teste e le pinne, eccetto quelle della coda. Aprirle all’altezza dell’addome praticando un’incisione con delle forbici e procedere poi ad eliminare i visceri, rilavandole con cura e mettendole a scolare. Collocare i pesci in un piatto piano, cospargendoli con una spolverata di sale. Ungere nel frattempo con dell’olio o strutto la griglia del barbecue o quella del forno, adagiando poi le sardine su di essa. Cuocerle per circa 4 minuti su ogni lato, fino a quando la polpa diventa bianca e la pelle sarà un po’ bruciacchiata. Servire a tavola le sardine grigliate ben calde su un piatto di portata, dopo averle spolverate con prezzemolo tritato e accompagnandole con degli spicchi di limone. Vi renderete conto di quanto sono buone!
Cari amici, questa è solo una delle innumerevoli ricette che con questo pesce si possono realizzare! Se capiterà, in una delle mie prossime chiacchierate, potrò raccontarvi quanto sono gustose impanate e fritte (in filetti), oppure cucinate in una insolita versione: cotte al forno, farcite con la lattuga!
Ciao, a domani!
Mario

domenica, marzo 29, 2015

SONO IN ARRIVO I “MANTELLI DELL’INVISIBILITÀ”: STRAORDINARIA PROTEZIONE SIA ALLA VISTA CHE AL TATTO. LE MODERNE SCOPERTE, FRUTTO DELL’UTILIZZO DELLE NANOTECNOLOGIE.



Oristano 29 Marzo 2015    
Cari amici,
finora certe cose le potevamo leggere solo sui libri di favole: persone che scomparivano dalla nostra vista e, pur presenti, non era possibile ne vederle ne toccarle. Ora, dalla fantasia tutto questo è passato alla realtà! Per quanto riguarda il proteggersi dalla vista, è stato studiato un mantello particolare, una specie di lenzuolo che sembra di plastica, ma il particolare materiale di cui è composto, riflettendo la luce in un modo diverso, è in grado di mimetizzarsi con l’ambiente, consentendo alla persona o cosa contenuta all’interno del mantello, di mantenersi invisibile.

Insomma, la magia del famoso mantello di Harry Potter che diventa realtà! Certamente questo particolare mantello risulterà utilissimo in campo militare (pare sia stato pensato per i soldati americani), consentendo un sicuro vantaggio tattico sul campo di battaglia. «I test sono stati completati e tra sei mesi al massimo sarà disponibile anche sul mercato civile», spiega Guy Cramer a capo di Hyperstealth, un’azienda canadese specializzata in mimetica militare. Nella sua carriera Cramer ha disegnato oltre 120 mila ritrovati fra i più fantasiosi e rifornisce le forze armate in 50 Paesi nel mondo.
Dopo i primi positivi esperimenti condotti in Gran Bretagna, si prevede a breve la produzione su larga scala del nuovo ritrovato. L’innovativo nuovo sistema, testato nell'Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista Nature Communications, permette di produrre questi particolari “materiali dell'invisibilità” in quantità tali da avviare una produzione in serie. ''Abbiamo ottenuto un tale livello di controllo delle strutture che finora non era stato possibile raggiungere e questo apre la strada ad un ampio numero di applicazioni pratiche'', osserva uno degli autori della ricerca, Ventsislav Valev.
L'esperimento ha permesso di ottenere stringhe di particelle d'oro 'cucite' fra loro in una struttura ordinata grazie alla luce. La struttura che ne risulta è tale che il materiale riesce a controllare il modo in cui la luce li attraversa. La chiave dell'invisibilità sta, infatti, nel modo in cui la luce interagisce con un materiale. In condizioni normali, quando la luce colpisce una superficie può essere assorbita o riflessa e questo è ciò che permette di vedere un oggetto. Queste regole non valgono più nel mondo dei materiali che appartengono al mondo della nanotecnologie, dalle dimensioni di pochi miliardesimi di metro.
Questi particolari materiali possono controllare il modo in cui la luce interagisce con essi: in altre parole, un meta materiale può rifrangere la luce nel modo 'sbagliato', rendendo così un oggetto invisibile oppure facendolo sembrare qualcosa di diverso. I ''mattoni'' dei materiali dell'indivisibilità costruiti nell'università di Cambridge sono stati assemblati a partire da nano particelle d'oro tenute insieme da luce laser non focalizzata che si comporta come miliardi di minuscoli aghi. In questo modo sono state ottenute lunghe stringhe impilabili l'una sull'altra come fossero mattoncini Lego. Molecole a forma di barra chiamate cucurbiturili (CBs) agiscono come distanziatori, bloccando ciascuna stringa al suo posto e rendendo la struttura ordinata.
Cari amici, le nuove sensazionali scoperte, di uso principalmente bellico ma certamente anche di uso civile, non finiscono certo con il ritrovato  del “mantello dell’invisibilità alla vista”, c’è dell’altro, forse ancora più interessante! Si è arrivati anche a scoprire  “l'invisibilità al tatto”: che significa ché è possibile anche rendere gli oggetti non solo invisibili ma anche "intoccabili"! Si, dopo la scoperta della possibile invisibilità ora si può anche impedire di toccare un oggetto! Cioè possiamo proteggere determinati oggetti, rendendoli intoccabili. Come direte Voi? Ecco come.
Il gruppo di ricerca tedesco del Karlsruhe Institute of Technology (Kit), coordinato da Tiemo Bückmann, ha realizzato una sorta ‘guscio cristallino’ con una struttura che crea attorno all'oggetto un volume tale da impedire di percepirlo al tatto, proprio come nella favola della principessa sul pisello (nella favola di Andersen la principessa percepisce la presenza di un oggetto piccolissimo nonostante il materasso)! Nessuna illusione mentale o trucco: i ricercatori hanno usato un mantello dell'invisibilità meccanico, completamente nuovo, basato su un meta materiale (cioè un materiale che una volta modificato nella struttura acquista proprietà diverse da quelle finora note) costituito da un polimero, una sostanza cristallina strutturata con un'accuratezza inferiore al micron, fatta di coni a forma di aghi, le cui estremità si incontrano. 
Sotto questo 'mantello dell'invisibilità', i ricercatori hanno inserito nello strato inferiore un cilindro duro, nella cui cavità può essere messo qualsiasi oggetto. In questo modo sono riusciti a isolarlo, impedendone la percezione al tatto.
Cari amici, la ricerca scientifica ci dà ogni giorno notizie di scoperte che, a volte, sembrano quasi pura fantasia. Invece sono una gran bella realtà. L’importante, bisogna essere chiari su questo, è che non giochiamo a fare Dio, distruggendo, spesso in maniera irreversibile la grande e bellissima realtà qual è il Creato. Utilizzare il mondo nel modo migliore significa goderne ampiamente i frutti, ma sempre conservandolo integro, per trasmetterlo sano e salvo alle generazioni future!
Ciao, a domani.
Mario

sabato, marzo 28, 2015

PERCHÈ IN ITALIA LA STRADA DELLA CULTURA È SEMPRE PIÙ DESERTA? L’INDIFFERENZA, DIETRO IL DISASTRO DELLA MANCATA CRESCITA CULTURALE.



Oristano 28 Marzo 2015
Cari amici,
pur avendo radici lontane il detto  “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (la Bibbia, Deuteronomio 8.3), anche al giorno d'oggi sta a significare la costante necessità per l’uomo di apprendere, di migliorare la propria conoscenza. Eppure ampliare i propri orizzonti, acculturarsi, nel nostro Paese sta diventando sempre più difficile, e il sapere non solo stenta a divulgarsi, ad aumentare, ma addirittura sembra destinato a decrescere in modo sempre più preoccupante. La grande indifferenza degli italiani nei confronti della cultura, appare quasi come un disastro annunciato.
Cultura, cari amici, è un termine che spazia a 360 gradi: non significa solo saper leggere e scrivere, ma utilizzare tutti gli strumenti che portano l’individuo ad ampliare la sua mente, a riempirla con quel fruttuoso bagaglio di utile sapere. Cultura, però, non è solo il libro da leggere, ma è anche il cinema, il teatro, la poesia, lo studio della natura e l’arte, in tutte le sue incredibili forme e varianti. Eppure, nonostante questa immensa varietà culturale, stentiamo a riempire il vuoto della nostra mente: sembra quasi che il “non sapere” non ci mortifichi più di tanto, dominati come siamo, in modo impressionante, dall’indifferenza, dall’apatia, dalla disaffezione, se non addirittura dall’antipatia verso la nostra crescita cognitiva, che ci darebbe la possibilità di allargare i nostri orizzonti, di apprendere ciò che non sappiamo, che non conosciamo.
Si, proprio “Antipatia”, questo è il termine davvero calzante, perché siamo arrivati ad odiare la cultura ad un punto che tendiamo a tenere lontana da noi anche la persona impregnata del suo odore! Al giorno d’oggi chi bazzica sui libri, va ai concerti, a teatro, è persona da scansare. Siamo passati dal profondo rispetto di qualche decennio fa, quando la maestra, il professore, l’intellettuale venivano da noi apprezzati e ammirati, al loro rifiuto, quasi fossero soggetti da disprezzare, da evitare. Il credo imperante, ormai, è un altro, molto più banale: siccome la cultura non ti dà da mangiare, non vale la pena studiare! In realtà a contare sono solo i soldi, e non si può perdere tempo con le sciocchezze del sapere. La cultura in quest’ottica viene percepita come fatica sprecata, noia garantita, ozioso passatempo per anime belle che non vogliono proprio capire come funziona il mondo.
Se qualcosa non produce denaro, non vale niente, questo il credo imperante! Viviamo tempi che, già a partire dalla scuola, il vocabolo “conoscenza”, inteso come sapere culturale, è stato sostituito dal vocabolo “competenza”, a significare che tutto deve immediatamente tradursi in qualcosa di utilità pratica, altrimenti non serve. Il Sapere, inteso come studio del passato, come orgoglio e identità culturale, è ormai qualcosa di obsoleto, non più al passo coi tempi, definito semplicemente improduttivo. La logica è imparare solo quello che serve per vivere (sarebbe meglio dire “sopravvivere”): la poca cultura necessaria è quella intesa come un “manuale di istruzioni”, tipo quello per gestire un elettrodomestico, una lavatrice, un forno a micro onde, l'auto o il cellulare. I ragazzi sensibili, quelli che amano ancora scrivere poesie, studiare musica, teatro o recitazione, sono considerati “out”, insomma tipi strani da lasciare da parte.
I ritmi della vita moderna non danno più spazio al piacevole conversare nei noti luoghi d’incontro: piazze, bar, caffè e circoli. Viviamo nella società dell’apparire, più che dell’essere! Ci ubriachiamo di insulsa TV, di social network dove il gossip imperante è di livello così scadente da rasentare l’abbruttimento. Il rischio reale che corriamo è l’allontanamento dalla realtà, immersi in un mondo virtuale che ha eliminato anche il piacere del contatto fisico, cancellando dalla nostra mente pure i sogni. Eliminare la cultura, però, ripudiarla, ha lo stesso significato dello "sputare controvento": lo sputo, come un boomerang, ci ricadrà immancabilmente addosso. 
Un Paese ignorante, cari amici, con la mente vuota, è un Paese senza cervello: non può andare lontano, come lontano non può andare una gallina decapitata, che dopo quattro passi finisce a terra.
Gli impietosi dati dell’Istat rivelano che nel nostro Paese quasi il 55% degli italiani al di sopra dei sei anni di età non legge neanche un libro all’anno e solo 3 persone su dieci  visitano un museo una volta l'anno. In Francia i musei sono frequentati dal 61 per cento della popolazione (almeno una volta all’anno) mentre in Inghilterra la percentuale è del 75 per cento. Eppure qualcosa per risvegliare l’interesse culturale bisognerebbe pur fare.Non possiamo pensare di sepellire la cultura senza reagire!
A Londra, ad esempio, un italiano, Sergio Dogliani, ha dato vita agli  Idea's store, biblioteche, ma anche caffè, internet point, dove si realizzano corsi che vanno dalla cucina etnica alla danza, veri centri polivalenti di cultura e di integrazione sociale. I nostri classici luoghi d’incontro, con le dovute differenze, potrebbero ispirarsi a questi modelli di vero welfare culturale e non solo al banalissimo cliché di affittare sale per ricevimenti o per sfilate di moda.
Cari amici, noi italiani credo che come idee non siamo secondi a nessuno. Servirebbero innovative politiche culturali di ampio respiro, stimolate e portate avanti dalla Pubblica Amministrazione. In tempi come questi, però, tempi grami di spending review, sarà difficile che ciò succeda! Così, noi italiani, diventeremo ancor più delle cenerentole, superati da Paesi che non possono neanche accostarsi timidamente al nostro luminoso passato culturale. Chissà come si rivolteranno nella tomba personaggi come Dante Alighieri: credo che sicuramente inventerebbe qualche altro girone infernale…
Ciao, a domani.
Mario